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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Che begli argomenti che avete complimenti
Beato che hai argomenti…….
Questa notte non ho chiuso occhio. Uno dei miei gatti sta morendo. Per me i gatti sono ciò che, per altri, sono i figli. E lo sono sempre stati. Fin da prima che accumulassi tutte le caratteristiche per essere definita una zitella insoddisfatta.
E’ in nottate come questa che mi rendo conto di quanto sia inutile attaccare la propria esistenza ad un’esistenza altrui. Trovare la propria motivazione in affetti che possono sparire da un momento all’altro. Compresi gli affetti che vorrebbero restare, come un micio che mi guarda terrorizzato perchè se ne sta andando, ha paura, vorrebbe che facessi qualcosa ed io non posso fare un c.... di niente. Un c.... di niente!
Per il micio. Per altre persone che sanno.
Casuale, le combriccole che si danno manforte esistono solo nella tua testa.
Fuori di qui siamo in tanti ad essere persone sole, anche se accompagnate da qualche ombra, che si arrabattano come possono e vanno avanti senza sapere in quale punto la strada si interromperà e si salterà giù da una rupe.
Sono una cogliona cagasotto? Va bene, ok, chi se ne frega: sono una cogliona cagasotto!
L’ho detto. Non è cambiato un c..... E adesso?
Fanculo al mondo và.
Innanzi tutto “rispondo” a luna che mi ha fatto una domanda. Scusa ma ora non riesco a rispondere, ed ammetto che è una mia debolezza.
A Casuale vorrei dire che ho contato centoottantasette… mila “voi” nei suoi scritti. A me manca chi sarebbero i voi. Io ad esempio, ne faccio parte? Era rivolto anche a me? Io son qui da poche pagine, ma come si vede se ho voluto dire qualcosa a qualcuno ho iniziato l’intervento con “@nickname”. Voi, voi… è un modo di procedere deresponsabilizzante per chi lo fa, uno sfogo più che una argomentazione o una precisa accusa. Il tenore dei tuoi post è comunque difforme, a volte più accusatorio, a volte più solidale, per cui non so che dire/dirti di altro.
Ciao Ele, ciao Marina.
Emma, fai tante carezze al tuo gatto, sentirà il tuo affetto. L’anno scorso (a febbraio), è morta la gatta di mamma che aveva 17 anni. È stato uno strazio.. ma le siamo state vicine vicine fino all’ultimo respiro. Sono comunque certa che i miei consigli siano superflui, ma spero che non lo sia la mia vicinanza. Un abbraccio.
Grazie Ele, un abbraccio.
Emma, posso facilmente comprendere, è una situazione che ho vissuto anch’io. Ci frega l’aspettativa di vita ampiamente più ampia della loro, per cui per lo più siamo noi a vederli arrivare e andarsene, più che il contrario. Poi, se ne hai più d’uno, inevitabilmente, oltre alla gioia di convivere con esseri straordinari, quali sono i gatti, ti semini la vita di dolori (e dentro di te lo sai fin dall’adozione). L’inevitabile in quanto tale prima o poi arriva, ma a consolarci c’è (e deve esserci) il fatto di averli fatti vivere bene, con attenzioni, quelle che noi gattari ben sappiamo, soprattutto se sono trovatelli…
Mi immedesimo, e mi spiace.
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Anche con Ele. Cavoli 17 anni sono tanti, per capirci a prenderlo oggi vorrebbe dire conviverci fino al 2031, che suona come l’anno di ambientazione di un film di fantascienza.
Ciao Piergiorgio, come stai?
@ marcol.. 2031, hai ragione.. suona come un film di fantascienza.. grazie x il tuo pensiero.
Ciao Emma, buonanotte.
Si, Marcol, per gattari, canari, “animalari” in genere, dovrebbe esserci questa consolazione.
Quella del pensarli pasciuti, riscaldati e sereni, per il lasso, lungo o breve, della loro esistenza.
Certe modalita’ di morte, pero’, dovrebbero essere riservate all’unico animale capace di essere stronzo in modo doloso: l’essere umano…..
Quegli esseri umani che camminano sulle schiene degli altri e lo fanno con le scarpe di ferro.Potendo, magari, camminare altrove…..
Un saluto a tutti.