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L’incontenibile disgusto per l’essere

di Suchende
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Lettera pubblicata il 19 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 131 commenti

Pagine: 1 7 8 9 10 11 14

  1. 81
    Suchende -

    Se penso a questo, davvero mi viene da dire che andare a morire in Norvegia è l’unica soluzione. Forse davvero ci sono persone buone in questo mondo, però ho paura di crederci, ho paura di sbagliare, ancora, e di restare fregata. “Resti fregata e allora? Ricominci.” mi si potrebbe obiettare. Il fatto è che a un certo punto ci si stanca. Il fatto è che IO sono stanca di credere nelle persone e non so se valga la pena vivere per me stessa se alla fine comunque morirò. Se fossi capace di scrivere in maniera decente andrei in giro a cercare l’ispirazione e vivrei di poesia, ma non ne sono capace, non sono capace di nulla, in fondo. Non so, mi sembra di scrivere sfoghi di un’adolescente qualunquista, ma non credo sia così. Se solo non fossi così affamata di “altro”! Forse ci godo a pormi sempre le stesse domande e a sbattere contro i miei stessi limiti. Cercare di assorbire tutto, cercare un senso, cercare risposte, cercare domande, cercare persone, cercare sogni, cercare, cercare, cercare, suchen, suchen, suchen… e vivere è come guardare il sole con gli occhi spalancati, sentire il fuoco irradiare l’iride e non battere un ciglio. Però quanto potrò andare avanti, mi chiedo, prima di divenire cieca?
    Ho parlato con Ted (il professore di storia e filosofia). E’ stato molto dolce. Doveva tornare a casa (abita, tra l’altro, in un paesino che dista quasi 1 ora di macchina dalla mia scuola) eppure è rimasto un po’ lì con me. Ne abbiamo parlato, gliene ho parlato, molto brevemente, senza scendere nei dettagli. So che mi avevate consigliato di lasciar perdere, ma non ce la facevo più: dovevo dirlo a qualcuno e lui è l’unica persona con la quale riesca a parlare chiaramente. Non ricordo se prima o dopo l’aspetto dell’abuso, ha fatto, inoltre, una cosa molto bella. Non ricordo proprio cosa stessi dicendo (ero molto stanca e avevo pianto e urlato per quasi due ore), ma a un certo punto ha preso un leggero slancio, si è avvicinato al lettino sul quale ero seduta con le gambe incrociate, e mi ha sfiorato la mano, per farmi forza. E’ stato un attimo: ha ritratto subito la mano, come se avesse preso la scossa, ma io voglio pensare (forse illudendomi) che l’abbia fatto per un suo modo di essere discreto e timido, piuttosto che per un senso di disgusto derivato dal contatto con me. Comunque, si era fatto promettere di parlarne con lo psicologo e io l’ho fatto. Ha detto che devo vedere l’accaduto come “segno d’affetto”, come cosa normale,che non mi rende affatto “mostruosa”. Ci provo, anche se non mi sembra molto diverso dallo scuotere con forza la testa ogni volta che il pensiero mi sospinge verso quell’angolo buio,come avevo fatto fino a poco tempo fa. Il fatto è che il dottore vorrebbe che io frequenti i miei coetanei, che faccia le bravate da 16 enne, che parli di moda, di ragazzi e di vip. Ma se io non fossi così? Egli è convinto che questo mio essere intellettuale sia un male, che sia solo una maschera per celare la mia profonda insoddisfazione fisica(contiua)

