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Lettera pubblicata il 22 Marzo 2006. L'autore ha condiviso 4 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Loredana.
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“questo, però, non significa che chi non è nella nostra pelle, non ha il nostro temperamento, non è immerso nella nostra realtà, sia in grado di sapere in assoluto cosa è meglio per noi e per quale via realizzarlo.”
è ovvio! un altro non può sapere meglio di noi cosa davvero collima con noi e cosa davvero vogliamo, cosa davvero ci renderebbe felici. ma un “occhio esterno” può valutare certe dinamiche relazionali molto più obiettivamente, se al contrario di noi non ne è direttamente coinvolto. Se io ad esempio ho un’ amica innamorata perdutamente e senza speranza di un uomo sposato che non lascerà mai la moglie, ovviamente sarà molto diverso il modo in cui io valuterò quella situazione, rispetto a quello della mia amica. perchè in quel caso lei ne è direttamente coinvolta e guarda con gli occhi della persona “acceccata” dalla passione. Io invece, standone FUORI, posso darne un quadro distaccato e OGGETTIVO.
Noemi usa la testa e non l’istinto. Il tuo hai già visto che scherzi ti fa.
Golem hai perfettamente ragione anche perchè Raul mi ha creato un nuovo problema e sono disperata veramente
“perché in quel caso lei ne è direttamente coinvolta e guarda con gli occhi della persona “acceccata” dalla passione. Io invece, standone FUORI, posso darne un quadro distaccato e OGGETTIVO.”
MG sarebbe persino superfluo doverlo sottolineare, ma hai fatto bene. Serve sempre.
A proposito della vicenda della mia lei con quel tizio, oggetto qui di molte obiezioni riguardo al giudizio sulla qualità del rapporto, le amiche di lei le dicevano esattamente quello che poi è emerso dalle lunghe discussioni sull’argomento, fatte durante la crisi. Ma il desiderio di non squalificarlo e squalificarsi di fronte all’evidenza di una “scelta sbagliata”, che deriva da una “visione sbagliata”, fa sì che lo si voglia giudicare attraverso la “passione che giustifica tutto “. È il dramma di chi pensa che la vita si debba vivere come Anna Karenina. Te l’immagine la Annuska che spignatta in attesa di servire una “ciorba” al suo eroe, Vronskij o Levin, cosa importa, che rientra dal lavoro? Questo é il guaio: immaginarsi l’amore come un romanzo o un’avventura, quando invece è vita di tutti i giorni, mooolto più romanzesca di questo romanzo che è il più di tutti i romanzi “sull’amore”.
Quello che non si vuole comprendere è che un rapporto che funziona lo si nota perchè semplicemente… funziona. Gli altri non sono rapporti, non sono amori, non sono storie. Ma tentativi.
Ciao toseta.
verissimo golem! la cultura che ci è stata trasmessa ci ha abituati a pensare che i GRANDI AMORI sono solo e unicamente quelli sofferti, impossibili, o contrastati dagli eventi. quelli di cui leggiamo nei romanzi, appunto. in realtà, di solito è vero proprio l’ OPPOSTO: e cioè un VERO AMORE presuppone la condivisione della quotidianità e di un progetto comune, e la costante presenza dell’ altro. elementi, questi, senza i quali non siamo di fronte a un amore autentico, ma a qualcosa che manco gli somiglia alla lontana. Fermo restando che le passioni e le emozioni anche solo passeggere hanno senz’ altro il loro fascino e danno slancio alla nostra esistenza. L’ importante è saperle inquadrare PER QUELLO CHE SONO!
ciao mio mentore! 🙂 😀
Oggettivo
Che vale per tutti i soggetti e non soltanto per uno o per alcuni individui, ed è quindi universale, non condizionato dalla particolarità o variabilità dei punti di vista: sapere oggettivo; giungere a conclusioni oggettive.
Soggettivo
Che riflette idee e sentimenti personali, preferenze individuali: giudizio soggettivo; descrizione, esposizione soggettive di un fatto; considerazioni soggettive.
