Non so esattamente il perchè mi ritrovi a scrivere su questo sito… alla fine non mi manca nulla. Sono un ragazzo poco più che trentenne e felicemente fidanzato con una ragazza che mi ama alla follia e farebbe pazzie per me… di cui sono innamorato anch’io e che ringrazio ogni giorno per aver scelto me e per essere costantemente al mio fianco… ho una laurea, faccio il lavoro più bello al mondo e non potevo fare altro nella vita… e ho un contratto a tempo indeterminato. Insomma non mi lamento sotto questo punto di vista, sono consapevole di avere molto di più rispetto a tante altre persone e questo deve farmi sentire fortunato e felice.
Fin da ragazzo sono sempre stato un “osservatore” seriale. Mi piace osservare in silenzio gli altri per come sono, per le cose che fanno e per le cose che dicono… il più delle volte standomene zitto, sembrando agli occhi degli altri un associale. Cerco di capire e di studiare chi ho davanti a me e quando non riesco a capire una persona vado un po’ in crisi. Succede nel caso in cui mi trovo davanti a persone che sono molto ambigue, che non sono nè carne e nè pesce… succede quando non riesco ad inquadrare ed a capire i loro gesti… se ti cercano perchè vogliono la tua compagnia o se ti cercano perchè hanno solo bisogno e dopo rientri di nuovo nel loro dimenticatoio. Non è che voglio psicanalizzare le persone, non ne sono capace e nemmeno lo faccio per giudicare: odio le etichettature e i giudizi negativi superficiali.
Mi rendo conto ormai che questo è un lato del mio carattere che non riesco a smussare e con cui devo conviverci, perchè spesso anche se non ci si vede nulla di male, per me è deleterio e mi porta ad una serie di problemi.
Ho sempre pensato, e lo penso tutt’ora, che la mia presenza sia poco importante per gli altri e di essere poco interessante alla vista delle persone che mi circondano.
Credo che la vita degli altri sia più fantasiosa e interessante della mia. E quindi rimango sempre in ascolto delle storie degli altri, della vita degli altri…. prendendo spunto da quelle. Ho la consapevolezza di essere sempre e solo un passo indietro di quello che vorrei diventare ed essere realmente; queste sono consapevolezze che non derivano da una mancanza reale di autostima ma dalla realtà dei fatti. Ho sempre avuto grandi difficoltà a rapportarmi con persone della mia stessa età o anche più piccole, non sapevo e non so mai cosa dire con loro e spesso mi trovavo (e mi trovo) in imbarazzo totale. Ho avuto, invece, sempre dei bei rapporti di stima e di fiducia verso le persone più grandi di me. Con loro mi viene più facile rapportarmi e avere un dialogo.
E’ un periodo che mi ritrovo, come detto prima, ad osservare gli altri e a pormi delle domande. La cosa che più mi fa paura è l’omologazione: per essere qualcuno devi fare determinate cose… seguire una moda. Per esempio qualche giorno fa ero da solo e sono andato a mangiare un panino in una nota catena di fast food e mentre ero seduto al tavolo ho provato a focalizzare l’attenzione sugli altri che mi circondavano. Tutti avevano almeno un tatuaggio, tutti avevano almeno un piercing… tutti stavano con la sigaretta in bocca, a prescindere dall’età delle persone che entravano e uscivano dal locale. Dentro di me ho pensato quanto sia difficile e raro, per esempio, trovare qualcuno che non non abbia tatuaggi o piercing, che non fumi… che sia unico nella sua unicità. Questo è solo un esempio… tra di voi sicuramente ci sarà qualcuno che corrisponde a queste caratteristiche e credo che ognuno nella vita debba fare e possa fare come meglio crede. Non sto giudicando… vi prego non fraintendetemi, il mio discorso è più profondo. Mi chiedo, senza alcuna polemica, che bisogno ci sia di assomigliare e omologarsi per forza alla massa per essere qualcuno, come se ormai l’originalità delle persone sia un valore non più esistente. Si è vero il tatuaggio può avere un significato ben preciso… ma ho visto molte persone addirittura avere tatuaggi molto simili tra di loro e nelle stesse parti del corpo, per esempio. Come se le persone fossero tutte omologate, tutte uguali. Ora ho preso l’esempio del tatuaggio perchè è una cosa che ultimamente mi salta più all’occhio e fa moda… ma ce ne sarebbero tante altre di cose… alcune anche più serie.
Tutto questo mi spaventa moltissimo e mi lascia una scia di tristezza addosso che mi porta avere una disillusione pazzesca verso gli altri. Questo mi porta ad avere la tentazione di isolarmi dal mondo…nel mio mondo… quando ovviamente mi è possibile e ho la scelta di farlo.
