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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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.. paga dei giorni andanti.
(S., Ti avevo scritto un intero post cercando di risponderti alla tua considerazione sul punto di vista economico: steso, riletto, già pronto ad essere inviato. Poi mi sono fermata e chiesta se sia la sede opportuna e, non trovando una risposta, nel dubbio, ho preferito evitare interferenze. Cerco di non dimenticare che mi trovo in uno spazio delicato, che qui si parla di suicidio, il mio pensiero fisso anche se cerco di evitarlo, come lo è di molti qui dentro, non vorrei andare fuori tema e magari scrivere sciocchezze che probabilmente sono solo mie idee distorte). Ringrazio anche te per le tue parole.
Io sono convinto che le discussioni siano tali perchè sono pubbliche. Cosa speravi di ottenere in privato? Darvi un sacco di legnate? E poi?
Le discussioni servono per avere delle posizioni e lasciare che le persone che leggono decidano se essere d’accordo. Io tutto questa paura di parlarsi e magari litigare non ce la vedo. Questo è un forum ed è fatto apposta, anche per litigare.
@ Dalia
Considerando quello che si legge in questo forum la tua delicatezza è quasi commovente.
Credo di aver capito a cosa ti riferisci. Io la chiamo “nostalgia della normalità”. Che in questo caso fa rima con serenità. Godere delle piccole cose, non essere assillati dai problemi, vivere in santa pace lontano dai grandi riflettori … niente ambizioni sfrenate, niente celebrità, niente rumori assordanti … solo tranquillità e assenza di preoccupazioni. Mi riterrei l’uomo più fortunato del pianeta. E pensa che c’ero quasi riuscito. Poi è sopraggiunta la miseria, con l’incubo di non pagare l’affitto e di ritrovarmi da un giorno all’altro in mezzo a una strada.
Mi hanno chiesto quale fosse per me il bene più prezioso e io ho risposto subito “l’intimità”. Lasciatemi le mie quattro mura, lasciatemi i miei libri e la mia gatta, lasciatemi i miei film di Stanlio e Ollio e magari trasportatemi con loro in un posto più tranquillo. E poi fate sparire le preoccupazioni economiche. Non avrei bisogno d’ altro per essere felice.
@Dalia, come sto? Diciamo che sto….La qualitá della mia vita negli ultimi due anni é in costante picchiata, cerco di risalire faticosamente la china e in questo lasso di tempo passato non si contano i fallimenti e i buchi nell’acqua fatti. Perseguo in un progetto che, causa burocrazia e mancanza di fondi, sono costretto a posticipare di volta in volta. É la mia ultima possibilitá di tornare a una vita “normale, semplicemente normale”….Il resto sono solo chiacchiere.
Un abbraccio….
S., intendo per diversi aspetti quel tipo di sensazione che hai descritto.
Impiegherei molte righe per entrare nei dettagli, ma continuo a credere di essere alquanto avulsa io dal più o meno comune sentire: sarebbe dunque illusorio da parte mia credere di poter ritrovare in te o in qualunque altro una comprensione profonda e una condivisione di quegli stati d’animo, e parlo di una particolarità che mi fa sentire inferiore, a disagio e ulteriormente incapsulata nella mia bolla di alienazione.
Sto perdendo la capacità di confrontarmi, la calma, la gentilezza, la pazienza. Sto perdendo l’energia e il senso di forzarmi, costringermi a provarci, come ogni introverso è costretto a fare per intessere minimi rapporti umani. E me ne dispiace, la stanchezza mi sta sopraffacendo ed io non so più gestirla.
Un caro saluto.
Luca, resti vago, ne hai appena accennato ed io rispetto la tua più che comprensibile quanto apprezzabile riservatezza riguardo al tuo progetto. Ma ti auguro davvero di riuscire a realizzare ciò per cui stai faticando, che il tempo renda giustizia alla dedizione e alla speranza che stai investendo.
Il resto sono solo chiacchiere.
Un abbraccio a te, grazie.
@Dalia ciao, sono stata lontana dal forum per qualche tempo, un pò per i toni per me sopra le righe, un pò perchè un paio di volte la pagina si collegava a siti assurdi e venivo coinvolta in abbonamenti non richiesti. uno stress dovermi cancellare da cose tipo astrologia, burlesque e barzellette al punto che ho cancellato la pagina dalla cronologia. ho letto che sei tornata a casa.. sai cosa penso e vedo che l’hanno scritto anche altri: hai fatto un tentativo, ti sei impegnata ma le condizioni non sono state favorevoli. però tu c’hai provato, brava. capisco molto il tuo senso di inadeguatezza ed estraneità alla gran parte del mondo che ci circonda, eccome se lo capisco ed Emma lo sa bene. quante volte mi ha tirato su mentre scrivevo di sentirmi diversa, non all’altezza, un’aliena. una volta mi scrisse “e se fossero tutti gli altri quelli sbagliati?”. che splendido punto di vista! vero o non vero, mi mostrò un’altra chiave di lettura, distogliendo il mio sguardo dalla mia nicchia fatta di solitudine, incomprensione e dolore. un tempo volevo essere felice, poi volevo essere serena, adesso vorrei essere almeno equilibrata. non sto abbassando l’asticella, sto solo focalizzando quel che è meglio per me.. per sapere a cosa puntare con tutto il tempo che ci vorrà e tutti gli aiuti che serviranno, compreso il vostro. un abbraccio Dalia, buonanotte.
