Questa lettera rappresenta lo sfogo di chi ha trascorso circa un quarto di secolo su questa Terra. È difficile cercare di esprimere le sensazioni di rammarico, impotenza e frustrazione che sento. Se ripenso al me bambino che si prefigurava ciò che sarebbe stato il futuro, avverto una forte sensazione di ribrezzo. Mi sento di essere diventato la peggiore versione che potessi divenire. Il mio caso è particolare: la negatività con cui mi approccio alla vita perdura da molto tempo, fin dalla tenera età adolescenziale; la melanconia mi induce a riflettere spesso sull’infanzia, meravigliosa e unico lasso di tempo per cui la mia vita ha avuto senso. Sono dotato di una consapevolezza molto – forse troppo – intensa e ne pago le conseguenze. Mi è stata diagnosticata la sindrome di Asperger tardi, nonostante ne avessi la certezza fin dal primo istante in cui me ne sono imbattuto. Oggi è il giorno in cui mi sento in dovere di fare un bilancio sulla mia esistenza. Al netto di alcuni risultati accademici, non ritengo di esser esistito minimamente. Esistere, etimologicamente parlando, significa “stare lontani dalla staticità”. Io finora sono sopravvissuto: ho portato a compimento i miei obblighi, ho trascinato controvoglia i miei istanti fino ad accorgermi di averne potuto fare a meno. Il suicidio, in termini logici e razionali, ha rappresentato per me sempre un misterioso argomento di indagine. Ho scritto molte lettere di addio, ma sono ancora qua. Questione di tempo, mi ripeto. Per alcuni l’idiosincrasia verso la vita è troppo considerevole per poter essere trascurata. A rifletterci, è quasi miracoloso sia ancora vivo imperterrito ad assecondare un insulso e assurdo istinto di autoconservazione. Sono stato seguito da psichiatri e psicoterapeuti, come continuo a fare tutt’ora. Tuttavia, ho come l’impressione che non serva a nulla; che occorreva intervenire prima e che alla mia età gli istanti più spensierati e gioiosi dovrebbero essere stati almeno in parte esperiti. Invece, la mia sensibilità, alcune esperienze negative all’esordio dell’adolescenza, la mia incompatibilità con gli altri e il mondo mi sospingono verso la convinzione che sia meglio terminare questo tormento continuo anzitempo. Vorrei solo qualcuno con cui condividere filosoficamente il mio disprezzo per la vita. Come Leopardi, invidio solo i morti, perché affrancati dalla condanna esistenziale di cui molti farebbero a meno. Preferirei che si astenessero dal rispondere persone pronte ad evidenziare quanto la vita sia meravigliosa e che sia ancora in tempo per porvi rimedio. Con questa lettera vorrei solo cercare qualcuno che almeno spannometricamente la pensasse come me. Un saluto.
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Categorie: - Me stesso
Lascia perdere i bilanci, il suicidio e tutto il resto, la vita è solamente un percorso e come tale va presa. non bisogna porsi obiettivi ne dimostrare niente a nessuno, tanto meno a se stessi, sono tutte cazzate. fai la tua strada, come l’hanno fatta in miliardi prima di te, gente di cui nessuno si ricorda piu, e non chiederti mai se ne vale la pena, tu esisti ed è l’unica possibilità che hai di provare quest’esperienza
Penso che te dovresti cambiare il tuo modo di pensare:
1) Non è necessario che tu sia compatibile con gli altri, tu devi essere solo te stesso.
2) Tu che sei una persona intelligente purtroppo le persone quelle che tu pensi siano normali hanno molti problemi perchè sono dominati dagli istinti che li rendono poco intelligenti.
3) Se tu pensi che gli altri siano felici ti basterà fare una semplice passeggiata vedrai molte facce cupe.Se poi incontri un conoscente e gli chiedi come stà anche se stà sotto un treno ti risponderà ” Mai stato meglio”.Questa è la società dell’apparire, delle apparenze, dell’io sono, del ben vestire, dell’ipocrisia, delle falsità, del vado in chiesa e poco dopo mi comporto male ( se c’è ancora qualcuno che và in chiesa)
4) Personalmente anche se a te hanno diagnosticato la sindrome di Asperger mi sembri molto più sincero, umano di molti altre “persone” che ho incontrato nella vita a cui stranamente non è stato diagnosticato nulla.
Insomma non sò più la differenza tra normale e non normale in una società del genere.
Certo è che in questa che tutti pensano sia una valle di lacrime penso al contrario ognuno dovrebbe trovare una qualche forma di felicità o di benessere emotivo.
Ed è questo che ti auguro.
Dio ha creato la vita e il mondo privo di senso,prescindendo da una possibile vita eterna e dalla Sua Parola. Basta leggere il Qoelet nella Bibbia per rendersene conto e Matteo 25 per il senso cristiano della vita. Qualunque obbiettivo ci si ponga comporta dolore e fatica per raggiungerlo,persino instaurare una relazione con Dio ma quando la ottieni anche se per brevi momenti ti accorgi che ne vale la pena per la gioia e la pace che hai. Benedetta Bianchi Porro in un fondo di letto poteva muovere solo 2 dita per dire quanto era bella la vita e per ringraziare Dio di tutto quello che aveva ricevuto.
Bellissimo il commento di Angwhy, io, molto poco filosoficamente, posso solo dirti che questo senso di inadeguatezza e frustrazione lo vivono sempre più persone, poichè per chi è più sensibile è sempre più difficile adattarsi al mondo superficiale e materiale di oggi. Il percorso non lo conosciamo, ma lo percepiamo con l’istinto, devi solo trovare anche tu un piccolo spazio in questo mondo, solo tuo, con le cose che ti appassionano e le persone che desideri accanto, il resto verrà da se.
Lanciano questi messaggi nella bottiglia e poi spariscono
è proprio vero, ognun per se e Dio per tutti