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Lettera pubblicata il 2 Luglio 2007. L'autore, fisico, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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….rimane che possiamo stare anni a discutere, ma per insegnare nelle scuole medie e superiori non serve aver superato l’esame di Analisi3 (non so di che si tratta, è solo un esempio). Serve una buona preparazione di base, certo, ma servono molte cose che l’università non ci insegna: psicologia dell’età dello sviluppo, elementi di sociologia, per non parlare di pazienza, umanità, umiltà, tenacia. Sono un’insegnante con contratto a progetto, sì avete capito bene: a progetto. Vengo pagata ogni tre mesi come se fossi una professionista ed ho a che fare ogni giorno con una generazione di ragazzi insicuri, che vivono realtà drammatiche in casa e fuori casa. Vi assicuro che dei miei faticosi esami di Economia politica, Ragioneria, Matematica generale, Diritto commerciale, pubblico e privato, me ne faccio ben poco…. In bocca al lupo a tutti quelli che come me vogliono insegnare ed amano farlo.
Caro/cara RA, in ingegneria informatica (triennale), con Analisi 3 intendo proprio ANALISI 3 e quindi trasformate di Forurier, Trasformate Z…non elenco tutto il programma. Sono comunque consapevole che non tutte le facoltà hanno gli stessi corsi, ma se parliamo di analisi è analisi.
Il mio corso (2001) prevedeva discipline matematiche come algebra, geometria, analisi 1-2-3 e calcolo combinatorio, per un totale di 32 materie. A queste vanno poi aggiunti gli usi degli strumenti matematici, ripresi nelle altre materie. Ad esempio in telecomunicazioni era fondamentale la conoscenza delle trasformate di fourier per l’analisi degli spettri di frequenza dei segnali.
Ti faccio notare che provengo dall’università di catania, UNICT. Se quindi non credi puoi verificare. Ovviamente dal 2001 (ordinamento 2001) ad oggi le cose sono cambiate, ma ciò non toglie che quelli del mio corso che hanno sperimentato, purtroppo e non per nostra scelta, la triennale, a conti fatti han svolto in 3 anni quasi o tutto il programma della laurea magistrale, e la situazione è rimasta quasi invariata fino al 2010. Solo quest’anno Analisi 3 pare non sia prevista nel nuovo ordinamento 2011. La laurea magistrale prevedeva 6 materie per 5 anni. La triennale 32 incluso tirocinio e tesi in 3 anni. Le lezioni iniziavano alle 8 di mattina per finire alle 19 di sera (mattina e pomeriggio dal lunedì al venerdì con ovvia pausa pranzo/studio in sede) e sabato mattina avevamo ancora lezioni. La presenza era obbligatoria (firma registro presenze) per potersi presentare agli esami delle materie seguite (e poi accedere agli anni successivi). Inutile dirti che è stata una decimazione di studenti alla quale sono sopravvissuto, ma cerca di capire che, consapevole del fatto che non tutte le università sono uguali e che i corsi cambiano da anno in anno, è molto fastidioso leggere commenti “discriminatori” come il tuo.
Ciao,
sono Laureanda triennale presso la facoltà di Agraria di Reggio Calabria ed ho ricevuto da poco la mia prima chiamata per insegnare trattamento testi. Sono d’accordo anch’io vorrei insegnare da laureata triennale quando avrò acquisito il titolo di Dottore Agroforestale, mi piacerebbe insegnare Educazione Ambientale,se mai si decidessero a metterla come materia scolastica, ma forse dovremmo ancora imparare Educazione civile applicata ai diritti umani prima di porci, il problema di rispettare la natura, disporre di maggiori riserve di cibo ed energia,aumentare l’impiego di manodopera…Ma questa è tutta un’altra storia,solo mia…Ringrazio per la cortese attenzione.
La Laurea (chiamata anche triennale esclusivamente per la durata FORMALE del corso di studio e non perché si studi di meno rispetto alle lauree del vecchio ordinamento) non solo non è riconosciuta ai fini dell’insegnamento ma attualmente, sulla base di diverse esperienze, non viene ritenuta idonea nemmeno per lavorare in qualsivoglia azienda, ente etc. Le strutture (che dovrebbero inglobare nel proprio organico i nuovi Dottori) sono ancora ancorate a terminologie dei vecchi ordinamenti d’istruzione e considerano l’attuale Laurea come una Laurea breve, una mini Laurea o un diploma di Laurea che, voi sapete meglio di me, sono titoli che non vengono più erogati. I pressupposti del 3+2 (Processo di Bologna) erano quelli di creare delle figure professionali da inserire immediatamente nel mercato del lavoro. Beh, questo non avviene affatto e così quei presupposti teorici, nella pratica, vengono rovinosamente traditi. Siamo stanchi di essere considerati come dei laureati a metà o peggio ancora, ma non di meno frequente, come dei non laureati affatto.
