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Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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14.941 commenti

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  1. 14101
    Sofia -

    Animabuianellaluce hai fatto una lettera STUPENDA…!
    BELLISSIMA!…in te traspare quella dolcezza sensibilità e quella particolarità che si percepisce solo nelle persone che hanno sofferto ..e che hanno passato l’inferno!
    E io che ho passato tutto questo è anche io sono stata salvata dopo averlo tentato ti capisco alla perfezione!
    Hai un nick stupendo e già da quello si capisce che sei una persona intelligente! Grazie per averci scritto…..

  2. 14102
    Diego -

    14100
    AnimabuianellaLUCe – 4 aprile 2016 11:20

    Ma cara ragazza, per non cadere più ti basta sapere che l’amore di coppia è solo la romantica proiezione di un deficit interiore, quello della divisione dell’essere umano in maschio e femmina, deficit nobilitato, iconizzato e reso sacro mediante l’etichetta di “amore”.

    In realtà la gente non se ne rende conto, con l’unione di coppia si sente felice (o meglio completa), e così si adagia nella situazione, ma quando la concorrenza arriva e la storia finisce si ritrova sola, divisa e in compagnia del suo deficit psico-fisico congenito.
    Così l’infelicità sembra insopportabile al confronto della presunta felicità vissuta, ciò fino ad indurre alcune vittime a gesti sconsiderati, persone altamente sensibili certo.

    Ebbene, nessuno razionalizza che il problema sta nella divisione uomo-costola, e che di uomini e donne liberati ce ne sono così tanti da rendere l’unione stabile pressochè un’utopia di questi tempi, allora alcuni vorrebbero autoeliminarsi riconoscendo inconsciamente il loro deficit (schiavitu’ della solitudine), mentre molti altri si illudono di risolvere il guaio saltando da un partner all’altro come quadrumani rampanti.
    Soluzione mancata in ogni caso, perchè il dio divisore sa benissimo che il suo eterno motto infernale “divide et impera” funziona, per cui provvide a creare la donna sottraendo la costola all’uomo, eh si, è un grande chirurgo e genetista lui… peccato che nessuno lo sappia, altrimenti avrebbe dovuto spararsi il dio.

  3. 14103
    Anto -

    Annabuianellaluce dipende sempre da cosa ti capita nella vita. Mai giudicare. Mai

  4. 14104
    Anna -

    Ritorniamo sempre alle solite storie… “chi non ci è passato non lo può capire, solo chi ha sofferto e ha lottato nella vita sa cosa vuol dire vivere”… è bla bla bla… ma che palle! Sono d’accordo con Anto. Evitiamo giudizi a priori e cerchiamo di rispettare chi è diverso da noi. Amen.

  5. 14105
    rossana -

    Smerdjiakov – 25 marzo 2016 15:02
    “Qualcuno di voi ha avuto parenti morti a causa di suicidio?”

    un tempo, e forse ancora anche oggi, i parenti dei morti suicidi hanno motivo di nascondere questo tipo di realtà in ambito famigliare.

    cerco, comunque, di dare un riscontro alla tua domanda. per quanto mi riguarda, ho grande rispetto della libertà individuale e preferisco pensare che se una persona che amo preferisce smettere di vivere, non è per mio egoismo e mia gratificazione che deve evitare di farlo.

    è quasi certo che si vive finché qualcuno desidera che lo si faccia. così come spesso accade che chi è intenzionato a togliersi la vita, prima di mettere in atto il suo proposito, cerchi, direttamente o indirettamente, il supporto, anche soltanto verbale, di un altro essere umano, che l’aiuti a sentirsi meno solo (com’è successo a Pavese, che stupido e limitato di certo non era).

    so che non apprezzi il mio modo “involuto” di scrivere ma mi sono decisa ugualmente a scriverti che, alla fine della fiera, può essere utile a chi resta conoscere la ragione del gesto suicida. non cambia niente in termini di privazione ma aiuta a meglio accettare la decisione.

    Valentina, una ragazza adolescente, ha seguito la sepoltura del padre, suicida per amore, senza mai fargliene colpa. ben sapeva, avendo vissuto con i genitori, che per lui era impossibile continuare a vivere senza la sua compagna.

    stesso risultato per tre orfani, rimasti tali per la scelta del loro padre di non continuare a prendersi cura di loro, dopo la morte per parto della madre. si giustifica, se si comprende!

  6. 14106
    Smerdjiakov -

    Rossana, in effetti il tuo modo di scrivere è terribile. Ma tant’è, non siamo obbligati ad essere tutti “giornalisti” e ad avere il dono di farci capire dal prossimo. La mia domanda era rivolta a chi, nella propria famiglia, ha avuto un suicida. Ciò che hai detto sulla vergogna di parlarne non so cosa mi può riguardare, dal momento che qui scriviamo in pieno anonimato. Io volevo solo sapere, tra chi legge queste “pagine”, se ha avuto un parente o un amico prossimo che si è tolto la vita. Il resto, sulla mancanza di un giudizio da esprimere, mi vede assolutamente d’accordo. Paul Valery ha detto: “Non esistono i suicidi. Esistono soltanto gli omicidi”. Ed ogni volta che sento che è morta una persona, mi sento colpevole anche io.

