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Il commiato del Ministro Pisanu alla Consulta Islamica

di claudio

Il 26 aprile p.v., alle ore 11, in un clima di tacito commiato da parte del Ministro dell’Interno Giuseppe Pisanu ( presumibilmente uscente dal futuro governo ) per la terza volta, dopo l’inaspettato rinvio della riunione preannunciata per il 28 marzo u.s. (a ridosso delle elezioni ), si riunirà la Consulta islamica, creata nel tentativo di individuare elementi concreti per la soluzione dei probemi dell’integrazione delle Comunità musulmane nella società nazionale, nell’ ottica piu’ ampia di lotta generale contro i fenomeni “fondamentalisti”. Si tratterà, verosimilmente, dell’ultimo incontro tra tale organismo ed il suo sostenitore nonché fondatore principale (proprio il citato Ministro), che si vedrà costretto ad abbandonare quel lavoro di paziente diplomazia avviato con quella parte d’Italia musulmana che, comunque, richiederà analoga attenzione a colui che avrà l’onere e l’ onore di presiedere il Viminale nel governo Prodi. Ed è a tale personaggio che appare opportuno ricordare la difficoltà che dovrà affrontare nel continuare l’opera del suo predecessore, richiamandogli alla mente gli esiti della precedente riunione, risultati significativi in una prospettiva futura di dialogo con l’islam italiano. La precedente riunione del 7 marzo u.s. si è distinta, infatti, nei contenuti, per aver dato vita a due correnti di pensiero palesate attraverso l’elaborazione di due documenti : uno, elaborato da Souad Sbai,, giornalista e ricercatrice universitaria di diritto islamico presso l’università di Caserta, presidente della confederazione delle donne marocchine in Italia, nonchè direttore responsabile del giornale “Al Maghrebiya” che, come sostenuto da un altro membro della Consulta, Yahya Pallavicini, “ è quello che ha ottenuto maggiori consensi e che definisce le linee guida di orientamento dell’Islam italiano: un Islam, cioè, ‘distinto’ e ‘distante’ da ogni forma di terrorismo e di fondamentalismo” ed il secondo, presentato dall’Ucoii (Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia ) che “ invece, punta su una islamizzazione formalista e sulla legittimazione dell’Islam all’interno della società italiana, più che su una vera integrazione, con il rischio di creare società parallele”.
Le prossime riunioni, quindi , saranno le prime effettuate con posizioni diverse sul nastro di partenza della corsa verso l’integrazione, permettendo di delineare il futuro percorso da seguire nelle attività e, nel contempo, dovranno incentrarsi nell’osservazione del comportamento dei tre rappresentanti che hanno ritenuto opportuno dissociarsi o, quanto meno di non aderire al documento della Sbai ed, in particolare:
– Mohamed Nour Dachan italiano di origine siriana, medico, presidente della Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia – U.c.o.i.i.) ;
– Khalid Chaouki (marocchino, studente, operatore della comunicazione) ;
– Rachid Amadia (algerino, imam).
Letti cosi’ questi nominativi possono essere poco significativi per chi non è addetto ai lavori, ma è opportuno ricordare che Mohamed Nour Dachan è presidente della Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia a cui , da sola, fanno capo una trentina di centri islamici ed a cui si collegano, a loro volta, un’ottantina di moschee e quasi trecento luoghi di preghiera che non hanno ancora lo status di moschea e talora sono ubicati in appartamenti privati. Khalid Chaouki, invece, è stato presidente dell’associazione Giovani Musulmani d’Italia ( di cui era socio fondatore) e da cui si dimise nel 2004 ( cosi’come spiego’, in una lettera inviata al mensile Al Maghrebiya – diretto proprio dalla Sbai con cui ora non concorda ), per la “mancata autonomia” di alcuni dirigenti e la “mancanza di pluralismo e libertà di confronto nel panorama dell’Islam italiano” ed attualmente, è direttore del sito www.musulmaniditalia.com.
Rachid Amadia , inoltre, algerino, è una figura d’imam “ moderato “della moschea di Salerno che, pur non godendo della stessa popolarità dei precedenti personaggi, è un punto di riferimento per migliaia di musulmani. Tutti, quindi, sono dotati di una indiscussa leadership nell’ambito nel mondo musulmano italiano.
Ed è in tale contesto che il loro atteggiamento, nella prossime riunioni della Consulta islamica con il nuovo rappresentante del Viminale, sarà determinante ai fini di un giusto indirizzo del prosieguo delle attività, nel quadro di un auspicabile dialogo con e tra le varie anime dell’islam, in una sintesi d’intenti che individui quale comune denominatore la conoscenza reciproca e la tolleranza delle diversità in un’ottica di pace e coesione sociale.
Buon lavoro, nuovo Ministro!
CLAUDIO BRAGAGLIA