Impersonale
Che non concerne o non è diretto (o non mostra, esternamente, di essere diretto) a una determinata persona: critiche impersonali, e simili.
Ottima disquisizione quella di Rossana. Se un rapporto (visto che si parla di questi), non ha funzionato, è una condizione soggettiva?
Se non ha funzionato, a prescindere dalle cause che attengono ad un altro aspetto della valutazione – quella sì soggettiva, a mio modesto parere – ma dalla semplice osservazione dell’evoluzione del fenomeno, appartiene o no a questa seguente definizione?
“Che vale per tutti i soggetti e non soltanto per uno o per alcuni individui, ed è quindi universale, non condizionato dalla particolarità o variabilità dei punti di vista: sapere oggettivo; giungere a conclusioni oggettive.”
Se io voglio scalare il monte Bianco ( passione) e mi avventuro con scarpe da ginnastica e maglietta e non ci riesco, (cause) non ho scalato il monte Bianco, anche se l’entusiasmo era a mille. È un dato oggettivo, anche se strada facendo ho goduto della vista dei caprioli e delle edelweiss.
La passione per la montagna resta, e sarà sempre grande, ma essere “alpinisti” è un’altra cosa.
Ecco MG, la passione é sempre un bel “motore”, ma è la “razionalità” che ti mostra la VERA strada da percorrere, e come “proteggersi”, sennò la “montagna” ti può “uccidere”. E lo fa, se non la “scali” come si deve, puoi giurarci. ( infatti Annuska muore, suicida. E chi l’ha spinta a farlo? La “montagna”, mai scalata)
La morale del romanzo di Tolstoi sta proprio nell’incapacità di essere “sinceri” con noi stessi. Che ci porta a compiere, nei casi limite, gesti con esiti anche fatali, nel momento in cui non si comprendono le ragioni VERE, di un certo desiderio non avendolo soddisfatto.
È il prezzo che l’essere umano paga da quando “colora” di divino manifestazioni e desideri terreni come il sesso, in questo caso. La religione in altri casi, ancora più complicati dai fanatismi, per esempio.
Ciao bellessa.
Ho dimenticato di citare la fonte delle definizioni del post 13915: http://www.treccani.it
“La morale del romanzo di Tolstoi sta proprio nell’incapacità di essere “sinceri” con noi stessi. Che ci porta a compiere, nei casi limite, gesti con esiti anche fatali, nel momento in cui non si comprendono le ragioni VERE, di un certo desiderio non avendolo soddisfatto.”
che combinazione golem! la sera in cui decisi che mi sarei autodistrutta con comportamenti autolesivi perchè compresi che non potevo avere il cuore del “mio” bandito, avevo proprio visto in tv il bellissimo film ispirato al romanzo tolstoiano, e che vedeva l’ attrice francese Sophie Marceau come protagonista. Ma io non avevo nè il coraggio nè la profondità d’ animo per buttarmi direttamente sotto a un treno, come invece faceva lei nella storia. e così scelsi la molto più consolante e “diplomatica” via della dissolutezza.
Vedi MG, nonostante le feroci e comprensibili critiche ricevute a fronte della mia tesi sugli amori inutili, pochi hanno compreso che il mio obiettivo era proprio banale, e cioè quello di far comprendere che colei o colui che danno di più in una storia sono quelli che poi la pagano in termini di autostima e di fiducia nei propri mezzi.
Io non sono uno psicologo e ho pochissima fiducia in queste figure professionali, non tanto per la validità della scienza che sottende questi studi, ma per le capacità dei professionisti sul mercato di saperla usare senza creare più danni di quelli che vorrebbero risolvere.