  7. 14107
    rossana -

    14106
    Smerdjiakov – 8 aprile 2016 19:41

    sono persino contenta che giudichi il mio modo di scrivere terribile. me ne rendo conto e spesso mi sforzo di migliorare… purtroppo senza apprezzabili risultati.

    il primo esempio di cui ho scritto, è relativo ad amici, veri e propri sessantottini doc. si sono rifiutati di acquistare casa, preferendo restare in affitto e devolvere in beneficenza l’extra derivante dai due stipendi. la loro abitazione era sempre aperta a chiunque, per un pasto, un pernottamento oppure un sostegno economico/emotivo di maggior durata.

    dopo la morte per malattia della madre, ancora molto giovane, e il suicidio del padre, a Valentina non rimase soltanto il cane ma una vasta cerchia di amici di tutti i tipi e di tutti i ceti sociali, che si è presa cura di lei in tutti i sensi, fino a quando si è formata una sua famiglia, simile a quella dei genitori. i semi migliori non possono non dare frutto, anche solo sotto forma di un elevato numero di zii, sorelle o fratelli acquisiti…

    il secondo esempio, invece, si è consumato in ambito famigliare, ma molto lontano nel tempo. la vivezza del ricordo, dopo quasi due secoli, dimostra l’affetto con cui questi sfortunati avi sono tuttora accolti e compresi. la loro costante eredità sta nella forza e nella volontà d’amore che ha legato gli orfani e le loro famiglie.

    anch’io concordo sul fatto che quasi sempre quando una persona si suicida sono in molti a condividerne la responsabilità. anticamente, in alcuni villaggi cinesi, la morte volontaria di un membro della comunità imponeva per alcuni giorni la bandiera a lutto sui restanti, colpevoli di non aver prestato abbastanza attenzione a chi avrebbe potuto trarne beneficio.

  8. 14108
    Smerdjiakov -

    Cara Rossana,

    Come ogni attitudine, il saper scrivere è innata. Certo si può migliorare. Il mio consiglio è: cerca di esprimerti esattamente come se mi avessi davanti e non cercare di farti impressionare dal fatto che scrivi invece di parlare. Tanto più riuscirai ad accorciare lo iato tra scritto e parlato, tanto meglio ti farai capire.
    Anche perché, in effetti, alcune cose non le ho ben comprese: 1) Valentina faceva parte di questi tuoi amici sessantottini? 2) Non mi risulta tanto che i sessantottini siano poi così generosi col prossimo…ma avremo esperienze diverse. 3) Questa Valentina a cui è morto il padre, cosa dovrebbe dirci se non che, senza appoggi, anche lei si sarebbe schiantata? 4) Il secondo esempio, peraltro misterioso, ci fa capire che la famiglia di cui parli è formata da persone che conoscono la forza e la crudeltà della vita, e non si permettono di giudicare le persone che, semplicemente, decidono di averne avuta abbastanza. Perché chi pensa che il suicidio sia una scelta, non ha capito che noi non scegliamo proprio niente. Mai. Né nel bene né nel male.

  9. 14109
    rossana -

    Caro Smerdjiakov,
    “Tanto più riuscirai ad accorciare lo iato tra scritto e parlato, tanto meglio ti farai capire.” – OTTIMO suggerimento, che cercherò di mettere in pratica.

    Valentina era la figlia adolescente della coppia sessantottina che ho conosciuto e apprezzato. persone rare: un mix affascinante fra Cristo e Marx. una coppia fortunata in amore e sfortunata per la malattia che si è abbattuta sulla donna e che ha trascinato nel baratro anche il compagno, incurante di lasciar sola la figlia, che ha comunque compreso e giustificato con sofferenza la scelta del padre.

    così come i tre piccolissimi orfani, nel loro destino solitario e depredato, non hanno mai mosso accuse al padre, che li ha lasciati in balia dei parenti. e si trattava di un militare, decorato con una medaglia al valore…

    se si ama, si comprende! ho voluto solo rispondere alla tua richiesta di esempi di reazione di cui sono a conoscenza da parte di parenti di suicidi.

  10. 14110
    Smerdjiakov -

    Cara Rossana, Grazie mille per la risposta.
    Il fatto che uno sia medaglia al valor militare (ne deduco che avesse combattuto molti anni fa, poiché ora il nostro beneamato Esercito non ha più guerre per cui elargire medaglie) non fa molta differenza: la vita può e sa essere molto più forte di qualsiasi persona. Chi capisce questo, secondo me, ha già capito il problema del suicidio: il quale non è che la fine di un percorso di dolore altrimenti insopportabile. Chi perdona, comprende tutto.

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