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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Blu: Vedi, con gente come S non devi prendertela. Basta solo ridergli dietro.
Non trovo lavoro. Non ho i soldi neanche per curarmi. Almeno qualcuno mi uccidesse ma non posso avere neanche questo. Spero di trovare il coraggio di farla finita.
Rivolgiti ai servizi sociali,assistente sociali educatrici,psicologi e psichiatri.poi c’è la mensa altre strutture dove dormire aspettando qualcosa di meglio.ciao comunque non so dove abiti ma un minimo di aiuto lo puoi trovare,categoria protetta.insomma so dirti ben poco,cerca di insistere.ciao
S: è ufficiale, tu sei malato mentale. Ma malato vero ah ah ah ahahahahaha. Ma chi ti conosce? Ma chi sei, ma cosa vuoi???? Tu sei davvero da ricovero e mi diverto come un matto a ricordartelo.
La barbarie avanza e quindi in quale bidone della differenziata dobbiamo metterla?
Randy la tua risata è una risata raccapricciante.
Qualcuno di voi ha mai conosciuto una persona che si è tolta la vita?
@ble n.13455 Record: io ne ho conosciute 2,e le capisco, se avessi il coraggio sarei con loro al momento.
Sì Blu era una persona molto sola,i genitori erano morti, tempo prima io e due mie amiche andavamo a pulire un pò in casa perchè la mamma era sempre a letto.Sì è impiccato,era diventato strano,dormiva in macchina d’inverno pur avendo una casa.Era diventato esoterista,da evitare ogni forma di esoterismo.Ciao
Sto male per loro. Pregherò per loro. Li sento come miei fratelli.
Ero una ragazzina quando un conoscente poco più che trentenne si è ammazzato nel garage, con il gas di scarico dell’auto.
Una morte atroce.
Mentre ti senti soffocare e scivoli nell’oblio hai tutto il tempo per soppesare ogni singolo aspetto della tua vita.
E se non spalanchi la portiera, scappando, tossendo e gridando aiuto, bè….vuol dire che la morte è veramente l’unica strada che ti si para davanti.
Ero lì quando hanno aperto la porta e lo hanno trovato.
Ho visto, per pochi secondi, l’espressione serena del suo viso, un’espressione che non gli avevo mai visto quando lo incrociavo per strada, sempre solo, sempre malinconico, sempre perso nei suoi pensieri. Triste ma sempre cortese, gentile. Stanco.
Ha lasciato un biglietto con poche righe che dicevano tutto senza dire nulla: “scusatemi tutti, non ce la faccio più”.
Poi in questo buco di culo di cittadina è scoppiato il tamtam dei pettegolezzi.
Chi diceva che non si era mai ripreso da un matrimonio andato a rotoli, chi diceva che si vergognava di essere un “cornuto”, chi diceva che aveva combinato disastri sul lavoro, chi si sperticava a ricostruire l’albero genealogico fino ad individuare il pro-pro-prozio pazzo che si era buttato nel pozzo creando un precedente…..
L’unica cosa che mi sono domandata all’epoca e che mi domando tutt’ora, a quasi trent’anni di distanza, è quanto disperata dovesse essere stata la sua vita per trovare serenità in una morte tanto atroce.
Ora, forse, ho solo qualche “risposta” in più.
Qualche ipotesi di risposta non sui fatti ma sullo stato d’animo.
Darsi la morte è un gesto su cui ci si scannerà sempre, in cui ci si darà calci e spintoni in una squallida partitella pro-si contro pro-no.
Ci sarà sempre chi vedrà un suicida come un pazzo o un egoista o un vigliacco o un eroe o un povero cristo.
Quando la vita riserva solo brutte sorprese e pessime conferme si può perdere la voglia, l’interesse a insistere a cercare un “perchè si” o un “perchè no”.
Pensieri filosofici, libri letti, pensieri ascoltati, amici, nemici, risate, pianti, progetti, fallimenti, passato, presente, futuro a volte si fondono insieme in una gigantesca bolla di Nulla.
Qualcuno si tuffa in quella bolla e aspetta.
Qualcuno, nonostante tutto, si alza, si lava, si veste, si trucca, esce, fa, si danna, insiste, inizia, finisce, “vive” e spera.
Spera che la bolla esploda.
O spera che la bolla lo culli fino a farlo addormentare.
Ognuno sa per sè.