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Il suicidio

di beppino
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, , ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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14.941 commenti

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  1. 11971
    david -

    Emma pensa te,che quando sono nella grande agitazione e panico non mangio niente,bevo solamente per paura di morire strozzato.Tempo fa sono stato 11 giorni bevendo soltanto.dopo 11 giorni di digiuno la vista si riduce un minimo.Ciao Tigrotti di Mompracem

  2. 11972
    Emma -

    David. lo fa anche a me.
    Anche l’acqua fa male a passare.
    Tutto ciò che è solido sembra dover strozzare.
    Persino l’aria che si respira sembra passare attraverso un filtro intasato.
    Però 11 giorni sono tanti, troppi.

  3. 11973
    luca76 -

    “Nessun rimpianto, nessun rimorso” cantavano ormai 20 anni fa gli 883. A me, pivello negli anni ’90 del secolo scorso (avevo 14 anni allo spuntar dell’ultimo decennio del XX secolo…), son sempre piaciuti. Mi piacevano quelle canzoni da sfigatello, mi ci ritrovavo spesso e volentieri. Sapete, per esperienza più o meno diretta, che quando si arriva a una certa età, verso la quarantina, ci si volta indietro e, spesso, ci si ritrova a guardare al passato, come se questo possa rispondere alle domande del presente. So che potete comprendermi, non sento il bisogno di spiegare il perché e il percome di certe sensazioni. Ed è per questo, come molti di noi, lasciano una seppur labile, irrisoria (e a volte anche risibile ai più, perché no) traccia di noi in una lettera dedicata al suicidio. Una lettera diversa dalle altre…(quanto hai ragione @Emma…). Non so voi, ma a me, a volte, capita di leggere le altre lettere, appartenenti a un mondo lontano dal mio. “Un pene piccolo fa godere lo stesso?”, “Si può perdere la verginità con il petting?”, “Problemi con vodafone station”…Per carità, lungi dal me far di tutta un’erba un fascio, ci sono anche lettere di tutt’altra caratura in questo blog, in questa area dedicata alle “lettere al direttore”….Sarei curioso di sapere a quale direttore…Fede? Sallusti? Vespa?…Vabbeh, lasciamo stare certi argomenti, altrimenti qualcuno sentirebbe l’impellente bisogno di darmi del populista e demagogo anche solo accenandoli. L’Italia, si sa, è il Paese del tutto e il contrario di tutto per eccellenza…Dicevo, rivolto al passato, che spesso ci si guarda indietro, e capita di ricordarsi di gente ormai lontana, “desaparecida”, passatemi il termine. Gente ormai uscita dalla propria vita. E che pure, saltuariamente ti ritorna in mente. Ed è con questo spirito che qualche tempo fa digitai su fb un certo nome. Il nome di una persona a me importante, il nome del mio primo amore. Un’amore d’altri tempi, l’amore (forse sarebbe meglio usare il termine cotta) di un ragazzino brufoloso poco meno che maggiorenne per una donna di 11 anni più anziana. Un’amore, tanto per intenderci, finito tra le lenzuola. Vista la differenza di età, non mi sono mai creato illusioni sul come potesse finire. Sarebbe stato stupido. Ma certe cose ti rimangono dentro, che tu lo voglia o no. E riprendere i contatti, comporta la fuoriuscita di certe emozioni, cose passate, che per quanto possano essere seppellite, sono sempre lì. Pronte a uscire. Per carità, non sono il tipo che applica lo stalkeraggio, e che si permette di rompere le palle a persone estranee alla sua vita. Diciamo che, al suo consenso alla mia richiesta di amicizia, al suo primo messaggio, quello scambiato e basato sul classico “com’è, come non è” io mi sia tolto qualche sassolino dalle scarpe. Non entro nei particolari della nostra passata relazione, sono cose mie, che non mi va di sbandierare. Il mio vuole essere un discorso di più ampio respiro, che per chi ci -continua-