Per conseguire la mia Laurea di I°livello (Sociologia indirizzo Istituzioni, Politiche Sociali, Programmazione e Gestione dei Servizi) ho dovuto sostenere 30 esami, più le attività di tirocino pre-laurea (percorso che dovrebbe essere portato a termine in 3 anni) mentre i laureati del vecchio ordinamento 22 esami da conseguire in 4 anni e senza tirocinio hanno, alla fine, lo stesso titolo di chi ha proseguito integrando la Laurea con la Laurea magistrale (che per conseguirla, unita a quella di I° livello consta di 45 esami, 2 esperienze di tirocinio e 2 tesi di Laurea, un gap più che notevole direi). Tengo a precisare che, nemmeno nel mio caso, ci sono state riduzioni dei programmi a d’esame. Il carico di studio non è cambiato dal vecchio al nuovo ordinamento anzi gli esami (oltre ad avere programmi identici) da 22 sono diventati 30, ragion per cui, bisogna conseguirne anche 8 in più.L’unica cosa che si è ridotta sono gli anni per conseguire la Laurea e non i contenuti. Abbiamo ricevuto la stessa identica formazione, se non di più, e alla fine loro possono insegnare mentre a noi non è concesso, beh, mi pare equo e giusto. Qualcuno di voi ha scritto: ci hanno truffato…beh penso proprio che sia così visto che, per iscriverti alla magistrale, devi farti carico di nuove tasse da versare. A cosa è servita, nella realtà, questa riforma del 3+2? Per inserire i nuovi laureati immediatamente nel mercato del lavoro o per arricchire le casse delle università? Riflettete su quale sia, dato i fatti, la risposta più giusta.
Siamo stanchi di veder così vanificati i nostri sacrifici e di essere ripetutamente trattati come individui che non hanno ricevuto una buona formazione. Pur volendo accettare il fatto che non volete farci insegnare, perlomeno consentiteci di lavorare in altri ambiti.Sono stanco di sentirmi dire:”No,con la laurea breve Lei non può lavorare qui!”.
Penso che sia un non senso non fare insegnare con la laurea triennale in ingegneria perchè per il suo conseguimento devono essere superati 33 esami,che non sono stati semplificati.Conosco persone che hanno dovuto penare per superarli non certamente per impreparazione,ma per piccoli errori di risultato a fronte di svolgimenti corretti. Al danno la beffa:bisognerebbe ricordare che nelle scuole italiane esiste un considerevole numero di insegnanti semplicemente diplomati!!!Suggerirei una petizione all’attuale Ministro facciamo sentire la nostra voce
Cara Anna, leggo solo adesso il tuo commento. Come giustamente dici tu, dovremmo far sentire la nostra voce.
Non poter insegnare con la LAUREA (I°livello) è assolutamente assurdo e spiego qui brevemente il perché.
Prendo in esempio la mia facoltà, ma credo che il discorso possa essere esteso a tutte le altre.
Io mi sono laureato (Laurea di I°livello) in Sociologia. Mi sono iscritto all’Università nel 2002 (era il secondo anno in cui veniva erogato il NO). La formazione ottenuta lungo tutto il corso di studi non è stata affatto diversa da un laureato del VO visto che seguivamo gli stessi corsi, con gli stessi professori e abbiamo sostenuto gli stessi esami (anzi noi ne avevamo anche 8 in più, 22 esami VO, 30 esami NO) con gli stessi identici programmi. Già in virtù di questo non vedo perché ad un laureato del VO venga concesso l’insegnamento mentre a noi questa opportunità venga negata.
Ma accantoniamo un attimo questo dato e poniamo il caso io mi sia iscritto (una volta conseguita la LAUREA di I°livello) ad una Laurea Magistrale. Poniamo il caso io abbia scelto di proseguire i miei studi iscrivendomi alla Laurea Magistrale in Sociologia della Salute e del Benessere. Questo corso di studi MAGISTRALE prevede che, per il conseguimento del titolo, vengano sostenuti 12 esami che riguardano sì la Sociologia ma applicata specificatamente all’ambito sanitario. Acquisendo il titolo di Dottore magistrale io potrei insegnare, ma nelle scuole andrei ad insegnare Sociologia e quindi andrei COMUNQUE a trasmettere ai miei studenti le nozioni che ho acquisito lungo la Laurea di I°livello e non di certo quelle acquisite durante la Laurea Magistrale che riguardano un ambito ben specifico. E quindi, che senso ha non consentirmi di farlo già con la Laurea di I°livello visto che la preparazione è già stata ricevuta? Bah, chissà chi potrebbe rispondermi a questa domanda. Non di certo i grandi fautori di questo ordinamento (nato sotto un’ottica ed implementato sotto un’altra).
