Buonasera a tutti, sono un ragazzo che ha da poco compiuto 19 anni.
Quello di cui vi parlerò è un argomento per niente nuovo su questi siti dedicati a chi cerca un modo per sfogarsi e/o chiedere consigli: la difficoltà nel farsi degli amici. La natura della mia questione attuale però, credo sia un tantino diversa.
Innanzitutto, dobbiamo premettere che, in un modo o nell’altro, io mi sono sempre scontrato, sin da quando avevo 11-12 anni, col problema “Io vs. gli altri”. Ho affrontato lunghi periodi di depressione a causa della solitudine, dovuta alla forte timidezza e alla mancanza d’autostima, la quale è stata fortemente compromessa dal bullismo che subivo alle scuole medie. Fin da allora, tutti i consigli che ricevevo dalle persone a cui chiedevo aiuto consistevano sostanzialmente in “Sei troppo timido, impacciato, non piaci, cambiati e sii un’altra persona cosicché sarai accettato”. In un modo o nell’altro, guardandomi intorno e ascoltando questi consigli scadenti, mi convinsi che essere circondato da persone e stare sempre allegri fosse una sorta di “dovere” (di sicuro qualcuno capirà cosa intendo).
Da qualche tempo però la mia percezione è cambiata: e ho finalmente capito che, in fondo, star solo non mi dispiace affatto; anzi, tantissime situazioni di “aggregazione” che i miei coetanei adorano, spesso e volentieri per me non sono una gran fonte di attrazione. Ormai ho superato quella che era un vera “fobia sociale”, mi sento a mio agio in quello che faccio, non ho paura delle persone; e ho capito che è stupido affannarsi per circondarsi di gente: al mio fianco voglio persone valide, piacevoli, che siano sulla mia stessa lunghezza d’onda. Ed ecco che il problema vecchio fa spazio al problema nuovo…
Primo problema: la mia età. Sì sì, ho 19 anni, sono anni bellissimi e tutte quelle cretinate. Per la gente essere poco più che adolescenti significa essere sempre allegri e strafottenti. Per TROPPE persone, il fatto che io me ne stia a riflettere, a elaborare pensieri come quello di cui sto scrivendo ora sia una cosa che non va fatta a quest’età. Odio quando mi fanno notare che non parlo o che non sorrido o che mi assorgo nei miei pensieri, e rivendico il mio diritto di parlare, sorridere e mettermi a riflettere quando mi pare e piace. E odio quando persone più grandi di di me mi dicono che sono troppo giovane per pensare a queste cose (voi mi spiegate che senso ha vivere se la vita è stra-bellissima-tuttospassoegiochetti fino a 30 anni e dopo sono solo problemi? Mi rifiuto di pensare che sia così che funziona). Come se il semplice fatto che io abbia una data età potesse definire quello che io sono tenuto a fare e pensare. I miei coetanei però sembrano non capirlo questo: effettivamente è così che io li vedo, ovvero strafottenti, sorridenti, e qualche volta anche un po’ superficiali. Un discorso impegnativo li spaventa, come se spremere le meningi accorciasse la vita. E in realtà neanche loro stringono vere amicizie con facilità, perchè se ne stanno sempre a sparlare di altre persone, facendo nascere queste “rivalità” idiote stile “Mean Girls”. Inoltre, un altra cosa che mi rende lontano dallo stereotipo di 19enne, è la mia paura del futuro: io sono ben consapevole delle mie capacità, e so di essere (per quanto riguarda quelle date capacità) un tantino sopra la media; ma ritengo che ciò non sia abbastanza, per questo mondo così esigente. Il futuro mi mette addosso un terrore folle, non mi sento pronto, non mi sento adatto. Quando in realtà, a 19 anni, dovrei avere mille aspettative, sentire tutta la vita che mi aspetta là davanti con le sue infinite possibilità; bisogna aspettare l’età matura per disilludersi e impaurirsi, no? E invece, la prospettiva di tutto ciò che potrei essere fra 10,20, 30 anni, è solo fonte d’angoscia (detto alla Kierkegaard ).
