Se c’è qualcuno qui su LaD che ancora dubita che l’America sia un posto dove tutto è possibile; che ancora si chiede se il sogno dei loro padri fondatori è vivo ai nostri tempi; che ancora mette il dubbio il potere della loro democrazia: la notte 8 su 9 novembre 2016 ha avuto la sua risposta.
È la risposta delle code che si allungavano a spernacchiare la Clinton in numeri che quella nazione non aveva mai visto, della gente che ha aspettato tre e quattro ore, molti per la prima volta nella vita, perché credevano che questa volta si potesse dare una spallata alla sinistra guerrafondaia e venditrice di pentole e materassi, che le loro voci potessero fare la differenza. È la risposta che viene da coloro che non sono giovani imbecilli imbutiti di commercial tv, dagli agiati, bianchi, eterosessuali, perfettamente abili. Gli americani hanno mandato un messaggio al mondo: loro sono sempre stati una lista di individui e una lista di Stati rossi e Stati blu.
È la risposta che ha guidato quelli che si sono sentiti dire per tanto tempo che la sinistra poteva migliorare la loro vita ed ora, mettendo le loro mani sull’arco della storia e piegandolo una volta di più, possono finalmente nutrire la speranza di un giorno migliore.
Ci ha messo molto ad arrivare in America (che in effetti non è dietro l’angolo), ma ieri notte il cambiamento è arrivato.
Trump, per inciso, non sarebbe dove è ora senza l’aiuto della moglie del nero che lo ha preceduto, la coltivatrice di insalata, l’ecologa di ‘sto ceppo, quella che incredibilmente fu la first lady del Paese … Michelle Obama. E di Sascia e Maglia con il loro orribile cagnolino.
Comunque, non dimentichiamo mai a chi appartiene davvero questa vittoria. Appartiene agli americani, ma anche a noi, a voi. Appartiene a noi. Trump è sempre stato il candidato più probabile per questo incarico.
La campagna della Clinton era nata nei corridoi di Washington. Era stata costruita da uomini e donne che lavorano e che hanno tirato fuori i pochi risparmi che avevano per donare 5, 10, 50 dollari per offrire alla Clinton ostriche e narda. La Clinton voleva trarre forza dai giovani che hanno rifiutato il mito dell’apatia della loro generazione; e si son visti i risultati, manco sono andati alle urne. Voleva essere innalzata alle vette del potere da coloro che hanno lasciato le case e le famiglie per lavori che davano loro pochi soldi e ancor meno sonno. Voleva trarre forza dai non più giovani che hanno affrontato il freddo intenso e il caldo afoso per bussare alle porte di assoluti sconosciuti, e da quei quattro gatti di americani che si sono offerti volontari (tra cui Madonna) e hanno dimostrato che un governo della gente, dalla gente e per la gente è una bufala grottesca.
E ora alla Clinton e alla sinistra rimbomba nelle orecchie un gigantesco: PPPPPPPPPPPPPPPPRRRRRRRRRR!
Questa è la nostra vittoria. E sono convinto che gli americani non lo hanno fatto solo per vincere le elezioni. E so che non lo hanno fatto per Trump. L’hanno fatto perchè capiscono l’enormità del compito di fronte a loro: riportare ordine, finirla con la retorica del pianeta a rischio, sganciarsi dalla peggior crisi finanziaria da un secolo.
Anche mentre noi oggi brindiamo a narda e prosecco sappiamo che ci sono coraggiosi americani che si stanno preparando ad attaccare la Corea del Nord per rischiare le loro vite per noi. Ci sono madri e padri che restano svegli quando i bambini dormono e ne approfittano per rotolarsi tra le lenzuola mugghiando selvaggiamente alla faccia di Origami senza stare a perder tempo a chiedersi come pagheranno il mutuo o le parcelle del medico o come risparmieranno abbastanza per mandarli all’Università.
C’è una nuova energia da sfruttare (i latinos possono trainare carichi notevoli con ottima resa), nuovi lavori da creare e i soliti servizi igienici da pulire, nuove scuole da costruire per i poveri in modo che i più agiati non debbano soffrirne il contatto, minacce da portare alla Cina, alleanze da riparare con la Russia. La strada davanti a Trump sarà lunga. La salita sarà ripida. Forse non ci arriverà in un anno o nemmeno in un mandato. Ma non ho mai nutrito tanta speranza come oggi che l’America ci arriverà. Loro come popolo ci arriveranno.
Ci saranno ricadute e false partenze. Ci sono molti che non saranno d’accordo con tutte le decisioni e le politiche che Trump seguirà da presidente. Ma sono sicuro che Trump sarà sempre onesto con gli Americani sulle sfighe che affronteranno. Li ascolterà, soprattutto quando saranno d’accordo. E soprattutto chiederà loro di partecipare nell’opera di rifare il loro Paese, pezzo a pezzo, mattone dopo mattone, bicchiere dopo bicchiere.
Già da sola questa vittoria rappresenta il cambiamento che vorremmo anche noi, senza necessità di alcun spirito di servizio, né di alcun spirito di sacrificio, ma con un nuovo spirito di patriottismo, di responsabilità, in cui ogni americano si deve decidere a rompere meno le balle e parlare di meno, badando solo a sé stesso e non ai fatti altrui. Il Partito Repubblicano è alla Casa Bianca, un partito fondato sui valori della fiducia in se stessi e delle libertà individuali e dell’unità nazionale. Sono valori che tutti condividiamo. E se il partito democratico va schiacciato sotto il tacco come un mozzicone puzzolente, gli americani lo faranno con umiltà e determinazione per sanare le spaccature che hanno frenato il loro progresso. Come Lincoln non volle dire a una nazione ben più spaccata della loro, i due partiti non sono amici ma nemici. Le emozioni possono forzare e spezzare i legami dell’affetto, è normale.
