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Lettera pubblicata il 18 Luglio 2013. L'autore ha condiviso 12 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore ILSaggio.
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Saggio,
sono contenta di essere riuscita a capirti, ma credo che il discorso meriti un approfondimento, le poche righe che ti ho scritto resterebbero altrimenti vane considerate le tue ultime frasi.
Non so bene come fare ad arrivare dove vorrei. Provo con qualche spunto personale, non che mi sia molto facile, ma probabilmente più efficace di consigli impersonali e distaccati.
Caro Saggio, vorrei avere qualche buona ricetta, te la cederei volentieri e significherebbe che anch’io avrei trovato tante risposte e risoluzioni che invece, ahimè, sono ancora in alto mare prima di raggiungere. Però fortunatamente, o casualmente, o come conseguenza a fatiche, pianti, tristezze e chissà che altro che non so, qualche piccolo passo sono riuscita a farlo.
Se può aiutarti, boh sarà stata la timidezza, o qualche paura che mi si è inculcata, ma gli occhi addosso proprio non li so reggere, non li ho mai saputi reggere, nei posti chiusi e ristretti più gente c’è e più mi manca l’aria. So bene cosa si provi. E che sollievo (almeno per me) trovare il coraggio di alzare un attimo lo sguardo e accorgerti che non stanno lì a guardare te. Questo credo dipenda da un nostro personale disagio (ecco perché scrivevo che sarebbe sciocco negare la componente personale del problema). Se ti fa sentire meno strano, quand’ero piccola mi vergognavo ad entrare in un negozio, o al bar. E dentro, ti assicuro, non sono cambiata di una virgola. L’unica cosa che è cambiata è aver capito che, dopo un po’ di tentativi, è possibile riuscire a stabile una specie di “patto” con se stessi, tra pura istintività (voglia matta di scappare) e..chiamiamola “forma” (pormi da persona ormai “grande” che sa affrontare le proprie paure). L’importante è non diventare delle caricature di se stessi. Per essere più semplice: sarò sempre timida, e oltre a non esserne capace non vorrei mai costringermi a sembrare sicura. Al contempo, però, mi parlo, mi faccio ragionare e mi incito da sola a fare quelle cose che temo ma che tutto sommato penso di poter riuscire a fare, almeno provarci. Non applico lo stesso criterio con quello che invece so già non essere per me, essere totalmente estraneo dal mio carattere e/o dalle mie aspirazioni. So che è un discorso un po’ controverso, riesco ad essere comprensibile?
Adesso veniamo al confronto con gli altri. Capisco bene, vedi gli altri vivere, li vedi “andare avanti” e tu invece sei sempre fermo lì. Ti sembra di non fare passi avanti, di non evolvere. E nel mentre li vedi divertirsi e soprattutto “costruirsi un futuro”, lavorativo, affettivo e pratico. E su questi due ultimi attributi mi ci soffermerei un attimo. Guardati un secondo intorno, Saggio: quanta componente di reale affetto/amore c’è nella praticità dei rapporti? Non lo so, forse sbaglio io, ma guarda ho tanto la sensazione che di facciata ce ne sia molta e di contenuto spesso poco. Ancora una volta, confrontarci con gli altri potrebbe farci cadere nel tranello di vedere il lato smagliante, ma chis
sà se davvero le cose stanno così come le vediamo, o come vogliono farcele vedere. Sarebbe un gran peccato stare ad invidiare chi “ha” qualcosa da esibire in piazza ma magari dentro si sente solo come te, non credi?
Mi rendo conto di avere tendenze individualiste. In realtà, come già ho accennato, credo molto nei sentimenti autentici e nei rapporti come conseguenza innata e spontanea di questi sentimenti anziché costruzione, ma ho imparato molto presto quanto difficile, tanto più per gli introversi (e mi sembra che anche tu sia sulla buona strada!) sia trovare quelle persone con cui sentirsi veramente così a proprio agio da potersi “spogliare”, metaforicamente parlando, poter togliere la maschera che usiamo per un motivo o per l’altro, consciamente o meno, con il resto del mondo.
