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Lettera pubblicata il 11 Luglio 2018. L'autore ha condiviso 16 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Suzanne.
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Non credo si debba chiedere il permesso a qualcuno per inserire una propria esperienza di volontariato nel curriculum. se poi non la si ritiene attinente con la professione a cui si punta, o non rilevante, quello è un altro discorso. in ogni caso se fossi in te non mi stupirei. certe dinamiche grottesche le possiamo osservare in qualunque contesto, anche laddove non c’è niente da guadagnarci ( pensiamo ad es. ai condomini dove le dispute, le comunelle, i pavoneggiamenti e le minchiate sono all’ ordine del giorno, manco ci fosse un qualche premio da conseguire ). Sono queste cose a farci capire il tipo di mondo in cui viviamo e la natura delle persone con cui dobbiamo avere abitualmente a che fare. Le associazioni di volontariato e gli ambienti di quartiere a mio avviso inducono più di altri alla competizione tra individui. Competizione che solitamente è proprio fine a se stessa. ognuno poi si regoli secondo il suo sentire. Chi mi somiglia cercherà semplicemente di ..
.. di prendere le distanze da tutto ciò, selezionado con attenzione le proprie frequentazioni. Le perle non si danno ai maiali, e le energie non vanno sprecate in cose e persone vacue.
per rispondere alla tua domanda: no, non ha senso stare in un qualche gruppo per poi agire da outsider. a questo punto tanto vale che il gruppo lo lasci direttamente e prosegui per tuo conto.
per riuscire ad ascoltare senza dare nè giudizi nè pareri ci vuole una mente molto aperta e una certa esperienza della vita. due cose difficili da trovare, specie se in una stessa persona.
Suzanne,
“mi sono resa conto di quante persone abbiano semplicemente bisogno di essere ascoltate, senza giudizi, consigli, risoluzione di problemi.” – a mio avviso, è ciò che nella maggior parte dei casi si cerca anche qui.
personalmente preferisco un interscambio un po’ meno passivo, ben sapendo che niente si risolve con un battito di ciglia. non si tratta che di in un momentaneo incrocio di identità, in grado di avvicinarsi a una seppur minima possibilità di reciproca comprensione. a volte basta ad alleggerire temporaneamente deserti d’isolamento e di solitudine.
molto più impegnativa la corrispondenza con carcerati o quella adottata da un padre spirituale che viveva in ritiro su un isola e intratteneva, per anni, intense corrispondenze con persone in difficoltà che a lui si rivolgevano per guida e sostegno. un po’ come percorsi d’analisi in incognito, dove l’analista non si limita ad ascoltare…
Non lo so Rossana, io questo spazio lo interpreto più come un interscambio, anzi, spesso come uno scontro tra ideologie e posizioni differenti. Sulle lettere troppo personali infatti difficilmente intervengo, perché è difficile attraverso un mezzo così asettico far sentire una reale vicinanza, e tantomeno dare consigli sensati leggendo quattro righe della vita di una persona.
Maria, credo di essere invece molto brava nella sospensione del giudizio, solo quando lo decido per specifiche motivazioni d’aiuto. In tutti i restanti casi invece, di solito i miei giudiizi sono trancianti (ma questo anche verso me stessa, giusto per non fare favoritismi!).
Ciao Suzy, anch’io da mie esperienze passate ho riscontrato tali situazioni: per questo concordo totalmente con il commento n. 7 di RdF. Penso che l’essere umano mostri i suoi limiti e le sue “bassezze” in tutti gli ambiti, compreso quello in cui ci dovrebbe essere “un nobile fine” altruista. A mio parere però esistono anche molte persone che si dedicano al volontariato in modo disinteressato e costruttivo. Va avanti solo chi supera la delusione nel constatare che certi comportamenti umani si manifestano, indipendentemente dal contesto e dagli obbiettivi, provando a contrastare certe “dinamiche” con esempi diversi. Non è facile e anch’io all’epoca decisi di mollare sentendomi impotente.
