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Lettera pubblicata il 19 Marzo 2011. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Suchende.
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Cara Suchende,
ho terminato di rileggere, con maggior calma, tutto quello che hai scritto, dedicandoti quasi l’intera giornata.
ho esaminato, e soppesato, anche i tuoi film e i tuoi libri preferiti. sulla musica non mi è possible seguirti per via del mezzo secolo che c’è tra noi e per via del fatto che, anche se fossi capace di trovare i brani che hai citato in rete, non li potrei ascoltare, in quanto il mio pc non ha scheda audio.
tanti concetti e tante osservazioni premono in me (sono una creatura passionale, dedita al “tutto o niente”) ma preferisco non sommergerti e attendere i tuoi riscontri.
buona serata e buona notte!
Hai solo 16 anni? Bè, tranquilla, quando ne avrai 30 capirai che il mondo è anche peggiore
La tua è comunque la lettera più straziante e “adulta” che abbia letto qui sopra. Per ora non ho parole. Ma appena le troverò, sarò felice di scriverti. Devo rileggerti per bene, con la calma necessaria. Lo meriti
E io davvero non so come ringraziarvi per tutto il tempo e l’amore dedicatomi. Mi dispiace che questa mia lettera e i relativi commenti vi stiano spingendo a scoprire momenti bui della vostra vita, ma forse davvero, come dite, certe cose devono essere affrontate, meglio prima che dopo, o ci porteremo un ulteriore macigno sulla nostra già precaria ed estremamente difficile esistenza e io vi ringrazio ancora per aver deciso di condividere queste storie tristi e personalissime con me. Cercherò, quindi, di rispondere per ordine a tutte le cose che mi avete fatto notare e che mi avete chiesto. Dunque, questione “Vergogna” e “baby-sitter”. Ebbene, mi rincresce, ma malgrado i miei sforzi mi è davvero difficile perdonarmi. Continuo a vedermi come un essere vocato solo al mangiare e alla lussuria. Forse quando avevo 5 anni ancora non ero completamente conscia di quanto mi stesse accadendo, ma quando ne avevo 8, o 10, 0 11 sapevo perfettamente cosa mi stesse facendo. E mi piaceva. Mi piaceva, ma mi disgustava allo stesso tempo in un modo che non so descrivere. Così come, immagino, mi piacesse mangiare e poi mi disgustava la mia immagine riflessa nello specchio. Adesso mangiare non mi piace più, ma provo ancora ribrezzo nei confronti del mio fisico. Adesso, malgrado io cerchi di non darlo a vedere, ogni più minimo rapporto con l’altro sesso mi terrorizza e non ne traggo alcun piacere. Se sono riuscita a smettere, a maggior ragione, avrei dovuto farlo prima. E poi ciò non giustifica perchè, sin da quando ricordi, nessuno mi è mai voluto essere accanto, se non per un brevissimo periodo. Perchè? Perchè non riesco a farmi volere bene? Intanto, se Dio vuole, sabato arriva l’MDMA (ecstasy). Ho letto in giro gli effetti e pare che faccia sembrare tutto più bello e tutti più buoni. Quello di cui avevo bisogno, in fondo. Qualcosa che mi costringesse a non vedere la realtà. Sabato scorso, invece, mi son dovuta sorbire una festa e gli scherni delle ragazze, perchè avevo un vestito un po’ scollato e, come ho accennato, ho un seno grande, che in quell’occasione risaltava abbastanza. Mi dicono che dovrei risaltare la mia femminilità, ma io in questo obbrobrio non ne vedo proprio di femminilità. Non so cosa darei per essere di costituzione piccola, per essere esile e priva di forme come un ragazzo. Sarà che anche la mia baby-sitter era molto prosperosa. La faccenda, a proposito, è più complessa di quanto possa sembrare. (continua)
Forse perchè anche io, malgrado quello che mi ha fatto, le volevo bene. Dopotutto in tanti anni non ha passato 4 ore al giorno solo a molestarmi. Le volevo bene, davvero. Forse è anche per questo che adesso non riesco più a voler bene a nessuno. Voler bene agli altri mi ha sempre portato solo dolore. Non mi riferisco solo alla baby-sitter, semplicemente fino ad ora non ho trovato nessuno che volesse essermi accanto. Qualche mese prima che iniziassi a tagliarmi, ricordo che la mia migliore amica del tempo mi chiamava, dicendomi che era spaventata, che avevo qualcosa che non andava, che ero schizofrenica, che dovevo starle alla larga. Forse ho davvero qualche problema, malgrado il mio psicologo lo neghi, però se così non fosse perchè tutti mi starebbero alla larga? Che io non sia sufficientemente interessante? Potrebbe essere, solo che non ho la minima idea di come si faccia ad essere interessanti, a essere aggraziate, a essere piacenti. Tutto ciò che vedo in me è solo un profondamente antiestetico mucchio di lardo buono solo a commiserarsi. La mia baby-sitter, poi, oltre ad essere molto legata a mia madre (che, per la cronaca, non ha neanche lei tutte queste amicizie) ha anche passato dei momenti davvero molto brutti in questi ultimi 2 anni circa. Quando venne da noi già soffriva per la perdita di un fidanzato (morto in un incidente stradale) al quale era molto legata (a quanto mi disse una volta era passata anche per un periodo di depressione abbastanza profonda) Si era poi fidanzata con un uomo del quale non penso sia stata mai particolarmente innamorata, ma in ogni caso hanno deciso di sposarsi e, sebbene lei non volesse, di fare un figlio. Ma al momento del parto lui è sparito nel nulla. Mi pare si sia poi ripresentato, inventando qualche scusa, ma dopo pochi mesi l’ha cacciata praticamente fuori di casa e,dopo un po’, si è fidanzato con la di lei cugina. Già, incredibile. E allora chi sono io per poter accusare una donna che ha già patito tanto di avermi fatto quello che mi ha fatto? Probabilmente se non ci avessi provato tanto gusto le avrei chiesto di smettere prima.