Il fatto che finora tu non li abbia trovati non significa che non esistano. E le cause, non ti conosco, e forse nemmeno conoscendoti saprei dirti quali siano. Potrebbe essere l’ambiente e le sue influenze, la realtà familiare, come hai vissuto l’infanzia e l’adolescenza (penso siano fasi della vita che incidano profondamente sulla futura personalità) e via dicendo… ma che importa? In questo caso quello che importa è tentare di superare le paure che ti porti addosso. Ma farlo con i tuoi tempi e senza pretendere troppo da te stesso. Questo credo sia sacrosanto. Là fuori è la follia pura, ti mettono una fretta che non ha motivo di esistere, ti dispensano regole e modelli da seguire, aprono spesso la bocca a casaccio. Una frase che mi piace molto, che trovo un inno alla vita dice così: “Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei! Quindi vivi, fai quello che ti dice il cuore, la vita è come un’opera di teatro, che non ha prove iniziali: canta, balla, ridi e vivi intensamente ogni giorno della tua vita prima che l’opera finisca senza applausi..”.
Forse ti sembrerà banale, ma spesso rileggerla mi aiuta a non dimenticare cosa vuole veramente il cuore e a cercare di essere coerente con le scelte e i comportamenti di ogni singolo giorno, anche le più stupide.
Quando mi sento un’impacciata totale, quando il senso di inettitudine, e alienazione, e stanchezza sale penso a me stessa e poi a noi esseri umani con una specie di comprensione universale, proporzionata al distacco che attribuisco ai miei errori, ai miei limiti. Immagina la scena di un film. Immagina che in primo piano ci sia quello che non ti piace, che ti turba di te stesso. Pensa che poi piano piano l’inquadratura si allarga e che quell’immagine si allontana sempre più dalla tua prospettiva. Quel qualcosa finisce per rivelarsi solo un piccolo frammento di una varietà infinita di possibilità, non tutto quell’ostacolo enorme che ti sembrava prima. E immagina che ogni singolo essere umano, tutti i giorni, sbaglia e tenta, barcollando in una vita che non ha chiesto di vivere. Anche quello che sembra il più forte, il più sicuro.. 🙂
Ciao, sono un ragazzo di 16 anni. Ok, sedici anni potranno sembrare magari pochi ma, citando una frase: i 15 di oggi sono i 20 di ieri, e i 20 di oggi sono i 30 di una volta. Detto che questo posso affermare, continuando a citare frasi ricorrenti, che i tempi sono cambiati.
Mi sono ritrovato perfettamente nella tua descrizione della tua persona, è praticamente la biografia del me stesso dei miei due ultimi anni di vita.
Sono biondo, ho gli occhi azzurri, sempre vestito bene, riesco a tirare fuori il meglio di me in ogni cosa, vado bene a scuola, faccio bene nello sport, ma, nonostante tutta la sicurezza che tutto ciò dovrebbe darmi, io, come per ossimoro ne ho zero. Piatto. Ogni volta che ho un piccolo slancio vengo mortificato dal fatto che nonostante tutti i miei tentativi, nonostante tutto il mio impegno, gli altri hanno sempre un qualcosa che a me manca (parlando non materialmente). E tutto ciò è contornato da persone che non hanno un minimo di tatto nel capirmi, da amici che non hanno di questi problemi, e che, ogni sera riescono a farmi pensare al fatto che se fossi rimasto a casa avrei fatto qualcosa di più piacevole, e più utile. E a questo si aggiunge il fatto che non ho mai avuto rapporti con una ragazza, o meglio, non ne ho avuti quasi per scelta, visto che ogni volta che dall’amicizia si passava a qualcosa di più ero io il primo che faceva un passo indietro, quasi come bloccato da qualcosa.