  4. 11974
    luca76 -

    -segue- sarà passato avrà un senso, per gli altri no…Non sento il bisogno di essere compreso, e forse neanche mi interessa.
    Rientrando sul blog, un paio di giorni fa, mi sono ritrovato a leggere post vecchi, come quello di @evergreen rivolto a @E. Lo leggevo, la parte rivolta a me, e anche quella rivolta a Emma (vogliate scusarmene entrambi se metto becco in maniera inopportuna). Quella in cui il primo chiede a lei se le fosse di aiuto in qualche modo veder soffrire chi le ha fatto in qualche modo del male (ne faccio un sunto, quindi, PER FAVORE, non prendetelo alla lettera.) Emma, lo sappiamo (almeno per noi che la conosciamo su questo blog), è una persona per bene e come tale ha risposto. IO, che al di là dei miei problemi personali, ERO SONO e RESTERO’ sempre un pezzo di merda, alla succitata domanda/e (vedesi post 11930 per chiarimenti al riguardo), avrei risposto con un si, secco. Non me ne viene in tasca niente di concreto sapere che chi mi ha provocato dei danni (veri o presunti), riversi lui/lei stesso in condizione di difficoltà. Ma mentirei se dicessi il contrario, se affermassi che mi dispiacerebbe. Tra gli innumerevoli difetti di cui sono portatore, l’ipocrisia e la falsità non mi sono mai appartenuti. E, preferisco sottolinearlo, non mi riferisco a nessuno di quelli che scrive su questo blog, ci mancherebbe, non voglio essere frainteso. Quindi perdonatemi se qualcuno può sentirsi toccato in qualche maniera, non è mia intenzione. Faccio un discorso prettamente personale, nulla più. E come tale voglio che sia preso…Chiedo ancora scusa per chi si possa sentire preso in mezzo.
    @Emma, come sempre le tue risposte sono da leggere, risultano sempre appezzabili e intelligenti: “…mi paralizzo entro in stand-by e mi prendo gli insulti [….] e non riescono a capire che in certe giornate decidere se scrivere in blu o in nero è pesante come, in altre, consigliare una strategia di marketing che potrebbe salvare o far fallire un’azienda.” Vero, anzi verissimo, ma, come direbbe un noto demagogo e populista genovese (chissà cosa ne pensa @tempo scaduto o alias…) sarebbe solo come fare macelleria sociale…Noi, in fondo (e il discorso lo allargo anche ad @Ele, David, Marina), ogni mattina, al risveglio, come dei novelli don Chisciotte (a proposito, cara Ele te ne consiglio la lettura sempre che tu non l’abbia già fatto, in te rivedo parecchio, pur con le debite proporzioni e interpretazioni, il personaggio di Cervantes, e non vuole essere una critica), ci alziamo la mattina e ci ritroviamo a combattere contro ipotetici mulini a vento, a volte sotto forma di mostri sputafuoco. E questo ci porta paura e ansia, una qualcosa che ci paralizza. La domanda che dovremmo porci quando la mattina ci svegliamo dovrebbe essere “come sconfiggerla?”…Ma la risposta, purtroppo, pur essendo lì a portata di mano, ci sfugge, un po’ come a Parsifal con il Santo Graal..
    @David, i digiuni lasciali a Pannella, lui può permetterselo, noi no…
    Un abbraccio a tutti.

  5. 11975
    Emma -

    Luca, “Emma, lo sappiamo (almeno per noi che la conosciamo su questo blog), è una persona per bene e come tale ha risposto”.
    Oddio…..
    Si, è vero, non mi viene in tasca nulla dal sapere che Tizio è morto malamente o Caio è finito sotto ad un ponte.
    Non provo soddisfazione perché la soddisfazione, per me, viene dai meriti, dalle piccole conquiste.
    Di certo, però, non mi dispiacerebbe.
    Indifferenza, pura indifferenza è il termine corretto per descrivere il mio stato d’animo di fronte alla disgrazia di chi, con me, è stato stronzo.
    Al di là degli accidenti che si tirano quando si è su di giri, dal “crepasse” al “venisse un colpo a lui, ascendenti e discendenti”.
    Se vedessi Tizio in bilico su un ponte in attesa della mano che potrebbe salvarlo non gli darei uno spintone ma neppure lo aiuterei.
    Semplicemente passerei e lascerei che accada ciò che deve accadere.
    D’altronde, come mi è stato detto o fatto capire quando sgambettavo vista baratro, attaccata alla speranza con la sola punta delle dita?
    Ah, si…. “siamo noi gli artefici del nostro destino”.
    E’ una balla, lo so, è una colossale puttanata perché il libero arbitrio esiste solo nella testa dei predicatori che devono scagionare Dio.
    Ma se questa colossale puttanata vale per me, e bè…., allora deve valere per tutti.
    Anche per chi ci si è appellato nel momento in cui mi ha voltato le spalle o sbattuto una porta in faccia o allontanata come si allontana un barbone dal salone in cui si terrà un ricevimento.
    Lo stronzo ti schiaccia le punte delle dita e ti lascia cadere. Magari sentendosi un Santo per aver accorciato la tua sofferenza. Il buonista “corre a cercare aiuto” e chi si è visto si è visto. Il buono cerca di tirarti fuori. L’indifferente:
    “Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
    rosso e turchino, non si scomodò. Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
    e a brucar serio e lento seguitò”.
    (Davanti a San Guido).
    Persona per bene forse no, non lo sono.
    Quantomeno per i buonisti, i Papa boy’s e gli ipocriti.
    Asin bigio” o “mucca che guarda il treno passare” con chi è stato stronzo,si, mi sento di esserlo.
    Almeno in questa mattina in cui sono lucidissima e, mentre preparo una valigia (ma non per andare in ferie), sono me stessa e non la me stessa devastata da sensi di colpa patologici o dalla paura che mi fa vedere il Salvatore persino nell’ombra proiettata da un cappotto steso a prendere aria.
    Domani sarà diverso perché domani, per me, è un giorno un po’ particolare e la paura la farà da padrona. Una paura “sana” perché motivata. Questo, un po’, già mi consola.