E in ogni caso a chi potrei dirlo? Ai miei genitori, che quando furono da me informati che soffrivo di un principio di depressione mi risero in faccia letteralmente, ma quando poi persi 20 kg e mi trovarono i tagli sulle braccia pensarono bene di risolvere la questione urlandomi addosso? (continua)
(inserito 28 marzo 2011/20:25)
O le mie “amiche” che mi danno della porca perchè qualunque vestito decente io metta mi mette in mostra tutto il decoltè?
Spero davvero che parlare di tutto questo serva. Quando leggo i vostri messaggi sto meglio, solo che mi sembra giusto che io sfoghi tutta la mia rabbia, la mia repulsione per me stessa e la vita e che vi esprima tutti i miei dubbi, altrimenti dubito che riusciremo ad andare da nessuna parte. Io, beh, mi sento quasi in imbarazzo a sentire che vorreste abbracciarmi o che ci tenete a me e vi svegliate nel cuore della notte per pensare cosa dire a questa povera adolescente disadattata. Siete così dolci. E davvero se non avessi educato il mio cuore a non sentire quasi più nulla penso che mi commuoverei. Ho imparato a sopprimere il mio cuore in virtù della razionalità. Il risultato è che sono una persona dannatamente cerebrale, che non fa altro che pensare pensare pensare e pensare, alternando tutta questa logicità e profondo cinismo a momenti di puro amore verso tutto e tutti e idealismo più convinto. E continuo a prenderlo nel culo dalla gente. Dalla padella alla brace, insomma…
Passiamo ora alle domande di rossana:
1)Non conosco nessuna Vittoria. Conosco qualche Crisitina, Alessia e Giovanna, ma non hanno nulla a che fare con la mia lettera. Il nick Suchende l’ho preso da Siddharta. Nell’introduzione del libro di Herman Hesse fatta da Massimo Mila è scritto”Dal verbo suchen (cercare i Tedeschi fanno il participio presente,suchend,e lo usano sostantivato, der Suchende(colui che cerca)per designare quegli uomini che non s’accontentano della superficie delle cose,ma d’ogni aspetto della vita vogliono ragionando andare al fondo, e rendersi conto di se stessi, del mondo, dei rapporti che tra loro e il mondo intercorrono. Quel cercare che è già di per sé un trovare, come disse uno dei più illustri fra questi «cercatori», e precisamente sant’Agostino; quel cercare che è in sostanza vivere nello spirito.
Suchende sono quasi tutti i personaggi di Hesse: gente inquieta e bisognosa di certezza, gente che cerca l’Assoluto, ossia una verità su cui fondarsi nell’universale relatività della vita e del mondo, e tale assoluto trovano —se lo trovano— in se stessi.Facendo uso di un titolo pirandelliano, si potrebbe dire che «trovarsi» è l’ansia costante di questi personaggi: pervenire a quella consapevolezza di sé che permette alla personalità di realizzarsi completamente e di vivere, allora, realmente,quelle ore,quei giorni,quegli anni che (continua)
(inserito 28 marzo 2011/20:28)
vengono di solito sciupati nella banalità quotidiana d’una esistenza «d’ordinaria amministrazione».”
Penso non ci sia bisogno di ulteriori spiegazioni.
