Cosi’ funziona la giustizia in italia.
L’articolo è apparso su ‘il giornale’ ma nessuno è intervenuto.
In 15 anni 58 tentativi di sfratto e il padrone di casa vive in affitto – di Alessandra Pasotti.
Il mutuo, quello almeno, pensava di poterselo risparmiare. Invece la giustizia ha stabilito che lui può anche permettersi di acquistare una casa nuova («certo basta andare in banca e farsi fare un mutuo»). Al contrario della sua inquilina, una signora di 58 anni, pensionata con un piccolo lavoro in nero come parrucchiera. Lei sola ha diritto ad abitare i 70 metri quadrati in viale Zara per la risibile cifra di 111 euro al mese lasciati in eredità da nonno xxxxxx e malauguratamente affittati nel 1986. Non lui e nemmeno i suoi due figli che a loro volta hanno dovuto accendere mutui per acquistare casa. Da quindici anni F.T. conduce la sua sconcertante battaglia per sfrattare l’inquilina che occupa la sua unica abitazione. Da quindici anni la giustizia milanese, nonostante una sentenza di «sfratto esecutivo» pronunciata nel 1994 gli ha sempre negato questo diritto. Dal ’94 a oggi la storia di questo sfratto, «esecutivo» sulla carta, ma mai eseguito nella pratica, si è srotolata in qualcosa come 58 accessi nell’abitazione dell’inquilina dei quali quattro con l’ausilio della forza pubblica, una decina di sentenze e altrettanti ricorsi e controricorsi. «Mai è stato possibile liberare l’abitazione. C’era sempre un certificato medico che diceva che l’inquilina era malata, un cavillo, un ricorso dell’ultimo minuto e lo sfratto veniva rinviato», racconta xxxxxx, ex dirigente in pensione. «Per anni ho abitato con la mia famiglia in una casa dell’Ina Assitalia – racconta -. Poi è arrivato lo sfratto. Cosa ho fatto? Io me ne sono andato. Del resto avevo quell’altra abitazione. Credevo che la pratica per liberare l’appartamento, già avviata nel 1990, avrebbe avuto un’accelerazione. Se non altro perché quei locali per me diventavano la mia prima casa. Invece niente». In una delle ordinanze un giudice afferma che «l’inquilina non può permettersi un affitto di mercato». In un’altra c’è scritto che «grava sul locatore portare la prova» di quanto guadagni la signora con il suo lavoro in nero come parrucchiera. «Finché un giorno ho dovuto decidermi – dice ancora F.T. -: investire i miei risparmi, andare in banca a chiedere 50mila euro di mutuo per comprare una casa nuova. I miei figli hanno fatto lo stesso». Nel frattempo il 2 marzo scorso di fronte all’ufficiale giudiziario e ai vigili, l’inquilina ha estratto un certificato medico che le prescriveva riposo per dieci giorni. Il 14 aprile ha srotolato un altro certificato medico: «la signora soffre di lombosciatalgia». Poco importa che il medico presente avesse assicurato che il mal di schiena non è incompatibile con l’esecuzione di uno sfratto. Rinviato. Fino a qualche giorno fa, quando inaspettata, è arrivata l’ennesima ordinanza-beffa. Un giudice della XIII sezione civile, quella che si occupa di locazioni, ha stabilito di sospendere («sospendere capisce? Dopo 15 anni»)l’esecuzione dello sfratto. Motivo? L’ufficiale giudiziario che si era sempre occupato del caso non aveva la qualifica necessaria per farlo (tecnicamente era un B3 invece che un C1). F.T. di nuovo ha preparato le carte: ma stavolta la causa è per il risarcimento chiesto contro il Tribunale di Milano per i danni subiti da tante assurde lungaggini e rinvii.
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Controversie
la vergogna dell’Italia. Nessun giudice si è offerto d’ospitarla.
I giudici fanno pure molte feste, sono tre anni che gli avvocati mi mangiano soldi per sfrattare un inquilino che oltretutto non paga l’affitto, e il contratto è pure scaduto da tre anni.
Rimandi, cavilli. giudici che non ci sono ed io aspetto e pago, e gli avvocati sono felici che che ci siano molti rimandi.
e’ vergognoso e basta.
La giustizia in Italia non esisterà finchè verrà permesso, a quell’orda di avvocati famelici, di gestire l’assistito come se fosse uno sportello “bancomat”, cercando di prolungare i tempi con vari escamotage. La giustizia non ci sarà finchè i giudici non si metteranno seduti a leggere il fascicolo che hanno tra le mani. Capisco che hanno molte cause al giorno e un tempo ristretto, ma hanno a disposizione l’intelligenza da usare e non da tenere ben chiusa nel cassetto. Se svolgono questo lavoro lo devono, non solo alla propria famiglia, che ha permesso gli studi, ma principalmente, alle tasse pagate da quei cittadini che sono anche chiamati a giudicare, e non mi sembra poco ricordare questo. Quando poi si fa un processo alle intenzioni ( non ammesso dai codici ), cosa devo dire? E’ quello che è capitato a me e a mia moglie. Non sono più fiducioso nella giustizia perchè se fossi stato ricco, la sentenza sarebbe sta un’altra: ” il fatto non sussiste…). Riformare la giustizia è d’obbligo e va fatto presto, ma prima di tutto, togliere dai tribunali, tutte quelle cause che, come la mia, risulta chiaro e evidente che si tratta solo della voglia di uno xxxxxxx di fare del male gratuitamente. Berlusconi è ricco e la ricchezza non la si raggiunge senza l’illecito (lo dice una fitta bibliografia ), ma ha ragione quando dice che un’imbxxx , si alza la mattina e parla tanto per parlare; io, invece non sono ricco e non mi sono mai approfittato di nessuno, quindi non si capisce perchè si debba avercela con me. E finito il dono dell’intelligenza? Fatemi capire come gettare nella fogna avvocati, certi giudici, certi procuratori e certi accusatori.
ciao a tutti