  6. 11976
    Emma -

    Quelle “emozioni che ti rimangono dentro” e che sono pronte a saltare fuori sono la nostra vita.
    Provarle significa che c’è ancora vita, dentro, anche se il fuori puzza e puzza di cadavere.

    Credo, che il marcio ed il sano (ma è solo una mia opinione), stia nel come, più che nel perché, all’improvviso saltino fuori.
    Sollecitate come si sollecita un brufolo non maturo che prude e da fastidio?
    Spontaneamente, come un vulcano che erutta?
    Nel primo caso rischiano di fare la stessa fine del brufolo: lasciare un grosso buco sanguinolento che si tenterà di mascherare senza riuscirci.
    Nel secondo saranno il ricordo piacevole e, in qualche modo, consolatorio di un periodo in cui si è vissuto e si è stati qualcosa di diverso da ciò (e scrivo “ciò” di proposito, perché è difficile, in certi periodi, sentirsi un “chi”) che si è ora.
    In cui si è stati persone fatti sia di carne che di emozioni e non ciò che, quantomeno in certe giornate, ci si sente di essere diventati: mani che raschiano il fondo del barile o che rovesciano la borsa alla ricerca della pasticca magica che rincoglionirà o che afferrano coltelli e quant’altro pur di mettere fine al dolore, al vuoto.
    Una vecchia canzone di Mario Castelnuovo diceva:
    “Sarà un ricordo normale per quando sarai forte, in un momento sì….sarà un ricordo speciale, per quando sarai sola…in un momento no…”.
    Spesso vado alla ricerca di vecchi ricordi e, lo ammetto, quando la realtà me lo consente (quando certe situazioni hanno lasciato un dubbio, un punto interrogativo), un po’ mi ci coccolo dentro.
    D’altronde se le emozioni sono nel passato, se, nonostante i conti da pagare, si sente il bisogno di provarle di nuovo (magari vergognandosi, come capita a me), se si sa, si è consapevoli e certi di non aver più né la voglia né la forza di cercarne di nuove, che altro si può fare?
    Emozionalmente ho raggiunto un equilibrio che mai e poi mai rimetterei a repentaglio per cercare la pentola d’oro in fondo all’arcobaleno.
    Quindi…. si ai ricordi. Se non ci si annega dentro ma ci si galleggia sopra come se fossero una piscina e noi fossimo stesi su un materassino.
    Molti non la pensano come me, lo so.
    I fautori del “non sai cosa accadrà domani” così come i fautori del “chi vive di ricordi è come se già fosse morto”.
    Ma il mondo è bello perché e vario.
    Ci sono persone che devono fare un collage per poter dire di avere una vita.
    Pezzi di passato, brandelli di presente, ipotesi, sfuocatissime, di futuro.
    Mescolare tutto e atteggiarsi in modo che l’Anagrafe civile non espunga dalla lista dei viventi.
    Altri (più fortunati?) hanno tutto lì, a portata di mano, concretamente o idealmente (gli ottimisti a prescindere)

