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Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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La lettera ha ricevuto finora 14.902 commenti

Pagine: 1 40 41 42 43 44 1.491

  1. 411
    forseaddio -

    …e se anche DAGO NON CI FOSSE?
    Alle volte è sufficiente una pacca sulle spalle, magari anche solo virtuale, per non sentirsi completamente soli.

  2. 412
    Paolo cogitoergosum -

    forseaddio, sottoscrivo in pieno! Non è qusto il problema, infatti! E’, semmai, quello di trovare la ragione per cui NOI ci siamo, riuscendo a comprendere anche le nostre “solitudini” e cercando aiuto, senza che questo debba necessariamente diventare una dipendenza!
    Buona vita, buona giornata!

  3. 413
    lilla -

    Ma è la depressione tanti eventi negativi e tanto stressanti che fanno scatenare la nostra voglia di non farcela piu’ non riuscire ad alzarsi sentirsi a pezza non sentirsi capiti avete provato queste cose??????Rispondete

  4. 414
    lilla -

    A paolo cogito ergo sum perche’ non provi ad essere meno duro con gli altri dalle tue parole si intravede una durezza ma anche profonda nei sentimenti e come se non riuscissi ad esprimerli ti nascondi dietro mille discorsi o meglio giri di parole quando potresti essere piu’ affettuoso nei confronti degli altri ..
    Dago io non ti conosco come tutti posso capirvi un poco leggendo i vostri comenti come vedete se scrivo anch’io significa che non me la sto spassando ma perche’ non parlate piu’ di voi stessi dellae vostre esperienze cosi chi vi ascolta puo’ captare un messaggio per sentirsi identificato compreso dentro il profondo di loro stessi e ,magari colpirlo intimamente come non fosse mai successo. E dare una svolta a qualche atteggiamento sbagliato nei confronti della vita sia essa una cattiva abitudine un brutto modo di reagire agli eventi un non sapere come fare insomma qualsiasi cosa essa sia parlare per migliorare aiutarsi..a questo deve servire questo sito se non a che cosa sempre a dire odddio””””come non ce la faccio piu’ “!!!!!!E’ uno schifo sarebbe perche’ vedo che non e’ sempre cosi’ che ne dite proviamo a fare qualcosa in piu’ magari ci sentiamo meglio se sono cattiva ditemelo tanto so di essere dura .baci vi abbraccio tutti

  5. 415
    Paolo cogitoergosum -

    Carissima lilla,
    i tuoi 2 ultimi post, qui sopra, meritano tutto il rispetto e l’attenzione possibili.
    Parto dall’ultimo perchè sei l’unica (tra le persone che non mi conosco e che io non concosco) che sa “vedere” oltre le parole, senz’altro dure ed indignate, che io esprimo, con fermezza ma anche con la volontà primaria di trasmettere proprio “complessità”, sensibilità e dialogo.
    Che io a volte appaia eccessivamente duro e diretto è… un dato di fatto. Peccato però che non si possa mai riuscire a definire se quelle mie parole, durissime ed indignate, colpiscano nel segno! (Perchè in posti come questi, chi non vuole rispondere può facilmente fuggire, oppure rispondere offendendo e mettendola “sul personale” anzichè cercare di capire l’essenza del messaggio).
    Ma, cara lilla, tu hai ragione nel chiedere “esperienze personali”, soltanto che ciò presupporrebbe, ad esempio, che queste dovessero servire soprattutto per aiutare chi è in difficoltà piuttosto, invece, che servire a taluni personaggi, “novelli Messia” per farsi illuminare di luce riflessa. Ma tanto, che vuole intendedere ha inteso, gli altri… si stracceranno le vesti, come al solito!
    Tornando alle tue richieste, lilla, e ai motivi scatenanti della “propria” depressione, ci vorrebbero 800 post per chiarirsi in modo esaustivo, senza risultare troppo “superficiali” o troppo arzigogolati o contorti. Ma provo lo stesso a raccontarti qualcosa di “personale”, solo e soltanto per accogliere, col cuore, le tue richieste di “capire” nella pratica.
    La depressione, per me ed il mio entourage, è cosa conosciuta da tempo, e a volte è stato addirittura solo il male “minore” nel corso di eventi ben più gravi ed impellenti. Io ho una sorella con una grave malattia mentale dalla nascita, ed anche grazie alla sua tenera, dolce, disarmante soffernza ho potuto toccare con mano forti momenti di depressione, personale e vista in altri familiari.
    TU dici se “la nostra voglia di non farcela piu’ e di non riuscire ad alzarsi e sentirsi a pezzi, non sentirsi capiti, avete provato queste cose??????” le abbaimo appunto provate. Personalmente le ho provate da circa 40 anno, anche se, per fortuna, con ciclicità anche distantissime nel tempo. Senza tediarti partendo da… ADamo ed Eva, vengo alla fortissima devastante ondata di depressione di queste ultime settimane. Certo, l’ho provata e la sto provando mentre ti scrivo. Stamane avevo un importante esame da sostenere e cve l’ho fatta comunque ad alzarmi, ad uscire e a sotenere brillantemetne l’esame. E ho anche imparato a “parlare” con gli altri, a non tenere soltanto per me i miei momenti di un nero assoluto!
    Solo che, peggio che per molte altre malattie, più “socialmente accettate, è sempre un rischio quando ti esponi e ti confidi con il tuo interlocutore. Ma di questi tempi il dolore è talmente grande che ho avuto bisogno di “gridare” il mio disagio, ed ho trovato, credimi, sostegni e braccia tese da persone che pensavo distanti da me e dal mio disagio!

