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Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 14.902 commenti

Pagine: 1 63 64 65 66 67 1.491

  1. 641
    Imer -

    Anch’io penso che la vita come è stata impostata nel sistema capitalistico sia tutt’altro che una bella vita. Dobbiamo lavorare, produrre, guadagnare (spesse volte poco) e soprattutto spendere per apparire, per essere all’avanguardia, per avere più “status symbol”. Io in questo sistema mi sento oppresso e penso che il senso della vita non sia questo. Da parecchio tempo penso di farla finita. Mi sono già comprato degli attrezzi per porre in essere il suicidio, l’unica cosa che mi manca è il coraggio di fare questo passo perchè, nonostante quello che molti pensano, suicidarsi non è un gesto da vigliacchi, ci vuole un grande coraggio. Appena riuscirò a trovare questo coraggio penso che me ne andrò. Ho 37 anni, con dei fallimenti lavorativi ed affettivi alle spalle, e sono stanco di soffrire e di vedere che la vita è una continua lotta per arrivare a dei traguardi che reputo insensati e soprattutto accorgendomi che, nonostante la resistenza quotidiana, ad ogni giorno che passa le cose peggiorano sempre più. Ciao a tutti

  2. 642
    ChiaraMente -

    Comprensibilissimo pensare alsuicidio, il problema che mi son posta io prima di provarci seriamente è stato: e se poi non ci riesco, calcolo male qualcosa oppure succede “un miracolo” e mi salvo e quando mi sveglio l’unico risultato ottenuto è stato quello di procurarmi qualche lesione permanente? Magari di quelle che perfino ti impossibilitano a muoverti autonomamente e non puoi nemmeno “riammmazzarti” da solo..il dubbio è stato sufficiente: già è una vita disgustosa così, immaginiamoci se lavoriamo pure contro per peggiorarla ulteriormente! Ragazzi, se siete sfigati e volete suicidarvi lasciate perdere: con la sfiga che avete resterete vivi e paraplegici. E non c’è neppure l’eutanasia in Italia..

  3. 643
    raffaele -

    Infatti ci vuole più affetto, troppi egoismi, bisogna volersi bene a se stessi, ma non solo, bisogna volere bene anche agli altri, voler bene solo a se stessi consiste soltanto in seghe mentali ed autoerotismo !

  4. 644
    geggia -

    ecco cosa sono… una vigliacca! Eppure l’ha sempre saputo ma non ho avuto mai il coraggio di ammetterlo a me stessa. Di tanto in tanto ci cado e non vedo via d’uscita alle situazioni se non quella di darci un taglio netto salvo poi pentirmene. Ma da dove mi arriva questo desiderio irrefrenabile di farla finita? Questa sensazione di non potercela fare tanto da preferire il suicidio? E non si tratta solo di morte fisica, ma morte in genere… di un sentimento bello ma impegnativo da vivere di un lavoro che quando diventa di responsabilità allora meglio cambiare. forse è il desiderio che nasce a seguito di una presa di coscienza sul fatto che sei inadeguata. Assenza di autostima ? o forse è un fatto chimico, alcuni soggetti sono portati alla depressione. O ancora è la consapevolezza di esserti spinto oltre in una situazione dalla quale pensi di non poter uscire se non provocando cataclismi inenarabili allora meglio sparire. gesto estremo di coraggio o di vigliaccheria? A volte penso che sia più facile farla finita vedi che il treno si avvicina chiudi gli occhi senti un profumo di gelsomino così dolce che lasciarti andare sarebbe così facile … ma poi pensi che schifo tutto quel sangue e urla e sconvolgimenti allora sorridi della tua vigliaccheria e pensi che cavolo non posso mica rovinare la giornata a tutti i presenti! Allora ti metti in attesa che il tempo passi e che la sofferenza profonda che hai si allevi ma il tempo è passato e la mia cicatrice è rimasta. Grossa in rilievo sempre presente a ricordarmi che quellacosa non avrei dovuto farla non per morale ma perchè non era quello chevolevo e mi ha provocato una lacerazione talmente forte che a distanza di 12 anni ancora ne soffro. non pensavo di poter avere dei ricordi così vividi di quei momenti eppure leggendo queste lettere tutto è riafforato come allora, intatto nel mminimo dettaglio. Lo rivido secondo dopo secondo minuto dopo minuto e penso che sia stato per me l’inizio della fine quel primo no detto alla vita forzato dagli eventi che davanti al bivio famiglia felice ma povera avevo 19 anni oppure famiglia si ma dopo la laurea e una posizione decente mi ha portato alla seconda e per di più costretta da quello stesso ragazzo che ho lasciato per un altro uomo a gennaio perchè lui ancora è alla ricerca di quello che io grazie a me mi sono conquistata. la vita è proprio una beffa. E ora che ho l’uomo che mi ama e che vuole un futuro con me fatto di figli io sento che proprio ho paura di fidarmi o meglio di afidarmi a lui. Si sta separando ha due figli un’attività impegnativa e uno sport che lo impegna molto e io ho paura che per come mi sono sentita sola nel mio cammino fino ad ora non realizzerò mai il mio sogno di avere una famiglia. Ecco perchè pensare ancora a farla finita. sono stanca di cercare, aspettare sperare. FOrse è solo un po’ d’ansia , passerà, perchè in fondo sono troppo curiosa di vedere come andrà a fiire per dare a me stessa la soddisfazione del suicidio.

  5. 645
    raffaele -

    Geggia, ma hai bevuto ? tu sei pazza, lui vuole fare una famiglia con te, quando un uomo ti dice queste cose gli devi credere, di solito sono le donne a volere un figlio, se te l’ha detto un uomo devi fidarti, te lo dico io, gli uomini fino ad una certa età vogliono solo avventure, trombare e basta, se lui ti dice che vuole un figlio con te lo devi fare, vuol dire che ti vuole bene.