In passato ho avuto delle grandi amicizie e dei grandi legami che poi nel tempo, si sono rotti. Forse è normale, nella vita si cresce e cambiano le esigenze e ovviamente anche le amicizie. E ovviamente, complesso come sono, ho fatto un bilancio anche per quanto riguarda i rapporti interpersonali che ho con gli altri. E’ un periodo della mia vita molto strano, in cui non riesco a trovare persone interessanti e stimolanti con cui far nascere un legame serio che vada oltre alla semplice conoscenza.
Al lavoro, per esempio, conosco molte persone e parlo con tutti. Ma il “rapporto” inizia e termina tra le mura del posto in cui lavoro. Poi però noto che molti colleghi però si vedono fuori, vanno a fare gli aperitivi insieme, condividono viaggi ed esperienze di vita al di fuori della sfera lavorativa… e poi dall’altra parte ci sono io, che magari in un primo momento mi piacerebe fare gruppo ed uscire con loro (tante volte ho declinato l’invito) … ma che poi preferisco rimanere nella mia solutiduine in quanto non riuscirei mai ad aprirmi e ad essere così intimo con delle persone che trovo poco stimolanti e interessanti per me. E qui arriva il punto di crisi perchè mi attribuisco tutte le colpe a me stesso. Forse sono troppo esigente (mi rendo conto che fino a qualche anno fa ero più flessibile) ora non riesco più ad essere “morbido”, forse anche a causa delle delusioni maturate in tutti questi anni. Spesso mi domando se sono io il problema… se sono io ad essere troppo serio e categorico… a volte ho anche pensato di avere qualche patologia psichiatrica perchè certe cose non me le spiego… ho pensato più volte di essere matto. Ma poi mi viene da pensare semplicemente che io sono così e mi devo accettare così. Con gli altri cerco di prendermi poco sul serio, scherzo e faccio battute anche su me stesso… e quando loro le fanno a me (innoque chiaramente) non me la prendo, anzi rido… perchè penso che vivere con un po’ di leggerezza e senza prendersi troppo sul serio faccia bene a noi stessi. Questo nel lato esteriore… nel lato più visibile. Però poi dall’altro lato, nel lato più profondo e intenso, mi ritrovo a star male e a metere tutto in discussione per cose che magari non dipendono nemmeno da me… o forse dipendono da me a causa della mia assoluta complessità… complessità che non riesco a debellare e che forse è all’interno del mio DNA. E questa cosa mi manda terribilmente in crisi…
Credo che le soglie dei 30 anni siano un po’ come il periodo delle medie: sei troppo grande per certe cose, ma sei troppo piccolo per altre. Mi trovo nella tua situazione più o meno. Credo che si tratti di un punto di svolta nelle nostre vite, al termine del quale dovremmo (se tutto va bene) diventare veramente adulti. Dal mio punto di vista il tuo problema non è tanto la timidezza o la complessità razionale, quanto il fatto che in questo momento sia tu il “nè carne nè pesce”. In senso buono naturalmente, è normale, è un periodo di transizione. Al termine di questo periodo sarai una delle due cose, e il rapporto con gli altri ne beneficerà vedrai. Innanzitutto dalla tua parte (sarai più sicuro di te stesso e di quello che vuoi) e in seconda istanza perchè gli altri percepiranno questa tua nuova energia pulita. Non tutti la apprezzeranno, specie le persone ambigue, ma che male c’è? Se ti evitano meglio. Avrai meno contatti ma magari più proficui e sani.
PS: un consiglio da amico: giudicare gli altri non sarà simpatico, ma talvolta necessario. La selezione va fatta, altrimenti rischi di finire in quel calderone dell’omologazione che tanto temi. E se l’erba dei tuoi vicini è così verde, può essere che sia sintetica… Good…
La vita è sempre quella da milioni di anni. Il bisogno di conferme è naturale perché ci sono meccanismi relazionali che calpestano ciò che tu sei. Questo dolore non deve diventare la forza di qualcuno che mi tratta come una stupida per conservare la sua calma superiore. Cosa fa? Scruta i tempi e sceglie la preda più appetibile in quel momento. Ma ecco che io ho bisogno di sognare e ci casco. Allora no. Ci sono tratti nobili del nostro carattere che ci porta a sentirci unici, ma poi bisogna essere anche umili nel riconoscere i limiti dell’essere umano. Una porta si aprirà, ma non sarà quella del sublime. Quella è la storia di Pinocchio. L’uomo ha un cuore di pietra ed è già tanto trovare aperta una piccolissima fessura che apre la porta su un’umanità da reinventare. Alla fine sono riuscita a capire le motivazioni nobili di un uomo appassionato di scienza che ha detto no ad una delle massime onorificenze che lo stato concede a quanti si distinguono nel loro campo. La carica di senatore a vita. Ma mi spieghi qual è il mio campo? La convinzione basterà a fare di me una persona felice e soprattutto libera? La presunzione di poter vive questo rapporto o di essere degna di…
PS Nostro Signore era un umile falegname morto sulla croce come uno schiavo. Al tempo dei Romani la croce era un tronco di legno. Le nostre croci sono alberi di cartapesta.
