Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
Pagine: « Prec. 1 … 1.289 1.290 1.291 1.292 1.293 … 1.494 Succ. »
Pagine: « Prec. 1 … 1.289 1.290 1.291 1.292 1.293 … 1.494 Succ. »
Max 2 commenti per lettera alla volta. Max 3 links per commento.
Se non vedi i tuoi ultimi commenti leggi qui.
Credo che sia un personaggio immaginario,oppure un fanatico di Torquemada e dell’Inquisizione.rispondergli non ha senso,chi sa quanti nomi ha assunto questo “Dorellik”.Ciao a tutti
l’unica cosa è non rispondergli,smetterà o cambierà nome.pensa di essere lui la soluzione finale contro tutti quelli che ha elencato.Oi oi meglio non rispondergli.
Il suicidio e’ una scelta sbagliata sarebbe come se di fronte ad una sconfitta come quella della nazionale ieri sera avessero dovuto suicidarsi tutti gli italiani perché abbiam perso, ogni mattino ci alziamo con i problemi le cose belle e quelle brutte da affrontare,non dobbiamo che confrontarci con il mondo, se non nvogliamo stiamo sbagliando,dire che la vita e’ una condanna significa non apprezzare chi l’ha data, non amare i propori genitori,chi ci sta intorno che ci ama, inoltre orribile questa reazione violenta alle idee contrarie al suicidio di credo uno sotto vari pseudonimi senza rispetto per le opinioni altrui ma il tempo curera’ questi comportamenti assurdi che il sito permette, guarda caso sempre i soliti che non si sa perché intervengano con offese su qualsiasi commento contro tutti qualsiasiasi punto del sito,follia?no, maleducazione e peggio, la vita e’ un dono di Dio per chi ci crede o della natura per noi tutti, togliersela e’ da persone che non apprezzano l’amore e il rispetto per se stessi e la vita, si deve impedire a persone senza scrupoli di spingere al suicidio altri che per momenti difficili non hanno un aiuto psicologico valido,, per cui richiedo di valutare il reato di istigazione al suicidio continuato al contempo valutare positivamente l’aiuto fornito da molti lettori al superamento del difficile momento economico che spinge molti a scelte drammatiche per fallimenti,mancanza di lavoro e di difficolta’ economiche,aiutiamo queste persone,non diciamo loro ammazzatevi,sosteniamoli psicologicamente.Faremo quel che di dovere da esseri umani responsabili!
Buck ci sei…quì si trolleggia!!
Comunque a me non pare che qui si inneggi al suicidio, affatto. Ci si confronta su aspetti di fragilità, depressione ed anche problemi sociali, ognuno di questi valutato con la gravità attesa dal contesto e dal carattere. Per mia fortuna in questi anni che ho frequentato il forum, nessuno mi ha mai invitato a suicidarmi, anzi sono stata aiutata a non cedere al richiamo della resa. E nessuno ha mai “pesato” le mie vulnerabilità, giudicandole. Quindi, il fatto non sussiste giudice Trombini! Detto (scritto) questo, ne approfitto per salutare gli amici quelli veri. Io sto benino, tolto l’umore grigio causato da un nervosismo che non va via. Ringhio invece di parlare, ma ancora non mordo.. sono riuscita ad allontanare per qualche tempo il trasferimento, con rinuncia a qualsiasi investimento su di me per avanzamenti di carriera. Ho guardato al bene di oggi immolando quello di domani…
Ciao a tutt*, leggo questo forum da poco, lo ammetto, ma voglio condividere lo stesso alcune impressioni a caldo,
emerse dalla lettura dei vostri pensieri più oscuri, più incoffessabili, più nascosti. Credo che l’obiettiva difficoltà dell’argomento suicidio, unitamente alla stupenda garanzia di anonimato che il mezzo internet garantisce, crei una sorta di le persone a scrivere qui in un modo molto diretto, sincero, de-strutturato… quasi una sorta di scrittura a flusso di coscienza e quello che emerge, a mio avviso, è davvero incredibile. La cosa che mi ha colpito di più credo sia stato lo spontaneo, sincero, commovente, tentativo di dissuadere un aspirante suicida dal compiere l’estremo gesto… da parte di una altro aspirante suicida! Mi sono venute le lacrime agli occhi, mi è sembrato il “senso supremo” dell’intero forum: come può una persona che afferma di volersi togliere