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Il mio unico, irrepetibile Cammino di Santiago

di Sara 91

Cari lettori vorrei condividere con voi un esperienza unica e irrepetibile della mia giovane vita che non ho mai condiviso con nessun altro se non con le persone più care e vicine della mia vita perchè non ho mai voluto farmi pubblicità, mai ho pensato in pubblico di raccontare dettagliatamente questo capitolo della mia vita x farmi dire ‘Brava’ oppure per farmi guardare dalla gente ad occhi spalancati e tempestarmi di domande. Uno perchè sono una persona introversa, e due perchè è stata un esperienza che voglio tenere solo nel mio cuore.
Allora nel 2004, durante l’estate, mi viene proposto da mia mamma di fare un cammino in Spagna in occasione dell’ anno Santo al fine di vedere il corpo dell’ apostolo Giacomo decapitato a Santiago de Compostela, una delle mete più ambita e famosa per i pellegrini. Ammetto che non ne sapevo proprio nulla di questa cosa fino a che non mi è stata presentata davanti e a quel punto senza quasi nemmeno darmi possibilità di decidere tant’è che sono stata coinvolta in questa esperienza senza quasi nemmeno che io me ne sia accorta e a far parte del gruppo di pellegrini con a capo il parroco della nostra parrocchia. Naturalmente ero la più piccola tra i pellegrini, avevo solo 13 anni. Nessuno mi dava fiducia vista la mia tenera età e già tutti mi davano spacciata prima della partenza: erano convinti che non ce l’avrei fatta e che sarei stata solo di impiccio. Solo il parroco diceva che ce l’avrei fatta. Devo ammettere che fu proprio il gusto della sfida, di abbattere queste idee che si erano fatti di me ad avventurarmi verso l’ignoto. Si, l’ignoto. Non avevo fede, quasi per niente, e quindi nemmeno a dire che ho intrapreso questo cammino per fede ma lo’ho fatto solo x mettere alla prova me stessa, le mie capacità e dimostrare agli altri quello che valevo. Quindi sono partita, accanto a mia mamma.
Preso l’aereo da Roma siamo arrivati a Pamplona dopo un estenuante giornata di quasi ininterrotto viaggio. Siamo arrivati nel primo ostello, in cui pellegrini di ogni posto si ritrovano per riposarsi in attesa del cammino del giorno dopo. E il giorno dopo inevitabilmente la sveglia suona presto, cinque e mezzo, sei al massimo. All’ alba già eravamo in piedi, fuori l’ostello con l’attrezzatura pronti a partire: scarponi da trekking, zaino pesante sulle spalle con l’indispensabile e borraccia al collo. E così partiamo assonnati, sfilando x le vie di Pamplona deserte, le stesse vie dove i tori impazzano e si svolge la corrida. Usciamo dal paese e ci si avventura per la campagna spagnola, per la Navarra. Stradine sterrate, campi vasti e brulli e qualche paesino qua e là dominano la scena. Si procede, infreddoliti, assonnati, per inerzia fino a che il sole non comincia a sorgere e ad illuminare i nostri volti e a riscaldare le nostre anime. Il sole, che poi alla fine neanche tanto desideravamo perchè poi la marcia con il caldo si faceva più faticosa, ma questo lo imparammo dopo. Faceva un caldo esagerato, era agosto, fine agosto. Ricordo sempre che non abbandonavo mai il mio cappello e che le scorte d’acqua facevano presto a finire. Già dalla prima tappa credo stupii tutti: presi il via lasciandomi tutti alle spalle anche mia mamma, non per esibizionismo ma perchè volevo essere indipendente, anche da mia mamma, e assaporare tutto quello che fino a poco fa non conoscevo da sola. Osservavo tutto, ogni minima cosa, ogni sasso, ogni filo d’erba, ogni elemento della natura e adesso a raccontarlo mi pare di rivivere ogni cosa di quel cammino. Ma ci metterei troppo a raccontarvi tutto filo e per segno, perciò cercherò di essere sintetica, a malincuore.
Durante il nostro cammino toccavamo luoghi meravigliosi, unici nella loro specie, sensazionali che mi toccavano il cuore: come dimenticare il monte dei pellegrini in cui c’erano le pale dell’ energia eolica e il monumento dei pellegrini dove ci siamo fatti la foto scocci e scombussolati dal vento che tirava! Era la partenza. Poi dopo qualche miuto di pausa e di preghiera si riprendeva la marcia. Nonostante fossi la più piccola ho legato subito con tutti quelli del mio gruppo, con chi più chi meno ok, ma ervamo un gruppo ben amalgamato e io ero la mascotte. Alcuni mi guardavano con diffidenza, quasi fossi un estranea, ma poi hanno imparato ad accettarmi, altri invece avevano un trattamento speciale nei miei confronti e mi trattavano tipo un eroina. Certo, non posso negare che a volte ho sentito la mancnza dei miei coetanei in quei 10 giorni ma poi tutto passava anche perchè mi trovavo bene e mi piaceva vivere quell’ esperienza giorno dopo giorno. Mi stavo apppassionando. Non sarei mai mai tornata indietro. E’ difficile spiegarlo: dopo un po’ che intraprendi il cammino sei sempre più coinvolto da un qualcosa di indecrivibile; ti senti parte del cammino, di una missione e le tue idee si fanno sempre più chiare.
