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Lettera pubblicata il 18 Novembre 2006. L'autore ha condiviso 2 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore Seconda persona.
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io non son tranquillo con me stesso ma gli altri ne hanno una buona colpa, perchè se ho passato dei momenti terribili e fatto bruttissime esperienze loro sono i maggiori responsabili perchè mi hanno tradito e preso per il culo ,dovrei atribuirmi la colpa dicendo che bisognerebbe stare piu’ attenti a chi si frequenta? e dare il giusto peso alle emozioni e alle senzazioni? parto dal presupposto che gli amici e le ragazze dovrebbero essere leali in ogni istante di vita trascorsa. Forse sono un pazzo a pensarlo ma mi sento perso se penso che la maggior parte delle persone che conosco compresi familiari son riusciti a tradirmi pesantemente o in un modo o nell’altro. Vorrei morire ma son curioso di vedere come finisce la storia, e spero di trovare una persona preferibilmente di sesso opposto che mi dimostri con il suo comportamento che esistono persone leali anche a costo di grandi sacrifici perchè avvolte la realta’ è pesante da affrontare e si preferisce mentire per fino se stessi meglio di sentirsi in colpa per degli errori fatti per superficialita’.
Che schifo, 23 anni,quasi nessun amico, nessuna relazione sentimentale vissuta. E’ inutile girarci attorno, è come se da piccolo non ti insegnano a nuotare, più avanti vai più avrai il terrore di affrontare l’acqua. Da piccolo mi spingevano ad andare con i miei coetanei, ma mi sono sempre opposto. Ora ne pago le conseguenze, gli errori si pagano d’altronde. La scuola l’ho passata studiando basta (che cretino!), l’università mi ha reso un asociale. Lo so che attorno a me c’è gente che ha dei problemi enormi e io mi lamento “per niente” ma non ce la faccio più, mi sento senza energie. Aspettiamo tempi migliori…
imsmv – hai ragione il tempo perso non potrai più recuperarlo, ma non tutto è perduto, si lo so è diffiile integrarsi, lo so bene anche io ho vissuto la tua stessa situazione, ma si puiò in u modo o nell altro cercare di salvare il salvabile!!!
Ciao,ho ventisette anni e mi i vostri interventi mi hanno aiutato a riflettere sulla nostra condizione.Prima di tutto mi sono sforzato di materializzare il tutto per rendere la mia teoria il più impersonale possibile e conseguentemente applicabile al totale dei casi.
Credo di ever focalizzato il vero problema che affligge tutti noi: la natura umana del singolo individuo e i rapporti che intercorrono tra essa e gli elementi esterni ad essa quali rapporti sociali, situazione economica e situazione culturale propri dell’epoca alla quale apparteniamo.
Sono queste le variabili che,insieme, vanno ad incidere sulla percezione finale dell’individuo riguardo la propria esistenza.
E l’individuo, per farsi quest’ opinione, non fa altro che fare un rapporto tra le proprie aspettative e il risultato precedentemente tratto dall’insieme dei fattori sopraelencati.
Quindi, ammesso che mediamente ogni persona insoddisfatta(nel nostro caso c’è la solitudine)si aspetta grandi cose dalla vita (diciamo 9 in una scala da 0 a 10)e vedendo che ciò che offre la realtà, ovvero l’insieme dei fattori da cui à costituita(e nel nostro caso della solitudine inciderà maggiormente quello sociale), spesso non è il massimo(diciamo 2 in una scala che va da 0 a 10).
Possiamo cosi notare che il rapporto tra ciò che la realtà ci offre e ciò che invece desideriamo sarà molto basso(2/9=0.22)quindi indice di infelicità e insoddisfazione.
Immaginiamo una situazione estrema(non infrequente)dove l’individo si aspetta il massimo dalla vita(10)e in cambio sente di trovare il nulla(0):il risultato di questo rapporto(10/0=infinito)sarà l’infinita infelicità e insoddisfazione.
Proviamo ora a consigliare all’individuo di aspettarsi un pò di meno dalla vita(6 su 10)e a credere che qualcosa di buono la vita sociale ce l’ha pure per lui(4 su 10)ed ecco che il risultato di percezione finale migliora(6/4= 1.5),avvicinandosi all’unità( l’indice di soddisfazione completa).
Morale:pretendi meno e godrai di più
Personalmente, dopo aver razionalizzato il tutto, vivo meglio.
Ho ripreso a socializzare senza neanche rendermene conto e senza cambiare le mie opinioni sulle cose e sulle persone… e ho anche voglia di mettermi in gioco con la vita apprezzando le cose semplici e fot!endomene(termine volgare ma azzeccato, scuse per i deboli di cuore e per i moralisti) delle complicazioni..
Non è facile ma è un inizio..
Buona fortuna a tutti
Ps: in fin dei conti siamo tutti soli e quindi tutti in compagnia
Mauro
C’è un aspetto(che è comunque perfettamente deducibile) della mia teoria che prima ho trascurato di descrivere e che riguarda i più pessimisti, disillusi e oramai insoddisfabili comunemente conosciuti come depressi.
Notate che chi non si aspetta proprio niente e non ha più interesse per niente(quindi 0 su una scala di 10), anche se dalla vita dovesse ricevere tutto, ma proprio tutto(quindi 10 su 10) non sarà mai soddisfatto o felice (0/10=0).