la vita, avere un tale slancio pro-vita nei confronti di un’altra persona che non conosce, non ha mai visto, e di cui condivide una sofferenza soltanto descritta in un breve post? Non è un colossale controsenso, un’assurda ipocrisia? Ultimamente penso spesso al suicidio, del resto se così non fosse non mi troverei in questo forum, è chiaro, eppure sono sicuro che se una persona qualsiasi mi dicesse che vuole farla finita, quantomeno cercherei di dissuaderla, non ho dubbi… voi no? E allora riflettiamo un attimo: se questa “soluzione” (il suicidio), è un qualcosa che non consiglieremmo mai a nessuno, non è perlomeno strano che siamo così cattivi consiglieri proprio verso noi stessi? Mi viene quindi da pensare che forse, in realtà, nessuno vuole veramente morire, è una cosa troppo innaturale, l’universo stesso, nella sua totalità va in espansione, non in contrazione; desiderare di togliersi la vita è in fondo nient’altro che desiderare di far cessare il dolore, non le nostre esistenze, ci rendiamo conto di questo?
Un’altra riflessione scaturita dalla lettura dei vostri post: siete davvero delle persone bellissime, tutti, nessuno escluso. Dalle vostre parole emerge una profonda sensibilità, una solidarietà sincera, pura, una tolleranza non comune in un forum, un rispetto per l’ “altro da sè” che è qualcosa di raro e prezioso in questo mondo corrotto, e sono convinto che queste qualità derivino dalla conoscenza profonda, sulla propria pelle, di cosa sia il dolore psichico, di cosa si prova quando la vita ti lascia per terra e senti che questa vita ti lascia per…
…questa volta non ti rialzerai più, perchè non ne hai nè la forza nè soprattutto la voglia, ti sembra inutile, perchè senti che tanto cadrai un’altra volta, soffrendo ancora, irrimediabilmente, senza una via d’uscita all’orizzonte.
Io mi sono sempre sentito un dis-adattato, proprio nel senso letterale del termine, uno che per qualche misteriosa ragione di vita o di “anima” non si adatta, non ci riesce, e quando ci prova si sente in trappola, perde il senso del proprio tempo su questa terra. Vi capita mai di sentire che nel vostro futuro è tutto in qualche modo “predeterminato”? Del tipo “produci-consuma-crepa” come cantava Ferretti? In fondo, in una società così materialista, tutta protesa verso l’imperativo capitalistico della massimizzazione del profitto a qualunque costo, sentirmi dis-adattato è per me motivo di orgoglio, perchè mi fa sentire ancora umano e non una sorta di automa, di minuscolo ingranaggio di un sistema freddo e meccanico, desolante e mortifero… però mi crea anche tanta sofferenza. A volte desidero di essere un qualsiasi “adattato”, uno che riesce ad accettare di girare sulla propria ruota da criceto quelle 8 ore al giorno, tornare in una gabbia di cemento che chiama “casa”, nutrire una sincera voglia di scalare la rampa sociale, accrescere la portata dei propri beni, aspirare alla pensione… però non ci riesco; semplicemente, non sono fatto così e purtroppo non ci si può scegliere, ma solo scoprire, ed è un processo naturale che dura tutta la vita. Credo di non peccare di presunzione pensando che queste sensazioni appartengano anche a voi. E allora mi viene rabbia, una rabbia sorda, vuota, in ultima analisi inutile, perchè davvero non saprei verso dove indirizzarla, dove incanalare questa mia energia, dove trovare un nemico contro il quale battermi, chi considerare “colpevole” di questo scempio… il punto è che non c’è UN colpevole, UN nemico, la verità è che siamo tutti colpevoli, chi più chi meno, ma tutti corresponsabili di questo “sistema di vita”; la mia rabbia quindi, purtroppo, sono capace di rivolgerla esclusivamente verso me stesso, in vari modi, tutti evidentemente sbagliati e decisamente peggiorativi (il mio demone è soprattutto la droga, in ogni sua forma, ottundimento dei sensi, temporaneo sollievo dalla sofferenza). E’ un circolo vizioso, una discesa senza fine, che mi porta inevitabilmente a desiderare di porre fine alle mie umane sofferenze. Eppure mi domando, è davvero impossibile cambiare?