  6. 646
    ChiaraMente -

    Io ci andrei cauta a fidarmi così nel far figli, giusto perchè “lui” lo chiede e “quindi” mi vuol bene – non trovo relazione lineare fra le due cose ma potrebbe essere- anche perchè lui i figli ce li ha già e una famiglia ricomposta non segue le esatte dinamiche di una famiglia classica. Un uomo si può lasciare, un figlio rimane. E per una aspirante suicida non mi sembra il massimo della maternità consapevole.

  7. 647
    federica -

    anche io ho pensato al suicidio… dopo tante delusioni che ho avuto…ho pensato tante volte al suicidio…. e ho provato tante volte a finirla…..ma poi un giorno ti svegli e ti rendi conto che la vita ti puo dare tanto ancora….io ho capito che bisogna sorridere alla vita e aspettare che lei ricambi….non farti del male inutilmente…. io ti capisco…. ma fai come me… inizia a sorridere alla vita….e vedrai…. che ti ricambierà….ciao…

  8. 648
    Lisa -

    passano i mesi e gli anni ma qui in questo forum l’aria non cambia…
    come va cogitoergosum? Tutto bene?

  9. 649
    Paolo cogioergosum -

    Lisa, che piacere. Un saluto a tutti!
    Eccomi, dopo oltre 40 gg. a rimettere il naso.. qui dentro! 🙂
    Devo dire, come tutte le cose, dopo un po’ ci si stanca della routine e anche le cose che sembravano interessanti e costruttive appiaiono nella loro “limitatezza”.
    Ahimè, per me è anche il caso di questo sito dove, ad un naturale bisogno di essere ascoltati e sostenuti nelle vicende e nei dubbi della propia vita non corrisponde alltrettanta volontà e capacità di regire e di essere parte attiva in un ambiamento, di qualsiasi tipo esso sia!
    Parlo difficile? Beh, sinceramente è quello che voglio. NEll’avanzamento della mia vita, della mia maturità, dei miei studi, sempre più sono coscie te e convinto che molti dei “malanni” e delle vicende che ci accadono siano dovute a nostri limiti e carenze oggettive. A poco dunque serve il continuo incoraggiamento da parte di chi cerca di far vedere un’altra realtà possibile. Questo significa che se non si hanno le capacità di recepire le novità e gli inaspettati appigli e “salvataggi” offerti da chi regala la propria esperienza ed i propri “vissuti” per un aiuto vero e disinteressato… allora non resta molto altro!
    Se agiungiamo poi che parternalistico-moralistici incitamenti a “farsi forza” e a regire non possono (e non potranno mai avere effetto, se fini a se stessi e “generici”, cioè non indirizzati dopo profonda ed attenta valutazione di ogni singolo individuo) non rimane davvero molto spazio per un “senso”, nemmeno in un luogo come questo!
    La reiterazione, la ripetitività con cui molte persone cadono nelle proprie angoscie (e io ne faccio parte a vario titolo) sono da un lato “normalmente” umani ma dall’altro, per molte persone, sono il segno di un disagio, di una patologia e di carenze che difficilmente luoghi come questo possono… “risolvere”!
    Nonostante tutto ciò, credo anche nella forza della parola, dell’amicizia e della empatica “condivisione” di un avvenimento, di un trauma o di un disagio che impediscono di vedere oltre.
    Il segreto, banale e quasi insuperabile, allo stesso tempo, credo stia almeno in parte nella capacità e nella volontà reciproca di “riconoscersi” davvero, di guardarsi negli occhi e di agire di conseguenza, cercando di annullare almeno in parte quel vuoto esistenziale e quella solitudine ancestrale che pervadono la maggior parte di noi, al di là delle pesanti e a volte insopportabili “maschere” che ci portiamo addosso, per cercare di vivere!
    Cara Lisa, il fatto che tu ti ricordi di me, ad esempio, dopo mesi, significa che qualcosa è stato “seminato”, in qualche direzione.
    Il ricordo è reciproco, ovviamente!
    Come del resto mi ricordo di molti che qui dentro “gridavano” il loro dolore e la loro incapacità di continuare a vivere.
    Che dire altro? Boh, al momento ho esaurito… “la spinta propulsiva”, come direbbe qualcuno! 🙂
    A presto allora, ma senza obblighi o costrizioni di sorta.
    Serenità ed un abbbraccio a tutti voi!

  10. 650
    stan -

    Ti capisco, ho 19 anni ma non sono mai stata vearmente felice. Penso di suicidarmi da quando avevo 15 anni, ma allora non facevo tentativi, e invece avrei dovuto. Mio padre allora teneva nel suo armadietto una pistola, e io avrei potuto usarla, ma non ebbi il corraggio di farlo. Ora i miei genitori sono separati, il papà vive all’estero e non ho più accesso alla pistola. A 17 anni cercai di avvelenarmi, senza successo. L’infuso di una pianta velenosa che avevo preparatoi mi fece solo venire mal di testa. A 18 anni ho cercato di tagliarmi le vene, senza successo. Non ho mai avuto abbastanza corraggio per portare a termine una cosa, figuriamoci per togliermi la vita. A volte mi addormento pregando di morire nel sonno, ma inutilmente, è ovvio. Spero solo che presto avrà abbastanza forza d’animo per porre fine alla mia inutile esistenza. Tanto non ho niente da perdere: nessuno in questo mondo rimpiangerà più di tanto la mia morte: non ho amici, non ho fidanzato, e il mio futuro mi appare buio.

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