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L’incontenibile disgusto per l’essere

di Suchende
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 19 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 131 commenti

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  1. 51
    rossana -

    Cara Suchende,
    non trovi che sia stupendo che anche un uomo ti incoraggi e ti senta vicina? fra l’altro rassicura anche me, che di tanto in tanto ancora ho timore che tu ci stia prendendo in giro (converrai che la cattiveria e la stupidità umane non hanno confini).

    ho atteso a scriverti perchè non vorrei “soffocarti” con troppi pensieri tutti di getto, nè impedirti di ascoltare in modo più tranquillo altre voci… ma anche perchè la tua descrizione di come ti senti quando stai male mi ha colpita così tanto che per ora non ho il coraggio di rileggerla e di scriverne (ho impiegato quasi due giorni a definirla con parole: “dolore psichico acuto”).

    per adesso, quasi prendendo le distanze da questa tua grande sofferenza, proseguo con esempi, che puoi o meno voler sperimentare.

    siccome anch’io porto in me un dolore che non ha tregua, nè speranze (potrebbe aver fine solo nel caso di un miracolo – ammesso che riuscissi a crederci davvero), in linea generale, non potendolo affrontare, tendo a far finta che non ci sia, e la cosa funziona per periodi più o meno lunghi. resta sopito, in sottofondo, pur sempre logorante…

    quando (mio malgrado) prende il sopravvento, non posso che lasciarlo esplodere oppure, se e quando mi riesce, annullare me stessa per poterlo rinnegare. trascorro così uno o due giorni (a volte anche meno) in cui abbasso le persiane, stacco il telefono e vivo come un automa: mangio poco e male, cerco di dormire o di non pensare davanti alla tv, evadendo da me stessa più che posso. usavo questo metodo anche quando dovevo lavorare, nei fine settimana o prendendo qualche giorno di ferie.

    di solito funziona: a poco a poco il fisico e la mente si rigenerano e riesco a riemergere dal tunnel senza aver patito troppo. torno a sentirmi parte del creato, con tutto il bene e il male che esso racchiude. torno a riprendere il mio fardello e a proseguire la mia strada, con coraggio e determinazione, contenta di non essermi fatta travolgere.

    non so se a te potrebbe essere altrettanto utile. è quasi una tecnica che forse ho imboccato la prima volta per caso e che adesso scatta da sola, come una valvola di sicurezza, abbastanza indolore.

    vorrei suggerirti un libro, se già non l’hai letto, che affronta in modo molto duro ma con linguaggio infantile il tema dell’abuso subito da un bambino. si tratta di “Il dio delle piccole cose” di Roy Arundati.

  2. 52
    rossana -

    segue da 52 (vedi: anch’io imparo da te!)

    adesso passo alle modalità di aiutarsi a modificare il proprio modo di essere, di comportarsi e/o di considerare se stessi. per questo ti avevo chiesto cosa provavi nel vedere il dipinto di Botero di cui ti avevo messo il link.

    sono sempre stata un po’ lamentosa, ritenendo quasi di aver più sfortuna di altri, soprattutto negli affetti, che per me sono sempre stati la parte più importante. forse lo ero perchè sono stati davvero pochi nel tempo a curarsi di me. ora, poi, con la tegola che mi è capitata una dozzina di anni fa di questo dolore irrimediabile, non riuscivo proprio a tirar su la testa e a tenermelo per me.

    ho impiegato circa 9 anni a riuscire a stare con gli altri decorosamente, accennadovi magari, come sto facendo qui, senza mettermi a piangere o a lasciarmi andare a rivelarne il vero motivo, pentendomene poi subito dopo. ognuno già ha i suoi guai e non è affatto giusto aggiungervi i propri.

    a mio avviso, non si può non dire niente perchè altrimenti il prossimo come fa a capire i tuoi momenti no o la tua tendenza alla depressione? ma non si deve nemmeno confidare tutto a tutti, essendo incapaci di comportarsi in modo più riservato.

    si devono fare prove su prove, finchè non si è capaci di trovare il giusto equilibrio. e, anche in questo caso, una volta che si è scoperto il sentiero da seguire, poi si procede in modo abbastanza sicuro, nè troppo sopra nè troppo sotto le righe. non mi sono più successi scivoloni…

    per completare il quadro e tendere al cambiamento mi è stato molto utile copiare dal web e ingradire una cartolina raffigurante il primo piano di una bruttissima scimmia sdentata, con occhi chiusi e gocciolanti lacrime, orecchie enormi, accompagnata dalla scritta del suo urlo disperato in francese: “j’ai un gros chagrin!”, che suona molto meglio della versione italiana: “ho un gran dispiacere!”.

    l’ho messo nella mia camera, bene in vista, in modo da sbatterci su lo sguardo più volte al giorno. a poco a poco ho cominciato a vedermi in quella veste e a disprezzarmi. adesso lo guardo di rado, con un sorriso, perchè finalente non mi presento più così: è stata dura, anzi durissima, ma ce l’ho fatta!