Dopo tutto ciò, passando ad un linguaggio un po’ scarno ti vorrei solo dire che sono arrivato alla conclusione che la differenza tra me, te e chi altro ha il nostro problema, e chi non ne ha è solo il provare. O almeno questo è il mio pensiero. La marcia che gli altri hanno in più rispetto a noi è il fatto che loro facciano qualcosa e noi no. Credo che alle ragazze piaccia essere al centro dell’attenzione, e, per quanto possano non dimostrarlo, a loro piace che qualcuno “ci provi”. Mentre, non sò tu, ma io mi astengo sempre, per paura di non essere all’altezza, per timidezza, per insomma il solito discorso, e rischio magari di darmi un’aria altezzosa, cosa che in realtà non ho. Quindi, per quanto ne penso io, il trucco è provarci. A volte vedo coppie che non stanno ne in cielo ne in terra, di ragazze bellissime e ragazzi a cui io non avrei dato neanche la mano, fossi femmina. Quindi, tutti questi discorsi a parere mio non servono a niente, se non a deprimersi, e crogiolarsi nel proprio brodo, cosa che invece non va fatta. Ora, in questo momento è estate, e io vorrei uscire da questa situazione di apatia in cui mi ritrovo, e come hai scritto tu, “iniziare a vivere”, per distrarmi un po’ ho fatto una scommessa con un mio amico, il posto dove abito è un posto turistico e l’estate ci sono un sacco di ragazze in giro per il centro, ho scommesso che entro fine estate, dal nulla devo chiedere il numero ad una ragazza che non ho mai visto. Ti và di farla con me e raccontarmi poi come è andata? AGISCI 🙂
Sta tutto qui il problema. Tutto qui. Le cose che ti abbiamo detto se le lasci come parole su un sito è ovvio che non servano a niente. Devi dargli modo di smuoverti dentro. Altrimenti è tutto inutile. Non devi seguire quello che ti diciamo,lo devi prendere in considerazione e farti portare dove la tua natura tramite quelle parole vuole portarti. C’è tutto l’infinito in tutto quello che ti abbiamo detto,milioni di sfaccettature che devi trovare da solo. E’ ovvio che se continui sulla linea del pessimismo cronico l’unico aiuto che possiamo darti è offrirti una birra in un pub. Ho iniziato che volevo punzecchiarti ma sei inamovibile al momento,quindi ho rinunciato. Devi aprire la mente a nuove prospettive.
Io direi che potrebbe essere utile tenere insieme una specie di diario in cui tu ti prometti di fare un passo avanti ogni giorno in una direzione. Tipo: oggi,andando al bar,mi obbligo a chiedere qualcos’altro oltre il caffe che voglio al barista,tipo se vanno bene gli affari o se secondo lui pioverà nel pomeriggio. Se vuoi possiamo fare questo genere di cose,se è questo il caso. Poi affronteremo insieme altre situazioni. Dovresti avere una marcia in più così.
Lullaby, se non ti scoccia farlo sapere (eventualmente non rispondere, capirò sicuramente) posso sapere quanti anni hai?
È una mia curiosità… tutto quello da te detto rispecchia il mio profilo, se non al 100%, quasi ci manca.
Parli nella prima parte della tua timidezza e insicurezza e paure che sei riuscita un po’ a superare, o come dici a fare un “patto” con te stessa.
Quando parli di quando da più piccola ti vergognavi ad andare in un negozio, sembra di riverdermi fino a pochi anni fa, e come te non sono cambiato di una virgola, ancora adesso mi trovo in imbarazzo, ma invetabilmente si cresce e si diventa grandi, e certe cose devi per forza farle ad un certo punto, non puoi più contare su mamma e papà.
Pensa che addirittura mi capita ancora quando devo chiamare al telefono il centralino della mia compagnia telefonica, o con qualche operatore di qualsiasi cosa, tante volte mi invento una scusa credibile e faccio chiamare i miei, per evitare di farlo io.
Non è una questione di pigriza, è difficile da spiegare, ma tu che hai azzeccato tutto di quello che mi hai scritto, immagino tu riesca a comprendere, e non devo neanche parlarci dal vero con quella persona, ma al telefono!
Non è che riesci ad essere comprensibile, è che proprio sembra che tu ti sia appropriata della mia mente e ne stai scrivendo i pensieri, è incredibile.
Arrivando al confronto con gli altri, tu mi chiedi di soffermarmi un attimo a pensare se quello che vedo in giro attorno a me ogni giorno sia davvero la felicità in un rapporto affetivo/amoroso come lo cerco e definisco io giusto?
E hai ragione, non lo vedo tra le persone questo legame, però sono per lo più molto giovani, tra i 14 e i 18 anni diciamo ok? Quindi penso che per quell’età sia anche giusto non vederlo, non c’è, è normale! Almeno per la maggior parte degli adolescenti (perchè esistono cmq casi forse più unici che rari che affermano però il contrario, io a quella età, credo sarei stato uno di quelli se mi fosse capitato ad esempio).
