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La società depressiogena

di Yoel

E’ importante avere una spiritualità che dia un senso alla vita. La filosofia, qualunque essa sia, rende felice un grande numero di persone. A seconda di ciò che viene insegnato, permette alla gente di stare bene nella propria pelle, la equilibra dandole dei valori e delle preoccupazioni rivolte verso l’umanesimo e la religiosità.
Essa insegna a far dipendere la propria felicità soltanto da sé e non dall’ambiente circostante.
Se si raggiunge la felicità, l’armonia senza possesso, che sono cose provenienti dall’esterno, se si gioisce di esistere sentendosi molto semplicemente una parte dell’infinito…Se si ama vivere, allora si può aver voglia di continuare a vivere.
Ma se si è depressi, certamente si può non aver voglia di vivere ed è proprio questa la ragione per cui ci sono così tanti suicidi.
Alcune persone sono talmente depresse che una giornata in più è loro insopportabile. Non se ne parla più nei mass media, ma il tasso di suicidi, soprattutto tra i giovani, aumenta pericolosamente! Sono decine, centinaia, migliaia i giovani che si suicidano ogni giorno nel mondo intero. Perché sono infelici…si uccidono da soli a casa loro, senza testimoni.
Bisogna essere terribilmente disperati ed infelici per giungere a suicidarsi così, da soli, affinché nessuno possa trattenerli dal compiere l’ultimo gesto.
Oggi la società è sempre più depressiogena, fabbrica persone infelici.
Ma cosa fa sì che diventiamo depressi?
Certo, in alcuni individui esistono degli squilibri chimici e medici che provocano la depressione, ma si tratta di una minoranza. La più grande fabbricante di depressi è la società ed il suo seguito di orrori, di sofferenza, di obblighi di avere e di sapere, rafforzati dall’informazione “manganello” dei mass media che genera l’impressione che il mondo sia orribile.
Eppure il numero di buone notizie sulla Terra è grande almeno quanto il numero di quelle cattive. Il numero di scoperte che permettono agli esseri umani di stare meglio, il numero di generosi donatori che destinano una parte della propria fortuna per aiutare gli altri, il numero delle persone che fanno del bene sulla Terra, è molto più grande del numero di persone che fanno del male. Viviamo su un pianeta fantastico e, nonostante ciò, sono gli assassini, gli stupratori, i ladri ad essere in prima pagina, a riempire le copertine dei giornali ed è di loro che si parla per ore… E’ pietoso. Se invece uno scienziato trova il modo di guarire una rara malattia, gli si concederanno cinque righe d’informazione in ultima pagina e non sempre.
Eppure il segreto della felicità consiste nel saper apprezzare le cose semplici, come il piacere di essere vivi beneficiando di tutto ciò che la natura ci offre gratuitamente : l’alba, il tramonto, l’acqua, sedersi, sorridere ad una persona che amiamo… Il segreto della felicità sta anche nel capire che siamo circondati da esseri viventi che cambiano in permanenza e che quindi non sono immobili…come pure noi stessi cambiamo in permanenza. Il segreto della felicità sta nel comprendere che i problemi possono essere effimeri, se poniamo su di essi il giusto sguardo, senza essere disfattisti, perché c’è sempre un modo per trovare delle soluzioni e risolverli.
Cari Saluti

Lettera pubblicata il 17 Marzo 2006. L'autore ha condiviso 34 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 11 commenti

Pagine: 1 2

  1. 1
    rosadeibanchi -

    Ma tu, sei un depresso?
    Scusa, ovviamente puoi anche non rispondere, sono fatti tuoi. Però scrivi tali paginone con tono scientifico o simil, da risultare predicozzi un po’ stucchevoli. Ho letto anche il tuo commento al mio argomento sul Lichen, ma è della stessa specie. Ho l’impressione che Internet faccia troppi danni: ovvero uno fa una ricerca e poi scopiazza e prende per vangelo quel che trova.
    Non penso che le buone relazioni passino attraverso predicozzi o trattatelli, per questo ci si può documentare da soli, anche sui libri, per altro.
    Insomma: stiamo comunicando tra noi oppure stiamo solo usando un mezzo (la rete) per sbrodolarci o sbrodolare addosso agli altri?
    Chiedo venia per la franchezza con cui scrivo, ma non c’è alcuna intenzione offensiva, solo un invito a parlare con persone e non a fare pistolotti.
    Bacioni.

  2. 2
    Yoel -

    I temi che di volta in volta lancio su questo sito e tanti altri, rispecchiano una piccola parte dei veri problemi della società, per ciò meritano dei commenti approfonditi, diretti e soprattutto più seri.
    In risposta alla tua domanda…non sono assolutamente depresso, ma tanti intorno a noi lo sono e vanno aiutati eco perché ho voluto mandare questo messaggio.

  3. 3
    love25 -

    la vita è la scienza, la vita è soltanto gente bella che ama la scienza, desidera in tensione a per sempre

  4. 4
    aliseo -

    a me questa lettera è piaciuta, sia per i contenuti che per i fini.

    da qualche tempo immagino una società in cui nei primi anni di scuola s’insegni semplicemente a distinguere fra il bene e il male, cioé fra egoismo e altruismo. solo dopo l’adolescenza si dovrebbe accostarsi all’eventuale scelta di una fede o di una religione.

    a mio avviso, sarebbe utile a priori una visione umanistica del mondo e delle persone che lo popolano, in ogni continente.

  5. 5
    Golem -

    Questa è una chiamata per Suzy.
    E i primi anni di scuola imparare solo “Bbuono”, “No bbuono”. Giusto.

  6. 6
    Yog -

    Aliseo, dopo l’adolescenza la gente manderebbe le religioni e le fedi dove meritano. In c**o, che poi non è un disastro, anzi.

  7. 7
    suzanne -

    Mah Golem, a dire il vero non sono molto d’accordo con il contenuto della lettera. Non sono convinta che la filosofia renda felici, anzi, a me ha causato un sacco di problemi!! Si sa che il pensiero genera mostri… o forse mette in luce quelli reali. Non credo nemmeno che gli adolescenti giungano a suicidarsi per i mali del mondo; molto più spesso rimane un atto egoistico, legato ad un momento di totale smarrimento da cui si crede di non poter uscire. Anche sull’insegnare la distinzione tra bene e male, nutro qualche perplessità. Davvero si può insegnare una spinta interiore che ciascuno sente in modo così differente?

  8. 8
    Golem -

    E perché ti avrei evocato sennò. Perché sapevo che avresti obiettato.
    Io poi, più che una visione umanistica del mondo insegnerei quella “umoristica”.

  9. 9
    Yog -

    Certo che si può insegnare la distinzione tra bene e male. Basta la laurea triennale in scienze manicheistiche e la frequenza del SISS, poi si fa il concorso. Però non è una materia molto richiesta.

  10. 10
    Suzanne -

    Ahi ahi, l’umorismo è ancora più difficile da insegnare che l’etica! Mio nonno è sempre stato un giullare di corte, imitava alla perfezione Totò e aveva un’ironia non sempre comprensibile ( almeno per me bambina). Ma è ciò che più mi ricordo di lui, oltre alle sue bestemmie che facevano arrossire pure Mefistofele 😉

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