Il suicidio
di
beppino
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Lettera pubblicata il 17 Settembre 2005. L'autore, beppino, ha condiviso solo questo testo sul nostro sito.
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Nella gente, invece, non credo nemmeno io. Non nel suo concetto generalizzato, che nei miei pensieri si divide drasticamente dal concetto di persone, ognuno nella sua sfera di unicità. E’ come se fossero proprio gli opposti, la “gente-massa” e le persone. E la gente è quella “cosa” in cui tanti, quasi tutti si identificano e anzi si affanno a raggiungere e dove “E” ha, forse, pensato di rivedere quello che scrivo. Invece, nel mio piccolo, ho passato la vita a soffrire per essere, per natura innanzitutto e per conseguenza in un secondo tempo, tutto tranne che parte integrante del civile vivere comune.
La sofferenza ha dei risvolti diversi a seconda dell’anima che scalfisce. Speravo di riuscire ad essere esauriente, “E”: io non “assolvo” come pensi i tuoi delinquenti, non li abbraccio in un unico grande sudario penitente, semplicemente perché credo che nessuno sia qualcuno per poterlo fare. Eppure, se qualcuno si indurisce e si chiude, qualcun altro nel dolore affina quella che comunemente viene chiamata con disprezzo “compassione”. Siamo abituati a darle un significato negativo. “Pena”, la chiamano. “Non voglio farti pena”, ti dicono. E magari tu la pena per come la intendono nemmeno sai cosa sia, magari tu senti qualcosa di molto più pulito, qualcosa di molto più semplice, immediato, spontaneo che pensi ti serva e magari, con umiltà, ti illudi possa un po’ piacere a chi, forse e magari, un po’ può capirti ed essere capito. Uno sfiorarsi, anche se magari non ci si riesce a toccare e tantomeno abbracciare. E’ così difficile farlo, a volte o per qualcuno!
Io invece la compassione la considero una sorta di condivisione, per quanto purtroppo mi ritrovi sempre da capo nel mio circuito: zero diviso zero, incomunicabilità con l’altro.
E questa credo sia la più grande mancanza dell’essere umano: la solitudine, quella abissale di cui accennavo. Una delle tre che ho in testa, la più dolente.
già…..
Tutti quelli che pensano di possedere la verità assoluta. Tutti quelli che dicono che c’è sempre chi sta peggio di te. Tutti quelli che dicono :”…c’è sempre una soluzione”!. Tutti coloro per i quali la vita è un “dono”. Tutti quelli che fanno solo demagogia e retorica. Tutti quelli che credono di essere qualcosa o qualcuno.
Tutte queste persone se dovessero subire torture fisiche resisterebbero finchè possono ma arriverebbero a desiderare la morte per far smettere il dolore.
Qui non si parla di dolore fisico (anche se, a volte, c’è anche quello!) ma di un male meno cruento ma più subdolo che ci mette molto più tempo a portarti a non farcela più, anni e a volte decenni ma alla fine il desiderio che tutto finisca, arriva!