3) E’ difficile identificare una sola sensazione che predomini sulle altre. Quando infierisco su me stessa sono presa da un’ira così cieca e incontenibile che mi è difficile distinguere anche i miei sentimenti. Da un lato c’è la rabbia. La rabbia di non essere “abbastanza”, la rabbia di non essere “come loro”, di non essere “brava”. La rabbia perchè avrei voglia di fare tanto, perchè sono ambiziosa ed egocentrica ma non sono in grado di fare niente. L’invidia, quindi, perchè gli altri vanno così bene a scuola, gli altri hanno qualcuno su cui contare, gli altri piacciono alla gente e non sono così ridicoli. Poi c’è il disgusto. La voglia di svuotarsi, di diventare solo un involucro trasparente, sottile, inoffensivo. Io non riesco a vomitare mettendomi le mani in gola. Ci ho provato tante volte, ma non ci riesco. Quando vomitavo mi bastava stare per terra, distesa con le gambe strette al petto o a volte anche con le gambe incrociate. Ora è quasi un anno che non riesco più a vomitare e il sangue che sgorga piano dai tagli è la mia unica fonte di liberazione. Vorrei che ne scorresse di più a dire il vero, vorrei che scendesse a fiotti e sporcasse tutto in giro. Però non ho il coraggio di tagliarmi con un coltello degno di tale nome e il massimo che posso fare sono graffi più o meno profondi sulle braccia, sulla pancia, sulle gambe, a volte sul collo, dietro, però, dove i segni sono ben nascosti dai capelli mossi, anche se lunghi solo fino alle spalle. Poi subentra la disperazione, la voglia di fuggire, di librarmi lontano, di uscire da me stessa come quelle preziose gocce di sangue caldo. Avevo anche dato una spiegazione pseudo-filosofica al mio autolesionismo, rifacendomi al mito della caverna di Platone. Il mito della caverna vuole che gli uomini siano incatenati sul fondo di questa caverna, costretti a fissare delle ombre proiettate sulla parete di fronte a loro, senza sapere che in realtà è tutta una finzione e che il mondo fuori è completamente diverso. Poi, però, un uomo si libera. Scopre che quelle che vedeva erano solo le ombre di alcune statuette e che c’è un mondo fuori, colmo di bellezza. Resta incantato a osservare il sole, e poi la volta stellata e la luna, l’acqua e la natura in genere. Quell’uomo è il filosofo, colui che è riuscito a liberarsi dalle sue catene.(continua)
Cara Suchende,
sono MOLTO contenta che ti sia fatta viva! ormai quasi non ci speravo più e mi sarebbe dispiaciuto averti troppo sommersa di suggerimenti ed osservazioni…
riguardo al tuo affetto, comprensibilissimo, per la tua baby sitter, questo non fa che aggravare la tua ferita, perchè ti è stata inferta non solo da persona di cui avresti dovuto fidarti ma pure da qualcuno a cui eri affezionata. tu stessa già riconosci in questo insieme di circostanze un motivo di difficoltà a fidarti e ad amare chi ritieni degno della tua attenzione e del tuo affetto. cosa che non basta razionalizzare, come già stai facendo, ma che bisognerebbe anche riuscire a superare emotivamente…
questa donna, essendo di certo maggiorenne, non è degna ai miei occhi delle attenuanti che le accordi (sindrome di Stoccolma? in cui le vittime dell’Olocausto giustificavano i propri carnefici soltanto perchè, per sopravvivere, avevano dovuto imparare ad amarli insieme al male che essi infliggevano loro…). no, credimi, dovresti prima o poi sentire che il risentimento nei suoi confronti supera l’affetto che nutri per lei.
se tutti quelli che hanno avuto problemi e sofferenze nella loro vita fossero autorizzati a uccidere, credo che sarebbero pochi quelli che restano vivi sulla faccia della terra. per me il libero arbitrio si riferisce unicamente alla consapevolezza di fare o meno del male, e lei avrebbe dovuto sapere che stava inquinando la più PURA delle fonti vitali esistenti in un essere umano. no, non la giustifico affatto! riflettici su e soppesa se da lei hai avuto più male o più bene. in termini di tempo, forse più bene, ma in termini di sostanza, seza ombra di dubbio, più male.
prima o poi di questo dovresti avere il coraggio di parlare innanzitutto con il tuo psicologo. se poi lui dovesse non darti sufficiente soddisfazione, piuttosto cambialo ma, a mio avviso, sarebbe importante che tu verificassi le tue sensazioni in merito con un valido prefessionista.
segue…
Athos, un po’ sbrigativamente, ha affermato una sacrostanta verità: è vero che nel corso degli anni ti dovrai rendere conto che quando sarai più adulta “capirai che il mondo è anche peggiore”.
in effetti, se proprio vogliamo spezzare una lancia a favore della tua baby sitter, dobbiamo ammettere che avrebbe potuto farti anche MOLTO più male di così. so di un bimbo di tre anni abusato in modo atroce da un cuginetto di otto, con la differenza che il bimbo non poteva avre la consapevolezza di un adulto, pur intuendo, credo, che stava facendo qualcosa di sbagliato.
