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Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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14.941 commenti

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  1. 13641
    Golem -

    Appena ti capita una bella giornata fresca ma soleggiata, e senti nel parchetto vicino dei bambini che schiamazzano, valli a trovare e osservali per un po’. La loro allegria è contagiosa. “Infettati”
    Aspetto il selfie, e l’abbraccio l’ho preso, thanks
    Ciao.

  2. 13642
    maria grazia -

    Emma
    sei una donna intelligente e con le idee CHIARE. e a qualcuno questo non va giù… tutto qui!

    un caro saluto

  3. 13643
    Smerdjakov -

    Golem: sono diventato un mostro, ma a me vedere la gente che si diverte mi provoca ormai un moto di disgusto. Che cosa avranno mai da ridere?

  4. 13644
    Golem -

    Smerd, succede anche a me. La maggior parte sono “tubi digerenti” ma che ci puoi fare? Se già i Romani usavano il “Panem e Circenses” per governare, capisci il significato della parola “massa”. E di quanto questa, pur composta da singoli individui, abbia in realtà una psicologia da soggetto unico.
    Per questo motivo decodifico in positivo la qualità di una sensibilità come quella di Emma, che mi cita emozioni che vorrebbe provare, ma solo attraverso fenomeni “veri”, bambini compresi. Così come capisco il disturbo che puoi provare tu quando interpreti un certo modo la voglia di “divertimento”. Shopenhauer è nato prima di te, e persino di me.
    Ciao.

  5. 13645
    Smerd. -

    Schopenhauer è di quegli autori che dicono ciò che già sapevo. Lui per me è stata non una grande scoperta, ma una grande conferma.
    Credo che la sua logica scarna e terrificante nasconda una malinconia che non tutti possono intravvedere. Inutile dire che è un mio punto di riferimento.
    Ma poco mi giova che un grande filosofo abbia descritto ciò che già vivevo.
    Io non ho una vita, non avendo lavoro. E non avendo un lavoro non ho una posizione sociale. E sono troppo debole per riuscire dopo anni e anni di batoste. Devo solo attendere che il tempo passi, ora dopo ora. Il dolore è stato talmente grande che non ne provo quasi più. Neanche invidia, che ritengo sentimento nobilissimo. Forse solo in certi momenti.
    Provo solo schifo e voglia di morire. Qualcuno spera in una vita dopo la morte. Io spero di morire e cessare di esistere, perchè esistere e soffrire sono la stessa cosa.

  6. 13646
    Golem -

    Mi dispiace Smerd. So che non ti aiuterà, ma posso intuire quello che provi. In questi casi l’intelligenza e sensibilità sono un aggravante. Quello che ti auguro e che ti possa capitare un “accidente” che ti faccia cambiare idea. E persino sbugiardare Shopenhauer.
    Non mollare Smerd. Ci sono un sacco di co...... che dovranno “lasciarci” prima di te.
    Ciao

  7. 13647
    Dalia -

    Smerd.,
    capisco quello che stai provando, nell’altalena della sorte ho vissuto tante volte lo stesso sentimento. In questo momento và meno peggio, ma so fin troppo bene cosa significhi provare lo stato che tu descrivi.
    Non so nemmeno se dirti che mi dispiace, che è vero anche se a me senza cattiveria faceva schifo anche la compassione, per quanto le riconosca il lato gentile.
    Ad ogni modo, ti auguro di stare meglio, almeno un pò, il prima possibile, in qualunque modo.

  8. 13648
    maria grazia -

    “Io non ho una vita, non avendo lavoro. E non avendo un lavoro non ho una posizione sociale.”

    Smerd, quello che tu senti di non avere non è la “posizione sociale”, perchè in questa società tutti in qualche modo abbiamo un “ruolo”. Quello che a te manca, secondo me, è la dignità. senti cioè di non poter avere un’ esistenza dignitosa, perchè rispetto ad altri devi rinunciare anche alle cose più stupide, non puoi uscire con un amico se te lo chiede ( perchè temi poi di non avere i soldi per fermarvi insieme in un locale ). oppure magari non hai neanche un’ automobile, o indossi abiti che hanno già qualche anno perchè non ti puoi permettere di rifarti il guardaroba ( come farebbe un qualunque fighetto senza problemi ). se poi vivi da solo non ne parliamo: quando arrivano le bollette è UN VERO INCUBO. non ti dirò che c’è chi ti può capire. non voglio illuderti. o meglio, ti possono capire solo quelli come Emma e come me, che vivono o hanno vissuto la stessa situazione. ma il brutto non è tanto il doverla vivere, ma il non sapere se ne uscirai mai. mentre intanto la vita ti scorre davanti e il mondo la fuori va avanti senza di te. ti capisco, Smerd ! e le mie non sono parole di circostanza intrise di un falso buonismo. ti capisco veramente. ed è vero: arrivi a ODIARE chi a differenza tua sta bene e se la gode. Li odi perchè ti hanno escluso senza appello manco fossi un rifiuto da gettare nell’ immondizia. poi un giorno ho deciso che sarei stata più forte di loro, della sfiga, del mio destino infame, di qualunque cosa. e mi sono ritrovata a superare, con le mie sole forze, situazioni a cui non avrei mai pensato di poter sopravvivere. ma questa è la mia strada, e non è detto che qualcun altro possa capirla, o seguirla. tutto quello che posso consigliarti Smerd è di CERCARE, CERCARE E ANCORA CERCARE la risposta a tutti i misteri che ci circondano. in mezzo alle tue ricerche impegnative e solitarie, potresti finalmente trovare LA LUCE, la soluzione! come un rebus.

  9. 13649
    Smerdjakov -

    Dalia: grazie. La compassione serve in effetti più a chi la elargisce che a chi la riceve.

    Maria Grazia: Grazie anche a te. Purtroppo la vita è spesso più forte di noi e noi possiamo decidere molto poco. Tra l’altro penso che la dignità sia l’unica cosa che mi rimane.

  10. 13650
    Smerd. -

    Che poi, Maria Grazia, dove c.... starebbe questa Luce? Dio, se esiste, dovrebbe solo vergognarsi e Lui è certamente colpevole molto più di noi. Se non esiste, perchè non porre fine a una esperienza disgustosa e fine a se stessa?
    Per essere sereni bisognerebbe non avere volontà nè bisogni, ma solo rassegnazione. Ma chi è solamente rassegnato non vive, sopravvive soltanto. Il mondo oscilla tra volontà non esaudite e noia lievitante. La vera tragedia non è che fuggiamo dalla vita, ma che dobbiamo renderci conto di fuggire dalla nascita.

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