Bravo Psyco,a volte si ha pure paura di dormire per le più svariate ragioni,,incubi ma anche per paura di risvegliarsi in una situazione assurda.Dalla diagnosi di PTSD,comportamenti suicidari,tipo andare più volte sui precipizi parecchio alti e pensate voi io ho sempre sofferto di vertigini.Cos’è tutto questo?Psyco che tu abbia sofferto oppure stia soffrendo,oppure nessuna delle due,è questo il modo di comprendere certe sofferenze e rapportarsi ad esse.E poi se la gente evitasse i soliti “Ma stai bene?-Ma veramente?Come va?Va bene?.”saluti
@Boh, non c’è niente da scusarsi, figurati. Noto che abbiamo un altro tratto che ci accomuna. Sinceramente pensavo di essere l’unico ad andarsene in giro la sera sotto la pioggia e ad apprezzare le sensazioni che si hanno. Quel senso di quiete che trovi nelle strade silenziose, così diverse dal giorno, dove l’unico suono che ti accompagna è il tambureggiare della pioggia. Lo faccio fin da ragazzino, è sempre stato un modo tutto mio per estraniarmi dal resto del mondo. Credimi, vorrei che in me scoccasse quella scintilla che con così gran fragore è implosa in te. Vorrei poter tornare a credere nella vita (nella gente proprio no, mi sento troppo disgustato, e in fondo non ho mai fatto troppo affidamento sugli altri), di poter dire che domani sarà un giorno migliore di questo, di riuscire ad apprezzare e godere quanto di buono può ancora riservarmi…E invece mi ritrovo a pensare che sto solo prendendo tempo, che avrei già dovuto andarmene, e che mi sto trascinando inutilmente in un esistenza che non sento più mia…Non ricevo mai una buona notizia, un qualcosa che mi dia modo di coglierli quei segnali, di svoltare quell’angolo di cui parlava @Fiammetta e trovare un senso per poter andare avanti…La vita è quello che è, si nasce e si muore, queste sono le uniche due certezze che abbiamo, poi la possiamo condire come ci pare ma in qualunque modo vada a finire, ci lascerà sempre un sapore amaro in bocca indipendentemente da che sia andata bene o male. Io non ho mai creduto in nessun Dio o in un destino già scritto. Quindi, metaforicamente parlando, non saprei nemmeno chi o cosa incolpare sul perché sia andato tutto a rotoli…E’ gioco forza puntare il dito su me stesso, e forse sarà proprio così, però nessuno mi toglierà dalla testa che troppo spesso mi sono ritrovato a pagare per colpe (mie e non) più di quanto meritassi. A poco è servito seguire l’istinto così come il fermarsi e riflettere prima di agire…Ho creduto nell’Amore, quello sì…L’amore con la A maiuscola, quello che, forse, è stata l’unica cosa per cui sia valsa la pena di vivere davvero questa stronza esistenza…”Ecco tutto”
Saluti e buon week a tutti, belle e brutti…
P.S. @Ele che fine hai fatto?
Luca: “non ricevo mai una buona notizia, un qualcosa che mi dia modo di coglierli quei segnali”… “si nasce e si muore, queste sono le uniche due certezze che abbiamo”: questo due frasi mi hanno dato un colpetto al cuore. Ci ritrovo per un lampo che tanto sfugge subito via, qualcuno che per me ha contato, e continua a contare, molto. E così ripercorro quei discorsi che mi hanno fatto conoscere qualcosa che non avrei mai pensato nemmeno di poter immaginare. Perdona la divagazione, per me è un periodo di forti turbinii emotivi.
Ciò detto, la vita mi passa davanti pensando a: “nessuno mi toglierà dalla testa che troppo spesso mi sono ritrovato a pagare per colpe (mie e non) più di quanto meritassi”, e qui sono io a stupirmi di leggere queste percezioni. Questa specie di calamità negativa, spesso vissuta con drammaticità anche se in realtà per chiunque altro sarebbe stata considerata magari una sciocchezza, o una sensazione immeritevole di attenzione, o proprio non se ne sarebbero accorti, me la porto dietro fin da bambina. Non so se tu da piccolo certe cose le sentissi già e se oggi te ne ricordi ancora, con viva percezione, ma per me è andata così. E’ il ricordo, le foto di quando ero piccola, e tutto sommato gli occhi non cattivi della ragazza che-sembra-più-piccola-di-quello-che-è che oggi mi fissano quando distrattamente noto lo specchio, a urlarmi disperatamente che non è giusto aver sofferto così tanto e che, per quanto probabilmente sia uno sforzo vano, devo provare a darle qualcosa in più. Così come vorrei poter fare, nel mio piccolo, con coloro con cui condivido una sorte così beffarda. Attraverso l’Amore, e io ci aggiungo anche l’Affetto. Anche per me restano le uniche cose per cui vale la pena tutto. Ma non nei significati troppo spesso banalizzati, parlo di qualcosa di..”esclusivo”, non so nemmeno come definirli. Nel mio tormentato ed infelice percorso, ho avuto la fortuna di incontrare, di vivere e sentire intensamente quel tipo di sentimenti capaci di diffondersi completamente dentro di te e di restarci, qualsiasi cosa succeda. Ecco: loro sono la cosa che mi aiuta a resistere. E realizzo che sto aspettando, ma non so cosa. La disillusione, lo so, arriverà presto. Perché così è sempre stato. E’ solo che provo a godermi il momento e a sfruttare il breve guizzo di entusiasmo del momento per rilasciare un minuscolo atomo di positività.
