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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Se morissi, Filù sarebbe solo. Però, io gli voglio un bene dell’anima…Lo lascerei a mio fratello, che lui se ne occupa meglio di me, secondo lui.
Sì…credo di poter affidare Filù a mio fratello, se morissi.
Sarebbe meglio per tutti.
Non sarei più un peso, né per voi, né per la Chiesa, né per la famiglia.
Mi suiciderei, passando sotto il treno, e non vivrei più con tanto stress, tante angosce. Non sarei più triste da morire.
Per favore, abbandonatemi. Perdete il vostro tempo, a scrivere tante righe.
Dio…l’ho perso. Mi ha abbandonato anche Lui. L’ho perso.
Sono anni che non trovo più il Cammino.
Ora basta.
Non potete consolarmi.
Mi resta solo il suicidio.
Il suicidio.
Il suicidio.
E dalle co’ ‘sto treno. Lascia perdere Beppo che vai a mettere nei casini la Société Nationale des Chemins de fer Français, con tutte le rogne che hai. Ma poi dico, sei individualista e ti lamenti? Quello è il primo passo per star bene con sè stessi Bep. Comunque io sono CERTO che non ti hanno centrato la cura farmacologica. Non ti hanno trovato la molecola giusta, che sicuramente ci sarà. Ma il tuo vero problema ce l’hai in casa. Tu là dentro -Chiesa compresa- sei un pesce fuor d’acqua. Devi cercarti il tuo fiume e tuffartici dentro, prima possibile. “Jesse da chill’ museo, va pe’ a via, tocca ‘e femmen’, va a rubbà. Beppì, scappa: chisti te mannen’ a ‘o manicomio, sient’ a mme”.
Ciavomincio da tre.
Una fede vissuta senza il cuore, diventa una legge, un fardello impossibile da portare. Senza l’amore per Dio, la vita Cristiana diventa religione, cioè, riti, opere fatte per meritarsi il cielo, o per essere davanti agli altri un “Buon Cristiano”.
Io…odio la religione, e ho giudicato i miei come religiosi, sottomessi ad obblighi, riti, princìpi, regole. Ho giudicato il Cristianesimo considerandolo come un insieme di regole soffocanti. Perché mio padre… così spesso è stato goffo nel presentarmi la Chiesa, o la lettura della Bibbia. Mi ha mostrato che se non andavo in Chiesa, mi perdevo qualcosa, e così mi sentivo in colpa.
Ho visto mio fratello rinchiudersi in camera per due ore, ogni giorno, a leggere la Bibbia, lasciandomi solo. L’ho giudicato: per me, era un monaco. La sua pietà era mera religione, pensavo.
Ho visto mio padre imporre come una legge “la preghiera prima dei pasti”, e ho pensato fosse religione. Mi seccava. Io volevo mangiare senza pregare prima… perché odio i riti, fatti senz’amore, senza il cuore.
Però…sono io che non avevo più il cuore vicino a Dio. Vedevo solo leggi, riti fastidiosi, al limite, ipocrisia. Solo che non era così: i miei amano Dio…e fanno tutto con l’amore di Dio dentro…
Il mio cuore si è amareggiato tanto… perché mio padre, da Buon Cristiano, mi ha vigliaccamente disprezzato in certi momenti. Non mi ha dato il diritto di essere me stesso, mi ha disprezzato, per alcuni dettagli della mia personalità. E andava in Chiesa, pregava prima dei pasti, faceva il ragioniere presso la Chiesa, era sempre impegnato, iperattivo, teso, freddo, e…faceva la parte del Perfetto Cristiano…Gli venivano conferite responsabilità, ha cominciato a predicare…mentre io lo conoscevo meglio dei Cristiani, sapevo che a casa era invivibile. Sapevo del suo disprezzo riguardo a me.
E non ho mai sopportato il disprezzo.
Allora l’ho giudicato: era un fariseo, un religioso. Visto dall’esterno si meritava il cielo…
Al liceo sono stato disprezzato dagli altri. Anche alle medie. Sono stato bullizzato. Poi mi sono sempre sentito inferiore a tutti. E se mio padre, che mi ha generato, mi disprezza anche lui…ferito come sono, lo giudico. Però non dovrei… perché lui ama Dio, e non segue una religione. Fa tutto col cuore, con amore per Dio, mentre io sono una frana.
Non accetto l’iperattività di papà, né l’agitazione che lo caratterizza.
Vedo che stai cominciando a fare chiarezza nella tua vita, e a “leggere” criticamente le figure genitoriali, che spesso se danno la vita biologicamente te la tolgono psicologicamente. Anche se una riga prima stigmatizzi l’ortodossia superstiziosa di tuo padre e quella dopo lo vedi come un “buon cristiano”, a dimostrazione del bipolarismo che ha prodotto la “guera” tra le tue due nature, quella istintuale, genetica, e quella indotta. Beppì, non sei tenuto a dimostrare niente a nessuno a 36 anni. Hai un travaille, un cane, suoni il piano, ma esci da quel museo delle cere che è quella casa, trovati un “petit studiò” e vattene a vivere per fatti tuoi. E poi cerchi Dio dove ti pare. Tanto è dappertutto.
Ciavonnipresente.
