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Gli altri

di cfabriz

Sono sempre stato una persona onesta e sincera, ma la vita tra amicizie e lavoro mi ha riservato sempre invidie e dolori.
Mi chiedo a volte a cosa serve essere se stessi se poi il risultato sia essere non compresi dagli altri.
Ho sempre cercato di essere giusto in ogni scelta di fare le cose con razionalità e sentimento allo stesso tempo, però non ce la faccio è più forte di me ad essere diverso da così come sono..
La verità allontana tutti, forse nella vita per andare avanti si deve essere bugiardi e compiacenti, forse anche lecchini sorvolando su tutto non badando troppo alle cose, facendo finta che tutto va bene sia nel lavoro che nelle amicizie, però questo non sono io, non mi piace affatto, che brutto tutto questo..
Con tutto questo non voglio dire che sono un santo, anzi, ho fatto anche io i miei sbagli, ho anche io la mia dose di difetti, anche grandi se vogliamo, so di essere una persona un po’ egoista, troppo orgoglioso di me stesso, però cerco di migliorarmi, e già sapere tutto questo credo sia un bel passo avanti.
Però è con gli altri che ho il mio problema più grande, a confrontarmi, non riesco a “sorridere a cattivo gioco”, gli altri per me sono un mondo a parte, un mondo di persone opportuniste e ipocrite che ti aiutano solo se poi hanno un tornaconto, sono gentili se tu sei gentile solo di facciata, poi dietro le loro teste chissà che pensano, le invidie e i rancori sono radicati in ogni essere umano, un po’ come nei Simpsons “tutti si odiano” a cominciare dal vicino, è radicato in noi stessi questo istinto alla guerra, a volte mi chiedo in che mondo viviamo e se esistono altri “altri “che siano diversi.

Lettera pubblicata il 13 Agosto 2009. L'autore ha condiviso 3 testi sul nostro sito. Per esplorarli, visita la sua pagina autore .
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Categorie: - Me stesso - Riflessioni

La lettera ha ricevuto finora 22 commenti

Pagine: 1 2 3

  1. 1
    eli7 -

    quante volte, forse troppe, mi sono trovata a pensare le stesse IDENTICHE cose che hai scritto tu.
    E poi mi dico anche “è una fortuna che io sia così come sono”, almeno vivo in pace e serenità con me stessa, cosa che in pochi possono vantare di fare.
    E sento che anche tu fai parte di quei “pochi”.

  2. 2
    vera -

    è quello che mi chiedo anch’io tante volte,a cosa serve essere se stessi, essere sinceri e onesti con gli altri quando gli altri non lo sono con te?la risposta che mi sono data è questa:serve a te.serve a sentirti bene dentro,anche se alle volte il rischio e di passare per fesso.alla fine la conclusione è una sola,anche se difficile da accettare:l’uomo è solo, però è solo assieme ad altri uomini soli.questo forse può fare star meglio.è come se la solitudine fosse parte determinante dell’essere uomo,bisogna accettare il fatto che il più delle volte non riusciamo a farci capire dagli altri allo stesso modo in cui abbiamo accettato il fatto di non avere le ali per volare.si ok, poi l’umanità si è ingegnata per inventare gli aereoplani per volare,ma ci sono anche tanti modi per sentirsi un pò meno soli ed incompresi.ad esempio questo sito.

  3. 3
    marysha -

    Le persone “tristi” e “sconfitte” a quanto pare non piacciono a nessuno, devono starsene sole se non son capaci a diventare allegre e vittoriose: tu per esempio, non hai mai avuto l’indole del lottatore, perché questa si basa su dei “valori” troppo distanti dalla tua persona. Tu sei diverso, anormale, tu, una nullità umana…. ihihihih, infatti lo vedo, hai buon gusto, stile nel proporti al mondo, un animo bello gentile e poetico che non ha nulla a che vedere con la bruttezza, la mancanza di stile, la prevaricazione, l’arroganza, l’ animalosità e l’insensibilità della lotta.. Insomma per fare la guerra e diventare lottatori bisogna cancellare tutto quello che rende bella la vita, devi caricarti di odio. O ODI O AMI, ma se odi, la vita ha un significato limitato, il tuo stesso esistere risulterà banalizzato, ridotto nel suo valore..
    Forse è solo una questione di precedenze, se impari prima ad odiare ignorerai per sempre cos’è l’amore, sarai una persona normale, un buon lottatore e trarrai la tua felicità dalle vittorie e dalle cose che riuscirai ad ottenere. Se impari ad amare, non sari mai un lottatore ma una schifezza umana (così vogliono farti credere!), ahahahahhaah ovvero sarai solo una PERSONA ( e ti pare poco???)..
    Da molti anni ti senti dire che non sei “cresciuto”. Confessa: non hai voluto crescere….. Ecco, quasi tutto il tuo impegno si è concentrato nella volontà di non voler crescere. Tu non sei uno sconfitto.. sei molto peggio, sei un disertore, ma quando uno ha la sventura di essere troppo intelligente … ihihiihhh, non può farsi ingannare dai miraggi della vita, sono quasi tutte stupidate inconsistenti quelle per cui i la gente vive e combatte. La verità sta nel nulla e per questo nulla ogni impegno mentale è uno spreco. A te non è mai importato affermare il tuo ego, questo è il punto…. al massimo pioi essere attratto dalla realizzazione dell’essere che avviene su un altro campo, di sicuro non di battaglia.