  3. 53
    rossana -

    Cara Suchende,
    quasi certamente la mia modalità di scansare il dolore non è adatta a te. quando in passato mi è successo di dovermi trattenere dal premere con forza i palmi delle mani su fragilissimi bicchieri, per attutire con il dolore fisico quello psichico, non ho trovato vie di fuga. quello che mi impediva di realizzare il mio desiderio era l’amore per un bimbetto di pochi anni, di cui non avrei potuto occuparmi con mani ferite… era lui a cercare di consolarmi quando mi vedeva triste, invitandomi ad immaginare di essere una “capretta in libertà in un prato, a primavera”…

    so di un amico, che ha perso la compagna della sua vita, a cui era legatissimo, che, per non lasciarsi andare al dolore, quando questo sta per invaderlo, sale in auto e percorre centinaia e centinaia di chilometri. asserisce che, dovendosi concentrare sulla guida, a poco a poco allontana da sè i fantasmi che lo assalgono.

    potresti, forse, anche solo indossare una tuta e metterti a fare ginnastica a suon di musica o jogging all’aperto fino a stremarti, per sostituire la fatica fisica al bisogno di farti del male, che probabilmente ti deriva sì da un’ingiustificata insoddisfazione del tuo modo di essere, sia fisico che emotivo, ma anche purtroppo, secondo me, da un ASSURDO senso di colpa, a cui ha permesso a poco a poco di annidarsi nel più profondo del tuo intimo.

    sforzati di trovare una scappatoia adatta a te. a volte, io rileggo alcune poesie dei miei due o tre autori preferiti, quelle in cui mi ritrovo maggiormente, sempre le stesse: quelle che meglio esprimono il mio stato d’animo e mi sento meno sola nella sofferenza, così simile alla mia, che anche altri hanno provato, e descritto meglio di quanto saprei fare io. è come se qualcuno che non è più continuasse a dirmi: “così va il mondo, bambina” e così sempre andrà per quelli come noi… mi sembra anche di poter unire la mia voce alla loro e di trarre da questa comunione una maggior possibilità di sfogo.

    noi siamo già amiche, per le parti caratteriali che ci accomunano e che ci consentono di capirci a vicenda, ma anche per i vissuti che ci siamo confidate, in piena fiducia. non so se il tratto di strada che potremo percorrere insieme sarà lungo o breve. in ogni caso, sono sicura che non mi scorderò mai di te e che, quasi certamente, anche tu non mi dimenticherai…

    ora, poi, Athos ci ha messo generosamente a disposizione anche la possibilità di metterci in contatto diretto, se lo vuoi, senza che nessuna delle due sia costretta ad esporsi in rete.

    io non ti posso promettere nulla e nemmeno a te chiedo alcun tipo di impegno. lasciamoci semplicemente andare, con arrendevolezza, a questa folata di vento che ci ha fatto sì che ci trovassimo vicine…

  4. 54
    rossana -

    segue da 54

    quanto all’episodio giovanile con il datore di lavoro che hai definito “porco”, non si è trattato di un evento molto grave ma, a mio avviso, di una pressochè normale, graduale iniziazione alla conoscenza del maschio. non che sia stato piacevole. mi preoccupava anche abbastanza, soprattutto nel timore di dover essere costretta a lasciare il posto di lavoro. altri tempi, altre mentalità!

    era un uomo molto potente, duro, di poche parole, rotto a tutti i compromessi come quasi tutte le persone di successo. ti basti pensare che negli anni ’40, durante la guerra, era solito spostarsi in elicottero dalla direzione centrale dell’azienda in città alla fabbrica, per evitare lungaggini ai posti di blocco ed eventuali altre difficoltà via terra.

    ma era anche buono, infelice da sempre nella sua relazione di coppia e gravemente ammalato (gli avevano amputato una gamba al di sotto del ginocchio e si muoveva a fatica con una protesi). il vecchio leone e la sola gazzella che ancora gli riusciva di stringere fra le grinfie!