A partire dai 18 in su però la cosa cambia un po’, è vero, molti rapporti tutto sommato sono poveri anche qui, però mi sembra che tra le poche persone che conosco, magari amiche su fb, della mia età circa, queste quando si fidanzano, non sono poi rapporti che durano una settima o due o un mese, “conosco” gente su fb che dall’età di 19 anni ha trovato la compagna, e oggi che hanno 22 anni sono ancora insieme.
Non credo che queste persone stiano insieme tanto per, forse si lascieranno dopo 3/4 anni di relazione?
Quindi vuoi dire che tutto sommato anche in quei 3/4 anni non erano poi felici sotto sotto? Che il loro non fosse un rapporto completo ma solo una storia di 3 anni che ricorderanno? Non lo so, chiedo, un tuo/vostro parere?!
Il discorso del confronto con gli altri che spesso ci fa male in queste condizioni, lo capisco, infatti quando sono solo ne soffro meno, perchè non c’è nessuno a dirmi quello che ha fatto o sta facendo lui.
Ma quando si esce, con qualche amico, anche se tu non
lo chiedi, non lo vuoi sapere, loro te lo dicono, lo tirano fuori cmq e il discorso di cadere nel tranello di vedere il lato smagliante ti pervade invetabilmente, l’unica sarebbe quindi tapparsi le orecchie.
Forse bisogna allenarsi, bisogna iniziare ad imparare a non dare troppo ascolto a quelle parole, annuire o far finta di ridere alle “eroiche imprese” amorose che ti raccontano senza poi dare troppo penso a quelle parole.
Inifine si, è probabile che io sia introverso, e come giustamente dici tu, è difficile spogliarsi e mostrarsi nudi metaforicamente a qualcuno, io ho alcuni “segreti” alcune cose che non ho mai detto a nessno, ma non andare a pensare chissà che segreti, questi sono, quello di cui stiamo parlando, di tutte queste cose, inscurezze e paure, mai a nessuno sono riuscito a parlarne così, infatti l’ho fatto su un sito anonimo dove solo qui sono riuscito a trovare il coraggio ovviamente di farlo.
Non un amico (neanche quello del cuore) e neanche i genitori, con loro poi meno che meno, son le persone che amo di più ma è faccenda troppo imbarazzante da esternarla a loro.
Non penso sia banale il fatto che tu rilegga quelle parole per tirarti su, io lo facevo in un’altra maniera, chiedendo spesso in siti simili a questo e spiegando la mia situazione agli utenti che mi davano consigli o anche solo un conforto, e io per qualche giorno tornavo ad essere come più felice, meno triste.
Belle parole quelle, è che forse ogni giorno non so nanche io vivere come vorrei, mi chiedo il perchè torno a casa dal lavoro e mi fiondo in stanza, vorrei uscire, ma non so perchè non lo faccio, o forse si, non lo faccio perchè fondamentalmente sono solo e non provo piacere nel farlo singolarmente, per questo che oltre all’autostima e lo stare bene con se stessi, una persona ci vuole al tuo fianco che ti dia la carica per fare tutto quello che hai in testa!
Human, non preoccuparti, come più volte ho detto, non è una questione di età se si ha cervello e pensieri maturi. 😉
Cmq credo anche io che il tutto sta nell’osare, nella pratica, solo così ci sentiremo più a nostro agio ogni volta sempre di più, quando ci ricapiterà la stessa situazione. Quello che ribadisco è trovare la forza nel farlo le prime volte, quando il muro che hai è una barriera altissima, seppur pienamente consapevole che già la seconda volta la sua altezza sarà la metà e alla terza riuscirei già a vedere aldilà del muro…
Tutto sta in questo.
Fino a uno o due al massimo anni fa, entrare in un pub per me il sabato sera era sinonimo di panico totale, prova una volta, prova due, adesso non mi faccio più questi problemi, ma siamo sempre li, mica da solo ci sono riuscito, mica andavo o frequentavo a poco a poco locali da solo, bensì con amici.
Il là, la scintilla ci deve sempre essere per me, da solo sono una miccia bagnata, incapace di accendersi e prendere fuoco.
