Ricordo un tempo, in cui mi aggiravo tra lande selvagge e città piene di persone. C’era la voglia di partecipare alla sfida, di unire le forze per uno scopo comune con amici occasionali. D’altronde, fuori dalle porte, vi era un mondo ricco di tesori e risorse, disponibili a tutti, in abbondanza. Un luogo vasto, in cui ognuno poteva arrampicarsi fino al punto più alto, giunto alla fine del suo percorso di crescita.
Ricordo quel tempo con nostalgia. Ora, là dove vi era il centro dell’economia, degli scambi e dei commerci, non vi è nessuno. Vi sono andato e, nonostante ciò, non riesco ancora a crederci. I palazzi, una volta sede delle arti più disparate, ora sono abbandonati a se stessi. Le sale di ritrovo degli eroi vuote. I trofei, posati a terra, mai reclamati.
Una solitudine ed un senso di nostalgia mi pervade nell’aggirarmi in questi luoghi. Dopo 7 anni di distanza, ritrovo un ricordo di me stesso che forse avevo sempre cercato di celare a me stesso. Ricordo come buttavo il tempo che poteva servirmi a migliorare la mia condizione, il mio corpo, il mio spirito. Tempo perso, in cui rimanevo incatenato, immobile, lasciando sfogare la fantasia e le pulsioni più disparate del mio essere, mentre sperimentavo quella non-realtà. Rivedo parti di me che decisi di recidere di netto, forse conscio di quel futuro declino che avrebbe colpito quel mondo, o, forse, impaurito dal fatto di essere giudicato. Quella realtà, che per un certo periodo rappresentava tutto per me, ora giace morta. Erano le persone a darle valore. La presenza delle persone. La fruizione di quei luoghi. Di quei palazzi rimasti purtroppo immutati dal tempo.
Ed è così che mi accorgo che, mentre mi ripetevo che non sarei mai più voluto tornare in quei luoghi, essi sparivano. Non per causa del mio abbandono, ma per il modo in cui vanno le cose alcune volte. Ed ora? Cosa resta di quella parte di me? Ora che ho voluto varcare di nuovo quella soglia proibita, ebbene, mi sento solo. Sono io, uno dei tanti, o, per quel che ne so, forse l’unico nostalgico che qui vi è tornato.
Ed è così che capisco, che quando deciderò di lasciare di nuovo un luogo, come a breve mi appresterò a fare, taglierò con esso una parte di me. A nulla saranno valsi i litigi, la rabbia, la tristezza. Quei risentimenti che il cuore ha voluto portarsi appresso (avvelenandosi) saranno stati solo più simili ad una scottatura estiva. Gli amori avuti, sfiorati e persi saranno sepolti dalla sabbia del tempo. La vergogna e le umiliazioni potranno morire con quelle parti di me, se vorrò. Mentre le emozioni belle, quelle potrò portarle via con me. Saranno gli unici segreti che veramente conteranno per qualcuno. Per me.
E quei luoghi che nella mente sembrano rimanere sempre gli stessi, scompariranno. E non sarà un facile sforzo concepirlo. Non sarà facile farlo capire a questo cuore testardo. Anche se ora ne ho la prova. Ho la prova che il tempo cancella davvero tutto. Cancella il bello ed il brutto di questo mondo.
Ma resta il fatto che io debba partire. Altrimenti tutto questo mio ragionamento sarà vano. Dovrò sparire e diventare io stesso un ricordo per molti. Prima una sedia vuota, poi una riflessione mancata, ed infine un flebile sussurro, pronto a perdersi nel vento e tra i ricordi… lontano… lontano.
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Categorie: - Me stesso
Ciao,
penso che non ti dovresti scoraggiare. Io, ad esempio, mi sento abbastanza ottimista perché fino ad un certo punto della vita mi è venuto spontaneo confrontarmi con un universo sconosciuto, quello maschile, perché a livello interiore avvertivo un bisogno legato molto probabilmente al desiderio di diventare madre. Mi sarei voluta sposare. Ma così… per un fatto umano. Questo progetto era talmente radicato in me da farmi credere che un uomo si potesse prendere determinate libertà sul mio tempo, sulla miapersona e sulla mia vita. Intorno ai trent’anni sono cambiata. Molto probabilmente a quell’età sarei diventata anche una moglie più esigente e quindi ti dico sinceramente che mi sarei separata da mio marito essendo desiderosa di sguardi estatici. Ci sono alcune persone che incontrandomi mi dicono che sembro più giovane, ma questo, ti dico la verità, non mi fa sempre molto piacere. Non riuscirei mai a sacrificare la libertà alla vanità. La libertà di avere diritto ad essere trattata con un certo riguardo; quando tua madre o tuo padre ti dicono che dimostri ventitré o ventiquattro anni il discorso cambia di parecchio. Non m’interessa apparire bella e giovane, anche perché non sono mai stata considerata questa grande bellezza. Oggi ho trovato il senso religioso della vita, non sono intenzionata a sposarmi perché la vita ha preso una certa piega, e guardo tutte le cose, comprese quelle che non posso cambiare, con stupore e meraviglia.
[…] Nell’amore trovo l’atmosfera sospesa che mi fa sentire sempre ben accetta perché figlia di una rivelazione che non si può comprendere né per umane capacità, né per dono di grazia. Aspetto. Nel frattempo tutte le cose che la vita mi ha chiesto di sacrificare mi parlano d’amore. Effettivamente non avrei avuto una vita semplice se avessi deciso di fare di testa mia. Ma non sarebbe stata la fine. Si può sempre cambiare, sempre ricordando che non esiste una vita senza affanni. Non sono i problemi della vita a spaventarmi.
https://www.youtube.com/watch?v=nwkWLA4K81g
Ciao Adam, mi mancavano i tuoi link musicali 🙂
Mi ricordo ancora da bambina un viaggio a Genova di notte… come mi sembrava immenso il mondo! Tutte quelle luci riflettevano vite misteriose, ed io avevo una gran voglia di spiare in ogni appartamento di quei palazzoni! Ho ancora impresse le sensazioni di quel viaggio… É la connessione mentale che mi è venuta dall’incipit di questa lettera.
Ciao Suzanne!
bella l’immagine del tuo viaggio a Genova,città che resta sorprendente e misteriosa anche ai miei occhi (nonostante siano un po’ piu adulti..)
non la conosco ancora abbastanza ma il contrasto tra un primo impatto “brusco” con la mancanza di spazio e i piloni d’autostrada che l’attraversano e le sorprese che ti puo’ regalare, con giardini e palazzi bellissimi in scorci dove mai ti saresti aspettato tale vista è fenomenale,mai fermarsi alla prima impressione..
La lettera mi ha invece fatto pensare a quei momenti di viaggio quando rientro da una visita ai luoghi dove sono cresciuto,e al sapore agrodolce che mi pervade.(a volte mi faccio accompagare dall’intero album “viaggio senza vento” dei Timoria)
Anche se credo la la lettera parli di un luogo,non luogo.. forse di un MMORPG
Adam, probabilmente la lettera è anche più triste rispetto alla dolce malinconia del mio ricordo… magari se la leggessi con un altro stato d’animo avrei diverse suggestioni. I nonluoghi mi creano un’istintiva repulsione; non conosco però quelli virtuali a cui ti riferisci.
Ah, Genova è una delle mie città preferite in assoluto!
Io amo Dio, mia Felicità, al di sopra di tutto. Il cuore può essere testardo ed il suo valore si riconosce secondo quale battaglia si determina resilientemente a combattere.