  6. 416
    Paolo cogitoergosum -

    Invece, oltre all’aiuto offertomi da chi già… speravo, ho trovato “condivisione”, sostegno e tanto calore ed affetto. Chi mi conosce sa dove posso spingermi nella “durezza” ma sa altrettanto dove arrivo nella “comprensione” e nell’analisi, sin troppo lucida, della realtà dei fatti.
    Lilla, la fine del tuo ultimo post non è affatto duro, anzi, “grida” in maniera tenera e commovente il tuo bisogno di “comprensione”, che vale spesso più di qualsiasi “aiuto”. Quando dici dinon farcela più posso solo dirti: PARLANE CON CHI RITIENI il più razionale e “lucido”, meglio se non è un grande amico che ti conosca “troppo”. In questi giorni, qulacuno che (in parte incosapevolmente) è bravvissimo ad esserci con tante “promesse” ma con nessun fatto concreto mi ribadiva : “domanda! Parla, Chiedi! Se posso fare qualcosa vedo come farlo!” Parole che dette così suonano bellissime, comprensive, aperte ma se (da me) sentite da chi mi “dovrebbe” conoscere e “saper capire” perchè mi è vicino… dalla nascita (parlo dei 4 fratelli maggiori, “sani”, che mi ritrovo) risultano come delle pugnalate diritte al cuore.
    In questo senso sono molto duro nei confronti di chi si offre per “placare i propri bisogni di autogratificazione” celandosi dietro “volontariati” apparentemente disinteressati e… “paterni”. Ma questo è un discorso davvero… sottile sottile. 🙂
    Tu, lilla,parli di tanti eventi stressanti, negativi e impossibili da continuare a sopportare. Ti comprendo come se fossi lì, al posto tuo, ma anche nei momenti più duri cerco sempre di mantenere accesa una piccola fiammella, nel preofondo di me stesso, che mi serve per riemergere e cercare di vedere con sufficente calma e razionalità… la realtà. Ma senza farmi sconti, perchè, per la mia indole, so che non potrei nascondermi dietro un dito, come invece, per loro “forma mentis” riescono a fare molte persone, magari meno strutturate per “vederci sempre dietro”.
    TU parli di diagio diventato insopportabile! Ce ne possono essere milioni di disagi, tutti diversi e tutti rispettabilissimi. Comunque, questo DEVE essere detto, quando la testa ed… il cuore sembra ci scoppino, tutti i disagi vanno “accolti”, senza voler per forza fare una “fraterna paternale” che spesso risulta addirittura pericolosa e fortemente inaccettabile da parte di chi sa che il suo male lo sente dannatamente “reale”, al di là del fatto che sia oggettivamente “meno sfigato” o messo meglio della famosa “gente che sta peggio di te” che molti “psicologi improvvisati” usano per cercare di minimizzare o di “svilire” le nostre devastanti guerre “intestine”.
    Cero, ovvio che sentirsi depressi perchè “è morto il gatto” è oggettivamente differente dal sentirsi finiti” per un percorso di vita costantemente in salita” e che si sembra arrivato al capolinea.
    Lilla, dalle tue poche parole posso solo dirti che intravedo in te una sofferenza “di vecchia data”, un grande bisogno di essere aiutata a “ripartire”. L’altro giorno, lo psichiatra Vittorino Andreoli…

