Caro direttore,
scrivo perché sono davvero preoccupato dalla base di “cultura della cancellazione” sulla quale poggia la nostra società, che tutto definirei tranne che “moderna” vista la mole di nichilismo che esprime.
C’è infatti una nuova influenza, tendenzialmente sinistroide, secondo la quale ogni personaggio storico che non sia stato di sinistra o dichiaratamente antifascista debba essere cancellato dalla nostra memoria.
Io invece, proprio perché sono profondamente antifascista, penso che la memoria sia la cosa più importante e profonda che ci rimane: un fondamentale che ci permette di costruire il presente nel modo migliore, su basi solide. Rinnegare il passato è inutile ed improduttivo. Bisogna prendere la Storia per ciò che è stata realmente, da una parte, e dall’altra.
Scrivo tutto ciò in riferimento alla vicenda, letteralmente pompata da alcuni giornali, di cambiare nome alla scuola intitolata ad Amedeo di Savoia; questo è un singolo caso, ma potrei citarne molti altri. A quanto pare la sinistra ha una memoria tutta sua. Ricordare il criminale comunista Togliatti è sacrosanto, Amedeo di Savoia no. La verità è che ogni persona, storica o attuale, ha le sue contraddizioni. Queste contraddizioni vanno sicuramente condannate, vanno conosciute affinché non siano ripetute, ma non vanno assolutamente distrutte.
La mia è una questione di principio morale, etico e culturale. Vedere una gestione così selettiva e nichilistica della nostra Storia è insopportabile. La memoria è di tutti. La Storia è una sola; ognuno la sente a modo suo, nei limiti della Costituzione ovviamente. Ma non è assolutamente giusto che una parte politica inizi ad averne il monopolio culturale ed intellettuale. Il ricordo è sempre una cosa unica, e distruggerlo è ingiustificabile. La ringrazio.
Cordiali saluti,
Flavio Maria Coticoni