  2. 82
    Suchende -

    (continua da 82)e forse in parte è anche così, ma se a me piacesse pensare in un certo modo? Se fossi semplicemente più matura, per alcuni aspetti, dei miei coetanei? Dovrei per forza costringermi a stare con loro? Non che non abbia proprio relazioni, a volte cerchiamo di convivere, anche se sono sempre io quella che alla fine viene presa per i fondelli, ma d’altro canto ogni qual volta ho provato a passarci del tempo mi sono sempre sentita incompleta, se non addirittura vuora, annoiata e desiderosa di vedere altro. Il dottore ha anche aggiunto che dovrei sistemare le cose con il ragazzo con il quale mi stavo sentendo, ma anche per quanto riguarda questo argomento non so se seguire i suoi consigli. E’ che un ragazzo che non vuole impegnarsi come potrebbe aiutarmi? Però forse è qui il mio errore. Cerco qualcuno che mi aiuti, che mi dia delle indicazioni da seguire, un manuale di istruzioni per la vita, da ricompensare con le attenzioni fisiche, per quanto ritenga il tutto motivo di imbarazzo, non sentendomi all’altezza. Per quanto riguarda il fisico, io ci provo a mettermi a dieta, a fare esercizi, a comprare abiti carini, a valorizzarmi in genere, però poi c’è sempre quella presenza inquietante ed opprimente, mia madre, che soffoca tutti i miei tentativi di parto di una femminilità nuova e riscoperta. Per cui piange se non mi ingozzo di cibo, si fa venire le crisi se mi vesto in modo da mettere in vista le curve, elogiando gli abiti che invece mi vestono malissimo. E appena c’è l’occasione parte la sviolinata sul sesso, sulle ragazzine incinte che deve visitare. In più non vuole che cresca, vuole fare sempre tutto lei, non mi lascia mai lo spazio per provare, per sbagliare, per fare esperienza. E se poi, per caso, la riesco a convincere a lasciarmi tentare, capita sempre che sbaglio e come mi pesa sull’orgoglio e sulla psiche quello sbaglio! Avrei dovuto saperlo che ero inadeguata a quel lavoro. Ecco, parlare di mia madre mi stanca molto. Ho scritto appena qualche riga, eppure mi sento già distrutta. Mi ero fatta delle fotografie che mi servivano per il corso di teatro, e avreste dovuto vederla la faccia di mia madre in quel momento. Chissà se scappassi di casa come la prenderebbe. In ogni caso sono preoccupata. A parte la scuola, la guerra, il tempo che passa (considerazione che diventa giorno dopo giorno fonte e spunto di un’angoscia sempre più radicata e viscerale) ci sono tutta una serie di considerazioni sulle mie relazioni umane che vorrei fare, anche se non credo di averne il tempo e la forza per farlo qui ed ora, e avrei ancora tante cose da scrivere… Ad ogni modo mi domando se sia possibile sbagliare e passare per impediti qualunque cosa si dica o si faccia. Perchè è esattamente così che io mi sento. Negli ultimi tempi ho iniziato anche a fumare canne. Era capitato in precedenza che mi facessi qualche tiro, ma si trattava di episodi assolutamente sporadici ed isolati. (continua)