  7. 417
    Paolo cogitoergosum -

    VIttorino Andreoli, dicevo, ha detto una cosa “ovvia” ma densa di una verità assoluta: nella depressione, a differnza di altre malattie, curabili solo per “aver studiato”, può essere davvero “accolta”, “compresa”, “capita” e “sorretta”, sino al suo evolvere verso una nuovas serenità, SOLTANTO da chi davvero si è trovato “in mezzo” anche lui. Per cercare di curare bisogna aver “vissuto” il dramma!
    Una cosa che parrebbe scontata ma che non lo è affatto!
    Lilla, lo stesso concetto di “durezza” che sia Tu che io e molti altri qui esprimono, verso se stessi, denota un bisogno di “durezza verso se stessi” che spesso non ci appartiene davvero ma è soltanto un “vestito” che qualcuno ci ha cucito addosso!
    Ecco, vedi, questo mi serve per dirti che anche quando qualcuno qui dentro mi attacca e mi da del “cattivo” sta solo cercando di “difendersi” da cose che, magari anche lo offendono, ma che sente inaccettabili perchè impossibili “da mandar giù”, se non a patto di guardarsi davvero “dentro”.
    Per questo io rispondo sempre “se volete sentirvi offesi e prendervela per le parole dure e darmi del “cattivo”, fate pure, la mia personalità, pur impregnata anche di momenti di fortissima depressione, non viene scalfita da offese “gratuite” che mi venfono rivolte soltanto per non saper o voler rispondere alle mie “offese indignate e motivate”,che sono molto, MOLTO differenti!
    Lilla, spero di esserti almeno servito per farti sapere che nella tua depressione, che è realmente tutta “tua” non sei mai completamente sola.
    Ed in questo senso, qualche post più indietro, mi permettevo di mettere in guardia coloro che ragalano badilate di confortanti “incoraggiamenti” a resistere, perchè “prima o poi passa”!
    Un bel par di palle, cari predicatori del conforto “a tutti i costi”!
    Ci sono dei momenti, nella vita, che il dolore va anche rispettato perchè, porca miseria, è dannatamente reale e non ci serve avere al fianco qualcuno che minimizza, che ci dà tante “pacche sulle spalle” o che magari ci esorta a “tirarci su” perchè la cosa “passerà” o peggio, perchè “c’è gente che sta davvvero male “sul serio”.
    MA tutto questo, carissima Lilla, è solo una lunghissima premessa al fatto che solo se entriamo nell’ordine di idee di voler almeno “provare a vederci dentro” possimao sperare di placare quel terrificante dolore che anche in questo momento mi attanaglia alla bocca dello stomaco! E che mi fa soffire e mi fa dire, resisti!, ma mi fa anche dire, per pietà, come faccio ad uscirne almeno per qualche ora????
    Lilla, vorrei dirti molto altro ma in questo “modo” ti ho detto davvero già moltissimo. E per fortuna io, e molti altri di noi, siamo “questo” ma siamo anche molto altro! Siamo anche calore, dolcezza, tenacia, ironia e autoironia!!!!!
    Ecco, forse, senza permettermi di voler sentenziare con frasi fatte, cerca tutta l’ironia e l’autoironia che ha dentro è tirala fuori, sposta x un attimo il pensiero vorticoso che non ti fa più vedere “fuori”. E sforzati di restare “bella”!