L’aspetto più divertente è che ci sono fiumi di persone che fanno gli stessi discorsi : omologati nella critica all’omologazione. Col tempo invece mi rendo sempre più conto che l’unicità di un individuo non passa certo per questi canali: si tratta solo di fattori culturali che generano senso di appartenenza, così come nell’Ottocento si portavano le parrucche. La peculiarità passa attraverso il pensiero libero, anche di essere contraddittorio, di uscire da una casellina troppo ristretta: questa sì è merce rara, con o senza tatuaggi!
Vabbè, ma se non devi fare concorsi per la Difesa, fattelo anche tu un tatuaggio; così almeno ti mangi il cheeseburger in pace.
E anche un po’ di ferramenta da piercing a 30 anni è necessaria, sennò è chiaro che al mac ti notano e ti babbiano.
Occhio ad evitare lo zinco, il cadmio e il cromo, punta sul titanio che è anche leggero.
E’ meglio evitare di essere unici, meglio stare mischiati nel mucchio, ci sono meno possibilità di beccarsi una pallottola nemica e comunque di solito se la prende quello che hai a fianco.
white knight: grazie per la tua risposta che comunque mi ha aiutato un po’ a superare la cosa. Diciamo che forse il problema del giudicare è che spesso viene fatto senza una cognizione di causa e magari dietro alle spalle della persona. Ecco io odio tutti questi meccanismi.. un giudizio meglio se costruttivo, reale sincero e soprattutto detto davanti alla persona e non dietro le spalle. Grazie del tuo commento che mi ha aiutato molto.
Rossella: grazie per il tuo commento, anche se ammetto di essermi perso dei pezzi 🙂
Yog: immaginavo che il mio discorso potesse essere un po’ travisato, colpa mia che magari non mi sono spiegato bene. Il senso comunque è ben più profondo di quello che può essere un po’ di inchiostro sulla cute e della ferraglia infilzata nella pelle. Mai avuto il pregiudizio su queste persone, ho preso un esempio ma che in realtà è solo una piccola goccia dentro un grande oceano. Grazie cmq per la tua risposta
Suzanne: “mi rendo sempre più conto che l’unicità di un individuo non passa certo per questi canali: si tratta solo di fattori culturali che generano senso di appartenenza, così come nell’Ottocento si portavano le parrucche.” Con questa frase ti riferisci all’esempio dei tatuaggi che ho fatto nella mia lettera?
PiccoloPrincipe (carino il nick), mi riferivo in generale alla moda. Seguire mode estetiche fa parte di ogni cultura ed epoca storica, e non credo sia particolarmente preoccupante. Altro discorso invece si può fare circa l’omologazione di pensiero, molto più incisiva e, in alcuni casi, subdola. Molto spesso l’originalità e unicità di una persona non è visibile ad una rapida occhiata.
Come tu ben sai, “l’essenziale è invisibile agli occhi”…
Suzanne, ma a volte seguire una corrente di pensiero non è indice di mancanza di personalità?
Fare quello che fanno tutti… apparire come appaiono tutti… la mia domanda è una provocazione in senso buono… 🙂
Caro piccoloprincipe, ho 25 anni e sono nella tua stessa situazione più o meno da sempre. Mi trovo bene con persone più grandi, anche molto più grandi, mentre con i coetanei faccio fatica ad interagire. Da anni non ho amicizie vere; le mie “amiche”, se sapessero quanto sto dicendo, credo ci rimarrebbero molto male ma… L’amicizia è altro e io lo so perché l’ho vissuta… E poi persa. Le amicizie vanno e vengono. Io la penso così. Puoi fare affidamento solo sulla famiglia… Forse penso questo perché ho avuto una famiglia esemplare e punto a costruirne una a sua immagine e somiglianza con il mio compagno… Più grande di me.
Con i colleghi credo sia impossibile avere rapporti sinceri di amicizia. Perlomeno con i miei sicuramente. Boh io sono stata così sfortunata in amicizia… E si soffre non meno che in amore…
Tuttavia spero che sia possibile anche per me che sono così difficile tornare ad avere vere amicizie…