Poi poniamo un terzo caso. Io potrei iscrivermi a vari corsi di Laurea Magistrale anche di altre facoltà (Scienze dell’Educazione, della Formazione, Della Comunicazione, Scienze Politiche). Nel caso in cui scegliessi una facoltà diversa rispetto alla mia Laurea di I°livello, cosa potrei insegnare una volta terminata la Laurea Magistrale? La Sociologia? Benissimo, anche in questo caso altro non potrò fare che trasmettere le nozioni acquisite durante il corso di Laurea di I°livello.
Per questo e per altre mille ragioni questo sbarramento nell’insegnamento è TOTALMENTE paradossale.
Ho 69 anni, quindi fuori dalla mischia. Nella vita ho fatto un mestiere che niente ha avuto a che fare con la mia laurea in fisica, ma mi ricordo che da studente già dal secondo hanno facevo supplenze anche per periodi lunghi (i congedi per maternità) sia alle medie che alle superiori. E senza presunzione con la preparazione di analisi I e 2, geometria analitica e proiettiva, fisica 1 e 2 nonché dei laboratori, escludendo altri esami che niente hanno a che fare con i programmi anche delle superiori, penso di essere stato un buon insegnante di matematica e fisica. Il problema era alle medie dover insegnare tra le scienze biologia, botanica e zoologia estranee al mio curriculum universitari.In conclusione per gli universitari del mio tempo era facile avere supplenze (e quindi essere ritenuti in possesso della cultura necessaria) perché c’era relativa scarsità di laureati in mat. o fis. Per cui ritengo che la decisione di escludere le lauree triennali dipenda solo dal fatto che oggi ci sono troppi aspiranti all’insegnamento e non per la decantata preparazione superiore. Prova ne è che alle medie chi insegna matematica deve anche insegnare scienze avendo o poca preparazione matematica (i biologi, etc.) o nessuna preparazione di biologia, zoologia e botanica (i matematici e fisici). Concludo sottolineando che mia moglie, anche lei ormai in pensione,laureata in matematica indirizzi generale, ha insegnato sempre alle superiori e sempre si è sentita frustrata per aver sostenuto esami di matematiche superiori, geometrie differenziali, topologia, teoria dei fasci etc. per poi dover usare solo il 7% del suo sapere.Una sana riforma dovrebbe prevedere proprio questo: lauree triennali per l’insegnamento medio e secondario, mentre le lauree specialistiche, magari a numero chiuso, dovrebbero avere sbocchi più impegnativi e qualificanti della loro preparazione.
Apprezzo moltissimo il commento di Mauro, molto onesto e saggio. Purtroppo, come scritto sopra, provengo da uno strano ordinamento 2001 di laurea triennale con gli stessi contenuti della laurea magistrale ed esami sostenuti insieme ai vecchi studenti della laurea magistrale. Avrei voluto scegliere il vecchio corso ma non era consentito. Oggi ci si ritrova ad aver studiato per oltre 5 anni, sostenuto più di 31 o 32 esami, tirocinio e tesi…per poi essere umiliati come ruote di scorta. Spero un giorno di poter iscrivermi alla specialistica, anche se ho 29 anni, fino ad ora non è stato possibile perché costretto a prendere parte alla vita lavorativa (come imprenditore) per non far fallire le attività di famiglia, a seguito di gravi problemi di salute , e sostenerla economicamente. Uno dei miei sogni era anche quello di insegnare, ma la realtà spesso ti impone delle scelte difficili da digerire.
Ripeto, ancora grazie a Mauro per non “averci” considerato come laureati di serie C. Commento ancora più apprezzato per via della sua esperienza sia professionale che di vita.
Sono laureato in matematica che ha vissuto l’epoca di passaggio dal vecchio al nuovo sistema, dato che mi immatricolai nell’ultimo anno di vigenza del vecchio ordinamento. Oggi sono un docente di ruolo di matematica e fisica.
Preciso subito che per accedere in pianta stabile all’insegnamento non mi è stata sufficiente la sola laurea, in quanto ho dovuto conseguire l’abilitazione all’insegnamento mediante la frequenza di un biennio di specializzazione post lauream al quale si accedeva superando una prova di selezione.
Dopo aver letto alcuni interventi, ritengo opportuno chiarire alcuni aspetti.
