Caro Direttore,
sono una dei tanti Italiani emigrati all’estero per poter fare ricerca o più semplicemente per fare la professione per cui ha studiato.
Un’esperienza davvero meravigliosa, che consiglio a tutti gli studenti Italiani, un’esperienza che davvero arricchisce professionalmente e umanamente, e che soprattutto ti espone a un sistema diverso.
Sono un’idealista per natura, e continuo a sperare che qualcosa in Italia possa cambiare, non credo nei miracoli, ma magari nella buona volontà di persone che come me non hanno saputo adeguarsi al nostro di sistema e sono andate alla ricerca di qualcosa di diverso che magari possano un giorno esportare riadattandolo in Italia.
Attualmente lavoro come ricercatrice in una Università Scozzese, che produce innovazioni e scoperte pubblicate in autorevoli riviste internazionali, capace di collaborare con altre Università e con molte aziende private, che impiega 700 ricercatori da 55 paesi di tutto il mondo.
Perchè tutto questo non è possibile in Italia? Mi sono ritrovata a spiegarlo ieri a cena a dei colleghi britannici ed ho provato vergogna, quella vergogna che in Italia chi copia ai test di ammissione di Medicina non prova perchè il nostro è il paese dei furbi.
Per me è stato umiliante spiegare che se non hai conoscenze altolocate all’Università puoi fare la muffa con stipendi da fame, e facendo una ricerca non gratificante, perchè non al passo coi tempi per carenza di mezzi ma a volte anche di apertura mentale.
Ma sono un’idealista, e continuo a credere che qualcosa si possa fare per il nostro Paese, almeno dare una testimonianza che altrove fare il furbo è considerato disonorevole e che si lavora benissimo quando si rispettano le regole, si previlegia il merito e si collabora tra ricercatori del pubblico e privato.
Italia, un paese con poche speranze
di
Raffaella
Lettera pubblicata il 7 Novembre 2007. L'autore, Raffaella, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
La lettera ha ricevuto finora 6 commenti
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Raffaella,
non sono un ricercatore, ma ti capisco e ti do ragione.
Sei l’orgoglio dell’italia… sei una delle tante “teste pensanti” che all’estero ci danno onore..
già che ci sei, racconta ai tuoi amici scozzesi anche questa, così capiscono meglio perché la ricerca in Italia è una barbona e perché la Sanità pubblica è una barbona e perché in Italia la delinquenza “ha trovato l’America” e perché le strade sono piene di buche e perché i trasporti pubblici fanno schifo e perché il debito nazionale aumenta anziché diminuire e perché .. perché .. perché …
.. giornale dell’Udeur di Clemente Mastella, finanziato da tutti noi in ragione di 1.153.000E/anno per sole 5.000 copie scarse, ha usato così i suoi soldi:
– 40.000E a Clemente Mastella stesso per collaborazioni giornalistiche;
– 14.000E per acquisto di torroncini di Benevento spediti dai coniugi Mastella agli amici;
– 12.000E allo studio di Pellegrino Mastella, figlio di Clemente;
– 98.000E per viaggi e trasferte di Sandra Mastella (moglie), Pellegrino Mastella (figlio), Alessia Mastella (nuora) ed Elio Mastella (figlio);
– 1.150E per beni acquistati al centro commerciale Cis di Nola da Sandra Mastella;
– 4.000E per la benzina del Porsche Cayenne di Pellegrino Mastella;
– 36.000E per un contratto con la società Acros, di cui è socio al 50% Pellegrino Mastella.
– assunzione come giornalisti di Pellegrino e Alessia Mastella etc.etc.etc…
per altri dettagli,
http://espresso.repubblica.it/
spiega loro che in Italia noi finanziamo i Partiti anche se un referendum ha abrogato quest’usanza bolscevica, che finanziamo aziende che riciclano soldi sporchi della Mafia, che abbiamo Banche che fanno la stessa cosa e che il Vaticano è una Mafia esso stesso.
poi, chiedi aiuto a nome dei pochi Italiani degni di questo nome e della parte del popolo che non potendo far altro subisce; chiedi che Scozzesi, Irlandesi, Norvegesi, Svedesi e, se si può, anche qualche orso polare affamato, formino un’Alleanza a ci vengano a liberare, perché da soli non ce la faremo mai.
pregali che ascoltino questo grido di aiuto e d’allarme in nome dei nostri antichi legami con la civiltà Normanna, prima che il morbo italiota appesti tutta l’Europa.
Brava Raffaella, sputtana più che puoi il paese dove sei nata, è giusto così !
L’Italia è il paese dei furbi, non stupiamoci quindi se ci stiamo riempiendo di immigrati altrettanto furbi e non con buoni propositi come i tuoi.
Ammutinamento contro la politica, non voto più.
Filippo!
Mi sei piaciuto.
Mi dispiace perchè in nostri cervelli per affermarsi debbano “espatriare” per avere un futuro decente, coerente con gli studi fatti, e prechè anni di sacrifici degli studenti e delle famiglie debbano essere ripagate in questo modo.
E’ umuliante e deprimente vedere la cultura della “raccomandazione” regnare sovrana in Italia senza che alcuna inversione di tendenza s’intraveda all’orizzonte.
Ho una certa età e credetemi..sono sfuduciato…..e vedere il comportamento, arrogante ,presuntuoso , e di pavoneggiante sfacciataggine, di cui politici e banchieri si fanno vanto……non cambierà mai nulla..la cultura della raccomandazione l’abbiamo nel sangue nel DNA——poveri noi …
Cara Raffaella,
come darti torto. Negli ambienti di lavoro esteri lo chiamano “italian style”.
Tutto ciò mi crea una profonda tristezza perché noi italiani come popolo, nonostante tutto – e ci tengo a sottolineare il nonostante tutto – abbiamo grandi potenzialità e tu, Raffaella, rappresenti l’esempio vivente di quello che sto affermando. Anche io come te, sono un un’idealista e credo che le cose, a piccoli passi, possano cambiare. Il mio voleva essere solo un umile contributo e dette queste poche parole, ti dedico un sorriso e ti dico “onore al merito”.
Un caro saluto,
Massimiliano
leggete il libro “la casta”, dopo due pagine vi verrà voglia di organizzare un colpo di stato. poveri noi a che gente abbiamo affidato il nostro destino di paese.
ma vogliamo parlare di quante tasse universitarie pago per essere costretto a seguire lezioni in piedi, e per essere costretto a convivere con una disorganizzazione assurda del sistema universitario che è continuo oggetto di riforme?