  3. 83
    Suchende -

    (continua)Ora, invece, galeotte le feste di 18 anni e chi ci va insieme a me, quasi ogni settimana almeno un paio se ne vanno, con picchi massimi di 7 in 2 ore circa (ovviamente mai da sola; anzi, in quel caso particolare ero in compagnia del succitato ragazzo-salvatore, la cui vicinanza è, come dire, sempre alquanto piacevole per i miei sensi). Il motivo? Assoluto desiderio di distruzione del pensiero convenzionale. Così mi brucio i neuroni? Assolutamente possibile, ma ciò non toglie che la realtà “lucida” diventa ogni giorno più turpe e dolorosa e io vorrei solo l’inconsapevole esistenza tipica della realtà onirica. Un po’ per amore del sapere, forse, un po’ per sperimentare nuove branchie del sentire, un po’ per chiudere gli occhi e, soprattutto, chiudere la realtà, con tutte le sue problematiche contraddizioni, al di fuori del proprio io. E ho paura del domani, anche. Ho paura della routine, di ritrovarmi fra una ventina d’anni con un lavoro che non mi piace, un matrimonio freddo e sterile con un marito che a stento vedo e che mi tradisce per qualche ragazza più giovane e bella di me e, se le cose andassero proprio male, anche uno o più figli da crescere, senza avere la minima idea di come fare. E la monotonia, la vecchiaia, l’assenza di tempo a disposizione per pensare, riflettere, coltivare passioni, fare esperienze completamente nuove. Una volta, Rossa, mi hai chiesto cosa ne pensassi del destino. Non lo so. Non so neanche se credere in un ente creatore che ci abbia dato le “potenzialità” per vivere la nostra vita secondo le nostre inclinazioni, in quanto, secondo me, sul ruolo che assume Dio nell’ambito della creazione del singolo ci sono diverse interpretazioni e versioni più o meno ricche di dettagli. A prescindere, ora, dalla visione cristiana del destino, beh mi piacerebbe credere di essere io la padrona di me stessa e della mia vita, di essere l’unica persona a poter scegliere e a portare avanti la mia esistenza in un certo modo e sarebbe anche più semplice, credo, considerare che tutto quello che ho fatto ha dipeso solo ed esclusivamente da me. Sarebbe più semplice, perchè non ci si dovrebbe confrontare con il ruolo che ha la figura dell’ “altro” nella nostra vita. Immagino sia fastidioso ammettere che la nostra vita è anche quella degli altri, nella misura in cui noi siamo condizionati e forse viviamo addirittura in funzione di ciò che l’altro ci può dare, ci può trasmettere, ci può togliere, anche. Se un individuo vivesse da solo, senza alcuna possibilità di entrare in contatto con niente (perchè “altro” non significa solo un’altra persona),sfido quell’individuo a rendersi perfino conto di essere vivo. Non sono una fatalista e vorrei non pensare che la mia vita dipenda solo da ciò che di me si è generato in seguito a confronti su confronti, però penso che alla fine anche le scelte prese in totale autonomia sono frutto di considerazioni che senza un previo confronto non sarebbero potute esserci.(continua)

  4. 84
    Suchende -

    Bisognerebbe capire anche, secondo me, se un individuo, quando viene generato, presenta già in sè alcune caratteristiche psicologiche, quando avviene la nascita del pensiero e tutta una serie di considerazioni che ci facciano delimitare il raggio d’azione dell’influenza altrui rispetto a quelle che sono le oggettive propensioni del soggetto. Ma sono argomenti ancora molto fantascientifici e lungi da me il volerti annoiare con vuote considerazioni pseudo-filosofiche. Diciamo che immagino ci si influenzi a vicenda, vorrei capire in che misura, ma ci sono ancora troppe cose da capire e immagino che, ora lasciando in parte le eventuali scoperte scientifiche sulle caratteristiche prenatali dell’uomo, la terribile domanda sul destino, come tante altre domande, rientri in quel gruppo malefico che la ragione non riesce a toccare. Non so se ti è (o vi è)mai capitato di porti una domanda e non riuscire più a uscirne. Provare varie tesi e trovarsi sempre di fronte ad un muro immaginario, una sorta di campo elettromagnetico che non ti lascia progredire con le tue considerazioni, malgrado tu ci vada contro ancora e ancora e ancora. E’ una cosa che faccio spesso, anche se poi mi viene un’emicrania pazzesca e un grande senso di vuoto dentro.
    A volte penso che sarebbe facile, vivere. Forse basterebbe non pensare. Eppure uno dei pensieri con cui mi coccolo è camminare mano nella mano con una persona (che cambia a seconda di quale credo che sia la persona giusta con cui fare certe cose. Si tratta prevalentemente di maschi, lo ammetto, forse per il desiderio di sentirmi anche amata e protetta. Per un periodo c’era stato anche quel mio famoso compagno di classe; ora credo il mio professore, Ted)in un campo di grano o su uno sterminato prato verde. Camminare e sentirsi compenentrati dalla natura, dal caldo sole splendente, dal profumo dell’erbe o del grano maturo, i cui alti steli ci solleticano le braccia e la pancia mentre giochiamo a rincorrerci, a nasconderci, a perderci, per poi ritrovarci. E parlare, parlare, parlare di tutto. Di filosofia, di poesia, di storia, di paure, di affetti, di gioie, di dolori, ascoltando la musica. Beethoven o i Pink Floyd o quello che capita, insomma. Ci basterebbe anche il solo stormire del vento fra le fronde degli alberi o fra gli steli dorati e il rumore dei nostri pensieri e dei sospiri e delle risa.
    Già. Ma trovarla una persona capace e disposta a fare tanto!
    Vorrei credere di desiderare di non aver bisogno di sognare, di arrivare al punto di accettare ed amare la realtà così come essa mi si presenta alla vista, però devo ammettere che quando ci penso, ho la costante sensazione di uccidere, in questo modo, una parte di me stessa. Forse mi sono abituata all’idea di soffrire, di vedere le cose in un certo modo. Come ha detto Ted, ho trovato un mio equilibrio, per quanto precario e forse sbagliato, in questa mia condizione di malessere e credo che sia anche perchè una parte di me associa l’idea di essere serena (continua)