Come ho detto ero partita così senza una reale motivazione ma poi quella motivazione l’ho trovata lungo il cammino ed era una motivazione così forte che vedevo solo la meta, solo l’arrivo. Io volevo vedere realmente San Giacomo, lo volevo con tutto il mio cuore e avrei intrapreso quel cammino come una missione, come un sacrificio come milioni di pellegrini stavano facendo e hanno fatto e come lo stesso aveva fatto secoli fa. Volevo farcela, e grazie alla mia forza d’animo e alla mia prestanza fisica ce l’ho fatta ma ho capito che ce l’ho fatta non solo grazie alle mie doti ma anche alla fede, fede che ho scoperto e mi si è rafforzata durante il cammino. Se avrei percorso quelle strade infatti senza una reale motivazione non ce l’avrei mai fatta ma grazie all’ aiuto di Dio, che ha voluto che ce la facessi e che scoprissi la fede ce l’ho fatta. I momenti di sconforto ci sono stati, e anche molti, lo devo ammettere, momenti in cui mi sarei voluta accasciare e non camminare più, momenti in cui il nervosismo prendeva il sopravvento ma poi tutto passava, grazie ala fede, che ho imparato giorno dopo giorno.
E’ proprio vero che la fede non ti tocca nella vita abituale ma quando soffri, quando sei solo è lì che si presenta.. Dio. Ti porge una mano dall’ alto e ti aiuta, ti rialza. Ti aiuta ad andare avanti. E ti fa capire che lui c’è, che non sei solo. Anche quando camminavo da sola in mezzo ai campi sotto il sole cocente e lo zaino di dieci kg sulle spalle mai ho perso la speranza, la fiducia mai. Ho sempre guardato avanti, con forza, con costanza, e perseveranza. Sempre dritto verso il mio obiettivo: Santiago. Ero forte, lo riconosco. Rispetto agli altri raramente mostravo le mie debolezze, ed ero anche testarda e orgogliosa, perchè difficilmente confessavo i miei sforzi le mie fatiche. Avevo sempre lo sguardo dritto, fisso e fiero, le gambe forti, muscolose che mi portavano avanti e sembrava che tutto x me fosse sormontabile, tutto. Ero fiera di me, fiera di aver dimostrato agli altri che non ero fragile. Ma pur rivelandomi così non mi dimenticavo mai degli altri, dei miei compagni in difficoltà e allungavo sempre un braccio verso chi ne aveva bisogno, verso chi non ce la faceva. Abbiamo avuto una donna nel nostro gruppo che ha sofferto molto durante il cammino e sembrava che non ce la facesse: aveva galle e ferite ovunque e ogni giorno sempre di più e il dolore cresceva e sembrava che non ce la dovesse fare. A un certo punto prima della tappa di 32 km e mezzo le era stato addirittura consigliato di smettere. Ma lei niente, ha voluto continuare. Lo ammetto, non ce l’avrebbe fatta senza di noi, alcuni di noi. Molti se ne fregavano di lei, andavano avanti a costo di arrivare primi e fare bella figura e invece io, mia mamma non abbiamo esitato a rallentare la marcia per aiutarla, per andare piano assieme a lei. Di sicuro non saremmo arrivate prime, ma sicuramente avevamo fatto un buon gesto, e potevamo sentirci fiere.
Man mano la meta era sempre più vicina. Ci separava da questa la famosa tappa insormontabile Burgos – Hontanas , tappa di ben 32 km e mezzo in mezzo alle mesetas spagnole, langhe deserte e desolate. La tappa più temuta e aspettata. Tra esse nemmeno un punto di ristoro, un paese. Ho temuto x me stessa qua di non farcela. Perchè avevo preso il via lasciandomi alle spalle tutto il gruppo che non vedevo più dato che non vedevo l’ora di arrivare e mi ero accodata a un ragazzo tedesco di Bonn di cui mi ero infatuata. Comunque a un certo punto non ho più visto nemmeno lui. Ho iniziato a barcollare, ad avere allucinazioni ma non ho esitato. Sono andata avanti con forza e continuità senza voltarmi indietro e facendo affidamento solo sulle mie forze sono arrivata ad Hontanas un paesino di 400 persone. Dopo il cammino di solito eravamo sfiniti. Prendevamo posto nell’ ostello, poi se era una città ci concedevamo un giro turistico, si andava a visitare le cattedrali, le chiese e poi si tornava, si faceva il bucato, si scriveva sul diario e poi dopo una veloce cena si andava a dormire. E così passano i giorni e piano piano siamo arrivati a Santiago de Compostela. La funzione nella cattedrale è stata emozionante lo devo ammettere con il botafumeiro pieno di incenso che aveva invaso tutto l’ambiente di quel profumo e me lo ricorderò per sempre. Ma il punto in cui mi sono commossa è stato quando ho abbracciato il Santo e sotto la Cappella quando il sacerodote ha fatto il discorso una lacrimuccia è scesa furtiva bagnandomi il volto vedendoci tutti là sotto riuniti dopo tante esperienze condivise e capendo che anche quell’ esperienza era terminata. La sera quando il giorno dopo la partenza era prossima mi sono ritrovata davanti alla cattedrale insieme a tutti loro, i miei compagni di viaggio. Un espressione stremata, stanca ma felice era dipinta sul volto di tutti quanti e la stessa sul mio volto. E io in quell’ atmosfera magica accompagnata da una musica di cetra di un artista di strada mi sono perduta nei ricordi di quel cammino, di ogni momento, di ogni sorriso, di ogni lacrima, di ogni goccia di sudore che ho versato finchè mia mamma non mi ha presa per il braccio e mi ha destata portandomi verso le vie del borgo finalmente rilassate, senza più pensieri, finalmente.. appagate.
Spero che in molti leggerete questa mia testimonianza e riuscirete a provare magari leggendo, sempre che sia stata abbastanza comunicativa e chiara, quel minimo di sensazioni che ho provato io. A questo punto non vi resta che partire anche voi verso questo splendido viaggio! Un besos a tutti!