sia ben chiaro, però, questo non basta ad assolvere la donna. dovrebbe solo servire a farti sentire un po’ meglio per “scampato pericolo” e ad attenuare un po’ il danno che te ne è derivato, se possibile.
veniamo al piacere. hai idea di quanto dolore c’è al mondo? in parte, è vero, ce lo andiamo a cercare ma nella grande maggioranza dei casi ci piomba addosso nelle forme più varie, tutte apportatrici di sofferenza più o meno prolungata. vuoi che il Creatore (ammesso che ne esista uno – in che relazione sei con la religione?) non abbia pensato a un minimo di contropartita? che sia o meno grazie a Lui, tutti noi abbiamo la possibilità di compensare le lunghe sensazioni dolorose, sia fisiche che psichiche, con qualche breve attimo di piacere intenso, a carattere fisico, così come un affetto ricambiato ci solleva a livello morale. deve PER FORZA esserci qualcosa di negativo in questo?
personalmente ne ho sentito spesso il bisogno per alleviare tensioni, fatica e frustrazioni. credo sia un sanissimo istinto, equivalente alla fame o al sonno. significa che la parte sensuale di te è viva e reclama la sua fetta di vita e di gioia. mi sono massacrata per decenni prima di arrivare a questa conclusione. ci sono temperamenti e temperamenti… c’è colpa nell’essere fatti in un modo piuttosto che in un altro? l’abbiamo forse voluto noi?
nel tuo caso, la donna in questione, ti ha soltanto aperto prima del tempo e in un modo del tutto inadeguato quella che alcuni chiamano “la porta del paradiso”. quasi tutti aspirano al sesso, più o meno segretamente, e ne godono. perchè mai non dovresti farlo anche tu? credimi, non c’è proprio niente di male nè di sporco in tutto questo!
dovresti solo accettarti per quello che sei e per come sei, e rivisitare il modo di darti piacere scollegandolo il più possibile dalle modalità con cui ti è stato imposto. dovrebbe diventare una tua scelta consapevole..
(inserito 28 marzo 2011/20:32 – continua dal commento 38)
Fa ritorno alla sua caverna, infine, il filosofo, desideroso di trasmettere il suo nuovo, straordinario sapere agli altri. Ma questi lo prendono per pazzo e lo uccidono. Ecco questo è il mito e io pensavo che sicuramente non deve esser stato facile sfilarsi quelle catene. Deve esserci voluta tanta sofferenza. Quante volte avrà provato a liberarsi, mentre il ferro gelido affondava nella carne viva, ghermendola e lacerandola? Ma egli non ha demorso, non ha rinunciato ed è andato avanti, seppur nel dolore. Ha scoperto la Verità, anche se non è stato accettato, ma anzi ucciso per questo. Forse in fondo vorrei essere quel filosofo solo per credere che ci sia dell’altro oltre queste ombre scure e sfumate.
2)sì, l’ho messo alla fine perchè è molto imbarazzante e frustrante per me parlarne. Come già accennato precedentemente, la persona in questione è un ragazzo. Io non so perchè l’abbia fatto. Me lo sono chiesta tante volte, mi sono logorata a lungo sulla questione, traendone come unica conclusione possibile che deve esser stato una specie di errore o un semplice impulso umano. Avevamo appena concluso un compito di greco e io stavo malissimo. Non me ne è mai importato molto del voto, davvero. Ciò che mi distrugge è il pensiero di tradire le aspettative dei miei insegnanti. Sono sempre stata legata molto di più alla figura dell’insegnante che non a quella del padre o della madre, fino a quasi far sostituire le figure parentali da quelle dei docenti. Non tutti, ovviamente, ma ero particolarmente affezionata alla mia professoressa del ginnasio. Ed ecco che per caso un mio compagno di classe trova un rasoio. Mi ero anche dimenticata di averlo portato. Presa anche dalla vergogna di aver portato un simile oggetto in classe, me ne riappropriai, tornando a sedere all’ultimo banco, rigirandomi quell’arma bianca fra le mani. Non avevo ancora imparato a staccare solo le lame(che ora tengo un po’ ovunque), non sapevo neanche come fare. Me lo rigiravo e rigiravo in preda ai singhiozzi (senza lacrime, naturalmente, lamenti più che altro) e ogni tanto cercavo di accostarlo trasversalmente al mio polso, dove la vena spiccava nel suo colore blu tendente un po’ al verde. Ho le vene molto piccole grazie a Dio. Non ricordo se quando mi piombò addosso mi ero già fatta il primo taglio o se lo feci dopo. La mia compagna di banco (poi mia “migliore amica”- sempre di quelle che spariscono un giorno all’altro in maniera mai troppo carina-)guardava davanti a sè, (continua)