  4. 4
    cfabriz -

    grazie di cuore a tutti per avere risposto alla mia lettera,non mi aspettavo delle risposte ad essere sincero e mi fa piacere di vedere che ci sono altre persone che la pensano come me.

    è vero a volte mi sono sentito una persona triste e sconfitta,però non ho mai perso la mia serenità d’animo e la mia voglia di vivere,mi è sempre sembrato che mi mancasse qualcosa,l’ultimo punto della metà,per affermarmi per essere qualcuno,per essere rispettato a dovere,però non mi sono mai dato da fare per arrivarci,non ho mai “lottato” come dici tu,perchè mi sono reso conto da sempre che le persone devono rispettarti per quello che sei veramente.
    io non voglio impormi sugli altri,non voglio imporre le mie idee,mi fa piacere solo condividerle,anche se a volte ho provato ad essere diverso ma alla fine sono sempre tornato ad essere me stesso.
    Penso che a volte sia anche una questione di fortuna,di incontrare nella vita le persone giuste,come per l’amore anche nelle amicizie ,nel lavoro; in fondo tutta la vita è una ricerca di qualcosa,qualcosa che in un senso o nell’altro ha a che fare con la nostra felicità,come diceva dostoevskij il senso della vita è la ricerca della felicità.

    Attualmente sto passando un momento non molto piacevole,qualche mese fa ho fatto un grave errore,mi sono licenziato dal mio posto di lavoro perchè stanco di quel posto e di quella gente,e sopratutto perhè alcune situazioni mi avevano fatto arrabiare tantissimo in precedenza,mi avevano lasciato l’amaro in bocca,ho pensato che da solo ce l’avrei fatta a ricominciare,ed anche se adesso sto meglio con me stesso,mi sono trovato in crisi economica,ma come si dice meglio poveri e felici,meglio soli che male accompagnati!
    Però mi rendo conto che se avessi lottato di piu,forse sarei stato anche rispettato di piu,se fossi stato piu cattivo in alcune situazioni,ma non sarei stato me stesso e questo almeno mi ha fatto sentire bene con me stesso e mi da l’energia e il coraggio per ricominciare

  5. 5
    pimpacherry -

    Visto che hai citato una frase di Dostoevskj, te ne ricordo un’altra, tratta da un suo libro ” finchè tu non ti sia fatto realmente fratello ad ognuno, non s’instaurerà la fratellanza. (..) Gli uomini non riusciranno a dividersi fra loro rettamente i propri beni e i propri diritti. Sempre ciascuno crederà d’aver poco, e sempre mormoreranno, s’invidieranno e si massacreranno l’un l’altro”. Eh, già..interesse. Per tornaconto personale l’uomo è disposto ad amazzarsi e, ancor peggio, ad amazzare i suoi amici. Io non sono credente, eppure anche Giuda tradisce Gesù. Chiunque abbia scritto la Bibbia già conosceva il concetto di interesse, che rende arrivisti, egoisti, crudeli. No, non credo che tutti si odino. Però nessuno fa niente per niente, coscienziente o meno, tendenza consapevole o latente che sia. I gesti disinteressati sono come le mosche bianche.
    Falsità? Le persone sono contaminate. Forse la mia visione è generalizzata, ma credo che il guaio nasca con la nascita della società e della “civilizzazione”. Tra gli animali dimora la legge di Darwin, la prevaricazione del più forte, che sconfigge il più debole per sopravvivenza. Ma noi, siamo forse meglio? Forse quel 99% di cromosomi che ci accomunano alle scimmie gridano vendetta. Noi abbiamo la ragione, e soprattutto il senso del “bene” e del “male”, opinabile e diverso da soggetto e soggetto, certo. Ma una coscienza a cui dover fare sempre conto c’è, giudice al quale non sfugge nulla.
    In conclusine, la penso come te. Mi detestano per la mia incapacità di spiaccarmi un bel sorriso che non è spontaneo, perchè quando incontro uno che mi dice “buongiorno” solo per essere considerato “educato” la mia coscienza si mangia un mio qualsiasi accenno di saluto, perchè non sono capace di sopportare gente che sotto il tuo naso è una pura maschera, bianca, perlata, lucente, di porcellana. No, non ce la faccio. Non sono capace. L’etica del quieto vivere non mi appartiene. Non POSSO ignorare le ingiustizie esistenziali. Non posso

