Caro Direttore,
Benefiche alla nostra pigra coscienza le tante iniziative delle donne riunite in operose ed etiche associazioni, le testimonianze, le cifre. Nella giornata del 25 novembre, che volle l’ONU, in memoria delle sorelle Mirabel violentate e uccise nel ’60.
Ma rituali e retoriche, sempre, le dichiarazioni della politica, a cominciare da Conte. Da domani cambierà, tutti proclamano: ntento divenuto risibile.
Nessuno fra noi si reputi esente dal dovere di autocritica, di ripensamento, di cambio di posa.
A cominciare dalla parola! La paeola ammiccante, allusiva, irriverente. La parola, che sfrontatamente si ritiene di spirito se non di malcelata mascolinità, si compiace di un’improbabile lusinga di galanteria fino alla risatina che si pensa innocua.
È una parola detestabile, che tradisce la vecchia e bolsa pretesa di superiorità. Parola declinata ovunque, scomposta e arrogante, sempre, pur quando appare galanteria. Tanto potente, che investe di sé le stesse donne, come ci dice l’ultimo episodio torinese.
La sorveglianza della parola: l’avamposto della convivenza, dove si sceglie se accogliersi o tollerarsi.
Altre lettere che potrebbero interessarti
Categorie: - Politica - Riflessioni
Ehm… scusi ma faccio fatica a seguirla… Forse ho capito male io, ma il suo non sarà mica uno di quei polpettoni catto-progressisti-boldriniani dove anche una parolina, una battuta ironica o un modo di dire (che per quanto gergale e forse in alcuni casi tendente al burino, di fatto è innocuo) vengono (volutamente) decontestualizzati e stigmatizzati col solito minestrone di accuse di “sessismo, razzismo, omofobia, ecc”? Non per altro ma episodi gravi di stupro, omicidio, violenze in genere se ne fanno un baffo della “sorveglianza della parola”.
In più posso garantirle che certe parole che alcune donne possono trovare “detestabili, allusive, ecc” ad altre possono far piacere. Naturalmente un ruolo fondamnetale lo gioca il contesto e la situazione. Ma non si può stigmatizzare a prescindere. Spero di non aver frainteso, in tal caso mi scuso.
Cordialmente (e senza allusioni e ammiccamenti, sia chiaro). 😉
Insomma, ‘sta potenza della parola, sorvegliata o meno, ha fatto la fine della vacca Vittoria, macellata la vacca, finita la storia.