Lettera pubblicata il 15 Settembre 2008. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso - Spiritualità

La lettera ha ricevuto finora 5 commenti

  1. 1
    leilaluna -

    E’ stato molto bello quello che avete fatto.. sapevi che il cammino di Santiago parte dalla Svizzera? 🙂 ci sono alcuni pellegrini che partono da li e si fanno giorni e giorni di cammino.. si fanno Svizzera e Francia per raggiungere la Spagna..deve essere bellissimo.

  2. 2
    rosadeibanchi -

    Ciao Sara,
    grazie per il tuo bellissimo racconto, che ho apprezzato molto anche perché arrivato da una ragazza giovane come sei tu. Io ho fatto il cammino due anni fa, però solo 200 km perché non potevo fermarmi di più, ci ho messo 8 giorni e ho incontrato tante persone, ero partita da sola.
    Io non l’ho fatto per motivi religiosi, perché non sono credente e non frequento la chiesa, l’ho fatto come momento di meditazione personale e momento di incontro. L’esperienza è stata così intensa che ancora oggi, guardando le foto (poche) che ho fatto, mi emoziono molto e vorrei ripeterla.
    Non ho avuto problemi ai piedi, ma il peso dello zaino mi ha dato un infiammazione al nervo sciatico che mi dava dolori tremendi a una gamba e che tutt’ora mi dà fastidio. Spero di risolvere questo disturbo, perché ci terrei molto a fare tutto il cammino francese, ma forse potrei anche in bicicletta.
    Ti auguro di rifare il cammino tra qualche anno, magari partendo da sola e disposta all’incontro.