  8. 418
    Alex -

    Allora..
    Paolo,ti do ragione sul fatto che a una persona che soffre,depressa,non gli si può dire “muoviti,esci,vedi gente,tirati sù..” perchè la depressione è una malattia mentale(anche se molti ancora non la conoscono e/o non lo riconoscono) che annulla la volontà.Quindi,per la maggior parte,queste parole hanno un effetto contrario.
    In diversi tratti non capisco bene cosa vuoi dire però su Dago ti sbagli completamente.Non capisco su che basi puoi dare questi giudizi su di lui.
    Dago tiene davvero alle persone,vuole solo stare vicino a coloro che soffrono e non vuole niente in cambio(ovviamente anche lui si sente gratificato).Mi scrive tutti i giorni,anche più volte al giorno e pure a me ha ricaricato il cellulare,per ben due volte,quando ero ricoverato.
    Io ho iniziato a scrivere su questo forum perchè era l’unico modo per esprimere la mia sofferenza.E questo mi sembra già abbastanza triste:il non avere nessuno nella vita reale con cui parlare.
    E’ vero ciò che dice forseaddio:io scrivendo qui mi sento un pò meno isolato.
    Domani ho il terzo incontro con la psicoterapeuta:mi sono un pò sfogato e lei mi mette fiducia,per ora.
    Spesso vorrei mollare tutto ma devo resistere ancora.
    Vivere con i miei genitori è estremamente noioso e triste,vorrei non vederli più perchè lo stare con loro mi fa soffrire ancora di più.
    Ora vi saluto..
    Con affetto..Alex.

  9. 419
    lilla -

    EHI CIAO A TUTTI!!!!
    CIAO PAOLO….COGITO ERGO SUM èCI STA PURE BENE PER UN TIPINO COME TE HAI COLTO NEL SEGNO E’ QUELLO CHE CERCO E CHE NON RIESCO A TROVARE NEMMENO DEI MEDICI A CUI MI SONO RIVOLTA ma solo a mezza strada da una ragazza che mi vede spesso da due anni ha compreso questa settimana sara’ che questo e’ il periodo costernato dal fatto che chiedo una risposta dall’ambiente di fronte ai messaggi che invio…TU..sei intelligente sai scrivere intravedo in te una profondita’ …e sii fieri che manca a coloro che lavorano nella sanità o malasanità se cosi’ la vogliamo definire..io ho lavorato all’interno due anni con malati psichiatrici schizofrenici depressi psicotici famiglie con pesi come la malattia d’alzheimer ho avuto difficoltà nel non riuscire a separarmi dalle loro sofferenze mi sentivo un puntino nell’universo in grado di non risolvere..il mio stage è stato seguito da tutor della professione,.. il pessimismo regnava pero’ ragazzi se una persona è un professionista e lo fa col cuoree perche’ ci ha messo una vita per arrivare ad un traguardo deve spostare mari e monti per fare piu’ attivita’ per coloro che soffrono piu’ incontri dialoghi farli sentire “normali”. io mi sono sentita a terra allor che’ con una storia d’amore con un ragazzo di fuori e con queste situazioni sopra citate mi facevo mille domande la notte non chiudevo occhio la rabbia era piu’ forte il non potere il non sentirmi agire come sentivo dentro.in poke parole avevo una montagna di m….bip!!!! di dose da risolvere tutte insieme e il mio corpo chiedeva stooopppp!!! basta non ce la fai non lo vedi…edecco che oggi ho capito una cosa , assaggiando l’inferno il buco nero dove è solo dolore e la vuoi fare finita ma continui per inerzia in attesa di vedere un piccolo passo e il giorno dopo ancora di superare quel bruttissimo momento che ti rimarra’ tutta la vita.. o come altre scene della propria famiglia a cui solo le anime piu’ nobili e sensibili possono dare spazio nel ricordo mentre gli altri il giorno dopo fingono che niente sia accaduto mentre ora lo devo dire il mio disagio viene avvertito allor piu’ per il mio non inserim lavorativo vuoi per la disoccupaz del mio luogo vuoi per il non essere apposto…con calma penso e agisco con troppa fretta questo mi esausta…
    TU SEI PER ME UNA SORPRESA E SAPPI KE NON TE LO DICO COSI’ SEI ENTRATO NEL MIO CUORE con le tue parole.. BENCHE’ TI possa sentire piccolo per il tuo dolore..interno e somatico allo stomaco…SAPPI CHE HAI UNA GRANDE POTENZIALITA’ L’EMPATIA…..E NON PARLO PIU’..PS…SONO A BOCCA APERTA..GRAZIE PER AVER AVUTO TEMPO PER ME

