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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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“Quando sei in bilico fra la vita e la morte vedi tutte le cose da una prospettiva diversa.
L’unica cosa che ti preme è la tua sopravvivenza e di tutto il resto non te ne frega più niente. Sogni, progetti, ambizioni, speranze … tutto inghiottito da un colossale buco nero. Tutto tranne la pura e semplice volontà di vivere. Disperata, ostinata, tenace … priva di scrupoli, disposta a tutto.”
CONDIVIDO PERFETTAMENTE QUESTO TUO PENSIERO S.
maria grazia: Sì, forse per chi è senza dignità come te…
…per me la vita ha in sé tante di quelle atrocità e ingiustizie che le tue chiacchiere possono solamente colpire chi la vita non l’ha mai vissuta né compresa.
….C’é chi la dignitá é costretto/a a metterla da parte per sopravvivere (vedi le persone che hanno perso il lavoro e sono pronte ad accettarne altri piú umili e meno remunerativi per sfamarsi);
C’é chi la dignitá se la vende per tornaconto personale (vedi le famose olgettine che si fanno/facevano mantenere da “papi” silvio);
C’é chi la dignitá (assieme alla coerenza) proprio non la conosce (vedi @mentecatto, @mg e @adele che prima offendono e insultano e che poi con la faccia da culo tentano di arrufianarsi chi avevano attaccato poco prima)….
Per come la vedo io, la dignità è un concetto molto soggettivo. Spesso è determinato dagli usi e dai costumi, dalle inclinazioni personali, dalle convinzioni che ci hanno inculcato quando eravamo bambini. Tanto per dirne una: secondo voi chi ruba per sfamarsi perde la sua dignità ? Secondo me no. Nel modo più assoluto.
La perdità della dignità la vedo più in certi atteggiamenti servili, nell’ adulazione dei potenti, perfino in certi comportamenti che sono tipici della morale cristiana. Ma anche queste sono opinioni del tutto personali.
…E c’è chi ne ha talmente tanta che decide di ribellarsi e di irridere una parodia di vita.
Ignora che dice che questa tua lettera sembra uno scherzo solo perché sono erroneamente convinti, che un suicida, se veramente vuole morire lo fa e basta non lo scrive. Quello è il sesso. Mi permetto di parlarti come una che il suicidio l’ha tentato in passato, e cominciamo che non è un gesto egoistico, semplicemente si sceglie di mettere al primo posto se stessi invece del resto del mondo. Lascia perdere psicoterapie, e stupidate varie, la gente crede che parlare serva, ma in questo non serve proprio a un bel niente, come il 90% delle volte del resto, rientrare nello schema tipo di uno/a psicologo/a, non vuol dire sapere, non vuol dire migliorare, vuol dire sprecare tempo con persone che cercano di impedirti di fare quello che tu ritieni sia più giusto, come se tu fossi sbagliato, e loro avessero sempre e comunque ragione, perché migliori, quando non valgono mezzo centesimo!! Sinceramente non mi interessa molto il motivo che ti spinge, ma ti chiedo una cosa: se credi, dopo averci pensato e ripensato, che il suicidio sia la soluzione migliore, per favore fallo solo per te e nessun altro. Parlare è sempre facile, e la gente adora farlo, questo solo perché così non pensano alle loro miserabili vite.
Vergognarsi della propria miseria, della propria solitudine, dei propri fallimenti, ed arrivare fino al suicidio proprio a causa della vergogna, significa introiettare il punto di vista della società. Significa assumere quel punto di vista (che è totalmente arbitrario e soggettivo) e farne il metro per valutare se meritiamo di vivere. Io mi rifiuto di cadere in questa trappola.
La dignitá é :
“La condizione di nobiltá ontologica e morale, (….) insieme al rispetto che per tale condizione gli é dovuto e che egli deve a se stesso.”
E io credo che quel “rispetto dovuto a se stesso”, debba essere indipendente dalla razza, dal sesso e dalla religione professata. É un sentimento ben radicato in ognuno di noi (chi piú, chi meno….). Come ho giá scritto nel mio precedente post, c’é chi a quel “rispetto per se stesso” é obbligato, per una serie di motivi personali, a rinunciarci mentre c’é chi non ha nessuna remora a metterlo da parte per ottenere un qualcosa in maniera spudorata.
“Secondo voi chi ruba per sfamarsi perde la sua dignitá? Secondo me no. Nel modo piú assoluto.”
Dipende @s, dipende….Se nel tuo esempio avevi in mente l’immagine della povera vecchietta pensionata (che, non essendo del “mestiere”, verrá regolarmente beccata) che ruba una mela perché non se la puó permettere, il tuo discorso fila. Ma non é sempre cosí. Sai, nei grandi centri commerciali vedi spesso bande di zingarelli aggirarsi tra gli scaffali, servendosi come se fossero in un self-service. Passano e arraffano qualsiasi cosa possano consumare direttamente sul posto (dolciumi e bibite principalmente). Ovviamente quando arrivano all’uscita sono “puliti” e, altrettanto ovviamente si “dimenticano” di pagare. E guai a dirgli qualcosa, apriti cielo! “L’italiano é cattivo, l’italiano é razzista e bla bla bla”….Vedi @s? Nel caso della vecchietta quel gesto estemporaneo rientra nella prima categoria, quello della dignitá perduta per un esigenza, una difficoltá. Il caso degli zingarelli rientra in quello di chi non ha rispetto ne per se, ne per gli altri….Come hai detto tu? “É tutto molto soggettivo”….Gia, proprio cosí….
…meglio perdere il sangue che la dignita’
@ Luca76:
Premesso che non faccio distinzioni fra italiani e stranieri – e nemmeno fra zingari e non zingari – è ovvio che mi riferivo a chi ruba perché sta crepando di fame. Ma ovviamente era solo un esempio e nemmeno particolarmente originale. Come ho scritto nel post successivo, c’è gente che arriva al suicidio per un acutissimo senso di vergogna. Vergogna per la propria miseria (come se la povertà fosse una cosa indecente); vergogna per la propria solitudine (come se essere soli fosse un marchio d’infamia); vergogna per i propri fallimenti (come se sbagliare fosse un delitto). Questi secondo me sono i suicidi più terribili.