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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Ehm… non è che sei infetto, ma leggermente pesante forse sì. La catena alimentare non mi pare un gran problema, noi non veniamo mica mangiati, salvo casi eccezionali. Se proprio ti dà problemi, puoi sempre diventare vegano. Poi la vita non è assolutamente vero che è tutta un’avversità: c’è il lambrusco, per esempio. Il prosecco freddo. La birra ghiacciata. I gatti. La grappa. La bici. Insomma, di roba ce n’è quanta vuoi per passare bene la quarantina d’anni che ti separa dal tumulo.
E poi non è vero che esistono persone “più sfigate di altre”. Sono semplicemente “diversamente fortunate”. Imparate a scrivere un po’ più politically correct, se no l’Italia non riparte.
Smerdjakov,
grazie per il riscontro e per avermi precisato l’età, dato che per me ha una sua importanza nell’immaginare la persona e nel valutarne a grandi linee lo stato evolutivo (il carattere già traspare da quello che scrive e da come lo scrive).
il peggior periodo che ho vissuto è stato fra i 28 e i 32 anni. in seguito, sono riuscita cambiare completamente il modo di affrontare le mie difficoltà e, in parte, a superarle. è quello che auguro anche a te!
un abbraccio.
“la tua visione è di totale desolazione e sconforto. non ci possono essere parole adatte ad alleggerirla…”
Concordo con quello che ha scritto Angela.
Ma tu continui a scrivere, rispondi a qualche domanda, tutto questo mi fa pensare che speri in qualche cosa. Nessuno, credo, almeno una volta nella vita non ha pensato al suicidio. Poi succede qualcosa, scatta un istinto difficile da definire. E’ di questi giorni la notizia che monsignor Charamsa, in occasione del sinodo sulla famiglia, ha dichiarato apertamente di essere gay e che vive da molti anni con un compagno. Cosa ha spinto quest’uomo a sfidare la Chiesa Cattolica? Dove ha trovato il coraggio di azzerare la sua vita futura, infatti lo hanno già licenziato.
Non m’intendo di religione, ma so che questa cosa è una bomba al cuore dei cattolici ferventi ed ubbidienti. Dice che scriverà un libro, non basta un post in un blog come questo. Il mio primo impulso è stato di ammirazione nei confronti di quest’uomo che facendo quello che ha fatto, ha azzerato tutto il passato. E’ disposto a combattere per le sue idee. Nessuno può dire come si evolverà la cosa, per me è stato un Gigante, pur sapendo che certamente faranno di tutto per metterlo a tacere, ha sfidato frontalmente i milioni di cattolici. La domanda che mi pongo; dove ha trovato il coraggio di esporsi così apertamente?
Qualcuno mi dirà che sono uscito fuori tema. Per come la penso io, questa cosa così estrema può somigliare ad un suicidio. Ma non è così, lui è pronto a lottare per la sua vita e la sua fede, ha la cultura e la convinzione dalla sua parte.
Forse a te Smerdjakov è questo quello che manca, il coraggio di affrontare frontalmente uno per uno tutti i tuoi mali. Sai da solo che non sarà il suicidio a risolverli. Sei dotato di una certa cultura, ma se leggi Fabio Volo & co. per poi distruggerli, prova a leggere i veri filosofi, se non l’hai ancora letto, ti invito a leggere Thomas Mann “L’arte di amare” Ti sento molto vicino. CORAGGIO!
Angela: E quindi? Certo che non ci possono essere parole. Ben detto. Saluti.
Maria Grazia: Tu hai capito abbastanza bene. La vita è qualcosa che ci CAPITA non che facciamo capitare noi. Libera scelta e libero arbitrio son due cose diverse e la libera scelta è sempre frutto di input determinati. Uno che si suicida è uno che la Vita ha portato al suicidio.
Però concordo con Yog, esistono anche alcune cose che fanno ridere: Yog è una di queste cose. Così come Toroseduto, che salta di palo in frasca senza sapere cosa dice e senza capire ciò che dicono gli altri. Mi domando come gente del genere possa venir qui a dire la sua. Mha!? Un po’ di buonumore lo portano, bisogna ammettere. Toroseduto: lascia perdere Thomas Mann, torna a Fabio Volo.