Secondo problema: Come avrete capito, dopo anni a soffrire stupidamente per un problema (solitudine) che problema non era, ho ancora intenzione di trovare persone a cui legarmi, ma sono mooooolto selettivo. Ripeto, star da solo non mi dispiace affatto, quindi se devo rinunciare alla solitudine per qualcuno, deve davvero valerne la pena ( lo so, è solo una versione lunga e arrabbiata di “meglio soli che male accompagnati”). Sarà che mi aspetto troppo dalla gente, ma io di persone compatibili con me (in senso amichevole intendo, per quello amoroso sono già fidanzato, ma è un’altra storia) non ne trovo. Anche quelle poche volte che mi è capitato di recente di trovare persone (coetanei e non) che davano l’impressione di riuscire a guardare al di là del proprio naso, è finita sempre che mi sono venute a noia. Non mi sentivo intrigato, non percepivo il desiderio, dopo esserci detti “arrivederci” di farmi vivo un’altra volta. E voi non immaginate quante persone si siano allontanate da me a causa di questo mio difetto! Ad esempio divenni molto amico con due ragazze durante un viaggio studio due anni fa, ma al ritorno smisi di parlare con loro. Certe volte mi sento un cretino, per essermi lasciato scappare due brave persone solo per la mancata voglia di conversazione “di circostanza” (ovvero, non parliamoci perché ci va di farlo, facciamolo perché è un dovere sociale). Però se poi ci penso, capisco che non ho bisogno di loro. Non riesco a vederla questa gran perdita, non sento la loro mancanza, non avevano niente che facesse la differenza. Tuttora io ho accanto delle persone che mi sono amiche, che mi conoscono molto bene, tanto da aver capito come sono fatto e che non è una cosa strana se ogni tanto “sparisco”; e con queste persone ci farò pure un viaggetto, la settimana prossima. Io però continuo non vedere loro come dei veri compagni di viaggio, persone preziose che desidero tenermi stretto…sono una compagnia, una compagnia piacevole senz’altro, ma poi? È questa l’amicizia? Sono io che ho frainteso tutto e cerco una cosa che non esiste?
Terzo problema: capita ovviamente, che sia io a non essere interessante per gli altri, e i motivi sono forse residui della mia forte timidezza della prima adolescenza, che non posso certo dire di aver sconfitto del tutto. Si ha quindi, ad esempio, la mia incapacità di parlare del più e del meno. Noto che nelle situazioni sociali, la cosa più temuta in assoluto sono i silenzi imbarazzanti (chissà perché poi…); io non sono capace di romperli. Persone che conosco sono bravissime a parlare di argomenti ultra-leggeri per rompere il ghiaccio e mettere l’altro a proprio agio;io non lo sono. Io e un altro/a possiamo metterci a parlare di tante cose, inutile fare ora la lista degli argomenti perché è davvero lunga. Però è ovvio che se non si riesce a trovare qualcosa di coinvolgente per entrambi, ci si ritrova zitti. E da lì io non so come continuare, il che a volte fa di me una compagnia sgradevole.
In sintesi: le persone non mi piacciono troppo; mi sento a disagio se ci sono troppe persone (Attenzione! Questo non vuol dire che non mi piacciano i luoghi affollati, persino la discoteca mi piace. Mi mette piuttosto a disagio però una tavolata con più di 8-9 persone, di cui io ne conosco al massimo 3, dove tutti parlano con tutti). . Desidero persone valide attorno a me, ma non interesso o non mi interessano quelle a cui tento di approcciarmi, e quindi vado collezionando rapporti superficiali e/o effimeri. Sono forse troppo sensibile, troppo incline a pensieri non proprio ottimisti, forse troppo pensieroso. E non ho molto in comune con lo stereotipo di adolescente. Col mio ragazzo (sono gay) sto bene da diverso tempo, ci amiamo molto, e sa di questa mia sofferenza, anche se lui è convinto che io in realtà gli amici ce li ho e che pretendo troppo. Ma non mi aspetto che lui mi capisca perché non ha mai avuto di questi problemi. Anche quando sono con lui spesso sono presenti altre persone con cui non mi dispiace stare; ma siamo sempre lì, sono solo un contorno, nulla di preferibile a un pomeriggio con me stesso.
Per ora non mi arrendo, ma a volte mi sembra di essere un caso disperato…
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Categorie: - Me stesso
Ciao, sono una ragazza poco più grande di te, ti capisco soprattutto quando dici che delle persone “ti annoi”e quindi loro si allontanano. Cerca di sforzarti e mantenerti in contatto con le nuove conoscenze che fai, questo non vuol dire vedersi tuttte le settimane, ma almeno fai capire che vuoi mantenere un legame. Sii tu a fare il primo passo, anche se ti senti svogliato spesso le persone ti sorprendono in positivo anche se le sottovalutavi. Ti dico questo perché da quanto scrivi sei un ragazzo orgoglioso di se stesso, hai successo negli studi, hai la testa a posto, ma stai attento a non autocompiacerti della tua condizione. Gli altri potrebbero vederti come un perfezionista e sentirsi spaventati, più che invidiosi. Le persone come te, sicuramente più intelligenti della media, devono stare attente a mantenersi umili. Non cercare l`impossibile nei rapporti con gli altri, abbi la forza di portare avanti le amicizie che già hai e conservare le altre, non chiuderti nel rapporto con il tuo ragazzo perché l`amore non é tutto specie alla nostra età.. Il tuo ragazzo ha ragione, tu gli amici li hai, viviteli senza stare troppo a pensare. Stare bene con gli altri non significa imbastardire la propria unicità.