Sento di persone che valutano il suicidio come libera scelta di porre fine alla sofferenza chiudendo con la vita. Non voglio giudicare, per carità, ma proviamo a pensare anche a chi sta peggio, come invalidi, disabili, cittadini nel Terzo Mondo, che hanno fame, guerre, dittature, epidemie all’ordine del giorno e che pur subendo di ogni sono attaccati alla vita. Anch’io ho avuto pensieri suicidari, ebbene, la sofferenza tonifica e fortifica, ci rende resilienti, ci fa apprezzare le cose positive, la sconfitta è uno spunto per migliorare Dove sbagliamo. Secondo me la vita non va presa dal punto di vista di “io”, ma da quello di “io e gli altri”. Non possiamo schiavizzare la vita piegandola alla nostra propria volontà personale. Ma giostrandoci in un’ottica globale, altruistica. Dobbiamo imparare a guardare la vita per quello che è ed accettarla per tale. Non siamo padroni di essa. Buona giornata a tutti. Bruno Galletta
La vita è un’istigazione a migliorarci e migliorare
di
Bruno Galletta
Lettera pubblicata il 20 Gennaio 2018. L'autore, Bruno Galletta, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Caro Bruno la sofferenza può arrivare al punto di farti guardare alla morte come ad una liberazione,questo a prescindere dalle fortune che uno ha. quanto a questo ritornello che la vita va vissuta in funzione degli altri scusami ma io non ci credo piu,perche sono rimasto fregato troppe volte e ne ho le palle piene di tutti quanti.vorrei solo vincere un po di soldi per levarmi qualche soddisfazione materiale e per fare i conti con qualcuno che so io.se non succederà pazienza,sono uno che ha imparato ad accontentarsi purche non mi rompano piu i co......
Guarda,se non fosse che dobbiamo rendere l’anima a Dio, la sofferenza non ha senso IN NESSUN CASO, né grave né di entità lieve! Ma la vita sfocia nell’eternità e se uno se suicida, so cavoli acidi dopo!
Per un 50% andrebbero riscoperti i gesti convenzionali e per l’altro 50% si dovrebbe puntare a scegliere con determinazione per fare leva sulla forza di volontà. L’edonismo, l’estetismo e il narcisismo sono solo alcuni degli ingredienti con i quali si trasforma una semplice esistenza in un idillio primaverile. Neanche il mio ragazzo, che pure è un uomo di grande fede, mi ha posto la fede come un’alternativa alla ragione. Siamo un corpo e anche se c’illudiamo di essere immuni ad un certo tipo di mentalità alla fine seguiamo il gregge senza diventare comunità e scansando per quanto è possibile il dolore. Senza una dottrina non è possibile fare progetti a lungo termine. Nel 2018 decidere di sposarsi significa impegnarsi, nel vero senso della parola, a fare in modo di amalgamare non solo i caratteri (perché quelli possono essere incompatibili), ma la persona vista sia nella dimensione mondana che nella costitutiva relazionalità. I primi tempi non si devono dare le cose per scontate. L’uomo non dovrebbe farlo. Lui all’inizio si è comportato secondo i miei “piani”, ma nel tempo mi sono resa conto che il fidanzamento e la vita di coppia si stavano trasformando in una luna di miele, senza sbocchi e prospettive future.
La cosa mi stava bene perché eravamo concentrati sugli studi. In questo periodo mi sono sentita insicura, ma questo mio malessere mi sembrava imputabile ad antiche gelosie. Invece poi nei mesi a venire ho capito che gli interessi in comune e il tempo che trascorrevamo insieme mi facevano sentire un po’ ingiusta nei suoi confronti. Socialmente io ero più realizzata di lui. Ma alla domanda sulla giustizia sociale ho risposto con prontezza e precisione, a dimostrazione che lo sentivo parte della mia vita. Non ne abbiamo parlato, infondo tra di noi è nata anche una bella amicizia. Una confidenza che in alcuni contesti potrebbe trarre in inganno. Quando è preferibile lasciare ad altri la scena per riempirsene gli occhi. E siamo andati avanti così fino a quando non si è sentito sicuro di andare. Ci sono uomini che si realizzano socialmente anche nel lavoro, dunque non è sempre detto. Le convenzioni sono importanti perché si rischia di trasformare la vita di coppia in una terapia di coppia permanente.
La vita è propria e di nessun’altro.Va vissuta in base ai propri principi,in base alle esperienze vissute.la mia vita è mia e non do il diritto a nessuno di dire cosa io possa o non possa fare. Soprattutto quando si parla di morte. Siete troppo legati al concetto della vita legata alla fede. E basta così..perché a parlarne ce ne sarebbe. Se tu hai trovato ‘pace’ nel tuo concetto di vivere la vita buon per te. Ma non permetterti di dire che sia meglio di ciò che penso io.
Gentile Annalisa, non vorrei mai dire a Lei ciò che deve fare, per carità, ho solo espresso un mio punto di vista. Ne tanto meno aiutare o suggerire. Solo dire la mia. Se Lei l’ha vissuto nella maniera che l’ha spinta a scrivere ciò, mi rincresce, io ho passato brutti momenti e ne sono uscito vivo. Pensavo al suicidio diverse volte. Ora ho imparato a capire che la vita è dura, sì ma presa nel modo giusto, fortifica e ci fa migliorare. È una crescita. Sono solo mie opinioni. Ognuno è libero di fare e dire ciò che meglio crede. E di vivere a suo modo. Non mi permetterei mai di dire a ognuno cosa deve fare. Non sono il Papa. Ho solo raccontato delle mie impressioni in base a ciò che ho sofferto, superato e migliorato. Un Cordiale saluto a Lei ed alla Sua vita.
La filosofia di Angwhy è un pelino leopardiana (l’unica felicità possibile come assenza di rotture di co......), ma senz’altro più condivisibile di altri dettati teleologici.
Io continuo a credere che il Teorema del Menga sia superiore – per portato scientifico – alla relatività ristretta e anche molto più utile per la vita di tutti i giorni.
Certo Professore, non dimenticando l’azione dell’Entropia e delle sue conseguenze.
No, non sono un professore, solo un utente che dice la sua.
Il caos è energia da utilizzare, quindi bencivenga l’entropia gestita ad optimum!