Scrivo per sfogo, frustrazione o perché no anche per depressione.
Un paio di anni fa ha chiuso la ditta dove lavoravo da dodici anni,dopo qualche mese ho trovato lo scorso anno,un lavoro che sulla carta pareva essere interessante e stimolante.
Venivo lo scorso anno dalla fine di una relazione e da un periodo di disoccupazione, pertanto aver trovato occupazione mi sembrava un punto di svolta importante.
Purtroppo questa nuova sede dopo più di un anno dall’ apertura fatica ad ingranare, c’è stata una perdita del fatturato io e un collega siamo stati costretti per un periodo ad effettuare mansioni diverse dalle nostre per sopperire alla mancanza di lavoro.
Il mio collega un mese fa è stato licenziato perché a tempo determinato,ora sono rimasto da solo.
Oltre a ciò vi è un proprietario anziano che ogni settimana si presenta in sede,con una invadenza e maleducazione inverosile,cosa di cui ho più volte parlato ai miei responsabili senza riscontro.
Ho ricevuto già una lettera di richiamo disciplinare per una spedizione non andata a buon fine a un cliente,tra l’altro per errore del corriere,ora mi si minaccia di mandarmene un’altra per motivi assurdi tipo uscita senza avvisare anticipata,quando c’è tanto di email di prova.
Un clima davvero pesante,ho fatto due giorni di inventario articoli da solo,stanno facendo di tutto per rendermi le cose difficili,sono arrivato alla conclusione di andarmene sto facendo dei colloqui ma andrà per le lunghe.
Ambiente malsano,ancora senza personale di riferimento,con calo di lavoro,dove non ti è possibile svolgere autonomamente la tua attività per cui sei stato assunto,aggiungiamo personalità molto oppressive il quadro è fatto.
Mi sento senza motivazione,devo riiniziare tutto daccapo nella ricerca,con le solite incognite del cambiamento.
Ormai vado per i 44 anni cerco stabilità pensavo di averla trovata ma è l’ ennesima delusione,spero in una svolta presto,mi sento stanco e deluso.
Ciao.
Premesso che comprendo il tuo stato e le tue emozioni spiacevoli, posso solo scriverti che questa è la vita.
Secondo me l’errore è cercare la stabilità dove non esiste, l’errore è non accettare il cambiamento in una realtà in continua mutazione.
Quando una persona vive nell’amore di sé, in un buono stato di autostima, in armonia coi suoi pensieri e il suo essere sa che ce la può fare essendo una persona adulta.
Se non sa chi è e vive nella fragilità dell’ego ogni sfida, ogni cambiamento, la sfinirà, frustrerà e deprimerà.
Lo so perché anni fa ogni piccola cosa mi distruggeva, figurarsi i grandi accadimenti.
Ti auguro di fare di questo periodo di crisi un nuovo punto di partenza per crescere e vivere bene con te stesso.
Un abbraccio
Si ma tra qualche anno non avrò nemmeno più possibilità di cambiare,in quanto vecchio per il mercato del lavoro,la ricerca della stabilità è più per un’ oggettiva questione anagrafica che una questione di comfort
Ho due anni più di te e ho cambiato tantissimi lavori, l’ultimo l’ho iniziato ad aprile del 2023.
Chi ha voglia di lavorare e si mette in gioco qualcosa trova sempre e senza dover forzarsi a lavori schifosi, io non mi butto via solo per lavorare.
“Chi ha voglia di lavorare e si mette in gioco qualcosa trova sempre e senza dover forzarsi a lavori schifosi.”
Solo se laureati però. Parliamoci chiaro!
Ho la terza media, Tommy.
Ti capisco Inlakech, il senso di insoddisfazione, frustrazione e sconforto è il mio pane quotidiano.
Lavoro qui da ormai 6 anni e sin dal primo giorno i segnali dall’allarme erano evidenti anche per un giovane ragazzo alla prime armi, ho sempre cercato di comportarmi bene facendo finta di non vedere ciò che non andava ma la situazione è andata via via peggiorando. L’azienda è come una montagna russa, un mese va bene due vanno male e bisogna sempre fare salti mortali per quadrare i conti, nonostante ciò non si fa nulla per valutare e contenere i costi, ognuno fa esattamente quello che vuole e io sono abbandonato a me stesso gestendo carichi e responsabilità che non mi competono, l’ambiente è due spanne sopra il tossico e tutto questo mi fa infuriare perchè riconosco di non poter far nulla, ma non riesco a farmene una ragione o a fregarmene.
Praticamente passo 1/3 del tempo in ansia per la scadenze come se fossero personali, un altro terzo in angoscia come se dovesse succedere chissà che cosa da un momento all’altro visto numerosi episodi inventati al solo fine di mettere in cattiva luce le persone e il resto frustrato perché non accetto questa situazione ma non faccio nulla per uscirne.
Quel poco di autostima che avevo l’ho perso stando a contattato con queste persone che a seconda dalla giornata ti fanno passare dall’essere l’elemento essenziale all’ultima ruota del carro e sentandomi, di fatto, un buono a nulla non provo nemmeno a cercare un altro posto.
Potrei addirittura campare per qualche mese senza lavorare ma non mi dimetto per non dover dare giustificazioni a nessuno, sei pazzo a mollare un tempo indeterminato al giorno d’oggi? Non riesco a fare il salto nel vuoto che dentro di me sento avrei già dovuto fare da molto tempo. E’ come se mi stessi avvelando andando ogni giorno contro me stesso.
Gabriel, comprendo quanto scrivi e ho vissuto quel malessere per troppi anni della mia vita, fino a che ho lavorato in me per cambiare le cose e ho vissuto esperienze che non mi sarei mai immaginato.
Ho sempre avuto un tetto sopra la testa e da mangiare, sono ripartito da zero molte volte ma ho conservato la mia dignità e da allora ho giurato a me stesso che mai più mi sarei venduto l’anima per un posto di lavoro tossico.
Ti auguro il meglio.
Un abbraccio