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La mia vita rovinata, ma…ora???

di Gegi90
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 19 Dicembre 2016. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 30 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 11
    Gegi90 -

    Oh Rossana ti ringrazio dal profondo per le belle parole. Hai perfettamente inquadrato le personalità e ti ringrazio, anche, per considerarmi parte del terzo gruppo. Ho creduto (a lungo) di essermi sognata tutto visto che lui ha sempre negato, ma basta chiedere ai vicini o agli “amici” di “famiglia” per rendersi conto che non invento nulla. Ecco questo suo non ammettere mi uccide. In più a sua mamma abbiamo chiesto spesso aiuto e lei ci ha sempre detto che era colpa nostra, che suo figlio non ci faceva mancare nulla (è vero, ho sempre avuto cibo, vestiti, la possibilità a cure e studio ecc, nonostante mia madre abbia perso tutti i denti per dare tutto questo a noi e far sì che lui possa sputtanare per i suoi viaggi in moto, sennò erano guai). Ora lei è morta, mi sento più libera e non sono nemmeno mai andata al cimitero a salutarla, non riesco. Esser così mi fa sentire in colpa. Però allora mi chiedo: come posso trovar la forza se lui nemmeno ammette cosa ha fatto? Perché conta così tanto per me sapere che lui è consapevole di cosa ha combinato? Perché vedo come se ciò fosse la chiave? Sapendo bene che non ammtterà mai, mi sento totalmente persa. Il mio problema è: come devo pormi con lui per tagliarlo fuori e far sì che non mi influenzi più? Vorrei fregarmene del fatto che riconosca o meno i suoi errori, e dunque andar oltre, ma il suo lavarsene le mani mi blocca. Inoltre devo aggiungere che ho sviluppato da 2 anni ormai, un’ossessione per le pulizie. Non tollero un capello a terra e disinfetto tutto dopo che si è messo a letto, solo (mia mamma dorme nel divano letto da anni ormai), e solo allora mi lavo e faccio lavare mia madre e mia sorella (alle 6 lui vuole cenare e alle 8 dorme). E questo son certa significa qualcosa. Scusa la confusione, davvero. Ti ringrazio ancora tantissimo per il tempo e sopratutto per spronarmi a credere che posso “cancellarlo” per dar spazio ai miei progetti. Un bacione.
    Scusami il poema. Grazie per tutto.

  2. 12
    Pace per tutti -

    Come ti avevo scritto erano primi cugini molto stretti quando ero piccolo. Un caso diverso da una vicinanza come il padre, la sorella o in misura inferiore la nonna.

    Non pretendere il riconoscimento di colpa, taglia o riduci al minimo i rapporti. E per certi aspetti i suoi orari sono un vantaggio 🙂 Sopo le otto sei libera da un rapporto pessimo.

    Il tuo problema si può dividere in due parti, eliminare o ridurre il rapporto con tuo padre.

    Costruire rapporti intensi con altre persone, amici ed amiche e un partner che possa essere di lungo periodo. Teoricamente è molto facile la soluzione. 🙂

  3. 13
    Gegi90 -

    Oh si Pace! E semplicissima!!! 🙂 🙂 🙂 In realtà son consapevole di tutto, il mio problema è per esempio se mi chiede qualcosa in modo gentile (quando ha necessità lo fa), il mio cervello dice: ” Bon è stato gentile, fa quel che dice” mentre il cuore mi dice “Cos era sta mosca che ronzava? Schiacciala mi da fastidio”. Dico il cuore perché dentro di me covo odio verso di lui, ma il cervello vuole limitare i danni che possono derivare da un atteggiamento del genere. Dunque alla fine non gli faccio mai vedere che sto male quando invece vorrei tirargli addosso tutta la sofferenza che mi ha dato. Non sono così io, eppure sento che la “violenza” inizia a impossessarsi di me. Allora mi dico “Fa qualcosa per liberarti: patente, lavoro, amici…” come dici tu Pace, però quando si presenta il giorno dell’esame per esempio, varo in crisi, ho bisogno dell’Ansiolin (solo in quei casi), e mi blocco. Dunque diventa un circolo vizioso. Voglio capire come superarlo. Adesso proveró il prossimo richiamo, pensando alle vostre parole che mi dicono che ho visto di peggio, e vi dirò. Nell’attesa sono prendente per i vostri stupendi consigli. Vi ringrazio molto. Grazie Pace per tutta l’attenzione ed il tempo che mi dedichi. Scusami. 🙂

