Ehhh sì l’essere umano è proprio uno strano animale.
Da quando ha iniziato a dare il suo primo vagito 250 mila anni fa, fino ad oggi è sempre rimasto lo stesso.
Sì è vero: oggi sa come si controllano le forze della natura, conosce (con buona approssimazione empirica) quasi tutte le leggi della natura, sa comunicare in modo articolato i propri pensieri ai propri simili (anche se in forma ancora del tutto superficiale e arcaica) e ha innalzato di molto il proprio livello tecnologico.
Eppure… eppure…
Eppure dal punto di vista sociale è rimasto quell’essere primitivo e violento che era ai primordi (se non addirittura peggio).
La maggior parte degli enormi progressi tecnologici, hanno avuto sempre un solo obiettivo: conquistare e/o uccidere, nel modo più efficiente e più sicuro possibile, i propri simili. Dalla lavorazione del bronzo e del ferro fino alle più recenti tecnologie (internet, il nucleare, la “conquista” spaziale).
E non abbastanza paghi di distruggerci a vicenda, abbiamo voluto estendere la nostra brama di distruzione anche alle specie animali, causando l’estinzione di molte specie dalla faccia della terra. Aveva ragione l’agente Smith quando diceva a Morpheus che la razza umana è un virus, un cancro per questo pianeta…
Ogni avanzamento tecnologico ha infatti come base e fine ultimo la violenza e la sofferenza (guerre, vivisezione, lager: vedi anche la UNIT 731 giapponese), mai (o solo raramente) il benessere altrui. Infatti l’uomo sa che a vincere non sono i giusti, bensì coloro che hanno “le spalle più coperte”. Qualche volta, addirittura, supera se stesso e inventa solo per il gusto di fare del male. Le ricadute positive di tale avanzamento tecnologico dipendono più dalla necessità di guadagnare (l’avvento del consumismo) che non dalla reale volontà di fare del bene (lampante è il caso delle aziende farmaceutiche).
È quindi a causa di questa inettitudine sociale (maturata e rafforzata nei millenni), che ancora oggi nella società “moderna” ci sono persone che soffrono, che si suicidano …
È sempre a causa di questa inettitudine che ancora oggi siamo cauti nelle relazioni. Abbiamo sempre paura che l’altro ci voglia “fregare” e che alla fine ci lasci e ci faccia soffrire (e ahimè spesso a ragione e qui faccio un mea culpa e mi ci metto pure io nella categoria di quelli che hanno paura di essere “fregati”), diventando così noi stessi freddi e distaccati (per difesa), contribuendo così all’indifferenza generale, ampliandola….
Molte persone denunciano la loro solitudine e la loro voglia di farla finita perché si sentono sole, non capite, non ascoltate (anche io lo feci, con un nick diverso da questo). Le cause sono sempre le stesse: egoismo, indifferenza e superficialità. Se poi aggiungiamo anche il fatto che i momenti di riflessione e crescita individuale oggi sono scarsi, se non addirittura inesistenti (causa degrado scolastico e mass-media), il quadro della situazione è completo e deprimente.
Chissà forse un giorno tutto questo cambierà, ma sono ormai troppo misantropo per crederci veramente…
oracolo85@gmail. com
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Categorie: - Riflessioni
Per quanto mi riguarda, il problema l’ho risolto da tempo… non metto al mondo figli e mai lo farò. La mia coscienza è a posto.
Concordo con entrambi in pieno.
Se l’essere umano non si è evoluto dopo tutto questo tempo credo che mai lo farà. Tanto vale che la razza si estingua il prima possibile.
Eppure pare che a molti piaccia ancora stare qua…
Anche io ho riflettuto e rifletto tutt’ora sulla condizione umana. Il quadro generale è davvero qualcosa di imponente, deprimente e pesante. Sì, il mondo fa schifo, la vita comincia con dolore, finisce con dolore ed è piena di dolore.
Per andare avanti bisogna cercare ragioni ed emozioni sempre più forti per non essere spazzati via. Vabbé, in ogni caso il mio commento sarà inconclusivo perché tutto ciò che riguarda la condizione umana è inconclusivo.
@ Criss
Non mettere al mondo figli è una delle peggiori forme di egoismo. Scegli di non seguire il corso naturale della vita perché hai paura di soffrire.
Mi dispiace per molti italiani e cittadini della società occidentale che hanno perso la vera essenza della vita, quella vita semplice che poteva essere assaggiata tempo fa e lo si può ancora fare in paesi un po’ più “modesti”.