MI SONO DILUNGATO CON UN TERZO COMMENTO MOLTO IMPORTANTE, MA IL MASSIMO È DUE PER VOLTA, VI PREGO DI ATTENDERE DOMANI ANCHE IL 3°.NOTTE
Ecco anche il 3° messaggio.
Mick, grazie 🙂 ma forse è la disperazione che non mi fa batter ciglio anche al tuo tentativo di “punzecchiameto” ma ti ringrazio per lo sforzo!
Seriamente parlando cercherò di fare tesoro delle vostre parole, perchè di tutto questo non posso fare altro che darvi pienamente ragione di tutto, sta a me sfruttare i consigli però adesso.
Per il discorso del diario da te proposto io direi una cosa, l’idea è molto interessante, e non so davvero dove troviate la voglia di aiutarmi così tanto, non che non mi faccia piacere, anzi! Non so proprio come sdebitarmi, perchè non siamo tutti della stessa zona immagino, se no vi offrirei qualcosa volentieri.
Vorrei proporvi una cosa però, se vi va.
Ci penso io, vorrei creare un gruppo su facebook (che penso ormai abbiano tutti, per questo ho proposto lui) e invitarvi a tutti voi (chi vuole almeno) che siete stati così gentili, per tenerci in contatto, perchè davvero mi farebbe piacere non perdervi una volta che questa discussione finirà, per provare a buttare giù questo diario, e cmq per creare una sorta di comunità di amici dove ognuno possa chiedere quando vuole un parere, un cosiglio, fare affidamento su qualcuno di affidabile (perchè affidabili siete).
Fatemi sapere, ci terrei ragazzi.
PS: non voglio che diventi una cosa invasiva, però mi sembra una cosa davvero fantastica, abbiamo la fortuna di avere internet e di metterci in contatto anche a distanze infinite, inoltre seguiremmo il consiglio tirato fuori per la prima volta da Lullaby nel suo primo commento quando dice: “Credo che, come te, persone che possano scrivere lettere simili ce ne siano altre e a tutte direi che siamo pezzi di storia e che volessimo siamo una generazione che ha gli strumenti (ad esempio internet) per iniziare una lenta e proficua trasformazione della vita sociale, puntando a qualcosa di solidale e sereno.”
Ciao Saggio, non c’è problema per l’età, ho 22 anni.
L’idea che hai avuto è un buon sintomo reattivo. Una bella proposta. Ancora più considerandola come un’intenzione concreta di allacciare dei legami, per quanto virtuali. Spero che tu e gli altri vi mettiate davvero in contatto e che riusciate a mantenerlo nel tempo. Per quanto riguarda la mia parte, mi dispiace disattendere le tue aspettative, ma su facebook non ci sono. Ti prego di non pensare che sia una scusa, ti assicuro che mi avrebbe fatto piacere e anzi se ogni tanto vorrai passare ad aggiornare questa pagina, ti leggerò volentieri 🙂 Ci sarebbe anche qui un capitolo a sé, ma mi dilungherei troppo. Internet è importante, dipende poi molto da che canali si utilizzano e soprattutto da come li si utilizza. Prima di passare ad altro permettimi di lasciarti una mia sensazione rispetto quello che stai tentando di costruire, riferendomi anche alle tue righe su amici/conoscenti/genitori. Credo che i gruppi siano più affiatati se ristretti, conta l’intesa che si crea ed è più facile che nella compattezza di una realtà piccola e coesa le condizioni siano più favorevoli. Si crea un contesto “intimo” e selezionato, dove sai che incontri chi ti possa capire in quanto certe situazioni le ha vissute in prima persona. Se vuoi procedere a gradini, un po’ alla volta, prima di farti spaventare dalla cattiveria gratuita dettata spesso dall’ignoranza di cui molti sono capaci e rischiare di chiuderti di nuovo, potrebbe essere rassicurante iniziare a rapportarti familiarizzando con i tuoi simili, pochi ma buoni, non pensi?