  4. 14
    suzanne -

    Cara Gegi, per molti aspetti sembra che tu abbia descritto mio padre: insensibile, rozzo, egoista, violento e, soprattutto, incapace di guardare con lucidità la realtà in cui è immerso. Io e mio fratello siamo cresciuti soli con lui, con il solo aiuto di una nonna straordinaria. Potrei raccontarti mille e mille episodi sconcertanti, come quando era scappata la mia cagnolina e mentre piangevo disperata lui mi insultava dicendo che era stata colpa mia. O quando a sedici anni, con quaranta di febbre e un granuloma al dente, è dovuto venire mio zio ad occuparsi di me perché lui era totalmente inetto.Non è mai andato ad un colloquio con i professori; non mi ha mai permesso di praticare alcuno sport o hobby perché diceva che non aveva tempo per accompagnarmi. Siamo cresciuti in mezzo a urla e bestemmie; mio fratello in adolescenza faceva uso di qualsiasi droga, non studiava, rientrava a casa a orari assurdi. Io, più piccola, ero ancora aggrappata al mio unico genitore. Oggi, sia io che mio fratello, siamo due persone adulte con una vita normale. Ci siamo laureati, abbiamo un buon lavoro e viviamo da anni senza nostro padre che, purtroppo, è tornato a pesare sulla sua madre novantenne.
    Quello che posso dirti è di prendere le distanze, sia fisiche ed emotive, ma senza tagliare i ponti perché potrebbe farti soffrire ancora di più. Io, con la distanza, ho capito che in fondo il mio è solo un padre debole, un uomo che non ha saputo incanalare la sua rabbia in modi accettabili. Gli ho perdonato molte cose, anche se non dimentico. Ma, ti assicuro che non serbare rancore è l’unico modo per non rimanere schiacciata.
    Un abbraccio!

  5. 15
    rossana -

    Gegi,
    concordo con: “Quello che posso dirti è di prendere le distanze, sia fisiche ed emotive, ma senza tagliare i ponti perché potrebbe farti soffrire ancora di più.”

    essendo molto sensibile, sembri essere cresciuta sotto una tale pressione di violenza e di costante annichilimento, del tutto priva di supporti compensatori, che ti è stato finora impossibile costruirti un’identità indipendente. lo dimostra il fatto che vorresti che tuo padre riconoscesse i suoi eccessi e, magari, fosse indotto a moderarsi.

    è quasi impossibile che questo possa ora accadere. forse solo verso il termine della sua vita, quando potrebbe lui stesso diventare debole e dipendente per vecchiaia o malattia, si renderà conto di non essersi comportato in modo corretto nei confronti di chi dipendeva da lui in tutti i sensi. senza provare sulla propria pelle alcune esperienze, spesso non c’è modo di assumere piena consapevolezza dei propri comportamenti.

    in alcuni casi LaD diventa un contatto con estranei che possono comprendere e fornire un impulso dall’esterno, per chiarirsi le idee oppure sostenere un momento d’inversione di rotta, ma poi tocca all’interessato agire di conseguenza.

    resta un problema cruciale: quello che, se si avesse forze psico-fisiche sufficienti, quasi sempre non ci sarebbe stato bisogno di scrivere la lettera in cerca di confronto. se queste non ci sono, non bastano certo poche parole a farle scaturire dal profondo.

    a volte nemmeno la volontà di cambiare è sufficiente. si tratta di percorsi spesso abbastanza lunghi, dov’è indispensabile non perdersi d’animo. se vedi che non ce la fai da sola, cerca sostegno da parte di un professionista del settore, che magari non sarà in grado di sciogliere in quattro e quattr’otto tutti i nodi ma ti potrà accompagnare nella parte più difficile della presa di coscienza del tuo modo di essere e delle tue reali potenzialità, al di là della pessima influenza di tuo padre.

    ce la puoi fare! inizia fin da subito!

