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Il suicidio

di beppino
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14.941 commenti

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  1. 11021
    La cucitrice -

    Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento. Squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento. Tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più? E c’era quel pianto di morte…..chiu’.

  2. 11022
    ? -

    Ma che discorsi assurdi sono?

  3. 11023
    La cucitrice -

    L’assurdità è un concetto soggettivo.

  4. 11024
    tracy -

    Non preoccuparti..c’è una persona qui che cambia spesso nick e si droga…va ignorata.

  5. 11025
    La cucitrice -

    Qualora (ma non è detto) ti stia riferendo ai miei post posso dire solo questo. Ho trascorso la notte seduta su un dondolo, in compagnia di una civetta, a fissare una casa, poco distante. Una casa che ha stanze tutte colorate e che per uno sgambetto del destino, non sarà mai regnata dal sentimento che tutti quei colori dovevano esprimere: Amore e felicità. Non per mano mia, almeno. Cuciro’ per sempre un lenzuolo, un bianco velo, come la Maria cucitrice di Pascoli ma non li potrò usare se non in un’ altra Vita. Forse. E s’ode quel canto di morte (addio): …..chiu’. È assurdo tutto questo? O, forse, è più assurda la Vita?

  6. 11026
    quello della foto -

    Tradire sé stessi; non volersi bene, sforzarsi di essere simili agli altri … rinnegare le proprie inclinazioni, violentare la propria vera natura; inseguire dei sogni che non ci appartengono… Tutto questo è profondamente perverso; profondamente sbagliato e non può causare altro che un’infinità di guai. Fin da bambini ci insegnano ad amare gli altri; sarebbe meglio che ci insegnassero ad amare noi stessi.

  7. 11027
    La cucitrice -

    Eh si, sarebbe meglio stimare, apprezzare, conoscere se’ stessi e poi, solo poi, amare gli altri. Altrimenti si rischia di stare molto male e di fare un gran male. Qualcuno dice che l’amare sé stessi si possa imparare “strada facendo”, qualche guru illuminato 😉 sostiene che tutto dipende da noi. Io, sinceramente, ho provato tante volte ed ho compiuto sempre lo stesso scellerato errore di credere che la strada che stavo percorrendo fosse quella giusta semplicemente perché opposta a quella percorsa precedentemente. Il problema forse (FORSE) sta nel voler sempre essere in movimento. Nel voler, a tutti i costi, procedere lungo un percorso.

  8. 11028
    La cucitrice -

    È l’ansia di sapere chi siamo, cosa vogliamo che ci frega. Intanto gli anni passano, la Vita passa e all’ansia si aggiunge il terrore. Un mix micidiale che ci porta ad appiccicare a noi stessi una di quelle belle etichette che ci fanno tanto arrabbiare quando sono gli altri ad affibiarle. Il canto di morte del chiu’ mi sta urlando “fermati”. Fermati nella posizione in cui eri quando ti sei sentita serena e non sola e che ti avrebbe fatto stare bene se, a quella posizione, fossi giunta senza il tuo bagaglio di irrisolutezza. Mi sta dicendo fermati e curati. Non cercare a tutti i costi altre strade. Mi sta dicendo questo. Ed io lo farò.

