Gentile Direttore,
si fa un gran parlare oggigiorno di trentenni scansafatiche riuniti nella poco pietosa categoria dei bamboccioni e la domanda più frequente sull’argomento è sintetizzabile nella formula:
i bamboccioni ci fanno o ci sono? La verità- si dice- sta nel mezzo, ma sarebbe forse più appropriato cominciare a guardare all’attuale generazione come ad un insieme di (più o meno) giovani individui faticosamente alle prese con una realtà a circuito chiuso. Cerchiamo di motivare quanto detto dando un rapido sguardo al passato. Generalizzando un po’ si potrebbe dire che i nostri nonni (classe 1900) seppur svantaggiati da eventi funesti quali le due guerre abbiano altresì beneficiato di un paese da ricostruire. L’Italia si profilava allora come un gigantesco cantiere pieno di potenzialità da sfruttare e, nel bene e nel male, così è stato. A loro si son poi sostituiti i nostri padri ( classe 1940), i quali sono stati protagonisti di quel periodo storico comunemente chiamato boom economico (1955-‘65 ca.). All’epoca, a cantiere oramai avanzato, pure loro potevano usufruire di ampi spazi di realizzazione e per realizzazione si intenda il suo presupposto ovvero la tangibile disponibilità di lavoro. Negli anni ’60, una coppia che faticasse a trovare casa o, peggio, a trovare lavoro fino a ridursi all’impossibilità di creare una famiglia non era proprio pensabile. Chi lavorava poteva raccogliere frutti e certezze, fra cui famiglia e pensione. Infine ci sono i figli (classe ’70 e sgg.) geneticamente precari per svariate ragioni che vanno dalla crisi del sistema economico alla voracità del mercato, dai salari ridicoli di fronte alle esigenze di spesa al settantenne che non cede il posto di lavoro. Davanti alla frana del mercato, alla latitanza del lavoro, ai liquidi che non girano ecco che – giocoforza- si sosta in famiglia, quella di origine beninteso!, unica oasi nel deserto. Una deduzione (diremo) meccanica porta inesorabilmente a constatare che il bamboccione è il prodotto più naturale di questo mutamento sociale. Certo, uscendo da qualsiasi logica colpevolista, ci sembra del tutto inutile continuare a corbellare una generazione che non ha certo bisogno di giudizi o di categorie quanto di spazi e di ossigeno. Foss’anche per il gusto di ovviare qualche volta all’italico vizio del lamento ad oltranza.
Che ne pensa? grazie.
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Categorie: - Riflessioni
C’e’ anche un altro problema. stante la vigente legislazione di famiglia, per quale motivo un maschio dovrebbe sposarsi, mettendosi nei guai ?