La ricerca della figura amorosa dell’età adulta, non è altro che la trasposizione di quelle dell’infanzia, e l’anelito di essere amati si ripropone con le stesse modalità di quello dell’infanzia. Se siamo stati amati ci avviciniamo a colei o colui che ci “appaiono” vicini a quella figura che lo fece. Se da quella figura NON lo siamo stati, cerchiamo di recuperare ciò ché ci sarebbe stato dovuto. In entrambi i casi cerchiamo di CONFERMARE un’identità attraverso l’altro. Da piccoli è necessario perché DIPENDIAMO, da adulti questo diventa una condizione nevrotica. Ma la maggior parte delle storie si sviluppa con questo copione occulto che ci indirizza verso questa o quello. Nel frattempo, presi dalla “passione” non scorgiamo i limiti di queste vicende proprio perché “drogati” di sentimentalismo. Non sentimento: sentimentalismo. Cosa ben diversa.
Se ripenso alla solita storia della mia lei ci vedo questo: la confusione che si è venuta a creare nella semplice anima di una ragazza quando ha interpretato un atteggiamento “simpatico” come una similitudine con quelle di un padre che simpatico e spiritoso lo era davvero, ma soprattutto vero.
Da li a vivere nell’equivoco, nell’illusione di riproporre quegli infantili momenti d’amore, il passo è breve, e la delusione assicurata.
Risultato dell’insuccesso? La sensazione di NON VALERE NIENTE. Allora c’è chi si butta via, fa una vita “dissoluta, chi si droga e chi continua a reiterare l’errore. Come anche quelli che “santificano” quei momenti proprio perché strazianti e struggenti, per quello che la sottocultura, ma anche la cultura (Tolstoi docet) ci trasmettono.
La verità è una sola, e cioè che la ricerca dell’amore da adulti deve essere da fatta da…adulti. Dove ci si aspetta, ed è richiesta, una sufficiente maturità emotiva tale da non aver bisogno di “delegare” all’altro, ancorché desiderato, il proprio valore.
confermo e sottoscrivo tutto quanto golem, è esattamente quello che è successo a me! queste esperienze, se le vivi in un momento in cui sei ancora fragile e immatura ( come lo ero io in quel caso ) infondono in te l’ idea che NON VALI NULLA, e ti comporti di conseguenza ( cioè senza amor proprio ). peraltro non è un caso che da ragazza io mi legassi esclusivamente a queste figure maschili, tralasciando chi mi amava e mi apprezzava appieno: sono stata una figlia bistrattata dai miei genitori, svalorizzata. seppur sentivo il loro affetto nei miei confronti. e questo “trauma emotivo” vissuto nell’ infanzia e nell’ adolescenza si è poi riversato sui miei rapporti amorosi di giovane donna, condizionando le mie scelte. Ma a parte questo, in quel “bandito” che ho tanto “amato” in gioventù, riscontravo parecchie similitudini con la figura di mio padre. Inutile dire che hai ragione tu anche sul fatto di adornare questi rapporti di un cieco sentimentalismo che però NON E’ VERO SENTIMENTO. e di questo occorre prenderne coscienza.
Adesso mi difendo energicamente da chi penso voglia umiliarmi e svalorizzarmi come persona, a volte forse in maniera pure esagerata. Ma la mia è una reazione RIFLESSA E ISTINTIVA, frutto di “antichi traumi” familiari, e del dolore che è derivato anche da passioni disattese e amori sofferti.
sull’ attendibilità degli psicologi non mi esprimo più di tanto. penso che, come in tutti i campi, ci siano quelli seri e coscienziosi così come ci sono i “cani”. io mi sono rivolta a queste figure solo due volte nella vita, e per pochissime e limitate sedute ( tre o quattro al massimo ). uno era uno psicologo dell’ ASL ( quindi gratuito ) che però ha fatto un ottimo lavoro e mi ha davvero “rimessa in piedi”. L’ altro si trattava di una psicologa che operava privatamente a fronte di costose parcelle, e in questo caso devo dire che sono rimasta alquanto delusa. ma non per il pagamento in sè, ma perchè questa persona non era assolutamente in grado di “andare nel profondo” e di scandagliare per bene le dinamiche umane e familiari per le quali mi ero rivolta a lei. si è limitata a darmi consigli scontati e sommari come quelli che avrebbe potuto darmi un qualunque tizio incontrato per la strada!