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Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 14.932 commenti

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  1. 601
    alexia -

    Scusate, capito qui una volta ogni…tot mesi! Lascio un messaggio, e magari non c’entra una eva col discorso che stavate portanod avanti perchè non ho la pazienza di leggere tutti i post (non perchè li reputi idiozie, valà valà valà)

    A volte, la depressione, la disperazione nasce perché si cerca di guardare tutta la vita da troppo in alto, troppo in là… Come quando si guarda verso l’orizzonte e tutto qlo che il nostro occhio vede, vicino o lontano che sia, si addensa sulla stessa linea… E in quel momento il futuro fa paura, mi fa paura… Tutto perde senso… Perchè studiare per questo esame, perché impegnarsi per questo o quel singolo obiettivo… Tanto, dall’alto ogni piccola tappa diventa insignificante…

    Se pensassimo che tutto quando muoriamo finisce -e d’altronde così è- non alzeremmo un dito per costruire nulla, perchè alla fin fine non servirebbe a niente!!!

    MA… pensiamo ancora un attimo… é giusto vivere così? O, invece di parlare di giusto o non giusto, è il modo MIGLIORE di viverci qsta breve vita?

    Cavolo, già che siamo qua, facciamo tutto quello che si può!

    Sono nata in Italia..però mi piace un sacco Londra… c...., parti!
    Chi te lo impedisce, chi??? Se non te stesso!

  2. 602
    luigi -

    Vi ho parlato dei miei guai passati, ho cercato di esorcizzare le vostre angoscie, vi ho detto molto di me ma, continuate a non capirmi, addirittura alcuni ad aggredirmi verbalmente. Questo è un forum libero ognuno dice la sua, rispetto tutte le opinioni ma non posso condividerle tutte. Voi parlate di sucido, scrivete su questo “muro” virtuale ma non accettate repliche, non accettate sapere che anche dalla depresione si può guarire, quando vi ho detto che essere morti dentro è peggio di morire realmente perchè vivete una vita in modo vegetativo una vita assurda. però se avete la forza di scrivere su questo blog allora avete la forza di reagire perchè dentro di voi ancora alberga una fiamma di vita. Non pensate che voglia fare il buon samaritano, non ci penso nemmeno! non voglio convincervi a non ammazzarvi ma voglio farvi capire quanto insulso sia il gesto, purtroppo dopo questo gesto non c’è certezza che sia tutto risolto, magari sono vere le religioni che condannano il suicidio con pene orribili alla dantesca, o magari c’è semplicemente il niente, ma riuscite ad immaginare il niente! non è possibile perchè altrimenti non sarebbe più niente! insomma, farla finita come voi dite, non potrebbe essere la soluzione migliore chissà che non ci sia davvero quel tipaccio col forcone ad aspettarvi! Naturalmente sto ironizzando la cosa, ma pensateci un attimo. Ricordate che dopo ogni notte più buia c’è sempre un giorno luninoso che segue, la vta èuò essere bella e merita delle volte essere vissuta senza sprecarla.

  3. 603
    golaprofonda -

    Sono sostanzialmente d’accordo con le conclusioni di Mauro (anche se in fondo, alcuni considerano proprio la negatività della società come uno spunto per lottare e cambiarla), però la risposta di Monika non mi convince del tutto..come fai ad essere così sicura che la tua “invalidità esistenziale” sia innata ed immodificabile? (e cosa ti fa credere all’ “eternità della coscienza”, per curiosità? E’ una questione di fede o un ragionamento personale?)
    L’intervento di Luigi mostra un aspetto molto importante della questione, cioè le diverse prospettive con cui è possibile osservare il mondo: alcune possono apparire molto “strane”, cioè molti non le capirebbero (come nel caso del matematico, che in effetti ci si aspetterebbe che fosse non dico felice, ma perlomeno motivato) mentre altre invece sono condivise praticamente da tutti (vedi come esempio estremo Welby, il cui desiderio di morte era immediatamente comprensibile). Purtroppo è molto difficile capire e provare empatia con un””invalidità mentale” proprio perchè non è così evidente, tanto che solo la singola persona che porta questo handicap può veramente capire cosa prova, e perchè.. può anche darsi che si tratti di una semplice depressione che nasce da un giorno all’altro e curabile, ma non sempre esiste un rimedio (mi viene in mente la scena in cui Fantozzi, fallito per antonomasia, va a farsi visitare da uno psicologo: dopo avergli raccontato tutta la sua vita, lo psicologo gli appoggia dolcemente una mano sulla spalla e gli dice: “Lei non deve credere di essere una merdaccia”. Fantozzi: “Davvero?!” Psicologo: “Sì..lei E’ una merdaccia!”).
    Insomma, mi sembri un po’ troppo ottimista e fiducioso..
    Vic: io non ho mai detto che volevi davvero incitare chicchesia al suicidio, ho solo detto che quelle parole suonavano male in questo contesto. E’ come se avessi detto ad un uomo sul cornicione pronto a buttarsi “Eddai, quanto ci metti! Mi sto annoiando!”. Tutto qui

