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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Likilia e blu sono la fotocopia di randy. Solo un fesso non se ne renderebbe conto. Facciamo finta di nulla..mumble..mumble..
Citazione da Cocciante: “Povero(i) diavolo(i), che pena mi fai(ate)”.
Abbiamo comunque capito che per stare bene basta pensare positivo e godersi la bellezza di un fiore. Se poi viviamo in città e il fiore lo vediamo in cartolina, godiamoci la cartolina.
Insomma, voi poveri depressi, malati e malandati, dovete mettervi in testa che la colpa è solo vostra!!! Imparate a rigettare le brutture e godervi quello che la vita vi regala (?). Se poi non vi regala niente, gioite per gli altri che hanno qualcosa. La vita è bella e brutta a seconda di come la vediamo noi, mica per quello che ci capita di subire! Siete stati violentati, malmenati, umiliati? Pazienza, forse ve la siete cercata 🙂
Blu, Lilika…vi rendete conto a che punto siamo arrivati???!!!
Bè, vedrete che riusciranno a fare anche di peggio. Ormai è meglio che andare al cinema; anche se siamo al livello dei fratelli Vanzina :-(.
Oliviero Trombini ormai incombe
Mario; tu hai ragione. Ma il forum dovrebbe essere moderato.
Riproviamoci.
Spesso vengono citati i malati del reparto oncologico. La citazione viene fatta per lo più a sproposito, con l’intento di stabilire una gerarchia fra le sofferenze fisiche e quelle psicologiche. Ma avete mai notato l’incredibile vitalità di molti malati ? La loro voglia di lottare appare quasi sovrumana. L’importanza che le cose hanno per noi la comprendiamo proprio quando rischiamo di perderle. Credo che tante incomprensioni siano dovute proprio alla diversità delle situazioni contingenti. Quante volte è accaduto in questo forum … Un depresso fa fatica a empatizzare con una persona che sta lottando disperatamente per salvare la sua vita (e viceversa !). Nel depresso l’attaccamento alla vita ha raggiunto il suo minimo; nella persona che lotta per salvarsi risulta particolarmente accentuato. Siccome ho sofferto di depressione per quasi quattro anni, so bene a che livello possano arrivare la nausea, il disgusto e la disaffezione alla vita. Adesso mi trovo proprio nella situazione opposta; quindi per me è più facile capire entrambi i punti di vista. E trarre dal confronto le logiche conseguenze.
PS: Se amate gli animali non sottovalutate i benefici della pet-therapy !! Qualcuno ci riderà sopra, ma queste bestiole hanno salvato la vita di tante persone. Io senza i miei gatti non ce l’avrei mai fatta.
Luca, hai ragione, chiedo scusa a te, a Ele e ad Emma. Voi avete avuto la gentilezza di lasciarmi i vostri pensieri, ed io sono sparita. Il fatto è che nei miei momenti peggiori mi sento una specie di mostro, mi incattivisco, mi imbruttisco molto e mi dispiacerebbe rovinare queste pagine. Pagine dove si leggono diatribe, ma anche testimonianze che commuovono, come quella di Emma di qualche giorno fa.
Non me la sento, e neanche ne avrei le conoscenze, per intervenire nelle discussioni che nascono, anche perchè come accennava qualcuno, nel mio personale caso riflessioni “filosofiche” o giù di lì, ahimè, a nulla servono. Se posso solo permettermi una veloce parentesi, mi dispiace leggere delle reciproche offese e degli “schieramenti” tra S. e Randy (entrambi, a mia sensazioni, a differenza di altri che sono intervenuti qui -evito di nominarli ma mi sembrano evidenti-, hanno distintamente una certa “sostanza”). E’ un peccato, mi è dispiaciuto sinceramente.
Detto questo, Luca, ti ringrazio sentitamente del tuo interesse. Mi attendono giorni che non so come riuscirò ad affrontare. Sono dovuta tornare a casa, ho dato fondo ai miei pochi risparmi. Mi sono spesa fino all’ultima goccia, invano. Adesso sono chiusa nella mia camera, da domani dovrò di nuovo inventarmi qualcosa per riempirmi le giornate. E con la stanchezza che sento addosso, fisica e psichica, non so proprio come farò. Durante il viaggio di ritorno ci ho pensato con terrore; essere spenti e mantenere il buonsenso mentre intorno (l’intorno quotidiano) tutti fanno rumore con le loro vite realizzate (o apparentemente che sia) non è facile, ed è quello che mi aspetta. Penso con una paura invalidante al futuro, sia inteso quello immediato che quello a medio-lungo termine. E’ desolante non avere uno scopo per svegliarsi al mattino, e da domani dovrò inventarmi una forza che non ho per non scivolare nel vortice dell’apatia.