E a quei quattro scemi di cui Trump deve ancora conquistare l’appoggio, lui dice: “Non avrò ottenuto il vostro voto, ma sento le vostre voci e il vostro fiato puzzolente”. Non gli serve il loro aiuto. E non ci pensa proprio ad essere anche il loro presidente. E a tutti coloro che ieri sera si sono raccolti intorno alle radio negli angoli dimenticati del mondo, Trump dice: “Le vostre storie sono diverse e pertanto anche il vostro squallido destino è giusto che sia differente, c’è chi nasce sfigato e chi fortunato”. Una nuova alba della leadership americana è a portata di mano.
A quelli che vorrebbero distruggere il mondo Trump semplicemente dice: “Basta che fate tutto a casa vostra e non rompete le palle a noi”. A quelli che cercano pace e sicurezza dice: “Potete emigrare in Tibet o in Canada che è più a portata di mano”. E a tutti coloro che si sono chiesti se il faro dell’America brilla ancora, Trump dice: “Ieri notte abbiamo dimostrato una volta di più che la vera forza del nostro Paese non viene della potenza delle nostre armi o dalle dimensioni della nostra ricchezza, ma dall’illuminazione a led”.
È questa la vera forza dell’America: che l’America sa cambiare. Quel che hanno già ottenuto ci dà speranza per quel che possono loro, e dobbiamo noi, ottenere domani.
Questa elezione ha visto molte storie che saranno raccontate per almeno mezza generazione. Ma una che ho visto ieri in TV a tarda notte, dopo il pornino solito, riguarda una donna che ha votato a Boston. Somiglia molto ai milioni di altri che si sono messi in fila per far sentire la loro voce in questa elezione, a parte una cosa: la tizia ha votato la Clinton. È nata appena vent’anni fa, quando c’erano meno automobili in strada e la narda forse la facevano anche al ginepro; quando una come lei non poteva bere alcolici per due ragioni: perché era astemia e perché le facevano venire un cerchio alla testa.
Trump ha dichiarato che al momento dell’elezione ha pensato a tutto quello che la tizia ha visto in questi vent’anni: i dolori per il nobel ad Obama e la speranza della sua restituzione, la crisi e il progresso di Netflix, le volte che Obama ha detto che faceva e poi non ha fatto: “Altro che ‘Yes we can!’ [T.d.R.: Sì che possiamo!]” – ha urlato Trump – “Possiamo farci le canne!”.
Trump ha poi detto che un uomo ha camminato sulla luna, ma non ha trovato funghi, un muro è caduto a Berlino, ma adesso gli americani li sanno fare meglio e più robusti, un mondo è stato messo in rete dalla nostra scienza e dalla nostra fantasia e la gente ancora perde tempo su LaD e che in questa elezione quella tizia ha messo il dito su uno schermo e ha votato sbagliato. “Possiamo farci le canne!”
Al termine dello special in TV, Trump si è chiesto (e risposto): “Se i nostri figli dovessero vivere vent’anni come la tizia, che cambiamenti vedranno? Che progressi avremo fatto? Boh!”
Noi siamo comunque certi che se gli americani metteranno avanti l’onestà e la fiducia e crederanno a chi dice loro che fumare erba non è poi un peccato mortale, Trump risponderà sempre con quel credo senza tempo che riassume l’intero spirito di un popolo: “Possiamo farci le canne!”.
Accidenti Yog, dovrò mica ricredermi sul tuo conto? Esilarante, se non fossi ancora sotto shock da ieri.
Poiché la nostra piccola italiucola dipende dalla sorte dei nostri conquistatori, evidentemente ci aspettiamo anche noi un cambiamento. Negli ultimi anni si è respirata solo aria di crisi. Per il bene del nostro paese ci auguriamo che sia una svolta radicale.
@Suzanne
Su di me puoi crederti e ricrederti: come a suo tempo dissi a Sofia, io come Yog sono meno che etereo, sono virtuale. Al massimo potrei essere un elemento di realtà aumentata, ma non ho un’esistenza fisica. Sono un bot, come Rossella. Che infatti mi attrae ed ho deciso di corteggiare.
Una cosa l’ho centrata nella litigata con Markus. Che il Professore è l’unico qui che può “impararci” qualcosa.
La verità: la Clinton è solo per il nome e Trump non capisce una mazza. Quindi dopo questa ennesima riprova di incoerenza e ipocrisia statunitense, non rompano tanto.
E non parliamo del fatto che sono rimasti indietro, noi già 20anni fa avevamo un putt@no imprenditore tossicocon un topo morto in testa a rovinare una nazione.
Caro Yog, come darti torto? Io preferirei essere un procariote anziché un essere pensante in questo momento storico. Mi rimane il dubbio se tu sia o meno l’ologramma di Golem; in ogni caso complimenti per la lettera, ironicamente e drammaticamente vera.
Osuzanne. Mettendo Golem al pari del Professor Yog, addirittura in qualità di ologramma e eteronimo del primo, involontariamente mi onori oltre ogni aspettativa. Ma non sei originale come puoi immaginare. Uno solo è Professore in questo “loculo”. Lui.
Mah! temo che la montagna partorirà un topolino e poi casso sta lettera è troppo lunga..
GOD LUCKY AMERICA
https://www.youtube.com/watch?v=g5xs4vMx-fM
Ci mancherebbe Golem, l’unico originale qui sei tu. Io mi limito a constatare il quasi ovvio. Tra l’altro ti ci vedo strabene ad autolodarti sotto mentite spoglie. Ma, se l’avessi scritta tu, avresti comunque la mia stima caro Golemuccio.