  6. 16
    maria grazia -

    Gegi, per te è così importante che tuo padre riconosca i suoi errori? Mio padre è morto nel 2012 a 67 anni, divorato da un cancro, e anche nel letto di morte rimase convinto del fatto suo, non fu assolutamente in grado di capire gli errori che aveva fatto ( sopratutto con me ). Ma gli aveva fatti in buona fede, persino quando è andato molto vicino al diventare violento. Era un uomo di una grande intelligenza pratica e di una forza fisica straordinaria, considerata la sua modesta statura. Ma aveva un’ enorme debolezza emotiva: non aveva mai saputo emanciparsi dalla sua famiglia di origine, la quale non aveva mai accettato mia madre come nuora ( perchè povera e di umili origini ). E di riflesso odiavano anche i figli di lei, cioè me e mio fratello. Così manipolavano mio padre in modo da indurlo a fare scelte e avere comportamenti che sapevano ci avrebbero danneggiato, anche se mio padre era convinto del contrario.
    Tutti gli sbagli che ha fatto mio padre derivavano principalmente da questo, più che dal suo modo di essere di per sè. Mio padre ( e forse anche il tuo ), era uno di quegli uomini convinti che fare “tutto” per la famiglia e per i figli, significasse semplicemente sbarcare il lunario e pagare i conti. Anche lui non si preoccupava della mia vita scolastica, in tanti anni non venne mai a prendermi a scuola o a parlare con gli insegnanti. Anzi diceva sempre che prima mi sarei messa a lavorare e meglio era. Poi in seguito io e mia madre scoprimmo che tutti quei discorsi li aveva assorbiti dai suoi parenti, ai quali era legatissimo ( nonostante in realtà loro lo disprezzassero ). Sei sicura che anche nel caso di tuo padre non ci siano stati “fattori esterni” che possono aver influito sul suo atteggiamento ? O anche solo la semplice incapacità e mancanza di coraggio nel dichiarare che semplicemente c’erano cose che lo pressavano e che faceva fatica a gestire da solo ? La mia è solo curiosità…

  7. 17
    maria grazia -

    “Non ho un diploma, non ho la patente perché ho paura di non riuscire a controllare l’estrema ansia degli esami che di sicuro proverò, essendo io ora molto insicura, ansiosa e pessimista.”

    Questi sono passi che volente o nolente prima o poi sarai costretta a fare, se desideri una vita normale, trovare un lavoro, avere una tua autonomia e una tua tranquillità. Comprendo bene che quando si vivono situazioni familiari come la tua, è praticamente impossibile non ereditare ansia e profonda insicurezza. Ma l’ esistenza reale non ammette la rinuncia e la pusillanimità.
    Quindi è meglio che cominci ad abituarti all’ idea di dover AGIRE, a dispetto di tutte le tue paure e di tutti i tuoi fantasmi. Sarà anche il miglior modo per riscattarti dal difficile rapporto con tuo padre. Ce la farai prima o poi! In bocca al lupo.

  8. 18
    Golem -

    Avevo fatto un commento analogo a quello di MG, ma mi è stato cancellato. L’ho scritto per far capire che questo luogo era diventato un inutile “consolatoio”, per la banale ragione che i “consolatori” hanno seguito la strada più facile per “aiutare” l’utente in difficoltà, anche per l’intuibile ritorno che ne derivava, senza mai voler leggere l’altra faccia della medaglia, di solito meno “gratificante” per entrambi i dialoganti.
    Invece, a mio parere l’aiuto migliore a Gegi lo ha dato MG col ultimo suo post, dopo che Suzanne aveva accennato al problema di fondo presente in queste storie.
    Diventare “donna” significa aver fatto il percorso di “comprensione” che ha descritto con lucidità Maria Grazia, arrivando a capire le “cause” che portano un uomo a certi comportamenti verso chi dovrebbe amare, e da chi essere amato.
    Io credo che Gegi è questo che dovrebbe fare. Trovare quel coraggio. Non per “lui” ma per sè stessa. Quello sarà il modo col quale si “emanciperà” da quella figura e la vedrà nella sua vera luce. Quella coperta dall’ombra di una violenza che nasconde una umana fragilità che non sarà mai colmata. Perchè forse è un uomo a cui è stato negato l’amore quando si sarebbe aspettato di scoprirne l’esistenza, e che per questo non ha mai saputo come fare per dimostrarlo a sua volta.