AAAAhhhh,ma quì state tutti bene!!! anzi benissimo!!!!!! Beati voi,di cosa soffrite?
David di ti prego lascia stare il sarcasmo con chi soffre come te e sta cercando di scrivere e pensare qualcosa di positivo..cosi butti giu ancora e non è il caso. mai dare giudizi affrettati si chiamano pregiudizi. e magari uno che sembra stia bene in realtâ non sta affatto. nessuno puo sapere cosa è accaduto a delle persone, qui come me hanno anche delle sofferenze che non se la sentono di parlarne e condividere qui. vogliono solo dire come si sentono. questo è il mio pensiero su quello che succede qui per lo meno.
A mie spese ho imparato che i pensieri che contano sono quelli motivati, e che quelli motivanti contano ancora di più. Nascono in maniera diversa e spesso non sono affatto il frutto di lunghi discorsi, spiegazioni, riflessioni. Nascono dal concreto. Nascono dai fatti e mai dalle sole parole.
Questa la mia esperienza e quello che ad oggi penso si può riassumere anche cosi. Detto ciò, comprendo l’esigenza di un certo tipo di confronto dell’umano pensare, anche se ora in verità mi appare soprattutto come dialettica.
E’ buffo ma… tra tante frasi e tanti pensieri pienamente condivido questo :
” Preferisco essere sbranato da un cane che è sincero che ingannato ”
Probabilmente perchè amo i cani, li conosco forse meglio delle persone e non riesco a temerli. Un cane può essere aggressivo (anche molto), terrorizzato o solo impaurito, stressato o depresso, furbo ed anche egoista … ma NON ipocrita.
E una delle cose che purtroppo ho imparato a non tollerare nelle persone è l’ipocrisia. A volte è costruita ad arte, ed è la più disarmante. Dalle botte s’impara a difendersi, s’impara anche a reagire senza farsi scrupoli; oppure si subisce ma almeno si sa cosa aspettarsi : il male! fisico e morale.
Ma dai falsi sentimenti, spacciati per veri ? Ci si difende imparando ad essere critici ed autocritici. E si diventa molto diffidenti. Le parole, le buone parole, perdono molto del loro valore. Quando ti accorgi di questo sai che è accaduto qualcosa a livello delle percezioni; avviene che le parole le puoi avvertire come rumore, e penserai ad un fatto perchè hai imparato che i fatti danno valore alle parole e non viceversa. E quando la vita ti dà questa lezione non la scordi mai più.
Ci si può raccontare in molti modi, riportando stralci de la propria storia di vita, parlando di ciò che turba o che piace, si può dire di essere o non essere. Lo si può fare per solitudine, o per vincerla.
Ma alla resa dei conti sarà vero chi nei fatti dimostrerà le sue parole.
Boh, hai ragione. Non conosco nè te nè la tua storia, non conosco le tue evoluzioni nè le te involuzioni.
Infatti non ti ho “giudicata”. Mi sono limitata a esprimere un’opinione su cose che tu stessa ha scritto.
Non ho certezze. Se le avessi avute non sarei qui a mugugnare il mio malessere interiore ed esteriore.
Nel dubbio, ora, mi limito a vedere sempre marcio, interesse e cattive intenzioni.
Perlomeno mi evito l’imbarazzo ed il dolore quando il pacco dono esplode in faccia come uno scherzo di carnevale di pessimo gusto.
Quando la vita è di merda rischi di rovinare, e rovini, anche le cose piacevoli che ti possono capitare.
Il concorso della tua stessa colpa nella merda in cui stagni non modifica la sostanza della realtà. Al contrario. Ti butta del tritacarne del “se l’ineluttabile non si fosse puntualmente verificato io non mi sarei atteggiata così e non sarebe successo questo e questo non avrebbe cagionato quello e…..ecc ecc ecc”.
Un tritacarne senza senso. Perchè alla fine merda è e merda resta. E del senno del poi che riempie le fosse te ne fai una benemerita pippa.
A certe persone occorre sempre un senno diverso rispetto a quello acquisito tanto dolorosamente.
Ciao.
Un saluto a Luca76, David, Marina, Ele, Conto alla rovescia e a tutti quelli che avrebbero voluto trovare ben altro nel pacchetto dato in dotazione alla nascita.