    anche prima di ammalarsi, aveva sempre avuto atteggiamenti paterni per me e anche attenzioni pratiche a cui non ero abituata, che mi facevano sentire bene (se c’era nebbia, ad esempio, mi impediva di tornare a casa con la mia cinquecento e mi faceva accompagnare all’autobus dall’autista). piccolo aumento di merito ad ogni fine anno, piena fiducia nello svolgimento quasi del tutto autonomo delle mie mansioni…

    dopo qualche mese di tentennamenti, essendo stata lasciata sola da chi avrebbe dovuto aiutarmi, al momento giusto e nei modi giusti, un giorno, con le lacrime agli occhi, gli espressi il disagio che mi creava. comprese subito e si scusò, impegnandosi a non cercare più consolazione alla sua tristezza con quella modalità, che aveva immaginato potesse scorrere “leggera” sugli anni e sulle carni della mia gioventù.

    in seguito, quando mi licenziai, trovai lavoro all’estero senza fatica grazie a sue lettere di raccomandazione. stava per perdere l’altra gamba e si avviava, inesorabilmente, verso la fine. conservo di lui un buon ricordo e fin da subito l’ho completamente perdonato.

    meno positiva è la storia che conosco di una piccola bambina, molestata a lungo in famiglia da un zio scapolo, convivente. se ne lamentò con i genitori, che fecero orecchie da mercante. un tempo queste cose non erano considerate gravi ed erano, come anche oggi, non proprio così rare. si dava loro molta minor importanza.

    così non fu per la bambina che, diventata donna senza aver potuto mai affrontare di petto l’abuso subito (rivelato a pochi intimi soltanto in età avanzata), non ebbe mai una vita sessuale soddisfacente, a danno suo e del suo compagno. nè potè riporre più totale fiducia negli uomini…

  5. 55
    rossana -

    Suchende,
    perchè non ti fai viva, anche soltanto con poche parole?

    questo dialogo, che stenta ad avviarsi, mi rattrista e mi fa sentire ridicola…

    puoi esprimerti in tutta libertà in merito ai miei suggerimenti, esempi od opinioni: niente di quello che senti può alterare la tenerezza che provo per te ma il silenzio, privo di presenza, è per me difficile da sostenere.

    così facendo, sei tu ad allontanarti…

    un abbraccio

  6. 56
    Adele. -

    Ciao Rossana…un bacio. Io ti leggo….e in parte ti capisco. Ti auguro
    di vivere una vita serena…e di cercare la felicità….anche se a volte
    sembra tanto difficile…anche se a volte ci facciamo così tanto male;
    ancora… chissà poi mai perché. In fondo più di altri, noi dovremmo aver
    diritto a maggiore felicità, invece a volte è tutto così faticoso. Un
    abbraccio Rossana.

  7. 57
    rossana -

    grazie per il riscontro, Adele.
    la mia vita è abbastanza serena. si tratta di equilibri fragili, raggiunti faticosamente, ma proprio per questo più apprezzati.

    da tempo non cerco più la felicità, convinta come sono che sia lei, come la fortuna, ad attraversarci la strada all’improvviso, quando le pare e piace. mi basta aver imparato a convivere con me stessa e con i miei errori.

    ricambio il bacio e l’abbraccio.

  8. 58
    rossana -

    Athos, i tuoi scritti sul suicidio sono qui? mi interesserebbe leggerli…

  9. 59
    Athos -

    Sì sono qui. Ma valli a trovare…Ho scritto del suicidio qualche volta, naturalmente sulla lettera dedicata al suicidio. Ma non saprei trovare i miei interventi.

  10. 60
    Suchende -

    Grazie ancora a tutti per il supporto. Volevo, per il momento, tranquillizzarvi per essere ancora qui più che disposta a parlare con voi e, più o meno fortunatamente, senza droga. Questa è stata una settimana piuttosto difficile sotto diversi punti di vista e sto cercando di rispondervi poco a poco, anche perchè continui problemi alla connessione internet non mi hanno dato modo di leggere i vostri commenti con l’attenzione dovuta. Spero di riuscire a trovare anche io i tuoi scritti, Athos, così come quelli di Rossana e Adele. Per il momento, scusate se non è molto, vi mando un abbraccio fortissimo e ancora tanta gratitudine per l’attenzione, le parole di conforto e tutto il resto. E che i vostri equilibri, per quanto fragili, come scrive Rossana, possano essere longevi e che siano in grado di assicurarvi almeno un minimo di serenità.

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