  9. 11029
    Il canto del chiù -

    Non cadrò nel tranello della misandria o del “se non è andata bene non era quello giusto”. Non mi infilerò in un vicolo nuovo perché quello precedente l’ho reso cieco con i miei problemi non affrontati e mai risolti, lui l’ha reso cieco con i suoi problemi non affrontati e mai risolti e la sfortuna ha scritto la parola fine con inchiostro indelebile.
    Starò nel vicolo in cui sono con il rimpianto che avrebbe potuto essere un magnifico viale alberato, con la “consolazione” che non è dipeso solo da me , con la disperazione di chi sa che qualcuno sta vivendo un momento di profonda crisi ed indescrivibile malessere ed io, questa volta, non posso fare nulla e lo scoramento di chi è consapevole del proprio malessere, della propria crisi, dell’utilità di risolverla per il proprio spirito , dell’inutilità di risolverla perché uno spirito da solo è uno spirito a metà. E che non basta trovare un altro spirito solo. Occorre un miracolo. Uno di quelli che, se accade, accade una sola volta nella vita.
    E per me il miracolo c’è stato.
    La mia crisi è diversa dalla sua. Il percorso che sta compiendo, o sta pensando di compiere, che prima o poi compirà è ben diverso dalla mia ferma volontà di cristallizzarmi.
    Lo porterà chissà dove. Ed io non ci sarò. Spero con tutto il cuore che il percorso lo porti dove troverà sé stesso. Lui è più sfortunato di me. Io non devo andare da nessuna parte. Me l’ha detto il chiù, me lo ha urlato con il suo canto di morte.
    Ho la certezza che pezzi di intonaco colorato cascati da muri non vissuti finiranno a marcire insieme a me, al lenzuolo, al bianco velo dentro una bara tra 1 giorno? 1 mese? 1 anno? 30,40,50….100 anni? E’ difficile se non impossibile sapere quando il Fato allungherà la sua mano per spegnere la nostra Vita o ci inviterà ad allungare noi stessi la mano verso l’interruttore con lusinghe di serenità.
    Ma quando finirà sarò morta io, non una delle tante versioni figlie dell’irrisolutezza.
    E’ assurdo tutto questo? Per i guru e per i conformisti- buonisti, portatori di occhiali rosa tutto questo, in effetti, è assurdo.
    Come lo è per chi, per limiti propri, non può capire che una civetta nella notte può dire molto più di quanto recitano testi o professano i luminari di Psichiatria.
    E per chi ,forse, pur potendolo comprendere preferisce tacciare di follia e teatralità ciò che, per mille motivi, non ci si può permettere di comprendere.
    Il 4 Settembre 2012 rientrerò in terapia. Ho chiesto con forza il 4 Settembre. Per me , questa data, ha un valore simbolico vitale.
    E con questo ho concluso la disamina dell’assurdità dei miei interventi.
    D’ora in poi non scriverò più nulla neppure qui.
    Ho avuto bisogno di sfogarmi, probabilmente ho sbagliato nel farlo ma ormai ciò che è fatto è fatto.
    Non serve a nulla scrivere in un forum. A nulla.
    Un saluto tutti.
    Chiù.

  10. 11030
    La cucitrice -

    Mi sono accorta solo ora di non aver pubblicato un tassello, per me, importante.
    “Violentare la propria vera natura”.
    Individuare con certezza la propria vera natura quando lo stato d’animo è scosso e non sereno significa rischiare di attribuire una valenza risolutiva ad uno o più traumi che, in quanto tali, andrebbe affrontati profondamente prima di essere automaticamente trasformati in rivelazioni, illuminazioni.
    C’è un momento in cui certe scelte, per età, per sfinimento, per paura, per voglia di trovare una collocazione in questa Vita rischiano di essere quelle definitive.
    E se l’autosuggestione, il voler stare bene (o non stare male) a tutti i costi capovolgendo le situazioni stesse ancora operando?
    E se,all’improvviso, magari tra 10 anni, si capisse di aver agito con troppa foga?
    Si farebbe nuovamente del male!
    Principalmente a sè stessi.
    Ma anche a chi, in quel momento, non sa di essere il prescelto per un “esperimento di serenità” portato avanti, anche se in modo forse inconsapevole, con la convinzione del “sono finalmente nel giusto”.
    E’ la foga che frega, l’ho già scritto.Ti posso comprendere. Ha fregato anche me.
    Per 17 anni.
    20 se ci aggiungo l’ultima fase dell’adolescenza.
    Per un ventennio ho cercato la mia strada sulla pelle degli altri ferendo malamente anche la mia.
    Sono certa di aver fatto del male. Sono certa anche di averlo ricevuto ma questo non mi assolve nè attenua la mia responsabilità.
    Il periodo appena trascorso è tutta un’altra storia.
    L’autosuggestione, nel mio caso, era circoscritta ad un solo aspetto (un profondo senso di inferiorità ed inadeguatezza) che mi ha portato alle stesse reazioni che ha un cane terrorizzato: abbaire, mordere con una violenza inaudita.
    Mi volevo vedere “perfetta”, buona, brava, saggia, profonda, sagace, sapendo di non esserlo.
    E gridavo per confondere le acque, per coprirmi le spalle nella fuga non da Lui ma da una me stessa che non mi piaceva.
    Un grave problema di totale disistima che avrei risolto (risolverò?) affrontandolo ma che, però, fino ad ora, ho fatto pagare agli altri prima ancora che a me stessa.
    Tutto il resto (tutto) era pura Verità.
    Per questo mi cristallizzo.
    Per questo, pur disperandomi, mi ritengo più fortunata di chi, invece, deve partire, probabilmente per l’ennesima volta, alla ricerca di sè.
    Non so se piangere o sorridere con amarezza del fatto che, in ogni caso, anche se veramente fossi stata perfetta, la Sua autosuggestione avrebbe, prima o poi, svuotato ciò che, per sua natura, è completezza.
    Non so che atteggiamento assumere di fronte al fatto che Lui avrebbe vissuto come illusione ciò che io vivevo come sogno. Lui non tornerà mai da me perchè, indipendentemente da tutto, io sono stata, comunque, il frutto della foga, dell’ansia del voler stare bene. Spero che non ricaschi nello stessa svista. Spero che il dolore che sta provando lo freni non tanto nelle scelte esterne quanto in quelle interiori.

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