……e continuo a pensarlo, Ele.
Seduta sul mio cumulo di vestiti vecchi, scarpe con la suola pericolosamente a rischio e buste verdi dal contenuto minaccioso,continuo a pensarlo.
Probabilmente il punto di vista “corretto” dovrebbe essere un altro.
Uno più equo, più mediano, del tipo “non c’è un migliore o un peggiore”.
Ma, vedi, quando, per mille motivi, economici e non, diventi un randagio e ti imponi di stare, a tutti i costi, su questa Terra, devi trovare il modo di stare a galla, di nuotare controcorrente e di tenere la testa fuori dal pelo dell’acqua stingendoti forte al tuo pezzo di legno marcio.
Senza rubare il legno marcio altrui.
Prendendo a calci nel sedere e nei denti chi tenta di rubarti il tuo.
Senza l’umiltà che ti trascinerebbe dritta dritta in un inferno ancora peggiore.
Senza l’arroganza estrema che ti farebbe perdere il baricentro.
La vicina di casa dei miei, casa in cui albergo a scrocco come se avessi 15 anni, ha la mia età.
Ha un marito da vent’anni, due figli, una casa splendida e splendente, una bella macchina, un buon lavoro (sicuro), un abbonamento nella miglior palestra, bei vestiti, belle acconciature, tanti amici, tanti sorrisi smaglianti da sfoderare nei selfies con le amiche del gruppo “40 anni e dimostrarne la metà”.
Ossia: soldi, serenità, salute.
In una parola: tutto.
Ed io provo invidia….
Oh si….un’invidia bestiale….
Non verso di lei ma per ciò che ha e che io non ho: la serenità, il sonno tranquillo.
Non mi sento inferiore, non la vedo superiore, non faccio finta che non esista perchè “se chiudi gli occhi il babau cattivo sparisce”.
Quando la incrocio, la mattina, lei mi squadra.
In modo che potrebbe essere quasi imbarazzante se fossi ancora in grado di provare imbarazzo.
Io, molto più semplicemente, la guardo.
I nostri “ciao” sono identici.
Ma la sua necessità di inquadrarmi, di darmi una collocazione nella sua personalissima scala sociale, di sentirsi “migliore” attraverso un confronto e, per contro, la mia necessità di vederla per non darle una spallata, fanno la vera differenza.
Io sono io.
Lei è sè stessa tramite (anche) me….
Un abbraccio a te, a Dalia (hai perso una battaglia, non la guerra) e a chi lo vuole o ne ha bisogno.
Ne vale davvero la pena proseguire?
Grazie Ele, Emma, ciao Luca.
Quando arriva sera, nottate insonnia permettendo, mi sento un po’ meglio. Sapere di un altro giorno in meno da sopportare, 24 ore sfilate via una dopo l’altra come le perline dal filo spezzato della collana, non so, e’ un flebile calmante. Per stasera vi lascio cosi. Buonanotte.
“Ne vale la pena ?”
Luca; questa domanda ce la siamo posta tutti. Alcuni si sono dati una risposta; altri continuano a porsela ogni santo giorno. Molti (la maggioranza ?) continueranno a porsela fino al giorno in cui la morte deciderà per loro.
Io ho capito che ne valeva la pena quando la mia situazione si è fatta più drammatica. Ma non ho certo la presunzione di rispondere per gli altri. Di fronte alla morte siamo tutti soli e di fronte al suicidio ognuno di noi è chiamato a scegliere. A essere giudice di sé stesso. A stabilire se la sua vita meriti o meno di essere vissuta.
C’è uno psichiatra in Russia che cura la depressione con un metodo ben poco ortodosso. Fa sprofondare i suoi pazienti sotto terra, li lascia sepolti per un’intera giornata e sostiene di ottenere dei grandi miglioramenti. Quando i pazienti rivedono la luce, egli dice, sono molto più combattivi e attaccati alla vita. Ignoro se sia un ciarlatano, ma se avesse ragione non mi stupirei affatto. La risposta è del tutto individuale, può essere positiva o negativa, ma almeno di una cosa sono abbastanza sicuro. Quando rischi la pelle la risposta viene da sé.