  9. 19
    Gegi90 -

    Cara Suzanne ti ringrazio moltissimo per il tuo post. Riguardo la tua esperienza posso solamente dirti che ti comprendo, chiaro, che mi dispiace, ma soprattutto che VI AMMIRO. Tu e tuo fratello siete ai miei occhi, gli eroi di cui parla Azure4891 nella pagina precedente. Mi piacerebbe molto imitarvi. Mia madre e mia sorella pensano che il giorno in cui sarà vecchio, sarà il giorno in cui lo chiuderanno da qualche parte e lì si renderà conto perché rimarrà solo nel suo ospizio. Di sicuro non vorrei accollarmelo io (non assumo nemmeno mé stessa come noto), però l’idea mi fa sentire una persona cattiva. Vorrei invece aver meno senso di colpa. Dunque il fatto di staccarmi emotivamente può servirmi ma non voglio “abbandonarlo” per non riprodurre il suo modo di fare.
    Dalla tua esperienza comprendo che forse il giorno in cui inizierò a pensare al mio futuro concretamente, avrò meno pensieri verso lui. E mi hai fatto notare come alla fine ció che conta non è che lui ammetta o cambi, ma che io agisca per finirla appunto. La tristezza mi aveva chiuso gli occhi. Parlarne qui, a voi, a te, me li sta riaprendo. Un grazie non valorizza quel che ho provato leggendo il tuo commento, Suzanne. Scusami. Ti abbraccio forte. 🙂

  10. 20
    Gegi90 -

    Ciao Maria Grazia. Grazie dal cuore per il tuo intervento. La tua “curiosità” mi fa piacere, soprattutto perché hai toccato IL tasto. Suo padre fu progioniero in Africa durante la IIguerra e quando tornò purtroppo, perse un po’la testa. Mio padre ha un fratello più grande che si è sempre sbattuto le palle di noi a causa proprio di mio padre, ha una vita perfetta e non si somigliano, infatti limita i contatti e se gli chiedi aiuto ti dice “Te lo sei preso, fatti tuoi”. Mio padre a sua volta è stato vittima di suo padre ecco perché nutro tanto rancore. Come puoi reiterare sui tuoi figli? In ogni caso muore ai miei 6anni. Rimane la “nonna”.
    Da piccola si era costretti (da lui e lei) ad andare a mangiare ogni domenica e lei spesso a tavola piangeva dicendoci che eravamo il suo sangue e che ci amava. Quando eravamo sole diceva che mia cugina (allora 20enne, io 11) era una puttana perché dormiva col tipo, poi iniziava a piangere dicendo che pregava Dio di farle vedere il mio matrimonio. Naturalmente davanti all’interessato diceva il contrario. Quando chiedevamo aiuto diceva che mia mamma era incapace,che non sapeva occuparsi della casa e che sbagliava a farci fare attività extrascolastiche (danza, nuoto, scultura, basket, sci, corsi di latino, volevo far legge da piccola dunque mi portavo avanti). Se dicevamo che papà era violento ci diceva: ” Povero figlicillo mio, e che fa di male? Non beve, non fuma, non va a donne, vi mette lo stipendio sul tavolo e tua mamma nemmeno lo gestisce bene, l’unica cosa che ha è la moto, volete togliergli anche questo e vederlo morire?” La sua moto è perennemente tutt’ora addobbata, dunque costa vi dico, sicché mia mamma fa come può visto che lui ne chiede per esempio 2300 per rifarsi la sella.
    Dunque Maria Grazie ti dico si. Mia nonna era l’artefice,ma ora? A volte gliele mando anche se è morta. Hai ragione sull’agire, ci perdo solo io sennò. Dunque cosa ne pensi/pensate sul ruolo di mia nonna, se posso? Un abbraccio ed…

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