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Chi lascia soffre? Il suo punto di vista e cosa prova dopo

di Giogio
Trovi il testo della lettera a pagina 1.
Lettera pubblicata il 21 Settembre 2006. L'autore ha condiviso 31 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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La lettera ha ricevuto finora 119 commenti

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  1. 101
    Yog -

    Mariateresa, che domanda è? Ti bevi due birre con gli amici, ti fai quattro risate, ti gargarizzi otto shot di narda e tutto è a posto e perfettamente dimenticato. Ma cosa avevi chiesto? Me lo sono dimenticato.

  2. 102
    Golem -

    Perchè non ti ha “tanto amata”, è evidente.
    Proporrò un’interrogazione parlamentare perchè sin dalle elementari venga insegnata la distinzione tra innamoramento e amore.

  3. 103
    Acqua -

    Golem, non puoi abolire l’innamoramento. Esiste punto e basta. Basta poi una volta esaurito (dopo un certo tempo) saperlo trasformare gradualmente in Amore (con consapevole impegno e volontà)

  4. 104
    Golem -

    Infatti Agua, ma so anche quanto è “traditore”, nei maschi in un modo e nelle femmine in un altro, ma per entrambi con le stesse finalità.
    È chiaro che “l’inganno” non lo capisci finchè non ci sbatti le corna, anche per per la metafora che queste rappresentano.
    A suo tempo ho passato anch’io i guai che leggiamo su queste pagine, per fortuna mai da lasciato, ma se ripenso a quello che mi passava per la testa quando ero in piena fregola per qualche figona che con “me” non c’entrava niente, mi vengono i brividi per quello che poteva succedere se non avessi avuto un calo di interesse ormonale che mi ha fatto tornare lucido.
    La natura non fa mai niente per niente, se “offre” quei piaceri vuole molto di più in cambio, e qui di gente che è rinasta “incastrata” ce n’è a bizzeffe. Cerco solo di dare un contributo a capire cosa gli è successo.
    Cià.

  5. 105
    rossana -

    Mariateresa,
    in linea generale può succedere che una persona VOGLIA amare, per una o più ragioni, e faccia magari di tutto per convincere se stessa e il partner di un sentimento che VORREBBE in divenire ma che non ha solide basi per essere, e tantomeno per crescere.

    ammesso, invece, che l’amore esista, ci possono essere molte diverse ragioni per non ritenere razionalmente UTILE o facilmente concretizzabile un legame amoroso. in questo caso, per provare a capire qualcosa dall’esterno sull’evoluzione/involuzione del rapporto o sulla personalità/maturità del soggetto in questione, bisognerebbe avere molti più dettagli sull’intera storia.

    in ultimo, c’è chi vive con superficialità, oppure è capace di annullare dall’oggi al domani una presenza nella sua vita, come c’è chi, nelle stesse pregresse condizioni, magari pure con valenze negative, preferisce mantenere il ricordo di quanto HA personalmente provato nei confronti dell’altro, indipendentemente dall’essere o dal non essere stato profondamente amato. per me, è quello che si prova in prima persona, oltre a innate caratteristiche d’identità, a fare la differenza.

  6. 106
    Yog -

    Massì, l’innamoramento è come gli antipasti quando si va a quei mirabili pranzi prenatalizi: si parte alla grande a sbranare scampi e astici e dopo otto portate di pesce crudo ti dicono: “adesso serviamo una cucchiaiata di risotto di”. Molti, e io tra quelli, abbandonano la tavolata con le scuse più improbabili. Perché poi arriva l’amore e, a seguire, il dessert. Ma è troppo, nun ce se la fa. Nun se chiudono i pantaloni, capiteammè.

  7. 107
    Golem -

    Bella metafora. Ma è così.

  8. 108
    Yog -

    Eggià, è una bella metafora. Però, vede Dottore, io davvero preferisco di natura gli antipasti e le mirabili prospettive della vita che sarà domani, tra un’ora o mai. Sarà un difetto di gioventù. Amo le capesante crude, i folpi squisiti, i carusoli, le casalinghe e anche le capelonghe, i carpacci di ogni varietà e soprattutto le cinesi di Shangai del Centro Massaggi, non si parla poi di tartufi ed ostriche, le turrite tartare di tonno e le chilate di scampi crudi [N.d.R.: non ci si inganni, le chilate sono lorde come il reddito, ben più della metà resta nel piatto come gusci vuoti buoni nemmeno per la zuppa]. Non arrivo mai al famoso cucchiaio di risotto, non ce la faccio davvero. Restano territori inesplorati e vite alternative da vivere. Sono un cultore degli antipasti e dei preliminari. So che esistono gli appassionati del primo, del secondo e del dessert, ma con grandissima umiltà – per quanto io resti Professore, sia chiaro – lascio il campo libero ai novelli Amundsen e Scott (una volta quest’ultimo mi ha preparato delle orecchiette, ma non è esperienza da ripetere). E, mentre il campo (e il tavolo) è libero, dico al cameriere di servirmi una narda stravecchia che a quella, si sa, non fa bene rinunciare.

  9. 109
    Bruce100 -

    Io ho sempre pensato (e provato quando mi trovavo in quella situazione ) che chi lascia non ne può davvero più dell’altro. Se prima ci faceva piacere ed emozione la sua compagnia…una volta che questo sentimento egoistico si esaurisce rimane solo la voglia di spezzare le catene al più presto e fuggire da una situazione che causa oppressione emotiva , falsità , prigionia. Si desidera la libertà . Che L altro soffra o meno e’ quasi del tutto indifferente a chi lascia, l unica cosa che conta è liberarsi del fardello es andare avanti con la propria vita X altre strade . Altro che bene , affetto, comprensione e nostalgia !! La natura è davvero spietata. Più L altro poi si ostina più diventa agli occhi di chi lascia “una scocciante” rottura di scatole , un peso . I pensieri verso di lui/lei occupano lo 0,1 % della settimana e , quando accade di pensarci, non si prova alcuna emozione se non la certezza di non provare assolutamente più nulla . Zero di zero .
    Ecco perché è triste che il lasciato soffra per mesi, magari ogni giorno perdendo tempo X riconquistare o soffrire . Questo non è certamente giusto dato che x l’altro questo è L ultimo dei suoi pensieri

  10. 110
    Esther -

    No, quando ho lasciato qualche situazione, essendone convinta al cento percento, non ho mai avuto rimpianti nè dubbi: sono andata avanti come se nulla fosse stato. La misura era talmente colma che la conseguenza era inevitabile e mai più mi sono voltata indietro nè avrei voluto farlo. Era giusto in quel modo, le avevo provate tutte e non c’era altro che potessi fare per contraddire la realtà che, per mano umana, si era cristallizzata in una volontà libera ed inalienabile. Non ho sofferto ma ero consapevole della sofferenza della controparte.

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