Cosa ci lascia la pandemia? Oltre al dolore per le vittime, la povertà, la paura, la solitudine c’è qualcosa che ci lascia in eredità, una riflessione su questa tempesta che dura da 14 mesi? Forse sì se facciamo memoria di quanto accaduto, se ce la portiamo dentro di noi per cambiare in meglio il futuro.
Unione, solidarietà, etica del lavoro, senso della comunità, rispetto delle regole per rispettare gli altri, valori come nulla che riguarda l’uomo e la natura ci può essere indifferente, importanza del welfare, dei posti letto ospedalieri, di un sistema sanitario che funzioni bene per tutti.
A tutto questo fa pensare la pandemia e al desiderio di ricostruire un mondo che dia la priorità a tutto ciò che di manchevole esiste e che il Covid ha reso maggiormente evidente.
Ecco perché la decisione di creare una superlega sia completamente controcorrente, contro quel senso di consapevolezza che questa terribile battaglia ci ha lasciato. Parole come divisione, frattura, individualismo, competizione sleale, esclusione, vittoria facile, oligarchia del dio denaro appartengono a un’altra epoca, quella del pre Covid.”Non ci si salva da soli”, questo ormai dovrebbe essere evidente a tutti, e possiamo ora decidere insieme quale aspetto dovranno avere il mondo e lo sport nei prossimi anni, proprio perché non c’è angolo della Terra che sia stato risparmiato dalla sofferenza; oppure possiamo sprecare nuovamente l’occasione di cambiare, di voltare pagina come se nulla fosse accaduto, tornando a ricoprire quel ruolo da freddo, scellerato conquistatore e sfruttatore seriale che vive dimenticando la sua fragilità e il suo immenso bisogno dell’altro.
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