  5. 85
    Suchende -

    (continua da 85- sì, ogni tanto mi dimentico di segnare il messaggio precedente, comunque sono tutti concatenati)a quella di essere mediocre. Non so il perchè in effetti.
    Comunque sia, ora meglio parlar d’altro. Sento, Rossa, che dici che sei sul forum perchè sei in cerca di aiuto e mi sento un verme se penso che tu sei qui tutti i giorni a confortarmi, a parlarmi dei piccoli piaceri di tutti i giorni, senza che io faccia(e riesca a fare) nulla per esserti di conforto. C’è una canzone carina di un gruppo di ragazzini tedeschi, caduti ormai anche loro nelle fauci dello showbusiness, ma che, al tempo, avevano ancora un potenziale niente male, che dice “Ihr könnt doch alle etwas tun bevor wir auf der Straße sitzen.Habt keine Zeit euch auszuruh’n, schon kleine Dinge, die uns nützen” che in italiano sarebbe “Potete tutti fare qualcosa, prima che finiamo per strada.Non è ancora tempo per rilassarsi, sono le piccole cose che ci aiutano”. Questo per dirti che non scrivi cose stupide, il fatto che io sia un’appassionata di storia e filosofia significa ben poco, tanto più che già ho il vizio a farmi le cosìdette “pippe mentali”, e riflettere sulla bellezza delle piccole cose e della semplicità della vita di tutti i giorni non potrebbe che farmi bene.

    Voglio ora rispondere un attimo a unamamma, sperando che passi presto di qui e si renda conto che non è passato ignorato il suo messaggio, anzi, se non avessi ritenuto estremamente difficile risponderle, non mi sarei presa tutto questo tempo per farlo. Certo che puoi chiamarmi Suc, è solo un nome, dopotutto. Io non ho mai detto nulla a mia madre perchè, non so se hai letto i precedenti commenti, il rapporto che ci lega non è dei migliori. Non perchè lei non mi voglia bene o non me ne abbia voluto in passato. Anzi, sono io che preferirei che i miei genitori non mi volessero bene. Il fatto è che non sopporto mia madre, non sopporto il suo volermi protegger. Ecco, penso che sarebbe inutile parlare di certe cose con mia madre perchè sono abbastanza convinta che ella non mi sarebbe di alcun aiuto e questo anche per una questione di dinamiche relazionali. Il fatto è non è mai stata realmente con me. Dice di amarmi, e io sono sicura che sia così, ma non come persona, non per come sono io, ma perchè sono sua figlia. Può sembrare paradossale,ma l’idea che qualcuno ti ami e ti amerà per sempre, qualunque cosa tu faccia e a prescindere da come sei, aiuta fino a un certo punto. O almeno io non ne ho mai tratto un grande giovamento. Mi sono sempre sentita soffocare da tutte queste attenzioni che hanno per altro indotto in me una serie di sensi di colpa più o meno grandi. Se ad esempio facevo qualcosa di male, come le cosa sopra raccontate che facevo a mio fratello, mia madre, che nn era stata con me per tutto il giorno, continuava a coccolarmi. Per un bambino ritrovarsi ricoperto da improvvise attenzioni da parte di una persona che si vede poche ore al giorno è estremamente confusionario. (continua

