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Lettera pubblicata il 22 Marzo 2006. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Loredana.
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Prenditi una sbronza, lenta. Eventualmente ti affideremo al Dipartimento CuPa di questa clinica. Stai calma.
ci sono ancora ragazze
Elena, ha di nuovo preso una batosta con la convivenza, stavolta cazzarola. Ma in giro ci sono solo storditi?
Ciao Elena, da che anno sei qui? Io dal 2011 🙂 Coraggio! Dalle batoste del passato abbiamo imparato TANTO! Mi mancano tanto Luna, Soldier, Max, Anna… anche se il fatto che non siano qui è un buon segno 🙂 Un abbraccio grande! Se ti va di superare questa nuova batosta insieme io sono qua! Sarah.
ciao Sarah, si, è da tanto che non scrivo, ma ci sono vecchi miei post.
Che dirti: ho avuto un rapporto malato sin dall’inizio. Ho conosciuto lui per caso. Ho avuto un incidente grosso nel giugno 2014 ed ad agosto ho conosciuto il mio lui. Ero in quel momento, su di una sedia a rotelle. Ci conosciamo e ci frequentiamo a casa mia, vista la situazione, anche se lui, abita a 12 km da me. Mi ero promessa di andare veramente piano, nella conoscenza, visto i precedenti rapporti conclusi male e single da 4 anni. Ed invece, è stato tutta una corsa. Ci siamo piaciuti subito, lui affrettava la cosa, ci siamo vissuti a mille. E la cosa all’inizio andava fin troppo bene. Poi, un di, mi presenta ai genitori e li inizia l’incubo. Accetto a Natale 2014 di andare per le vacanze da lui, con la promessa di tornarmene a gennaio a casa mia. Ma trà una cosa e l’altra, arriva gennaio e lui non vuole che torni a casa mia. Insisteva perchè lui, poteva assistermi meglio. Ok accetto, anche se con qualche dubbio, perchè in verita, ci sono stati episodi di sensi di colpa, che lui mi buttava addosso. ok mi dico, vediamo come va, vivendola stretta e senza impegnare anima e cuore, ma riservando quel posticino per me. Iniziano i suoi, a chiedermi che lavoro facessi, che intenzioni avevo perchè suoi figlio era molto preso da me. Il che rispondo, che dovevo, visto la lunga convalescenza e aspettando il risarcimento, non avere fretta di chiudere la malattia. Lui intanto lavora e spende per me. I suoi continuano a frequentare casa, il che mi scoccio e obbligo lui a definire dei paletti, perchè non mi pareva possibile, tutto stò via vai in casa, quando hai in atto una convivenza. Per unpò i suoi, li mette a tacere, poi la madre in accordi con il padre, iniziano a tempestarlo di domande su me. Lui sempre piu nervoso, in casa iniziavano le prime battaglie trà me e lui. Lui non vuole staccarsi dai suoi e io non riesco ad accettare il suo modo di porsi trà me,e i genitori.Passano i mesi e la storia prosegue trà battaglie a sensi di colpa. Arriviamo a settembre, altro mio intervento. Lui decide di stare con me in ospedale. I suoi, invece non sono d’accordo (l’ho saputo dopo) perchè perde dei giorni al lavoro. Novembre ormai è alle porte. Finiamo distanti in casa, ormai km. 6 gennaio 2016 tramite una forte discussione, pone fine alla relazione e mi butta fuori casa. Tempo 2 ore, avevo già 7 scatoloni da portare a casa. Il resto, fino ad oggi, sono state giornate dove lui è tornato-andato, ritornato.riandato e fanculizzato. fine
Cara Elena, purtroppo la nostra ormai esperienza decennale in materia ci ha insegnato una cosa. Quando un rapporto inizia a scricchiolare, quando sono più i momenti di tensione che quelli di felicità, quando diventa un’andata e ritorno continuo… credo non ci sia altro da aggiungere. Lo sappiamo entrambe. Bisogna trovare il coraggio di chiudere. Attraversare il percorso che conosciamo e, piano piano, tornare a star bene come meritiamo. L’amore non fa male. Non fa soffrire. Un abbraccio!
E’ veramente doloroso il momento in cui una relazione
termina (“la fine di un amore”), ancora più doloroso se si viene
lasciati improvvisamente e la relazione ha avuto una durata importante.
Trattasi – psicologicamente parlando – di un evento
stressante (anche traumatico) molto intenso: non tutte le persone, da sole,
riescono a sopportarlo, elaborarlo (!) oppure ridurne, semplicemente, l’impatto
emozionale, desensibilizzandosi.
La sofferenza provata dipende, oltre che dalla situazione contingente, dalla
soglia di sopportazione individuale e da caratteristiche personologiche, nonché
da eventuale predisposizione caratteriale o vulnerabilità biopsichica o
sensibilità personale, che dir si voglia (v. in particolare le pagine 26, 27,
65, 68, 80, 89, 175, 236, 249, 262, 277, 286, 358, 402, 449, 474, 539, 540 de
“Il manuale pratico del benessere”, patrocinato dal club UNESCO (Ipertesto
editore). Comunque in caso di seria difficoltà a superare il momento ed
eventuale interferenza importante con la propria vita quotidiana è sempre
consigliabile rivolgersi ad un capace ed esperto psicoterapeuta, semplicemente
per stare meglio con sé e con gli altri ed affrontare il futuro con maggiore
serenità per aprirsi liberamente verso nuove relazioni, più… salutari.
Per sessuologo clinico…scusi
Ma e’ SOLO il suo nick o lo è davvero?
13966
sessuologo clinico – 15 marzo 2016 20:03
Pessimo fenomeno l’assuefazione alla perfezione illusoria di un legame.
Abbagliati dalla luna molti dimenticano le Stelle.
Ma che belle citazioni. Quest’ultima mi ricorda la storia di un timido mungitore, che viveva in solitudine nella bassa lodigiana: Peppino Polti. Questo si innamorò perdutamente di una manzetta di nome Luna, trascurando il proprio lavoro. Il quotidiano locale, per il quale ogni notiziola era uno scoop, pubblicò un articolo sul “bergamino” innamorato: “Abbagliato dalla Luna Polti dimentica le stalle”.
Buon per lui, ma di solito il fenomeno è discendente.