Innanzi tutto sgombriamo il campo da un equivoco: la laurea di primo livello NON può essere ritenuta equivalente, per quel che riguarda la preparazione e il livello di maturazione culturale raggiunto,ad una vecchio ordinamento, tanto è vero che i contenuti degli esami sostenuti in un corso laurea triennale sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli che venivano trattati in un corso di laurea specialistica. L’equivalenza esiste solo fra le lauree vecchio ordinamento e le lauree di secondo livello, tanto è vero che il
D.I. 5/5/2004 ha provveduto a sancire l’equiparazione fra i due titoli ai fini dell’accesso ai pubblici concorsi.
Non si confonda quindi la diversa struttura del corso di studi con quella che è l’effettiva maturità culturale che si ottiene dai due titoli.
In effetti prima ci si poteva laureare in matematica senza inserire nel piano di studi un solo esame di informatica e persino di probabilità e statistica. Ma non per questo la preparazione era inferiore, semplicemente si approfondivano altri settori. Va bene pertanto svecchiare il percorso di studi, rendendolo più attinente al mondo moderno, ma non si utilizzi questo fatto per fare false deduzioni.
Capisco comunque il desiderio di accedere all’insegnamento con la laurea di primo livello. Io stesso, da studente, rimpiangevo i tempi a cui faceva riferimento Mauro, in cui era possibile fare delle supplenza quando si era ancora studenti.
L’invito che faccio è però quello di riflettere maggiormente sulla questione. Quello che dice Mauro è verissimo, oggi l’offerta di docenti è piuttosto elevata, e quindi non c’è la necessità pratica di allargare l’accesso all’insegnamento. C’è però dell’altro: l’insegnamento nella scuola secondaria non può diventare lo sbocco per chi si è accontentato di aver acquisito una preparazione di base, mentre per altri profili professionali continua ad essere richiesta la specialistica.
Con tutto il rispetto, non sviliamo la professione docente, perché il metro per valutare la preparazione che un docente deve possedere non può essere sicuramente ciò che effettivamente viene insegnato.
Il discorso pertanto andrebbe incentrato su un’altro aspetto: la revisione dei titoli di accesso all’insegnamento, che dovrebbero essere più restrittivi in modo da favorire i possessori di lauree specifiche per la materia che si deve insegnare.
In risposta al Prof. Simone.
Concordo sul fatto che la laurea triennale non offre lo stesso livello di preparazione. Il problema è che durante i primi anni questa riforma è stata interpretata dalle università in svariati modi. Nel mio caso, forse particolare, l’ordinamento 2001 dell’università di Catania, facoltà di Ingegneria, prevedeva un percorso formativo di 32 materie, tirocinio e tesi. I crediti erano solo una formalità. Ogni materia prevedeva scritto, ed orale. Altre anche prova pratica e, la cosa a mio avviso più piacevole, progetti (che non escludevano prova orale e scritta). Nel mio corso di ingegneria, era prevista Analisi 3, Fisica 1 e 2, Chimica, Algebra e Geometria (oltre alle altre materie orientate a livello informatico, elettronico ed elettrotecnico) svolte da insegnanti molto preparati provenienti dai corsi di laurea di matematica (pertanto non sono stati corsi leggeri o privi di teoria, dimostrazioni, contenuti ridotti).
Oggi la laurea triennale è molto ma molto diversa. Decisamente più leggera e non comprende più Analisi 3, elettronica digitale, laboratorio di elettronica ed elettrotecnica e tante tante altre materie (comprese quelle informatiche e specifiche di telecomunicazione) almeno a Catania, dove l’ordinamento cambia troppo di frequente.
Io sono contento di aver potuto affrontare questo corso di laurea, ma mi sento UMILIATO e deriso ogni volta che devo spiegare questo disastro. Le materie in più che ho svolto, oggi le ritrovo nel corso di specializzazione. Pertanto, è stato fatto un danno. Nel corso che ho conseguito io, soltanto un ragazzo è riuscito ad ultimare il tutto nel corso dei 3 anni. Il resto ha impiegato dai 4 ai 6 anni. Se permetti, mi sento preso per i fondelli da tutto questo, e mi dispiace che ancora oggi non sono riuscito ad iscrivermi al corso di specialistica (oramai a numero chiuso) per motivi di lavoro e mantenimento della mia famiglia (genitori).
Pertanto, chi è responsabile di questa riforma e chi ha interpretato il tutto a suo modo, ha calpestato quelli che erano i miei sogni ed il mio futuro.
Mi importa relativamente poco per un solo motivo: posso continuare a studiare per i fatti miei.
E questo detto da uno studente diplomato con il massimo dei voti e laureato con voto di laurea di 103…giusto per far capire che ne io ne tanti altri studenti abbiamo scelto di gusto quell’ordinamento, impossibile da ultimare in 3 anni come hanno dimostrato i fatti, trovandoci a studiare per 5 anni ed oltre quando avremmo preferito di gran lunga partecipare alla laurea magistrale.