Ugualmente chi vuole poco o pochissimo (si pensi a chi fa voto di castità, clausura e povertà) dalla vita(per esempio 1 su 10) sarà soddisfatto con poco e nel caso dovesse ricevere dalla vita più di quanto desidera(per esempio 3), tutto questo surplus di elementi gli sarà dannoso proporzionalmente all’allontanarsi dal valore delle proprie aspettative (1/3=0.33 ; 1/5=0.2 ; 1/7=0.14 ; ecc, fino a 0)portandolo ad essere molto infelice nel caso estremo, poichè si troverebbe a vivere in condizioni(seppur generalmente considerate favorevoli) che non desidera.
Questo a mio avviso è molto importante da notare, perchè fa capire quanto sia facile perdere delle occasioni quando si è preda della propria infelicità e soprattutto che la felicità non ha lo stesso valore per ognuno di noi e la si può trovare anche con poco.
Dopotutto la matematica non è un’opinione.
E ora ditemi in bocca al lupo che in questi giorni ho gli ultimi esami prima della laurea in architettura!!!
un saluto
Mauro
ciao Mauro,
bella l’interpretazione che hai dato, soprattutto la parte in cui sottolinei l’insieme costituito dai valori superiori alle proprie aspettative. mi serve questa applicazione… per spiegare mie idee. (lavoro nelle risorse umane 🙂 )
cmq, in bocca al lupo per gli esami.
si è vero… diciamo in generale è vero tutto quello che tu dici… però credo anche che non sia facile cambiare e più si sta soli più si cambia difficilmente.
posso dirti che personalmente, sto passando un periodo molto lungo di maturazione e di cambiamento, e mi sono reso conto che è indispensabile non aver fretta di vedere i risultati e lavorare molto su se stesso, su tutto se stesso… anche perchè un cambiamento del genere porta conseguenze sull’intero stile di vita… in pratica è come far nascere un’altra persona, da dentro se stessi.
bèh, per quanto mi riguarda non mi sono mai piaciute le strade semplici e di apparenza… quindi credo in quello che faccio e tengo duro. pensa che mi sono fatto anche un cane… (a volte, ripensando a me di qualche anno fa, non mi riconosco più).
un saluto a tutti, e spero di trovare una ragazza giusta con cui condividere, costruire e migliorare.
ciao da me e dal mio cane
Beh, non è bello sentirsi soli, anche se in realtà non lo si è mai.
La solitudine è un sentimento che si vive sulla propria pelle.
Ma quello che chi si sente solo/a teme di più non è forse l’essere lasciato/a solo/a, ma la percezione da parte degli altri di questo sentimento di solitudine: è questo per me la cosa che fa stare in pena chi si sente solo/a. Ovviamente, le conseguenze possono essere diverse (scusate, ho letto solo il post). Penso che non avere relazioni sociali e scambi interpersonali fuori dalla parentela, o dai contesti in cui si lavora, sia un’esperienza faticosa: complimenti! Devi essere proprio forte.
La mia situazione non è molto diversa dalla tua.
Io studio e mi piace quello che faccio, anche se mi sento veramente solo, soprattutto quando vedo gli altri che si organizzano per la sera o per l’aperitivo.
Scrivere fa bene.
Io, adesso, sto cercando qualcuno/a da portare a casa dei miei per l’estate. Ho tanto da studiare, ma non so se riuscirò ad andarci solo questa volta, perché non ci sono solo i miei genitori, ma anche fratelli, cugini, eccetera.
Tutti sposati e fidanzati, e felicemente insieme, anche se individualmente… Ho bisogno di un/a compagno/a di studio, che non studi necessariamente quello che studio. Si andrebbe a casa dei miei perché non ho più una casa nella città in cui studio.
Voglio una “secchiona”.
Ciao, mi fa piacere che il mio ragionamento possa tornarti utile anche sul lavoro!
Crepi il lupo, grazie e buona fortuna anche a te e al tuo cane!!
Mauro
ciao a tutti, leggendo tutti quest post in una noiosa e appiccicosa sera di fine luglio trovo un po’ di conforto, mi rendo pienamente conto che la solitudine è molto più ingorda di quanto io abbia mai pensato, insomma, non si è accontentata di me…
Fa quasi ridere, siamo sei miliardi di persone, sei miliardi di persone del tutto isolate dalle altre…
Ehi IMSMVM, la mia biografia è assolutamente identica alla tua: con una piccola differenza, e cioè che io, concluso il liceo senza problemi, sono precipitato in una terribile depressione che ha fatto vacillare tutta la mia esistenza, mi sono ritrovato senza identità; è una sensazione che non si può descrivere se non proprio col fatto di non sentirsi conosciuto e riconosciuto da nessuno, e per questo di iniziare a non riconoscere più nemmeno se stessi; se la mia esistenza non ha riscontro in nessun’altra persona, allora è difficile che io possa ritenermi vivo!
Insomma, avendo la prospettiva di avere appena copiuto 20 anni e di non avere (nè avere mai avuto) nessuna relazione sociale rilevante, ho creduto che per me fosse sostanzialmente impossibile andare avanti in un percorso così duro e difficile come l’università, dove l’appoggio degli amici mi sembra quasi basilare. Ora ne sto uscendo lentamente, sto usando il tempo che non posso impiegare per uscire con gli amici, per fare delle belle vacanze, per divertirmi con qualcuno, in modo da poter riprendere le redini e ritornare in carreggiata dopo lo sbandamento. Anch’io ho bruciato tutte le occasioni di socialità della mia infanzia, e l’unico commento che ho ricevuto è stato: non fare l’egoista, l’altezzoso o il prezioso! ma come! io non avevo nessuno!
D’altra parte, proprio come dice Francesco, ciò che far stare ancor più male è la percezione che gli altri hanno della tua solitudine: a tal punto che diventi disposto a nascondela ad ogni costo, anche se questo paradossalmente vuol dire aumentarla!