Ma scusa Ariel…dici che il mondo fa schifo, che la vita è piena di dolore e poi affermi che non figliare è una delle peggiori forme di egoismo? Non si seguirà la natura ma almeno si segue la razionalità…altrimenti a che pro possedere un cervello che ti rende capace di accorgerti di una determinata condizione?
Secondo me avere coscienza che la vita è dolore e poi propagarla comunque ha un che di diabolico…
La vita è piena di dolore ma se sei veramente cosciente capirai che questo dolore non è proprio come tutti la pensano. Il dolore fisico è abbastanza reale: sono impulsi diretti al nostro cervello. Ma la sofferenza invece nasce proprio da dentro il nostro cervello. Io penso che il dolore fisico possa anche essere una delle cose più meravigliose al mondo: per esempio il dolore che una madre prova durante il parto è secondo me un dolore talmente forte che lega profondamente madre e figlio, facendo nascere l’istinto materno nella madre. Secondo te questo dolore è negativo?
La sofferenza che il nostro cervello produce invece deriva dalla nostra ignoranza. Quando ti leghi a una persona o a una cosa e la perdi allora soffrirai per la perdita eppure non c’è nessun dolore fisico. Te lo spieghi? Se sei invece cosciente del fatto che tutto in questa vita è di passaggio allora puoi evitare molta sofferenza. Tutti dobbiamo morire un giorno o l’altro e tutti, proprio tutti potremmo morire proprio oggi per numerosissime cause. La vita è molto fragile eppure è qualcosa di infinitamente preziosa. E oltre a ciò la vita da essere umano è ancora più preziosa. Impara a considerare ciò.
Esiste qualcosa che è peggio del dolore; tale cosa si chiama indifferenza. Non intendo per forza il puro significato del termine, ma anche qualcosa di più articolato, che apparentemente potrebbe essere cognitivamente connesso al significato opposto. Mi riferisco all’incapacità degli individui di scegliere con una certa maturità (che non è solo razionalità) quale sia la loro strada, la via che intendono percorrere e poi dimostrare la coerenza di sapersi battere e decidere in relazione a tale decisione. Con questo voglio dire: è inutile sperperare parole, prese di posizione e ideologie se poi nel quotidiano le persone dimostrano, nel loro piccolo, di non seguire minimamente l’etica tanto predicata, discostando parecchio l’agire dalla “teoria”. Questo, a mio parere, nasce ed è conseguenziale alla caduta di ideali quali condivisione, solidarietà, voglia di immedesimazione (che sappiamo tutti non essere una passeggiata, ma richiede dedizione e convinzione): parlare di punti di riferimento socialmente etichettati come “sani” a mio avviso è solo la facciata, il voler farsi vedere “bravi”, ma non corrispondo ai reali sentimenti che dimorano dentro.
L’altro problema deriva da una mancanza di interiorizzazione, personificazione e radicalizzazione dei punti di vista: le persone si adeguano, come i giri di valzer, vanno dove porta il vento, seguono la corrente, la massa, si schierano verso la “ragione” della situazione (mediocrità, semplicismo): in poche parole tutti, volenti o nolenti siamo influenzati dal conformismo, ma quando questo arriva ad essere la causa che si adotta a prescindere, allora qualcosa di malato, profondamente malato, c’è. Se una persona arriva automaticamente a puntare il dito, a strcere il naso e a provare disprezzo (reale o solo perchè pensa che tutti farebbero così? Non sia mai che si sfiguri!) di fronte alla diversità, chidendosi in una nicchia, che protegge (l’unione fa la forza..una volta era un bel motto, oggi fa pensare al negativo), è annientata.
Ebbene si, riconduco tutto il problema sul piano sociale. Magari a torto, ma credo che l’individualità non riesce ad emergere, si sente spiazzata di fronte ad una collettività pronta a tagliarti fuori solo perchè non coincidente con lei stessa. La contaddizione dei nostri giorni: abbiamo molti strumenti a disposizione per poter essere liberi, ognuno con la propria identità, le prerogative che variano il mondo. Eppure..eppure ci facciamo fregare (io compresa) dagli obblighi delle convenzioni, diventando limitati.
La cosa che più mi rattrista è capire che anche chi dovrebbe avere il compito di formare, in realtà è soggetto al senso comune. Mi viene in mente l’ultima lezione di sociologia all’università: frasi fatte, luoghi comuni, percorelle che acconsentivano (solito dilemma: davvero convinte? davvero davvero?)..