  4. 604
    emilia -

    Se sono qui è perchè anch’io sto male. Nell’ultimo anno ho perso il lavoro, quasi contemporanemente è mancato mio padre, più avanti ho scoperto di non poter avere figli ma quello che è peggio è che ho perso conmpletamente la persona che io amavo: qualcuno si è dileguato proprio quando mi ha visto messa peggio, e nel più vigliacco dei modi, dopo avermi imbrogliato facendomi credere a lungo che ero importante per lui. Di notte mi sveglio di soprassalto per la paura di questo vuoto. Il lutto non ha unito la famiglia: non vedo mia sorella da mesi e fa il possibile per evitarmi, ma senza dirlo, come fosse un caso, e non lo ammetterebbe mai.
    10 anni fa sono stata in cura per una seria depressione ma ero guarita…. la mia immagine era quella di una persona forte a cui molti si appoggiavano. Vado al lavoro (che per fortuna ora ho) e risulto efficiente e la mia immagine esteriore è serena. Vado dalla mia psicoterapeuta, e pare quasi uno scherzo che io stia male…
    Sono anche conscia delle cose quasi positive: il nuovo lavoro, la salute, non ho grossi problemi economici…
    Ma io sto male. All’inizio ho anche ragito, ma poi lentamente dopo circa 1 anno tutto ha iniziato a pedere di senso: la me stessa di prima non c’era più, solo questo sacchetto vuoto che è diventato inutile per tutti. La depressione maggiore mi prende davanti alla tv, alla sera. In quel momento avverto tutto il senso dell’inutilità e del vuoto. Ma di fare “cosa utili” non ho la forza. Non ho voglia di vedere nessuno, faccio sforzi sovrumani per uscire con un’amica, e a volte, più spesso tiro il bidone. Prima conoscevo anche amici sul web ma ora mi schifa anche quello: ai primi contatti fuggo o provo una noia tremenda. Non posso far finta di star bene ma non posso comunicare il mio malessere. Non sopporterei frasi come “dopo la notte più nera viene sempre un giorno luminoso”, o potrei rispondere che è vero come è vero il contrario. Mi interessava molto viaggiare ma ora mi crea dolore perchè riattiva emozioni che io non sono più in grado di sopportare. So che mi aspettano altre dure prove da sopportare, ma che non c’è vicino chi mi può dare il senso della continuità o del rinnovarsi della vita. E sono veramente molto stanca. Credo che la causa del desiderio di morire risieda nella mancanza di amore e nella solitudine, nel rifiuto sociale di chi non è più attivo (vecchi, malati) e quindi nel rifiuto di una parte di sè, nel non trovare più gesti veri o spontanei ma sempre mediati e soppesati. Il dolore fa sempre parte della vita ma lo si vuole nascondere e tenerlo lontano come un appesato, lo si vuole rinchiudere, isolare; per quello poi esplode. L’ho visto troppe volte in troppe persone che si dicevano sensibili. Forse ha ragione Luigi: chi vuole morire è sano, perchè non trova le ragioni per vivere che sono poi queste, attorno a sè e la società occidentale e industrializzata e tecnologizzata è depressa, malata, priva di rapporti di contatti e di affetti

  5. 605
    monika -

    Parlo di invalidità permanente, perchè, per esperienza personale, porto dentro un malessere fin dall’infanzia, che non solo non mi ha mai abbandonata, ma è andato crescendo col tempo, per cui presumo sia irremovibile. La fede nell’eternità della coscienza (che non vivo come un qcosa di positivo) mi viene in effetti da svariate letture di diverso genere.
    Per Emilia: capisco tutto e concordo con te, ho vissuto (e vivo) esperienze simili, è proprio come dici.

  6. 606
    luigi -

    Cara Emilia, non voglio certo usare frasi fatte con te, non voglio dirti che la vita continua che dopo ogni notte più buia c’è sempre un giorno luminoso, non voglio annoiarti, ma ti prego non morire dentro non uccidere la tua anima! non diventare uno zombie ache tu in questo mondo così oppresso cosi materialista. Anch’io ho passato momenti brutti, ho pensato al suicidio come unica soluzione ma poi ho rifletutto, soluzione a cosa se del doman non v’è certezza, figuriamoci con un suicidio. scrivi ancora su questo blog scrivi su questo muro virtuale e lancia il tuo grido, noi/io sarò ascoltarti.