Lettera pubblicata il 24 Aprile 2006. L'autore ha condiviso 5 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Politica - Spiritualità

La lettera ha ricevuto finora 4 commenti

  1. 1
    Yoel -

    Claudio…ci mandi sempre questi messaggi su questa “benedetta” consulta islamica ma non partecipi mai ai dibattiti…cosa vorresti dire esattamente? Ad oggi ci sono a mio avviso più di 1-2 milioni di musulmani in Italia ( forse tre con i clandestini) ma la cosa buffa è che nessuno di loro sa dire chi li rappresenta… per ciò la mia spontanea domanda è…il Governo con chi sta discutendo?

  2. 2
    claudio -

    Yoel…, mi ripromettevo di intervenire piu’ direttamente sull’argomento in fasi successive ma…forse è opportuno che lo faccia adesso. Preciso subito che l’invio dei miei messaggi su questa
    “ benedetta” consulta islamica non è casuale in quanto, pur non avendo la presunzione di essere esaustivo sulla questione, ho ritenuto utile avviare, per chi non è addetto ai lavori, un’ utile analisi cronologica dell’attività intrapresa da questo neo costituito organismo fin dall’inizio della sua creazione, senza tralasciare nessuna riunione, al fine di poter individuare, in una fase successiva, quegli elementi di valutazione ( positivi o negativi ) necessari per dimostrarne l’utilità o meno, nell’ottica degli iniziali intendimenti del Ministro Pisanu. Una possibilità di osservare, quindi, in modo obiettivo, un fenomeno fin dalla sua origine ( Ti assicuro che non capita spesso ).
    E veniamo quindi al mio pensiero al riguardo.
    Premesso che dai dati ufficiali del Rapporto Osi (Open Society Institute) e dall’ultimo studio di Caritas e Fondazione Migrantes sull’Islam emerge che sono circa 800 mila i musulmani in Italia e rappresentano la seconda comunita’ religiosa per numero di fedeli e di questi solo 40-50mila, di cui 10mila convertiti, hanno, comunque, la cittadinanza italiana (costituiscono cosi’ l’1,4% della popolazione totale e il 36% circa dell’immigrazione), è opportuno ricordare che solo una minima parte ( fonti istituzionali dicono 5-10 % anche se fonti musulmane tendono ad aumentare questa cifra ) frequenta le moschee.
    Ci troviamo quindi davanti ad una schiera di musulmani ( minore ) che frequentano i citati luoghi di culto ed a cui sono comunque collegati i rappresentanti della Consulta islamica in qualità di Presidenti o Segretari delle diverse associazioni di musulmani / moschee ( alcuni personaggi sono comunque di elevata levatura ed esercitano una significativa …influenza ) ed una grande aliquota di credenti islamici che non hanno riferimenti ma, nel giorno in cui dovessero decidere di averne , indubbiamente li cercherebbero nella sfera di tali ambiti. Con cio’ appare quindi importante stabilire, fin d’ora, l’esistenza di un organismo ( che si riproporrà utile soprattutto in futuro ), capace di tracciare le linee generali del dialogo interculturale e religioso da seguire, in un ottica di integrazione di fatto delle diverse comunità, pur nel rispetto delle rispettive identità. Cio’ consentirà di avviare in anticipo quell’ attività di dialogo con la “ parte” musulmana che , anche se oggi potrebbe apparire poco efficace, sicuramente, in un futuro vicino, costituirà uno dei metodi piu’ validi nell’ottica della reciproca conoscenza e pacifica convivenza. In tale contesto è’ da evidenziare, al riguardo, che anche l’On. Pisanu ha acutamente precisato che tale organismo, pur se costituito da rappresentanti di “diversi orientamenti dottrinali, diverse sensibilità culturali, diverse esperienze civili” non potrà avere la pretesa di rappresentare tutta la comunità islamica presente in Italia, ma allo stesso tempo non ha escluso pero’ che possa funzionare come valido strumento di promozione del dialogo interreligioso, pur non entrando nel merito dei “contenuti del dialogo”, ritenuti estranei alla competenza dello Stato. Ed è importante ricordare che proprio in tale direzione è stato fatto il primo passo, in occasione delle note vicende connesse con la pubblicazione delle vignette relative al Profeta Maometto, a seguito delle quali tutti i 16 membri della Consulta hanno espresso una condanna unanime nei confronti sia delle citate vignette sia delle violenze scaturite nel mondo islamico, invitando i musulmani italiani a mantenere la calma e a limitare le contestazioni nell’ambito della legalita’.