Ciao Acqua, sicuramente ho estremizzato, perché anche nel gruppo di cui ho fatto parte ci sono persone genuinamente interessate all’altro. Ma l’aspetto più complesso della faccenda, è che non credo siano consapevoli delle loro intenzioni “altre”; ciascuno se la racconta ( e si autoconvince) di sposare la causa, mentre poi risponde semplicemente a proprie personalissime esigenze. Comunque, forse avrei dovuto fare la mia strada e fregarmene dei “colleghi” e delle loro beghe.
Suzanne,
“io questo spazio lo interpreto più come un interscambio, anzi, spesso come uno scontro tra ideologie e posizioni differenti. Sulle lettere troppo personali infatti difficilmente intervengo, perché è difficile attraverso un mezzo così asettico far sentire una reale vicinanza, e tantomeno dare consigli sensati leggendo quattro righe della vita di una persona.” – questo spazio cambia con il riciclo degli utenti che lo animano. secondo me, prevale chi cerca il confronto con qualcuno di simile e chi cerca il puro e semplice sfogo. c’è poi una componente abbastanza stabile di chi si sforza di “aiutare” esponendo, in modo costante e ripetitivo, la teoria di vita a cui è giunto attraverso la sua personale esperienza. e parecchi altri diversi intenti, fra cui quelli tendenti al perenne quanto inutile conflitto.
vero che non si può pensare di risolvere niente per chi esprime ben poco di sé e delle sue difficolta ma è altrettanto vero che queste persone possono essere ulteriormente sconfortate dalla totale mancanza di attenzione.
Da: “La macchia umana” di P. Roth, che sto leggendo grazie al suggerimento di un’utente:
“Un piccolissimo simbolo, se ce ne fosse stato bisogno, del milione di circostanze della vita altrui, di quella bufera di dettagli che formano il guazzabuglio di una biografia umana: un piccolissimo simbolo che mi ricordava perché la nostra comprensione della gente dev’essere sempre, per forza, nel migliore dei casi, difettosa.”
è quasi una maledizione il dover copiare alcuni brani di libri presi a prestito, che non posso sottolineare… Pavese lo faceva lo stesso ma io non sono altrettanto determinata…
Suzanne,
secondo me, per tutta la vita, in ogni età e in ogni contesto, ognuno, di fatto, non fa altro che cercare di rispondere meglio che può alle proprie personalissime esigenze. che senso avrebbe agire altrimenti?
quanto alla consapevolezza delle ragioni delle proprie scelte, c’è chi si pone domande e si dà risposte, magari imperfette e transitorie, e chi non ci pensa nemmeno a porsele. o, se se le pone, si dà le risposte che meglio riescono a far quadrare il suo personale equilibrio interiore.
conosci qualcuno che si muove diversamente, con quanto ha sul momento a disposizione? qualcuno che dia qualcosa, anche solo di sé, senza prefiggersi di avere niente di niente in cambio? per poco che si cerchi o si voglia, di esteriore o interiore, credo che NESSUNO sia del tutto avulso dall’aspettativa di un qualche tornaconto…
Ciao Rossana.
Quel “NESSUNO” pesa come un macigno sulla mia visione dell’argomento in questione. Verso i 30 anni ho pianto come un bambino alla notizia che un mio carissimo amico, tossico fin dal’adolescenza,aveva lasciato questo mondo su una panchina con un’overdose che avrebbe ammazzato un elefante. Mi sono avvicinato al “gruppo” con cui condivideva il suo pane quotidiano. Ragazzi della mia età, chiedevano soldi, ero in difficoltà. La faccio breve, con altri due amici “puliti” nel giro di sei mesi siamo riusciti a convincere 3 di loro ad andare in un centro terapeutico.
E’ stata dura! Facevamo a turno, una settimana ognuno di noi restava nel centro giorno e notte, lavoravamo con loro, progettavamo di formare una squadra di calcio.
i terapeuti ci accolsero con un fiero distacco. La sera prendevamo la chitarra e cantavamo.Dopo due anni, con qualche ammaccatura ancora evidente, i nostri amici lasciarono il centro.