Scusatemi ancora per non avervi risposto subito. Grazie del sostegno,…
Volevo dire a Mark che forse è lui che è fotocopia di S, non certo io. Riguardo i discorsi di S purtroppo devo contraddirlo perché io lavoro in ospedale, seppure non nel reparto oncologico. E ne vedo tanti e posso dire che non è come dice S. Avere un tumore è una disgrazia e forse non si rende conto di quello che dice. Dovrebbero far smettere lui di scrivere.
@ Dalia:
Ciao.
Il confronto con la gente “realizzata” può essere fonte di complessi e frustrazione. Ci siamo passati tutti o quasi tutti. Molto dipende dai modelli a cui facciamo riferimento e spesso questi modelli ci sono imposti dall’alto con la nostra complicità. Anch’io mi sento un disadattato. Lo sono sempre stato fin da bambino. Però – te lo assicuro – mi sento molto meglio da quando ho posto fine ai tentativi di uniformarmi. Non bisogna vergognarsi della propria diversità. Spesso invidiamo gli altri per delle cose che non ci renderebbero affatto più felici qualora ne entrassimo improvvisamente in possesso (i problemi economici sono un altro paio di maniche !).
Non c’è niente di male nell’ essere tornata a casa. Hai fatto un tentativo e hai verificato che non c’erano le condizioni per andare avanti. Se non ci avessi provato adesso saresti in preda ai rimpianti e magari ti sentiresti in colpa.
Scrivici ogni volta che ne hai voglia.
@blu, ho perso il conto di quante volte io abbia lasciato la mia e-mail per redimere le questioni nate qui in privato. Sai quanti hanno risposto al mio invito? Nessuno. A me non piace “predicare bene e razzolare male”, cerco di essere sempre coerente tra quello che dico e quello che faccio. Se la controparte con cui discuto da quest’orecchio non ci sente, io non posso proprio farci niente. Certa gente ha bisogno di un pubblico per esprimersi, presi da parte sono incapaci a confrontarsi, vista la loro pochezza.
@Dalia, hai fallito dove molti qui (e non solo) non tentano neanche. Presa in se é gia un piccolo successo. Ci sono sconfitte che valgono piú di cento vittorie, se solo ne riesci a far tesoro.
Un forte abbraccio.
Luca, quando a “tenderti la mano” è qualcuno che sta forse anche peggio di te, ha un valore particolare il suo gesto di vicinanza, si riveli determinante o rimanga anche un tentativo. Per cui ti ringrazio. Non sono brava con le parole, se fossi più abile ti scriverei qualcosa di meglio, fai conto che l’abbia fatto.
Mi verrebbe da chiederti, almeno per gratitudine, come stai tu, ma vorrei evitare le domande sciocche. Se vuoi rispondimi, altrimenti scusa l’impertinenza.
Per cercare di rispondere a te e ad S. in modo un pò più organico, vi direi che non lo so, sapete?
Non conosco molta gente, tutt’altro. Quel che provo, e quel poco che mi sembra mi riesca, a capire degli altri lo devo all’osservazione “da lontano”. Per cui mi è difficile stabilire se, chi e quanti farebbero un tentativo simile, anzi auspicabilmente migliore, di come abbia provato io.
La mia sensazione è che i ritmi e i livelli generalmente richiesti “per stare al passo con i tempi”, per essere inseriti in un contesto socio-lavorativo medio in questi anni, siano sempre più pretenziosi, almeno per la mia persona. Mi sento esponenzialmente inferiore ai requisiti basici per appartenere ai cosiddetti “meritocratici”. Eppure, una parte di me non vuole slegarsi dalla convinzione che molti tra questi non siano così importanti, se non in un’ottica di immagine, che però mina l’essenza delle persone, non so se riesco a spiegarmi. Ho delle idee un pò troppo particolari su diverse visioni, forse anche questo mi inibisce al mondo, dove vago ancora alla ricerca del mio posto, con il forte sospetto che non ci sia luogo dove poter regalare all’anima un pò di pace.
S., tutto quello che mi manca è la serenità. Non mi hanno mai attirata, nemmeno da piccina, gli eroi e le eroine, gli spettacoli o la perfezione. Quello che mi è sempre mancato è un senso di appartenenza ad una “normalità” (doverosamente virgolettata), intesa perlopiù nella sua sfumatura che si avvicina al significato di una serenità…