Io credo, che l’unica via per la felicità (il fine ultimo di tutti noi) sia data dal creare relazioni umane di qualsiasi natura (abbiamo bisogno anche e soprattutto di chi ci contesta: comprova del fatto che non siamo macchine che producono medesimi risutati standardizzati, ma siamo opinabili, criticabili, esposti a simpatie e antagonismi ideologici: wow, abbiamo delle idee tutte nostre, partorite dai nostri cervelli, wow..ne siamo dotati, fantastica scoperta!). Tutto questo, unito all’umiltà che si sta volatilizzando sempre più, sarebbe la via per una vera democrazia esistenziale, libera circolazione di modi diversi di interpretare la vita, i fenomeni correlati e i modi per superare difficoltà, per approcci nuovi, per rivoluzioni interiori..se l’individualismo di tutti riuscisse ad essere speso come risorsa a favore della collettività, della progressione universale, saremmo davvero un capolavoro.
Ma, ahimè, anch’io mi sto abbandonando all’inettitudine (oltre che alla misantropia!) e mi sto convincendo che tutto questo è solo un’utopia, magari dettata dalla mia giovane età, magari dalla mia mission esistenziale, ma sempre utopia rimane.
Ciao
Si, io concordo The dreamer, anche sul fatto che probabilmente rimarrà un’utopia.
Ariel, qualunque sia il tipo di dolore, per me è dolore e non riesco ad amarlo.
Si, anche il dolore della partoriente è negativo, perchè quando dai la vita dai anche la morte, e tutto il dolore che ci sta in mezzo (e forse anche dopo…).
Si, so che è consolatorio pensare che forse il dolore aiuta a crescere, che può essere una ”scuola” o che aiuti ad evolvere, ma se penso ai milioni di esseri che hanno subito e subiscono torture e sofferenze di ogni grado e atrocità non posso non pensare che sarebbe stato meglio per loro non essere mai nati.
@ The Dreamer:
Coscienti di questo fatto cosa è meglio fare?
@ minurta:
Cosciente del fatto che ci sono innumerevoli esseri che soffrono cosa decidi di fare? Toglierti la vita? O togliere la loro vita così non soffrono più?
Il dolore tutti lo sentono ma è l’ignoranza che fa soffrire. Fidati, ho sentito dolori fisici veramente forti eppure sono ancora vivo e capace di sorridere. Sono cosciente del fatto che invecchierò e che il mio corpo tornerà ad essere semplice terriccio. E quindi?
Sono cosciente che potrei perdere le gambe, la mia famiglia, i miei averi, tutto. E quindi?
La sofferenza viene quando ci leghiamo alle cose. Cosa mi impedisce di essere felice? Ci sono persone che si accontentano di poco, un pezzo di pane al giorno e ci sono altre persone che si impiccano perché i genitori gli hanno tolto il motorino.
La conclusione del mio discorso è che il dolore c’è sempre stato e ci sarà sempre. Il dolore è l’UNICA cosa che ci fa sentire vivi.
La filosofia di vita superiore a qualunque altra cosa che io sia riuscito a trovare l’ho trovata nel buddhismo. E’ una religione che è nata 500 anni prima di Gesù Cristo ed è forse l’unica religione che pone al centro dell’attenzione quello che c’è dentro di noi e non quello che c’è al di fuori come per esempio Dio onnipotente.
Informatevi sul buddhismo, ecco il mio consiglio. Potreste trovare le parole più preziose di quest’esistenza.
Ho espresso solo un mio parere.
Che fare? Beh, oddio nessuno è onnipotente. Eppure, c’è chi nel suo piccolo và avanti credendoci..va avanti perchè sente una “Luce” dentro, qualle cose che si chiamano valori, benedetti sani valori. E’solo appellandosi a loro che possiamo superare l’egoismo, meccanismo tanto facile quanto misero. E’ una grama consolazione per chi davvero sente qualcosa pulsare dentro, o almeno credo..è la sensazione di avere entusiasmo dentro e vederti intorno pochezza: è la frustrazione di non poter condividere con nessuno qualcosa di grandioso che coltivi nei tuoi momenti di solitudine..un qualcosa che a suo modo ha il merito di farti sentire libero..non so descrivere tutto questo a parole, troppo limitate.. (il tutto è più della somma delle parti – CITAZIONE NON MIA) ..
Non so..sai i piaceri fugaci fanno godere di benessere, ma quando quelli si dissolvono se non c’è qualcosa dentro (che ripeto, per mia pura ignoranza non so denominare) tutto è solo volgare passaggio, come la nostra stessa esistenza in fondo. E credo che l’uomo nutra la speranza di lasciare una sua traccia, l’aroma della sua essenza nella scia che lo porta aldilà.