Rossana: Bene, mi hai inquadrato. Pensi tuttavia che un uomo di 60 anni non possa dire ciò che ho detto io? Quando dici che sei riuscita a cambiare le tue difficoltà, dimostri di non aver compreso ciò che dico e affermo io: noi non scegliamo niente, noi siamo. E se tu hai migliorato è perchè dovevi migliorare, così come chi si uccide non poteva, arrivato a un certo stadio, non uccidersi.
Voglio solo segnalare l’errore di aver attribuito a Thomas Mann L’arte di amare. Mi sono confuso. Mann ha scritto La montagna incantata. L’arte di amare è di Fromm. Lieto di averti divertito, è veramente difficile parlare in termini costruttivi con te. Non me la sono preso, Volo non l’ho mai letto e mai lo farò. Non leggo quello che scrivono gli altri, non mi è mai piaciuto fare salotto. Ho cercato di allargare gli orizzonti, non sono stato capito. E ti chiedo scusa di questo. Riconosco i miei limiti, vai pure avanti con il tuo inutile soliloquio.
Smerdjakov
è verissimo! se tutti noi disponessimo DAVVERO dell’ assoluto libero arbitrio, saremmo tutti ricchissimi, sereni, realizzati e felici. ma non è così, anzi in genere è tutto l’ opposto. incapacità ? mancanza di saggezza o di coraggio ? io non direi.. direi che invece nella maggior parte dei casi si è trattato di eventi concomitanti, e ASSOLUTAMENTE INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONTA’, che hanno generato la situazione in cui oggi ci troviamo, qualunque essa sia. qualcuno, a seconda delle sue possibilità concrete e del suo temperamento, deciderà se sia più giusto continuare a lottare o farla finita direttamente. questo dipende dall’ intimo sentire di ognuno di noi, e sul quale nessuno, dall’ esterno, può permettersi di sindacare. Nel mio caso ad esempio sarebbe stato più logico suicidarsi, a ben guardare. La mia vita è stata ingiusta, crudele e “assurda”, se rapportata ai comuni parametri con cui le persone costruiscono in genere la loro serenità ( non lo dico per fare del vittimismo ma perchè è semplicemente la verità ). Non sto a lamentarmi, per carità. capisco che c’è chi sta molto peggio e vive situazioni ancora più drammatiche di quelle che io ho vissuto. ma in fondo se ci pensiamo non ero tenuta assolutamente a “resistere”. in nome di cosa, di chi ? dei propri genitori, FORSE. ma non scordiamoci che in molti casi gli artefici del tuo dolore sono proprio coloro che ti hanno messo al mondo. nella sofferenza ci stavo IO, non c’era nessuno a sostenermi concretamente, nel senso che anche aprendomi e confidandomi nessuno avrebbe potuto CAPIRMI VERAMENTE ( e continuo in larga parte ad avere conferma di ciò ), e solo io potevo conoscere VERAMENTE la situazione. Gli altri non lo fanno perchè NON POSSONO FARLO, non possono entrare nella tua testa e capire davvero ciò che stai passando, pur con tutte le loro buone intenzioni, seppure ci fossero. se ho deciso di continuare a vivere e di lottare per migliorare la mia esistenza ( aldilà dei calci in faccia ricevuti quando ho chiesto “aiuto” ) , è dipeso unicamente dal mio attaccamento alla vita e dalla mia “ostinazione”. Ma non si può pensare che la mia scelta vada bene per chiunque altro sta soffrendo, e che debba essere presa come un modello da seguire in tutti i casi. perchè, nella GABBIA in cui ci troviamo in questa esistenza terrena, dobbiamo PERLOMENO avere la libertà di decidere se vivere o morire. ed è una decisione che spetta solamente e unicamente al diretto interessato.