  7. 607
    perlanera -

    Ciao a tutti,

    ho anch’io spesso voglia di morire per non vedere più le brutture di questo mondo, ma ieri, facendo un giro in internet sono capitata su alcuni siti che parlano dell’inferno: ragazzi, c’è roba da far rabbrividire!

    Consiglio caldamente a tutti voi di andarvi a leggere le testimonianze, i messaggi mariani, le visioni dei santi ecc. riguardo questo luogo terribile.
    Prima di fare alcun gesto insano pensateci bene: le sofferenze che noi patiamo qui potrebbero essere simili a una puntura di spillo rispetto alle atrocità che si subiscono in quel luogo di pena eterna.

    Un abbraccio a tutti

  8. 608
    Mauro -

    prego i cattolici come perlanera di evitare di scrivere stronzate…

  9. 609
    golaprofonda -

    ..”Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d’animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell’iniqua fortuna, o prender l’armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli. Morire, dormire, nulla di più, e con un sonno dirsi che poniamo fine al cordoglio e alle infinite miserie naturale retaggio della carne, è soluzione da accogliere a mani giunte.
    Morire, dormire, sognare forse: ma qui é l’ostacolo, quali sogni possano assalirci in quel sonno di morte quando siamo già sdipanati dal groviglio mortale, ci trattiene: é la remora questa che di tanto prolunga la vita ai nostri tormenti.
    Chi vorrebbe, se no, sopportar le frustate e gli insulti del tempo, le angherie del tiranno, il disprezzo dell’uomo borioso, le angosce del respinto amore, gli indugi della legge, la tracotanza dei grandi, i calci in faccia che il merito paziente riceve dai mediocri, quando di mano propria potrebbe saldare il suo conto
    con due dita di pugnale? Chi vorrebbe caricarsi di grossi fardelli imprecando e sudando sotto il peso di tutta una vita stracca, se non fosse il timore di qualche cosa, dopo la morte, la terra inesplorata donde mai non tornò alcun viaggiatore, a sgomentare la nostra volontà e
    a persuaderci di sopportare i nostri mali piuttosto che correre in cerca d’altri che non conosciamo? Così ci fa vigliacchi la coscienza; così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero. E così imprese di grande importanza e rilievo sono distratte dal loro naturale corso:
    e dell’azione perdono anche il nome…” (Amleto, Shakespeare)

    Io personalmente credo che spariremo nel nulla, e basta. Anche per sognare c’è bisogno di un cervello parzialmente funzionante, e quando saremo morti andrà irrimediabilmente distrutto. Accettiamo così facilmente il fatto di smettere temporaneamente di esistere (nel senso che non proviamo nessuna sensazione, dal momento che coscienza e memoria sono inattivate) quando dormiamo (senza sognare), perchè dovrebbe essere diverso quando “dormiremo” definitivamente?
    In ogni caso la certezza non è assoluta, ed effettivamente l’aldilà potrebbe essere decisamente peggio dell’aldiquà: per questo non bisognerebbe mai considerare superficialmente l’idea del suicidio, ed essere obiettivamente sicuri di essere degli “invalidi mentali” senza possibilità di recupero.

  10. 610
    emilia -

    Grazie Luigi per la tua risposta…
    Quanto al resto posso dire che tra le migliaia di motivi per cui si può decidere di NON suicidarsi credo che l’inferno o il timore di una punizione ultraterrena sia l’ultimo (almeno per me). Credo ci siano molti altri validissimi motivi: in primo luogo la certezza di dare un grosso dolore e in qualche caso irreversibile ad alcune persone soprattutto quando sono anziane, in secondo luogo il sospetto che la vita possa ancora riservare qualcosa di piacevole, ad es. stamattina io mi sto godendo il fresco e la quiete di un sabato mattina estivo davanti alla finestra, e questo è un piccolissimo piacere che però sto assaporando, e se sono capace di gustare ancora queste cose forse significa che l’invalidità esistenziale (mi pare che fosse “esistenziale” e non “mentale” che è un’altra cosa) non è poi ancora così completa…
    Belissimo il monologo di Amleto, l’ha recitato proprio ieri sera Albertazzi in tv in modo magistrale, mi ha veramente commosso… peccato che la traduzione che tu riporti non sia una delle migliori

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