Ho già il mio appartamento. Non vivo dai miei. Dopo l’ennesimo conflitto con mio padre ho cercato un alloggio e l’ho trovato. Abito a cinque minuti da casa loro, però pranzo e ceno appunto da loro, ogni giorno. Solo per vedere mia madre, di certo…!
Guarda, stamattina stavo bene. Ho studiato l’ebreo per quattr’ore, in ufficio. Sono arrivato dai miei a mezzogiorno, e l’atmosfera era tesa: mio padre era stanco, e quando lo è, l’atmosfera a casa è marcia. Risultato: non sto bene. Mi sono arrabbiato, a pranzo, a causa dell’atmosfera tesa, che non sopporto più. Mio padre non si rimette mai in questione. Da anni è lui, il problema. Sono anni che assorbo tensioni, e tensioni, e tensioni…Alla fine, sono sull’orlo dell’esplosione.
Ogni giorno, quando vengo a casa loro, è la solita atmosfera: mio padre è stanco, teso, nervoso, freddo, gelido, insopportabile, rumoroso, e…io devo sopportare tutto ciò. Finisco coll’odiare il rumore, il nervosismo, la sempiterna stanchezza paterna, l’atmosfera resa marcia dall’umore di papà…
Alla fine mio padre mi sfinisce.
Sono anni che…lo sopporto, e sono stufo, proprio stufo: è instabile, tossico…Mi secca profondamente.
Ora riposo a casa mia, sotto il piumone, con Filù su di me, che sta dormendo, e la musica.
Per fortuna posso scappare dalla presenza paterna e rifugiarmi nell’appartamento…
Stasera ceno con i genitori, domani a pranzo mio padre non ci sarà…( Tanto meglio!!! ), e lunedì sera ceno a casa mia, con calma.
A 36 anni…ho proprio bisogno di mia madre. Lei è sensibile, cerca sempre di capire i figli, fa il possibile per aiutarmi…mentre il babbo è sempre impegnato con la Chiesa o altro. Tanto lui non ha mai capito i propri figli…E mi secca parlare di lui.
Ora devo dormire, anche se ho i nervi completamente infiammati dalla collera.
A volte…sogno di vivere lontano da loro, in pace. Mi rovinano la salute.
Beppino,
se ti può essere in qualche modo di confronto, non troppo in negativo, solo ieri sera, molto stanca e provata, dopo due giorni emotivamente pesantissimi, ho vissuto una crisi di grande disperazione. durata due o tre ore, in cui avrei tanto voluto poter parlare con qualcuno, che fosse in grado di capire. ci sarebbe anche stato ma… perché turbarlo?
dopo la notte, quasi del tutto insonne, stamani torno ad avere volontà ed energie per affrontare la solita vita, nè bella nè brutta, comune a molte altre persone che mi sono affini, esattamente come te.
SE avessi più forze, mi piacerebbe essere tua “amica di mail” ma NON posso farlo, perché non sono sicura di poterti essere vicina tutte le volte che ne senti il bisogno. in situazioni d’emergenza, puoi comunque scrivermi qui: carren2@gmail.com.
oltre allo psichiatra o alla psicologa, non potrebbe servirti il supporto di un padre spirituale, abbastanza colto e sensibile, capace di darti le rassicurazioni in materia di fede utili a fartela vivere in positivo?
scusa se per ora non ho risposto a tono ai tuoi ultimi post. a quest’ora del pomeriggio di solito sono già troppo stanca per impegnarmi come meriti…
un abbraccio.
PS: NON è affatto vero che non sai amare. semmai, sei uno che ama troppo!
Ma quindi, Beppe, voi siete tra quelli che pregano prima dei pasti?
Non che tale inutile rito sia dannoso, anzi, ma è controindicato perché a parlare prima dei pasti lo stomaco finisce con il riempirsi d’aria.
Inoltre prudenza vuole che si preghi per ringraziare DOPO il pasto, sennò rischi che ti arrivi spesso il minestrone puzzolente ed economico della Val d’Aurixaeu che, se per la Confraternita dei Battuti di Chamonix è gioia vera e manna divina, per gli altri è assai indigesto.
A me non pare che Beppino non voglia uscire dal museo delle cere.
Mi pare sogni che diventi un ambiente confortevole in cui sentirsi accolto.
E che in quel sogno ci stia investendo (malamente) l’esistenza.
Un padre esattamente come è ma solo un pò più malleabile che lo aiuti, con la gentilezza, ad imparare a leggersi due ore di Bibbia al giorno con gaudio e soddisfazione, ad andare leggiadramente alle varie funzioni, a mettere le mani giunte davanti a Dio anzichè nelle mutande nel buio di una stanza.
In altre parole a me pare che a Beppino piaccia la sostanza ma non gli vada bene la forma.
E che abbia la convinzione che se la forma fosse migliore anche la sostanza ne trarrebbe un vantaggio.
Quindi, pare a me, lo ribadisco, che sia inutile dirgli “quella è la porta inforcala, vai nel mondo e vivi” quando lui vorrebbe che chi è dentro casa gli dicesse “Beppino bello, amore di babbo e mamma, chiudi la porta e siediti con noi ed i tuoi fratelli a parlare di Dio per ore ed ore”.