    La Consulta islamica, appare quindi , anche se non perfetto, un valido tentativo di porre le future basi per temperare gli eventuali conflitti ideologici e religiosi che, talvolta, la parte fondamentalista islamica tende a creare ad arte, non rappresentando il volere della maggioranza dei musulmani.
    Il grado di validità di tale organismo pero’ si misurerà solo proprio attraverso l’osservazione continua del comportamento dei vari rappresentanti della Consulta in occasione dei vari eventi connessi con il verificarsi di comportamenti fondamentalisti e nei confronti dei quali sarà necessario esporsi in modo inequivocabile, attraverso la severa condanna degli stessi e la condivisione di quelle linee programmatiche d’intenti finalizzate ad escludere tali comportamenti terroristici dal
    “ vivere musulmano “..
    Uno strumento, quindi, che consente una maggiore conoscenza del fenomeno islamico nelle sue diverse sfumature, al fine di evitare di creare terreno fertile a quella piccola aliquota di “falsi “ moderati che, in virtu’ peraltro del principio islamico fondamentalista ( forse poco noto ) della “taqiyya”, secondo cui è lecito utilizzare un “doppio linguaggio”, nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo finale dell’islamizzazione della società, auspicherebbe l’affermazione dell’identità musulmana come unica fonte di universalità. Ed il primo esempio di cio’ che dico lo troviamo proprio osservando lo svolgimento della terza riunione della Consulta dove, in occasione di un documento presentato da Souad Sbai, (giornalista e ricercatrice universitaria di diritto islamico presso l’università di Caserta, presidente della confederazione delle donne marocchine in Italia, nonchè direttore responsabile del giornale “Al Maghrebiya”), con cui è stato proposto “di dire agli italiani che la pensiamo come loro, che siamo d’accordo con il popolo italiano” auspicando che “la pace e la democrazia si affermino come realtà concrete in tutti i paesi musulmani”e ribadendo “il diritto di Israele a convivere a fianco dello Stato palestinese indipendente nella pace e sicurezza reciproca italiana», si è verificato che il citato documento ( un vero e proprio «Manifesto dell’islam d’Italia» – sottoscritto da 11 dei 16 membri della Consulta, uno si è astenuto, due gli assenti e due i contrari ) non sia stato sottoscritto proprio dal membro di spicco della Consulta, il presidente dell’Ucoii (Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche in Italia) Nour Dachan, che, invece, si è impegnato, al contrario, di affermare l’entità islamica all’interno dello Stato italiano, attraverso la richiesta di un censimento dei musulmani, la censura dei testi scolastici, le scuole private islamiche, la celebrazione delle feste islamiche nelle scuole, la pausa per la preghiera del venerdì nei luoghi di lavoro, le banche e i mutui islamici, l’erogazione dell’8 per mille ai musulmani e un «bollino verde» per i cibi islamicamente corretti. Una differenza di vedute notevole quindi tra i due “ intenti “, che ha messo in luce proprio la opportunità creata dalla Consulta islamica di far uscire allo scoperto le contraddizioni interne all’ambiente musulmano che , a premessa del piu’ambizioso progetto del dialogo interreligioso, in tal modo, è costretto ad una profonda autocritica ed ad una rivisitazione dei rapporti con la società che li ospita.
    In estrema sintesi , ritengo che l’attività della Consulta sia estremamente utile soprattutto per creare le basi per un futuro dialogo tra le parti in causa, ma che, contestualmente, richiede l’osservazione, da parte di tutti, delle sue dinamiche interne in modo attento e costante, suffragandole da una piu’ capillare ed incisiva campagna di informazione che, allo stato attuale, mi è apparsa oltremodo carente. In tale contesto, quindi, devi considerare l’invio dei miei “ aggiornamenti “che, comunque, nel caso non vengano ritenuti di utilità ( e Ti prego , nel caso di dirmelo,), potranno essere sospesi, anche in considerazione che gli stessi appaiono anche presso altri organi d’informazione.
    Cordialmente
    Claudio BRAGAGLIA

