E’ strano quello che mi sta accadendo, non credevo che la mia tristezza potesse portarmi a fare questo… Stamattina a scuola ero distrutto, non avevo voglia di sorridere, di salutare, di parlare, di guardare in faccia i miei compagni. Durante la prima ora sono stato praticamente sempre con la testa appoggiata alla finestra a pensare a tutto quello che mi rendeva infelice. Poi alla seconda ora, mentre la professoressa spiegava ed io non riuscivo a seguire minimamente i suoi discorsi perché ero immerso in me stesso, sono stato preso dal desiderio di fare una cosa: ho preso la matita portamine dal mio astuccio, ho fatto uscire un po’ di punta, e, sotto il banco, ho alzato la manica sinistra del mio maglione e ho spinto la matita sul braccio, trascinandola per qualche centimetro. E mentre lo facevo pensavo a tutte le cose che mi lacerano l’anima, quasi come se lacerandomi la pelle potessi esorcizzarle. Alla fine il graffio era piuttosto superficiale, ma mi è uscito un po’ di sangue ed io ci sono rimasto male. Era successo anche un’altra volta con un pezzo di righello. Il problema è che dopo averlo fatto ho alzato la testa e ho cominciato a partecipare alla lezione, come se fosse proprio quello il pensiero che mi attanagliava e non mi permetteva di stare in pace. Non sono mai stato il tipo da fare queste cose, l’idea di perforarmi con un oggetto non mi alletta per niente (anzi), ma ho avuto tanti pensieri negli ultimi tempi, e farlo mi è venuto quasi naturale. Può essere normale graffiarsi in questo modo, fare questo alla propria pelle, magari come reazione ad una situazione particolarmente stressante o spiacevole? Sono preoccupato, da una matita ad un ago non c’è molta differenza, in fondo.
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Categorie: - Me stesso
Molto indicativo quello che scrivi che ti sembrava di esorcizzare quelle sensazioni negative lacerandoti la pelle. Esatto..è una reazione estrema per risvegliare la tua consapevolezza inconscia di voler distillare quella negatività e farla fuori uscire per liberartene. Questo non significa che sia il metodo più utile per farlo, è solo un segnale che devi ascoltare di te stesso. Lascia stare l’autolesionismo e ricerca emozioni più positive che ti facciano sentire vivo. Ascolta musica, sfogati scrivendo i tuoi pensieri, dipingi, condividi con amici di cui ti fidi come ti stai sentendo. La migliore cura è essere creativi…questo ti aiuterà a creare una innocua finestra in cui guarderai te stesso, evitando di tagliarti, ma facendo uscire le tue sensazioni in una maniera più gentile. Non esiste nulla che possa crearti un’angoscia tale da farti sentire cosi triste e apatico, non hai una malattia terminale! I sensi di colpa se non sono accettati serenamente sono solo uno strumento di autotortura per punirsi per evitare di prendere la responsabilità di aiutare sè stessi. Anche gli sbagli fanno parte del bagaglio di esperienza della vita, ma gli sbagli servono per imparare ad aggiustare la mira nella propria vita. Un vecchio detto zen diceva: Devi essere freccia e bersaglio.
Ti consiglio uno sport da combattimento. ti farà bene e ti sentirai meglio!
Hai fatto lo stesso gesto del protagonista del libro “La solitudine dei numeri primi”.
E’ una storia drammatica. Aveva una sorellina ritardata, dovevano andare ad una festa, ma lui si vergognava di sua sorella. La lasciò sulla panchina di un parco nei pressi di un fiume. Nessuno ha visto, la bambina era scomparsa. Comincia a farsi dei tagli sempre più profondi, divorato dal senso di colpa, questo gesto diventa la sua medicina, la sua droga.
Non voglio raccontarti tutto il libro, in alcuni momenti è allucinante.
Ho saputo che molti depressi si infliggono questa tortura sentendosi meglio.
Dovresti cercare di leggere dentro di te per capire qual è il tuo malessere, prima che diventi una paranoia, magari con l’aiuto di uno psicoterapeuta. Ciao
C’è una storia pubblicata qualche giorno fa che ha qualcosa in comune con la tua
http://www.letterealdirettore.it/guardare-mondo-testa-alta/
Ciao caro,
sento un dolce rumore, e non del sangue che sgorga! E’ bello sentir di persone che si mettono in ”discussione”, che non danno le cose per vere a priori ma che cercano di comprendere.
Detto questo, io non credo, non credo che tagliandosi si risolvano o alleggeriscano i problemi. O meglio, potrebbe anche essere per il semplice fatto che la tua mente preferisce ”pensare” al vero dolore e quindi, in questo modo, si mette un attimo l’altro dolore in disparte. Ma prima o poi torna.. e che facciamo, ci tagliamo in continuazione? oppure potrebbe essere semplicemente uno sfogo. Ma boh, credo ci siano vie migliori no? 🙂
Mi farebbe piacere essere utile!
a preso 🙂
stai saltando su una pozzanghera e ciò ti fa divertire anche se poi torni a casa e ti devi lavare.
però se non ti togli subito, ma davvero subito quel vizio ben presto quella pozzanghera diventerà un lago dove annegherai e se sarai convinto di non annegare perchè convinto di saper nuotare ti accorgerai che non sei semplicemente in acque profonde, ma nella più terribile palude di sabbie mobili…
e da li è molto difficile uscire.
te lo dico per esperienza personale.
ciao e tanti auguri
ciao, purtroppo ti capisco. Nei momenti bui, anche se l’ho fatto sporadicamente in adolescenza, capitava anche a me e cavolo se mi faceva stare meglio. Bastava quell’attimo di dolore per stare meglio. Poi però ho capito che io sono la principale causa del mio star bene, da lì ho iniziato a farlo sempre meno e per fortuna, sono più di due anni che non lo faccio anche se devo dirti la verità, qualche volta la tentazione viene. Ti consiglio di parlare con qualcuno, magari uno psicologo e di allontanarti il più possibile da ogni tipo di autodistruzione.
Grazie per tutte le risposte, vedo che più o meno sono tutte simili. Vi ringrazio per l’incoraggiamento che mi avete dato, è solo che, per quanto possa condividere quello che avete detto, a volte la mia tristezza è talmente grande che qualsiasi mia volontà viene superata. Sono solo momenti di oscurità, e se riuscirò a restare lucido ogni volta che capiteranno di nuovo, forse tornerò a vedere la luce…