Sublime.Non lo so Marco…Credo che per vivere bene,ci vogliono almeno tre cose: fortuna,tante fissazioni e Diane Lane (scusate ma se la amo la amo).alias Judge Hershey…Helen Aim streets of fire ecc…
scusate ecco l’ultima parte, prima non me la faceva pubblicare:
Essendo la posta in gioco direi piuttosto alta, la nostra stessa vita, non è forse il caso di considerare soluzioni “estreme”, ma meno della più estrema di tutte? Riprendendo l’esempio di sopra, quando si è per terra e non ci si riesce a rialzare, a volte basta una mano tesa per darci una piccola motivazione a farlo. Da quello che leggo nel forum mi sembra chiaro che se c’è qualcosa che ci accomuna tutti è la disperazione verso noi stessi, l’essere convinti di non farcela, l’aver gettato la spugna con noi stessi; eppure, quelle stesse persone, nei fatti, si dimostrano pronte perlomeno all’ascolto dell’altrui disperazione, a dedicargli le proprie esperienze e sensazioni, il proprio tempo; in definitiva gettiamo la spugna nei confronti di noi stessi ma non nei confronti di altri, perfetti sconosciuti. Non è meraviglioso? La considero l’essenza stessa dell’essere umano, l’inconfutabile prova di una sorta di “soffio divino” (passatemi il termine, anche se non sono credente, non in senso classico almeno) presente in ciascuno di noi. E allora mi viene inevitabilmente da pensare che se abbiamo perso la speranza con noi stessi, forse non è così nei confronti degli altri, di chiunque altro, qualunque altro essere umano che riconosciamo simile a noi… e non è forse anche solo questo un buon motivo per non toglierci la possibilità di dare? Di donare noi stessi ad altri, disinteressatamente, solo per la possibilità stessa di farlo? Credo che questa “presa di coscienza” possa costituire un punto di partenza, uno spunto per ridare un senso al tempo di questo viaggio, un modo di strapparci da un desiderio così innaturale come quello di uccidersi. Però queste sono solo parole, concetti, come tradurli in pratica? Il modo che è venuto in mente a me è questo: creare una sorta di comunità di persone unite nella volontà di uccidere non se stessi, ma la propria sofferenza, il proprio dolore interiore. Nel corso della mia vita ho visitato alcune comunità simili, e devo dire che ovunque sono stato mi sono trovato a mio agio, anche se per vari casi della vita sono state solamente esperienze temporanee. Mi piacerebbe molto provare a creare con voi un luogo diverso da quello che ci circonda, all’interno di un contesto naturale, impiegando il proprio tempo in cose più sensate del contribuire all’ingrasso di un sistema che, anche solo per il fatto che generi tale mortale sofferenza, risulta…
obiettivamente fallimentare. E qui mi fermo perchè credo di essere stato anche troppo prolisso… spero di non aver scritto solo stronzate, spero che non mi considererete un povero illuso, un idealista senza concretezza. Mi piacerebbe molto sentire cosa pensate di queste mie parole. Nel frattempo, vi e mi auguro di rimandare, almeno ancora un pò, una “scelta” senza ritorno. Un abbraccio sincero,
Marco.