Adesso vorrei spiegarmi meglio sul discorso dei rapporti. Saggio, no, non credo assolutamente che tutti a prescindere siano finti. Ma altrettanto penso che la longevità di un rapporto non sia un sinonimo automatico del fatto che le cose vadano bene e, soprattutto, che le persone stiano bene. Ti faccio un esempio ancora più immediato. Se vedi una persona per strada che sorride agli e/o tra gli altri, pensi sia così scontato che sia una persona felice? O se non felice diciamo serena? Passato quel momento, ma anche in quel momento stesso? Quello che ti sto dicendo è che se quel sorriso può essere il spontaneo e innato di questo mondo, potrebbe anche essere una recita ben riuscita. Un amico, ad esempio, è disperato perché la sua fidanzata è la più solare delle ragazze quando incontrano qualcuno per strada, appena quel qualcuno và via sprofonda nella sua cupezza, in ansie, problemi, traumi e si trasforma. Qual è il lato vero? E ce n’è uno? Chissà.. Per noi è vero ciò che percepiamo come tale, non la realtà. La realtà per noi è la nostra realtà, ovvero quello che crediamo esserlo. Hai ragione, stai pensando bene, faccio discorsi complicati..
Vedi Saggio, sono una persona che ama spassionatamente farsi i fatti propri. Quando mi raccontano di questo o quello che fa x o y, sinceramente sono chiacchiericci che mi vengono presto a noia. In compenso mi ritrovo anche senza rendermene conto lì per lì ad
osservare, analizzare, in un certo senso “studiare” anche nei dettagli quello che mi stà attorno, la mente raccoglie tutto e poi, in momenti “tranquilli” rielabora. Per darti un’idea, si potrebbe avvicinare alle fasi riprese (momento “live”) e montaggio (momento successivo) di un video. A processo ultimato inizia a farmi fare dei ragionamenti.. Metaforicamente vedo il film che ho costruito, per intenderci. Ebbene. Molte volte ritrovo che quei momenti che ho registrato (per sensazioni, ad istinto, non razionalmente) fossero in buona parte messa in scena, non autenticità. E lo realizzo completamente solo dopo. Ovviamente non posso fidarmi al 100%, non ho prove tangibili, ma certe cose le “senti”, non so bene trovare le parole per descrivere un’atmosfera così strana. Per farti capire: quando hai di fronte una persona qualcosa dentro di te ti fa percepire se lei e la situazione che ti propone sono qualcosa di spontaneo o se c’è qualcosa di artificioso.. Ma devi un po’ affinare lo sguardo, allenarti..se sei distratto potresti credere ad un racconto pompato, potresti pensare che tutte le foto che ad esempio vedi sui social network parlino di persone bellissime con vite pienissime, felici, soddisfatte quando magari sono solo l’immagine che chi le mette vuole dare di sé stesso/a. Anzi, proprio il fatto che abbia il bisogno di pubblicizzarsi mi mette dei seri dubbi. Tradotto, sono convinta che molto di tutto quello non è altro che egocentrismo, narcisismo.
Stessa cosa vale per i rapporti. Si può stare insieme a qualcuno anche per ripiego, per non stare soli, per avere qualcuno da esibire, per interessi. Sicuramente passeranno dei bei momenti insieme, ma quanti dei ragazzi di cui parli tu si vogliono davvero bene? Si amano dal profondo del cuore, di un amore puro e vero? è un surrogato ciò che cerchi? Dalle tue parole non sembra. Allora quando gli amici ti raccontano delle loro vite, tu impara ad osservarli bene, ad ascoltarli attentamente e al contempo a non dare affatto retta a quelle parole. Sii gentile, dai loro soddisfazione, ma guarda a loro e alle loro avventure con distacco, non avere mai voglia di impossessarti della loro vita. Tu sei tu e puoi scegliere per te, hai questa grandiosa opportunità. Quello che ti deve importare è il tuo percorso, non quello degli altri. Non ti cambia niente quello che i tuoi amici vivono, sia che siano fortunati, sia che stiano fingendo o credendo in buonafede in qualcosa che non esiste. Loro hanno le loro vite, tu la tua. Non devi mai misurarti con loro, per quanto sia facile farlo, per quanto io stessa a volte sia così cretina da disperarmi. Poi si torna lucidi e ci si rende conto che tanti limiti li abbiamo solo per paura, che certe cose ci risultano “folli” “impossibili” solo perché è un qualcosa inculcato. Abbiamo perso la capacità di sognare, siamo una generazione estremamente debole, diventiamo tutti personaggi fittizi nei social network perché abbiamo perso coraggio, determinazione, umiltà e.. ahimè, passione!