  3. 3
    Yoel -

    Ebrei assassini». Sito islamico educa i bimbi all’odio Quiz e videogiochi antisemiti nelle pagine web curate dai Fratelli Musulmani

    «Lo sai fanciullo musulmano che gli ebrei hanno assassinato 25 profeti di Dio e che la loro storia nera è colmadi criminali omicidi e di corruzione? ». Comincia così la rubrica «Lo sai?», nel sito Awaladuna, I nostri bambini, gestito dai Fratelli Musulmani (www.awladnaa.net). Il logo ritrae lo stereotipo dell’ebreo carnefice con in testa la kippà, lo sguardo truce e il ghigno crudele, in mano un coltellaccio che gronda di sangue fino a formarne una pozza per terra. Succede oggi, proprio mentre l’Occidente si affanna a corteggiare i Fratelli Musulmani in Egitto, nei territori palestinesi e anche in Italia, illudendosi che siano un antidoto al terrorismo di Bin Laden.

    Il quiz, in lingua araba, così prosegue: «Lo sai che gli ebrei assassini sono quelli che più di altri hanno offeso e oltraggiato il nostro Signore, Eccelso e Potente?»; «Lo sai che gli ebrei hanno tentato più volte di uccidere il nostro amato Profeta, ma Dio lo ha protetto dalla loro malvagità?»; «Lo sai che il male e la perversione diffusi oggi nel mondo sono il frutto delle azioni e degli intrighi degli ebrei che vogliono distogliere la gente dalla via di Dio?»; «Lo sai che gli ebrei che occupano la nostra terra e i nostri luoghi sacri nell’amata Palestina hanno progettato di occupare gli altri territori musulmani, e hanno pianificato di estendere la Grande Israele dal Nilo all’Eufrate e vogliono profanare la tomba del nostro amato Profeta?»; «Lo sai che gli ebrei istigano tutto il mondo contro l’islam e i musulmani con il pretesto di combattere il terrorismo e hanno ordito complotti contro gli altri Paesi musulmani come hanno fatto in Iraq e in Afghanistan?».
    Nella rubrica «Le scienze e l’informazione » si legge questo titolo: «L’assassinio dei bambini è parte della fede ebraica». Nello spazio riservato ai «Giochi e concorsi», c’è un videogame dal nome «La strada per Gerusalemme ». Sullo sfondo si vede la Spianata della moschea di Al Aqsa e della Cupola della Roccia, il terzo luogo di culto sacro dell’islam, a sinistra un aereo caccia con la scritta «Allah è grande ». Cliccandoci sopra si abbattono dei simboli con la stella di Davide che scorrono sullo schermo. Più se ne colpiscono, più ci si avvicina alla vittoria che coincide con la distruzione di Israele.
    Tant’è che in un poster dal titolo «La nostra festa sarà il giorno della liberazione della nostra terra», si vede la cartina di uno Stato palestinese che si estende anche sulla superficie di Israele, che è stato letteralmente cancellato. In un altro poster dal titolo «Giuro che mi vendicherò, ma per Dio e per la religione», si vede un bambino di quattro o cinque anni che a muso duro impugna un kalashnikov. Nella rubrica «La mia grande patria» si indica che Siviglia e l’Andalusia sono parte della terra islamica. Nella rubrica «Cultura generale» compare un albero i cui rami simboleggiano le battaglie vinte da Maometto contro le tribù ebraiche e pagane, con la scritta: «Il Profeta ha condotto il Jihad (la guerra santa) contro gli infedeli e gli ipocriti e li ha sconfitti. L’inferno è il loro rifugio e il loro destino è la dannazione! ».
    In un commento pubblicato sul sito liberale http://www.metransparent.com, l’intellettuale svizzera di origine yemenita Elham Manea ha esclamato: «Mio Dio, non dovremmo forse vergognarci di noi stessi? Quali informazioni vengono inculcate nelle teste dei nostri ragazzi? Di quale odio e quale astio cieco vengono riempite le loro menti?». Siffatti discorsi hanno un nome, il loro nome oscilla tra «il fanatismo esplicito contro chiunque professi la religione ebraica» e la «ostilità totale contro gli ebrei». La Manea sottolinea così il suo stupore: «Non ci credevo perché i Fratelli Musulmani continuano a ripetere che non odiano nessuno e che secondo la loro interpretazione la religione islamica è una religione di pace, che non hanno alcun problema con gli ebrei né con la religione ebraica, bensì con lo Stato di Israele e le sue azioni repressive contro il popolo palestinese».
    La verità è esattamente opposta: l’odio nei confronti degli ebrei e la negazione del diritto di Israele all’esistenza sono due facce della stessa medaglia. Eppure facciamo finta di niente. Sappiamo che Hamas, la sigla che rappresenta i Fratelli Musulmani palestinesi, mira esplicitamente all’annientamento di Israele, ma ci ostiniamo a immaginare che in virtù della realpolitik prima o dopo cambierà atteggiamento. Lavandoci di fatto le mani e abbandonando Israele al suo destino. Così come sappiamo che l’Ucoii, la sigla che rappresenta i Fratelli Musulmani in Italia, disconosce il diritto di Israele all’esistenza e legittima gli attentati terroristici palestinesi, eppure è stata accreditata come interlocutore dello Stato. Il 7 febbraio 2006 l’exministro dell’Interno Pisanu arrivò a sostenere «una evoluzione positiva del movimento dei Fratelli Musulmani in tutto il mondo: io penso che questa evoluzione debba essere assecondata». Mi auguro che ora, una volta per tutte, chi deve vedere veda, chi deve sentire senta, chi deve parlare parli.
    Magdi Allam
    13 giugno 2006