Toroseduto,
frequentando il sito abbastanza assiduamente ho notato che spesso chi scrive ha soltanto bisogno di esprimersi, senza in realtà avere alcun serio intento di rivedere il proprio modo di agire o di pensare. senza offesa per chi si sfoga e non ritiene che si possa comprenderlo e/o dargli il benché minimo supporto. forse si cerca essenzialmente di trovare persone che vivono gli stessi stati d’animo o le stesse peripezie…
secondo me, con tutte le difficoltà del caso, si può essere inclini a star bene, come fa ad esempio un disabile, oppure a volersi crocifiggere ogni giorno da soli. uscirne, soprattutto da un’impostazione mentale, può essere una questione di temperamento, volontà, motivazione oppure, come hai accennato tu, anche di coraggio.
occorre un mare di coraggio per affrontare i propri mostri e le circostanze o le persone che li hanno nutriti! i grandi cambiamenti spaventano… ma… c’è anche chi si piace e si ama nel suo umor nero e nel suo perenne avvilimento… si tratta di solito di esseri più intelligenti e più sicuri di sé di altri, che non accetterebbero mai di rivedere le proprie convinzioni. più che giuste per loro, se così le percepiscono.
Smerdjakov,
ti do atto che in linea di massima potrebbe non far differenza se un’affermazione sia espressa da un ventenne o da un sessantenne. eccezioni a parte, per me invece, in questo contesto come in altri, ha un peso l’età, non tanto per la consapevolezza che gli può essere affiancata, legata più alle esperienze che agli anni, quanto per le possibilità che nel tempo alcuni concetti possano essere smussati da crescite interiori, eventi o vissuti successivi. a fine percorso le idee raramente si cambiano; in corso d’opera, magari sì. soprattutto se si tratta d’impostazioni mentali.
ti soprenderà sapere che condivido abbastanza la convinzione che hai sintetizzato in “noi siamo” ma, per mia fortuna, non del tutto. per me vale anche un “desidero-aspiro a essere”. accetto la forza degli istinti come prevalente, ma non escludo a priori il potere-volere della mente, se e quando si è in grado di affidarle lo scettro del comando.
scusa se non posso condividere del tutto la tua visione, che comunque rispetto.
no scusate ma non mi posso stare zitta senza intervenire! abbiate pazienza.. ma chi è che non vorrebbe star bene ? chi è che si vuole crocefiggere ?! è proprio la vita che a volte E’ BASTARDA e non possiamo farci nulla. Io posso desiderare delle cose, e far di tutto per ottenerle. ma il risultato non dipende solo da me, di solito anzi dipende da FATTORI CONCOMITANTI, quali:
– il mio impegno
– le mie capacità
– le mie possibilità oggettive
– le circostanze esterne
– il volere altrui
– la fortuna piuttosto che la sfiga
Il peso con il quale determinati fattori prevarranno sugli altri, poche volte dipende solo da noi. di solito è piuttosto invece qualcosa che non possiamo dirigere nè controllare. dobbiamo accettarlo, e rassegnarci al fatto che se vogliamo vivere sereni ( felici no, quello è un privilegio di pochissimi .. ) dobbiamo anche imparare ad accettare quegli eventi sui quali non abbiamo padronanza. La favola del “tutto dipende da noi” va benissimo.
va benissimo per chi è nato già avvantaggiato dalla vita, dagli eventi e dall’ ambiente circostante. quindi solo in pochi casi circoscritti! è indubbio che la nostra esistenza è in larga parte condizionata dal contesto in cui nasciamo, dal tipo di famiglia che ci crescerà, dalle persone che ci capitano nella vita, ecc.. riconoscerlo non è pessimismo. è solo REALISMO. Poi c’è chi avrà maggiore spinta propulsiva di altri nel migliorare situazioni penose o ingrate per se stessi, e nel risollevarsi da circostanze complicate. ma questo è un altro discorso, e in ogni caso intorno a lui ci devono comunque essere circostanze MINIMAMENTE FAVOREVOLI. di certo I MIRACOLI e i cambiamenti tanto eclatanti quanto repentini, sono impossibili per qualunque persona normale.
per il resto, qui nessuno discute sul fatto che aprirsi anche al punto di vista altrui è una capacità fondamentale per la propria sopravvivenza e la propria evoluzione. ma non sono di certo IO ad esserne sprovvista…