  10. 420
    Paolo cogitoergosum -

    Carissima Lilla,
    della Tua bellissima, sofferta e DIGNITOSISSIMA lettera, che… si commenta da sola, vorrei rimarcare soltanto un concetto, cioè quello in cui tu dici:
    “.. o come altre scene della propria famiglia a cui solo le anime piu’ nobili e sensibili possono dare spazio nel ricordo mentre gli altri il giorno dopo fingono che niente sia accaduto…”!
    In queste tue poche righe è racchiusa tutta la tua gigantesca sensibilità e tutta la tua non comune capacità di “voler capire” e di “voler sentire”, anche e soprattutto i richiami e le “grida” che ci provengono dalle nostre “origini”, dalla nostra FAMIGLIA, dal gruppo e dai luoghi, e dalle situazioni, in cui, come dire, tutto “ha avuto inizio”.
    Lo so, è riduttivo ricondurre sempre tutto a reali o presunti “big bang” emozionali legati al nostro passato, alla nostra infanzia ed a tutti i piccoli o grandi drammi ad essi legati. Ma, dato che quando siamo DAVVEROI noi stessi sappiamo bene che il “cuoer” e “l’istinto” ci parlano, allora vediamo riaffiorare tutte le “vere” problematiche ed i veri “drammi” mai risolti.
    Ma attenzione, ammettere ed addirittura essere fieri del proprio “passato” e della propria “memoria” non vuole significare che dobbiamo sentirci schiavi perenni di fruastrazioni e tristezze “antiche”. Ma l’essere umano cos’è se non “memoria”?? Cosa siamo davvero se non la SOMMA di giorni, giorni e giorni, che sedimentando uno sull’altro ci fanno essere quello che siamo oggi e che saremo anche domani?
    Sicuramente la disumanità e la materialità imperanti in questo nostro “moribondo” sistema di vita moderno ci impedisce di dar fiato alla cosa più vera, devastante e caratterizzante di un essere umano, l’unica che ci differenzia davvero dalle bestie (ma non da tutte le bestie!): la capacità di rendere “reali” e determinanti le nostre “vicende”! Cioè, cosa c’è di più vero in un essere uman o se non la memoria, il ricordo e le relative emozioni che si scatenano quando lasciamo che ci “vengano a trovare”? Mio padre è morto un anno fa, la Sua vita è stata una “grande battaglia”, come quella di tutti, come una battaglia “d’amore” è stato il nostro rapporto di padre/figlio! Negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza ho sempre provveduto a far ricordare a mio padre che “c’ero”, esigendo, da figlio, il massimo dell’attenzione e del “rispetto”. Credevo di essere stato un figlio “soltanto danneggiato” da genitori che non mi comprendevano, invece, “miracolo” della memoria, del ricordo e della sensibilità ad essi correlata, via via cher il tempo passava ho guardato negli occhi MIO PADRE, nei suoi grandi e profondi occhi azzurri (che ha “regalato” anche a me) e ho cominciato a vedere un UOMO! Un essere umano pieno di difetti e di limiti ma molto più pieno di FORZA e di capacità di trasmetterti tutta la sua PATERNITA’, eppure senza mai parlarmi davvero a cuore aperto. (continua)

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