Gentile Direttore,
seguo da sempre il TG La 7 ed apprezzo il modo con cui Lei espone le notizie e sopratutto la misurata e precisa chiarezza dei suoi commenti, che generalmente condivido.
Certo, sarebbe mio desiderio che fosse dato il dovuto spazio a notizie ed avvenimenti di carattere culturale, e in particolare – come musicista – che questo Canale si discostasse dagli altri e considerasse la musica come espressione di pensiero (al pari della letteratura, dell’architettura e delle arti visive) e non come un’attività che riguarda solo il Festival di Sanremo o che – come ha affermato una opinionista de La 7 – “ti costringe ad alzarti dalla sedia e ad agitarti in preda ad una meravigliosa eccitazione”.
Ma per chiarire il motivo di questa mia lettera, seguo generalmente il programma di Lilli Gruber, perché più essenziale rispetto ad altre trasmissioni analoghe: tuttavia Sabato 26 ho ascoltato In onda perché era stata annunciata la presenza di Luciano Canfora.
Nel suo intervento – su quanto sta avvenendo tra Russia e Ucraina – Canfora ha iniziato fornendo alcuni dati interessanti, particolarmente sul fatto che nel corso della storia i rapporti tra le due etnie sono sempre stati molto conflittuali (il che smentiva totalmente le affermazioni di Putin).
Mi ha quindi molto colpito il fatto che Canfora sia stato praticamente interrotto dal conduttore, al quale la calma e la precisione dell’esposizione devono essere sembrati inadatti ad un pubblico televisivo da lui evidentemente ritenuto ormai irrimediabilmente condizionato dalle pseudo comunicazioni effettuate mediante Smart .
Ma allora: perché invitare un intellettuale come Canfora?
La ringrazio dell’attenzione e la saluto cordialmente
Fausto Razzi
PS: So che – nella situazione in cui di troviamo attualmente – le mie preoccupazioni possono sembrare fuori luogo. Tuttavia sono convinto che non sarebbe male se la nostra società si rendesse finalmente conto che per avere idee chiare è necessario ridimensionare – in ogni campo – ogni mitizzazione di avvenimenti e persone. E mi sembra chiaro che tale recupero di un minimo di autonomia mentale non può essere ottenuto se si continua a “pensare” secondo i criteri di estrema semplificazione e di velocità imposti da un uso errato degli strumenti offerti dalla tecnologia. Altrimenti bisognerebbe concludere che ogni generazione coltiva i “personaggi” che si merita.
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Enrico Mentana