Gentili direttori,
scrivo a voi perché parlare con le persone che dovrebbero essermi – se non care – quantomeno più vicine si sta rivelando impossibile.
Dal punto di vista esterno, la mia vita sembrerebbe “normale”: 42 anni, un lavoro, un mutuo da pagare e tanta, tanta psicoanalisi. Sono finito sul lettino perché mi sembra impossibile avere la vita che vorrei: ogni mia decisione o azione ha influenze negative sulle persone a me care.
Non mi sembra di pretendere la luna: mi basterebbero una vita tranquilla, qualche amico e – perché no? – qualche soddisfazione di qualunque genere un paio di volte l’anno. Il punto è che non sempre le mie scelte vanno bene per le persone a me care.
Faccio due esempi. Per circa 3 anni ho frequentato una donna; mi ero accorto quasi subito che caratterialmente parlando non eravamo compatibili, ma lei era talmente innamorata che non riesco a scrollarmela di dosso. Ogni volta che sembra finita, lei torna alla carica. Non so se sia logico o meno, ma in una situazione del genere mi saltano i nervi.
I miei genitori e mio fratello non sono dalla mia parte. Dicono che sono un menefreghista e che non mi interessa il loro benessere, anzi io sono fonte di molte preoccupazioni. Dal mio punto di vista, loro pretenderebbero che ogni decisione sia logica. Ho provato sia ad assecondarli (finendo così sul lettino), sia ad andargli contro e tenendo tutto dentro (l’unica cosa che ho ottenuto sono delle crisi di nervi). A volte mi chiedo come avrebbero reagito se io fossi stato un ladro, uno spacciatore o un qualunque genere di criminale che merita di finire in galera.
A dir la verità, a me sembra comunque di essere in carcere: forse non ci sono sbarre e posso muovermi come voglio. Tuttavia, ogni mia azione è passata al microscopio e – se non ha un fondo razionale – criticata. Logico che tenda a tenermi tutto dentro e a fare ben poco di quello che vorrei.
Sto così male che questa mattina ho pensato al suicidio: forse è la soluzione più comoda, ma almeno smetterei di soffrire, perché io voglio solo essere sereno e non sentirmi giudicato.
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Categorie: - Me stesso
Mi dispiace caro… Ma qui sei tu che devi reagire. Non so se ti rendi conto, ma hai 42 anni! Ancora devi essere controllato dalla famiglia? Significherebbe che ti sta impedendo di crescere.
Devi dare la priorità a te stesso, altrimenti non riuscirai mai a prendere altre decisioni.
Se non inizierai a vivere la tua vita, non riuscirai mai a chiarire con quella donna.
Chi ti dice che magari non è proprio il fatto di volere essere accettato la ragione per cui non vivi serenamente con quella donna?
In ogni caso, se ti danno del menefreghista, vale la pena che tu lo sia davvero, non è giusto che le scelte che certe persone non hanno fatto in passato ricadano su di te, perchè la colpa non è tua, ma la vita sì.
Alla gente non devi spiegazioni, capiscilo. Sappi che non è mai troppo tardi per migliorarsi, ma ora sta a te scegliere: ribelle positivo, o sottomesso per scelta?
mpoletti,
nel leggere questa lettera ho ripreso una riflessione che mi frulla in testa da qualche tempo: gli esseri umani potrebbero essere suddivisi in due diverse attitudini di affrontare la vita: quella volitiva, basata su logica/razionalità e obiettivi e quella poetica, aperta a sentimenti/casualità, nel cogliere semplicemente il meglio di quanto si presenta alla propria portata.
Se
– “non sempre le mie scelte vanno bene per le persone a me care.” e
– “loro pretenderebbero che ogni decisione sia logica.”,
potrebbe significare che ti trovi nella categoria in netta e costante opposizione a quella delle persone che ami.
In tal caso, se
– “ogni mia azione è passata al microscopio e – se non ha un fondo razionale – criticata.”,
temo che sia inutile cercare approvazione.
Meglio prendere le distanze ed essere semplicemente te stesso. Se gli adeguamenti a modi di essere altrui sono troppo onerosi, non possono che risultare deludenti.