  7. 11977
    david -

    quando lavoravo in quel luogo del comune ho visto morire tante persone,coltellate,risse anche risse fra italiani e stranieri,persone che morivano per droga,resuscitate all’ultimo e che dicevano…”perchè non mi avete lacsiate morire?,altri morti con una siringa nel braccio,piatti rotti e vetri rotti e sedie usati come armi.E’ finita la bella estate degli anni ’80,che lo vogliamo o no.E’finita. Ciao a tutti.Ma noi ci siamo ancora…E’questa la nostra colpa? Qualcuno mi dica “è questa la nostra colpa,dai 14 anni fu la mia tragedia e poi aver cercato un ruolo in questa società civile che mi hanno sempre negato?”Ricordate il confronto fra Charlie e Ron nel deserto messicano(nato il 4 di luglio)…”Tu non c’eri là,non ci sei mai stato…E’questo che io urlerei a tutti quei bastardi che hanno avuto tutte le delizie gratis,per grazia ricevuta,senza una lacrime,senza niente. Ciao E.Cia a tutti

  8. 11978
    luca76 -

    I ricordi sono ricordi, belli o brutti ci accompagneranno fino alla fine. Flash di un qualcosa passato, impressi come si imprimono immagini su di una pellicola. E così ci ritroviamo ad archiviarli come foto in un album o un film in una videoteca. A volte ci appaiono nitidamente, altre volte sono un qualcosa di indistinto, di nebuloso. Qualcuno di quei ricordi possono esserci di aiuto, ci sostengono a volte addirittura. Troviamo il modo di coccolarci con essi. Ricordi di persone o cose che si riaffacciano, un po’ perché li cerchi, un po’ perché basta poco per farseli tornare in mente; una canzone, un profumo, un luogo…A me personalmente non sono quelli brutti che mi fanno più male. No. A quelli con il tempo mi ci si sono abituato. Sono quelli più belli che mi fanno stare male. Sono quelli che, nei momenti peggiori vorrei cancellare se ne potessi avere la possibilità. Pentendomene un secondo dopo averlo fatto. Oggi, nel tentativo di buttare un’occhio meno pessimistico sul domani, vorrei poter aver la forza di arrivare ai piedi di quell’arcobaleno e trovarla quella pentola d’oro. In modo che voltandomi ancora una volta indietro, io possa svecchiarla quella lista dei ricordi e perché no, di acquisirne di nuovi. Rischierei, si. D’altronde non ho assolutamente nulla da perdere nel farlo. E vorrei anche che tutto il periodo che abbraccia l’ultimo anno e mezzo, si trasformi in un semplice ricordo. Un ricordo brutto, di quelli a cui quando ci pensi tiri un sospiro di sollievo e ti dici: “ok, è passato”… Già…Un presente che è diventato passato. E invece mi ritrovo a vivere un passato che è un fin troppo presente, parlandone in una maniera temporale, non come condizione emotiva. L’oggi si confonde con lo ieri. Una settimana fa, un mese fa, sei mesi fa, un anno fa, non riesco a distinguerne i tempi…Vivo in una bolla temporale, un giorno lunghissimo, che so quando è iniziato, ma di cui non so quando si concluderà. E’ una situazione di merda proprio….

  9. 11979
    toroseduto -

    Preciso subito che non sono il solito rompiscatole di passaggio. E’ da più di 4 anni che leggo questo post. Sono intervenuto molto di rado, ho capito che questo vostro scrivere è uno sfogo, quindi rispetto il fatto che non sono graditi religiosi, psichiatri, sapienti di turno che non vivendo il vostro malessere arrivano qui per pontificare.
    Ho passato i 60 da un pezzo, ho vissuto sulla mia pelle il PTSD, come David, ma non voglio parlare di questo. Ho avuto problemi con l’alcool, ma non voglio parlare di questo. Ora sono impegnato con L’ULTIMA BATTAGLIA, i malesseri sono spariti, sono caduto 100 volte e mi sono sempre rialzato,
    anche se prendo ancora qualcosa, quando gira storto, riesco ad essere me stesso e non chiedo mai consigli. Le cose che avrei voluto dire a voi le ho scritte sotto forma di canzone. Parlo in prima persona nel testo, forse sarà utile a qualcuno avanti con gli anni.

    Vi abbraccio tutti, Beppino compreso, sperando che dia presto notizie di sé.

    Chi vuole ascoltare le mie riflessioni sotto forma di canzone, questo è il link di L’ultima battaglia.

    http://www.youtube.com/watch?v=sD4APPQSK_0

    Spero di essere stato utile a qualcuno. Coraggio ragazzi!!!

    TS

  10. 11980
    marina -

    Toroseduto ti ho letto spesso in altri blog ,non sei il solito predicatore .La battaglia contro se stesso è la più dura da combattere ,anche io sono caduta tante volte e altrettante mi sono rialzata a volte ho camminato strsciando per cercare di rialzarmi ,ho vinto tante battaglie ,ma contro se stessi ……è la più dura

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