  4. 4
    Yoel -

    Il pericolo di dare un salvacondotto agli estremistidi Magdi Allam STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU’ LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
    Ora sappiamo che l’Ucoii non sarà allontanata dalla Consulta per l’islam italiano. Il ministro Amato è soddisfatto per aver raccolto la condanna unanime dell’aberrante manifesto dell’Ucoii in cui paragonano le stragi naziste alle stragi israeliane. Anche se è mancata l’unica condanna che serviva: quella del presidente dell’Ucoii, Nour Dachan. Il pieno recupero dell’Ucoii avverrà prossimamente tramite la sua adesione alla «Carta dei valori e dei principi », proposta da Amato e a cui lo stesso Dachan concorrerà alla sua formulazione.
    A questo punto è doveroso domandarsi: a chi serve tenere in vita una Consulta per l’islam italiano che si è rivelata una Consulta dell’Ucoii? Che si è ridotta a uno strumento degli estremisti islamici per accreditarsi come principali interlocutori del ministero dell’Interno, per intimidire e ricattare lo Stato, per consolidare il loro potere dentro e fuori dell’Italia. L’operazione salvacondotto dell’Ucoii salverà la faccia al governo, salverà la pelle all’Ucoii,manon risolverà il problema di fondo della maggioranza di musulmani moderati, laici, liberali, agnostici o atei, e di tutti noi italiani: la minaccia dell’ideologia e del potere degli estremisti islamici che monopolizzano le moschee.
    Ed è così che sul piano del rigore il governo rischia di essere superato dai membri musulmani della Consulta — definiti «traditori» da Dachan — perché considerano l’Ucoii una calamità per l’insieme dei musulmani in Italia. Ebbene se il governo è pronto a chiudere un occhio sull’affermazione di un sistema di potere islamico dispotico e liberticida, i musulmani sono ahimè costretti a tenere ben aperti entrambi gli occhi per una ragione semplicissima: sono loro le principali vittime degli estremisti e dei terroristi islamici.
    Eppure il ministro dell’Interno ha pieni poteri nella designazione dei membri di un organismo puramente consultivo, che rispondono direttamente a lui. Se anche la magistratura si è mossa contro l’Ucoii, forse Amato avrebbe quantomeno potuto decidere la sospensione di Dachan dalla Consulta nell’attesa dell’accertamento delle responsabilità penali. Se nei confronti dei cittadini italiani coinvolti in inchieste giudiziarie, per reati penali incompatibili con le loro funzioni, si applica la sospensione dalle cariche amministrative e talvolta da quelle politiche, perché mai lo stesso criterio non dovrebbe valere per gli estremisti islamici?
    Arriviamo alla «Carta dei valori e dei principi». Amato si è limitato, formalmente, a redigere delle linee guida che ricalcano i principi della Costituzione. Messa così è del tutto decontestualizzata dalla realtà odierna, sarebbe potuta andar bene cinquant’anni fa e potrebbe andar bene tra cinquant’anni, così come potrebbe concernere gli italiani o gli immigrati sikh. Solo informalmente Amato ha accennato che nella Carta dovranno essere contempl

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