  3. 3
    Sara 91 -

    Si, sapevo che il cammino parte dalla Svizzera 😉 diciamo che il cammino in se può partire da ogni luogo ma x tradizione parte da Roncisvalle, in Francia. Avrei tanto voluto solcare quei territori, passare per quelle infinite distese di boschi, saperne di più delle tradizioni di quei luoghi incantevoli dove lo stesso Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda avevano vissuto ma purtroppo il tempo a disposizione non ce lo permetteva. Molte cose il tempo non ci ha permesso, come anche raggiungere Finis Terrae e fare il bagno nell’ Atlantico. Vabbeh, abbiamo dovuto fare molte rinunce ma è stato comunque bello. Tuttavia rimpiango di non aver fatto certe cose e vorrei rifarlo, tutto il cammino intero intendo partendo dalla Francia, ovvero ben 800 km. So che è dura, ma ho fiducia in me stessa e vorrei realizzare questo sogno prima o poi. Diciamo che questo cammino di 200 km circa anche il mio è stato come un assaggio, pur essendo ripeto irrepetibile, ma è come se adesso il cammino mi richiamasse verso di se per vivere tutto il viaggio nella sua pienezza e completezza. Se davvero liberata dagli impegni avrò modo di andarci non esiterò ad andarci perchè ormai faccio parte del Cammino stesso e mi sento di dover portare una missione 😉

  4. 4
    francesco -

    Carissimi pellegrini,
    questa estate ho fatto il cammino di Assisi e devo dire che il percorso è stupendo con una prima parte che si svolge interamente nel Parco del Casentino, una mirabilia di scenari naturali dove da mille anni non ha visto la mano dell’uomo.Si ritorna a calpestare antiche vie di comunicazione riscoperte proprio per il cammino.Tutto questo unito alla spiritualità degli eremi della valle santa e con la storia e l’arte della seconda parte rende questo cammino una vera alternativa del cammino spagnolo. finalmente anche in Italia culla del cristianesimo ha un suo cammino. Per una informativa più approfondita visitate il sito http://www.camminodiassisi.it

    Buon cammino
    Francesco

  5. 5
    Luca Fenderico -

    salve,
    sono luca fenderico, fotoreporter di napoli, ed ho intenzione di fare un reportage fotografico sul cammino di santiago.
    essendo spesso per lavoro immerso nella cronaca nera o comunque “brutta”, mi è rimasto immediatamente impressa quest’esperienza di cui mi ha parlato un conoscente, che me l’ha descritta come un’avventura faticosa ma che ti apre la mente e che nonostante la stanchezza fisica ti lascia una sensazione di appagamento e rilassamento.
    premetto che non sono credente, ma apprezzo chi ci crede “davvero” (anche se ne trovo sempre meno in giro). questi sono due dei motivi che mi han convinto a far questo lavoro: credo che questo “cammino” sia una vera prova di fede e nonostante ciò c’è tanta gente che, nonostante non sia credente, compie questo cammino seguendo le orme e le gesta dei pellegrini. un viaggio per scoprire se stessi.
    il reportage non so ancora come impostarlo, vorrei una storia generale sul cammino, e qualcun’altra più particolare.
    è un progetto che ho in mente da mesi ma ho cominciato ad organizzarlo ieri essendo oberato di lavoro…
    partirò verso marzo-aprile, farò il viaggio “lungo”, quello che parte dai pirenei, per stanziarmi qualche mese a santiago una volta arrivatoci.
    la contatto per avere qualche informazione, anche di tipo pratico magari, o anche solo qualche input che dia forma alle idee ancora vaghe che ho in mente.
    aspettando una risposta, ne approfitto per salutarla!

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