IL “NERO”
2 gennaio, treno regionale 3053 in arrivo alla stazione di Pistoia, vagone vuoto salvo un uomo ed un bambino di circa 10 anni, vestiti normalmente forse stranieri. Non ci faccio caso.
Assorto a guardare la campagna toscana che scorre fuori, improvvisamente vengo destato da un urlo …attento rubato cellullare!!!!
Mi alzo di scatto e vedi quel bambino scappare ed un “nero” additarlo …è lui.
Lo inseguo nel treno, senza che nessuno intervenga, lo raggiungo e lo blocco. Intanto il treno si ferma in stazione. Nessun poliziotto all’orizzonte. Vengo raggiunto dal presunto padre che mi urla in un italiano stentato che lui non c’entra nulla, andava al bagno, che è solo un bambino. Cerco di perquisirlo, lui scalpita, ma non trovo nulla, Il padre mi urla …bambino ha asma tu lo fai morire… il bambino urla alla folla: uomo mi tocca il culo….. penso che forse ho sbagliato. Il bambino riprende a correre fuori della stazione.
Il “nero” che corre con me mi dice invece che il cellulare lo ha negli slip… lo raggiunge e lo costringe in un angolo, a quel punto il bambino con abile mossa tira fuori il cellulare e lo passa all’uomo, cerco di bloccarlo ma solo con l’aiuto del “nero” l’uomo butta via il cellulare e fugge via col bambino dopo avermi tirato un bel ceffone.
Stringo la mano al “nero” e ringraziandolo lo invito a prendere qualcosa al bar, lui rifiuta, gli offro dei soldi e lui mi fa cenno di no, ritorniamo in piazza dove riprende la sacca piena di ombrelli variopinti e se ne va via sorridendomi verso il primo bus.
Massimo Pietrangeli
p.s)
Il fatto è avvenuto realmente con testimonianza resa dal sottoscritto alla Polizia di Pistoia.
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Morale della storia edificante: se avete cari i denti e vi sfilano il cellulare, è meglio lasciar perdere e bloccare l’IMEI.
Costa meno un cellulare che l’odontoiatra.
L’ombrellaio comunque, per educazione, avrebbe dovuto accettare almeno un caffè; io avrei preso una narda tripla.
Il punto è che, non so come spiegare, ma, il sole nascente è definitivamente tramontato. Almeno questo è quello che vedo intorno a me. Se vuoi stare in piazza, ma non sei preparato all’idea di buttarti nella mischia, vada come vada, a parte che non vendi , ma, rischi di perdere il senso dell’orientamento perché non vieni visto come una figura e ogni tua azione si carica di un giudizio morale e il lavoro diventa più pesante. Penso che gli attriti nascano dal fatto che gli italiani (presi dalle idee del tempo) non riescono a vivere l’idealizzazione positiva della figura come un lavoro. Le persone di colore, e anche un terzo della popolazione di origini italiane, riescono a sostenere con le loro forze un sogno di potenza imperiale, di bellezza e di vita superumana. Il resto della popolazione, non potendo fare leva solo sulla legge di natura, tende a chiudersi, ma queste chiusure non andrebbero viste come una dimostrazione di odio raziale, perché non è così. In maniera spontanea si ricompongono. Ma questo istinto (che è una forma di attaccamento alla vita) si manifesta in diversi ambiti del vivere (pensiamo al rapporto con le verità rivelate e la chiesa), con la differenza che non fa rumore perché tante cose si danno per scontate.
Nel mondo di oggi, non credere, le persone di antica famiglia sono dominate da tante paure ancestrali. Pensiamo al rapporto con i soldi. Se leggi Petrarca, le lettere alla Posterità, ti accorgi che dice le stesse cose. L’italiano medio, curiosamente, si è sentito vicino ad Aldo Grasso nella querelle con Sonia Bruganelli. La lotteria, che è il simbolo della fortuna, viene vissuta in funzione del costo del biglietto. Si aprono scenari al dir poco Apocalittici. E’ semplice giudicare.