  6. 86
    Suchende -

    (continua da 86) Le domande dei miei genitori, le loro attenzioni mi hanno sempre infastidito, nel senso che non mi hanno mai fatto sentire completamente bene, ma ho sempre provato una forte sensazione di malessere, una vocina interiore che mi diceva di non essere degna. Una volta decisi che volevo scappare di casa. la ragione era abbastanza futile a onor del vero, ma quando arrivai davanti la porta di casa ripensai a mia madre che veniva ad abbracciarmi e mi sentii terribilmente in colpa. rinunciai non perchè pensavo mi sarebbe mancata mia madre, ma perchè temevo che sarei mancata io a lei. Coccolare mia madre è sempre stato un dovere, più che un piacere, per me che ho iniziato ben presto a provare repulsione per quasi tutte le dimostrazioni affettive. attualmente tollero solo gli abbracci, forse perchè mi immobilizzano e se una persona mi stringe forte le sue mani non possono farmi altro male. In ogni caso tutto ciò che posso consigliarti è di non essere ossessiva. I miei genitori sono entrambi ginecologi e mi hanno fatto un lavaggio del cervello da quando avevo 10 anni sul sesso e la sua negatività e io quando ho iniziato a manifestare una certa curiosità (forse anche normale) verso l’argomento pensavo ai discorsoni gridati dei miei genitori. Una volta accadde una cosa singolare: iniziarono ad insistere forsennatamente con domande imbarazzanti su ciò che mi avesse fatto una mia insegnante. La povera donna non aveva fatto niente. Erano le vacanze della 5 elementare e io,che le ero molto legata, ero andata a stare un po’ con lei in una casa che aveva in campagna (la mia era una scuola privata tenuta da suore e la suora in questione era come un membro di famiglia per tutti i ragazzini della sua classe). Solo che, ahimè, l’avventura si era rivelata molto meno divertente del previsto e io avevo chiesto ai miei di venirmi a prendere prima. E c’è un che di comico nella voce allarmata, ansiosa, preoccupata fino all’inverosimile dei miei che mi chiedevano se l’insegnante mi avesse “toccata” con una repulsione e un panico nella voce da spaventarmi a morte. Io credo che per far sì che tua figlia si fidi di te è importante che ci passi tempo, il che non significa arrivare alle 20.30 a casa e ricoprirla di baci e coccole per 3 ore, fino a quando vai a dormire perchè alle 5.30/6.00 inizia una nuova giornata di lavoro. I genitori devono far sentire i propri figli speciali, amati, ma è importante, credo, non eccedere e far capire ai bambini che, innanzittutto, loro MERITANO di essere amati per quello che sono. E’ una via comportamentale che oscilla fra l’atteggiamento di chi ama e coccola a prescindere e quello del vecchio sistema del bastone e della carota, una via sicuramente sottile e non so se sia possibile raggiungerla e mantenerla sempre. Penso di no, ma credo sia ugualmente importante provarci e ricordarsi che i bambini sono sempre persone, che devono crescere, devono sbagliare, devono imparare. (continua)

  7. 87
    Suchende -

    (continua da 87) Non chiudere tua figlia in una campana di vetro per paura, come ha fatto e cerca ancora di fare mia madre. Io, almeno, ne ho ricavato solo ansia da prestazione (per la paura di non fare mai abbastanza per meritare simili attenzioni)e paura maniacale dell’ “altro”. Poi magari ho detto solo una caterva di stupidagini. Dopotutto sono solo una ragazzina spaventata a morte dalla vita…

    P.S. scusate se ci sono diversi errori, ma ho scritto tutto di getto. Scrivo sempre tutto di getto, probabilmente per paura che sopraggiunga un irragionevole senso di vergogna che mi impedisca di continuare a scrivere qui. Volevo solo specificare, perchè non era chiaro, che non è stato il professore a dirmi che devo prendere ciò che mi è accaduto come una manifestazione d’affetto, ma lo psicologo. Non so, il fatto che sembra considerare sempre molto poco cose che sono per me fonte di grande preoccupazione dovrebbe alleviarmi l’ansia, eppure non riesco a fare a meno di sentirmi sempre un po’ inadeguata quando parlo con lui.

