Gentile Direttore,
chi scrive è un gruppo di docenti iscritti nella graduatoria d’istituto di terza fascia e che lavora da diversi anni negli istituti scolastici.
Scriviamo per far emergere la gravissima situazione in merito alla bozza della nuova tabella di valutazione utile al reclutamento del personale docente.
Molti titoli cui era stato precedentemente (ultimo aggiornamento 2017) attribuito un determinato numero di punti ora sono fortemente penalizzati da un punteggio molto più basso. Oltretutto questa proposta, sarebbe retroattiva, svantaggiando chi è già inserito nelle graduatorie e chi ha già realizzato un percorso formativo e lavorativo e dunque rimescolando in modo iniquo la posizione dei candidati già inseriti in graduatoria.
Oltretutto ieri, 08/07, il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione si è espresso negativamente.
Innanzitutto troviamo non supportata da una reale motivazione la discrepanza che da sempre riguarda il punteggio attribuito ad un dottorato (12) e quello attribuito ad un Diploma di Specializzazione pluriennale (6 punti ora addirittura valutata 1.5).
Bisogna ricordare che il Diploma di Specializzazione, secondo il quadro dei titoli italiani, è un titolo di terzo ciclo alla stregua del dottorato, il MIUR come motiva questi divari?
La Scuola di Specializzazione è un percorso pluriennale (può durare in alcuni casi anche 6 anni) che interessa diversi ambiti disciplinari (medico, giuridico, umanistico) cui si accede per concorso PUBBLICO con titoli ed esami. Sono previsti corsi ed esami annuali in numero variabile a seconda della disciplina, ma che possono arrivare anche a un totale di 360 cfu; alcune scuole prevedono inoltre fino a 400 ore di stage. Il percorso si conclude con una corposa tesi risultato di un percorso di ricerca strutturatosi durante gli anni di scuola e che dunque non differisce da una tesi di dottorato; bisogna aggiungere che spesso i risultati di queste ricerche diventano pubblicazioni scientifiche.
Vogliamo richiamare il Quadro Europeo delle Qualificazioni (EQF), il quale colloca nell’ultimo e ottavo livello i diplomi di specializzazione pluriennali proprio insieme ai Dottorati di ricerca, ai Diplomi accademici di formazione alla ricerca, ai Master universitari di II livello, ai Diplomi Accademici di specializzazione, ai Diplomi di perfezionamento o master.
Concludiamo osservando che questo sistema ci sembra non valorizzi i docenti precari e la loro attività di insegnamento, dunque chiediamo con forza che il nostro lavoro passato e futuro venga considerato e valorizzato.
Chiediamo ascolto, perchè non è concepibile che titoli di massimo grado siano svalutati a vantaggio di altri di pari valore.
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Categorie: - Scuola
Premetto subito che di queste cose io me ne intendo poco. Comunque, quel che si intende da questa lettera è che vengono valorizzate parecchio le persone con un dottorato svantaggiando le altre, cosa che oggi avviene anche per altri settori. Quasi come se un dottorato fosse la nuova laurea e la laurea (o la tua Scuola di Specializzazione) il nuovo diploma. Tuttavia, pur non volendo limitare affatto l’importanza di un dottorato, io sono del parere che niente superi l’esperienza sul campo. La formazione è certamente importante, ma l’esperienza è un’altra cosa e dovrebbe essere questo il vero parametro determinante. Con questo non voglio dire che allora bisogna al contrario mettere in difficoltà i giovani con un dottorato a favore delle persone con una lunga esperienza, altrimenti i giovani non avrebbero appunto la possibilità di farla, l’esperienza. Servirebbe il giusto equilibrio tra le due situazioni ma purtroppo, mi pare che in questo caso non ci sia. Saluti.
Anche io me ne intendo poco, anzi niente, per fortuna mia, ma meglio ‘na proposta retroattiva di una radioattiva.
Comunque avete ‘na gran Ministra, per me è bellissima e molto brava, il tono del rossetto mi affascina.
Sul valore dell’esperienza bisognerebbe essere cauti; non necessariamente gli anni che scorrono fanno acquisire maggiori competenze, soprattutto in un ambito in cui è indispensabile un aggiornamento continuo. Quindi è più probabile trovare insegnanti con anzianità lavorativa demotivati ( o in burn out), inconpetenti nelle nuove tecnologie e con un gap generazionale con i loro alunni difficile da colmare.
Discorso titoli: a me hanno riconosciuto 0 ( zero) punti una seconda laurea quadriennale. Figuriamoci.
Giusta anche l’osservazione di Suzanne, certo. Non bisogna comunque dimenticare i Crediti Formativi, ottenibili tramite gli appositi corsi di aggiornamento, obbligatori da qualche anno per tutti i liberi professionisti e necessari per rimanere al passo coi tempi. Se non si hanno abbastanza CF si può anche venire sospesi dall’esercizio della professione, oltre ad avere una sanzione amministrativa. Però questo vale appunto per i liberi professionisti, non so se sia così anche per gli insegnanti (come ho detto, non sono molto esperto del settore). E poi appunto, se non si è motivati, i corsi di aggiornamento in fondo servono a poco, dipende dalla persona.
Per prendere i crediti formativi adesso basta attaccarsi al webinar e aspettare che passi la rotta di marri, nel frattempo uno può fare cose più utili, tipo tagliarsi le unghie dei piedi prima che incarniscano, che poi fa male.
Questo è il livello di aggiornamento degli insegnanti italiani.
Adesso che siamo tutti al mare, guardiamoci le dita dei piedi: dicono tutto.