  8. 88
    rossana -

    ciao Suchende,
    i tuoi post sono stati per me il più bel regalo di Pasqua, unitamente agli iris blu (ricordo di mia madre) che, giorno per giorno, continuano a sbocciare sul davanzale (non tutti i fiori sono così generosi!).

    mi DELIZIA leggerti, anche se a volte i tuoi concetti diventano un po’ difficili per la mia terza media (il corso professionale successivo è stato del tutto inconsistente)! come sei fortunata a poter studiare e ad aver modo di conoscere tante cose in modo indiretto!!!

    possono non essere abbastanza utili per la vita ma sono senz’altro utili a intrattenerti con te stessa, in attesa della possibilità di scambiare idee e opinioni con altre persone in sintonia con la tua preparazione e i tuoi interessi.

    sta lievitando in me il desiderio di incontrarti, di stringerti e di iniziare con te un rapporto amichevole meno virtuale… abiti al nord, al sud o al centro del Paese? mi sembra di intuire centro…

    devo rileggere il tutto con più calma, anche se già avrei risposte da darti: voglio elaborarle meglio in un momento in cui mi senta meno stanca e meno sola. la ricorrenza delle feste più importanti sono sempre un brutto passaggio!

    un abbraccio affettuoso.

  9. 89
    rossana -

    ciao Suchende,
    cercherò di commentare, post per post, tutti gli argomenti che hai trattato.

    innanzitutto, però, e credo di ripetermi, non ti devi preoccupare di me: da tempo ho imparato a “reggermi in piedi” da sola, sia pure, a volte, con fatica. e non mi aspetto nulla da nessuno. di tanto in tanto mi basta potermi confrontare esprimendomi in totale sincerità…

    vengo qui essenzialmente per mantenermi in contatto con il mondo, avendo scelto di vivere sola. mi piace anche offrire il poco che ho imparato, per sentirmi ancora utile, e spesso traggo insegnamenti indiretti da quanto altri scrivono…

    questa tua modalità di evasione dalla realtà (preferisco “evasione” a “estraniazione”) mi è ben nota, avendola sperimentata: “Quando non urlavo, non piangevo e non cercavo di ferirmi, sprofondavo in una sorta di limbo, in una dimensione parallela per cui tutto ciò che mi accadeva intorno non mi interessava, non mi apparteneva.”

    a mio avviso, è la logica reazione al voler tener sotto controllo pensieri e sensazioni, nell’incapacità di affrontarli. si riesce per un po’ e poi prendono il sopravvento, portandoci nella dimensione di dolore che abbiamo cercato a lungo di evitare. succede con entità e modalità implosive diverse, da soggetto a soggetto, da pena a pena, ma la dinamica spesso è la stessa.

    il trucco sta nell’imparare a “pilotare” il processo, impedendogli di diventare troppo deflagrante. si può imparare a percepire il crescendo dell’uragano che sta per scatenarsi e riuscire a indurlo a manifestarsi in una forma più frequente ma meno dolorosa.

    in realtà, per me questa non è nemmeno evasione: la definirei piuttosto una tregua o, meglio ancora, un ritorno allo stato di natura in cui si dovrebbe poter vivere almeno per buona parte del nostro tempo, esattamente come un fiore, un albero o un animale. lasciando, cioè, da parte tutto quello che non è semplice e pura esistenza e che rischia di farci troppo soffrire per… il troppo pensare.

    la mente dev’essere un servitore, non si deve permettergli di farci del male, perchè spesso il male è prodotto da noi stessi in un assurdo confronto con il mondo circostante, che non conduce a niente di buono se esasperato (meglio la quercia o il bambù?).

    in questo senso siamo noi a determinare il bene e il male nella nostra quotidianità, a portarci verso il sole o verso il buio. siamo noi in definitiva i fautori del nostro modo di vivere…

    se ti trovi a scuola nel momento in cui percepisci che ti sta sfuggendo il controllo delle emozioni, non puoi chiedere di assentarti dall’aula spiegando che non ti senti bene? affronta i tuoi mostri da sola ogni volta che puoi, tanto tu sola potrai vincerli, prima o poi…

    non che l’aiuto degli altri non sia utile. lo è, e moltissimo, ma lo spunto di voler lottare non può che partire da te e la vittoria sarà ugualmente tutta tua, cominciando con l’apprendere, a poco a poco, ad essere padrona di te stessa…

  10. 90
    rossana -

    (segue da 90)

    le persone buone con cui veniamo in contatto sono molte ma, come si suol dire, “non fanno rumore” e per lo più passano inosservate, a meno che non entrino in contatto diretto con gran parte dei nostri momentanei, FORTI bisogni (nella mia ormai lunga vita ho incontrato soltanto tre arcangeli indimenticabili – due uomini e una donna – e parecchi cherubini, che fatico persino a ricordare…). e sono quelli che davvero hanno il piacere di dare senza chiedere NIENTE in cambio.

    inoltre, si deve tener presente che, con tutta la miglior buona volontà, sono pochissime le persone che davvero ci possono capire e che hanno risorse e tempo a disposizione da dedicarci. molti sono in grado di intervenire in nostro aiuto in casi di emergenza ma quasi nessuno ha la possibilità di accantonare a lungo le sue esigenze, di vario genere, per seguirci nella nostra evoluzione.

    hai fatto benissimo a parlare con Ted, se ti sentivi di farlo. tieni conto, se e quando vuoi, dei suggerimenti o consigli che ti vengono dati ma poi fai sempre di testa tua: tu sei quella che meglio sa di cosa ha bisogno.

    il colloquio è stato comunque molto proficuo, in quanto non solo non hai trovato chiusura ma hai percepito in modo tangibile la sua vicinanza e ti ha indotta ad aprirti con lo psicologo, cosa che non succedeva e che avrebbe dovuto essere già accaduta da tempo. hai dunque scelto una persona in grado di percepirti a fondo!

    ti sembrerò cruda ma ti assicuro che sono del tutto convinta di quanto sto per asserire: non ti aspettare mai niente dal prossimo e convinciti anche tu, fin da subito, che sono ben pochi, e molto rari, i sentimenti che durano per sempre, ad eccezione, forse, di quelli alimentati in modo positivo nell’infanzia. così non sarai mai delusa e non avrai scuse nell’affermare che sei stanca di illuderti…

    secondo me, sei in una fase delicata nell’aprirti la strada verso la luce, il momento magico in cui stai valutando le possibilità di uscire dalla tua prigionia, desiderosa di avviarti su un nuovo cammino, cominciando con la più logica delle richieste: “io sono così… mi puoi accettare e capire?”. non saranno molti in grado di farlo (e non solo nel tuo caso) ma, soprattutto, tieni sempre presente che la qualità delle risposte dipende dalla tua capacità di selezionare le persone giuste.

    non devi, poi, sottovalutare le parti di eccellenza che hai (come la capacità di pensare, analizzare e comunicare, ad esempio). a che serve buttarti a terra da sola? perchè non ti vuoi riconoscere quello che di ottimo ti caratterizza (come il tuo impegno nello studio e la tua capacità di amare)? bisogna che tu ti autodefinisca prima di proseguire oltre nei tuoi confronti. tu non sei soltanto la bambina che è stata turbata nella crescita in modo stupido e superficiale (per non dire di peggio). sei ben altro! ma devi essere tu per prima a sapere chi sei, se desideri che altri ti possano conoscere nella tua interezza e non solo nelle tue carenze…

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