  6. 6
    toroseduto -

    Gli altri, siamo Noi, senza scomodare filosofi e santi.Se sei un perdente avrai molta comprensione, se sei un vincente darai fastidio a molti,vincente nel senso largo del termine.Se hai una natura che ti porta alla socialità. alla condivisione, alla certezza delle cose che elevano il tuo essere, non c’è ricompensa , se non la tua particolare soddisfazione di non esserti inginocchiato ad un potente o presunto tale. Se hai cambiato ambiente di lavoro, può capitare anche questa sfortuna,perchè non avevi gli argomenti per affermare la tua linea di condotta, la tua rettidunie insomma, hai sbagliato. Troverai le stesse cose dappertutto, anche nel vicino, per essere apprezzato nel mondo d’oggi da un certo ambiente, non dal mondo intero, dovresti somigliare a chi ti critica, ma se sai difendere le tue argomentazioni con argomenti validi…meglio fare un esempio. Qualche anno fa, tutti ogni tanto si facevano 3 giorni di malattia, escogitando strategie e incolumità da sanzioni, io non l’ho mai fatto e paradossalmente agli altri davo fastidio. Uno che si credeva amico mio, mi fa”meno male che ci sei tu a salvare la nazione” non ti prendi nessun giorno di malattia….la mia risposta. Perchè dovrei RUBARE dei soldi? se stò bene vengo con piacere a lavorare, e poi mi annoierei, mi trovo meglio qui fra amici veri e amici falsi, tu , guardandolo fisso per me cosa sei un amico vero o un amico falso, non rispondere, sei un FALSO. Io vado per la mia strada, anche se dovessi essere il solo, se un giorno decidessi di RUBARE non mi accontenterei di stare a casa con l’angoscia del medico di controllo. Punterei a qualcosa di più alto , rapinare una banca, assaltare un vagone portavalori, tanto rubare poco o tanto sempre rubare è, e allora permetti che se decido di diventare disonesto voglio puntare più in alto di te.E questo e tutto, non sono disposto ad ascoltarti, anzi, fammi un piacere, non mi salutare nemmeno più. Nella parte finale si era fatta una piccola folla. Diminuirono imalati

  7. 7
    rossana -

    “Insomma per fare la guerra e diventare lottatori bisogna cancellare tutto quello che rende bella la vita, devi caricarti di odio. O ODI O AMI, ma se odi, la vita ha un significato limitato, il tuo stesso esistere risulterà banalizzato, ridotto nel suo valore..”

    Così era LaD 15 anni fa…

    Per l’affetto che mi lega a questo sito, vorrei tanto riavere la possibilità di riassaporare anche molti thread dei suoi primi 5 anni, che non sono più online.

    Qui ho imparato, con tanta fatica, a comprendere e ad apprezzare persone del tutto diverse da me, che non avrei mai frequentato nel reale.

    Sforzo a cui sono stata quasi costretta per aver commesso iniziali errori di valutazione, a cui hanno fatto seguito ben peggiori sbagli d’interazione virtuale.

    Da questa involontaria esperienza ho tratto un grande arricchimento, su di me e sulla capacità di capire diversità che niente hanno a che fare con la razza o il colore della pelle.

    Restando, nel bene e nel male, me stessa, cioè con tendenza a ricercare condivisioni e a rifuggire conflitti.

  8. 8
    Golem -

    Charles Horton Cooley ha sottolineato la centralità dell’interazione sociale nella costruzione dell’identità e la sua influenza sull’autostima.

    Secondo la sua teoria del “looking glass self”, gli altri, infatti, mostrando ciò che pensano di un individuo, permettono a costui di costruire una immagine di se stesso che, come il riflesso in uno specchio, gli fornisce informazioni sulla propria persona. A partire da queste informazioni egli elabora una propria autovalutazione.

  9. 9
    Golem -

    Insomma, il nostro Cooley ci ricorda come tanti dipendano dagli altrui giudizi per capire “chi sono”. E se in qualche modo, malgrado le autodichiarazioni, la consapevolezza sulla propria identità e valore non é “ferma”, la richiesta di “conferme” da parte di terzi diventa un bisogno quasi necessario. Dal che il mostrarsi al “meglio” del “visibile” diventa una strategia fondamentale per raggiungere lo scopo.
    Normalmente la prima sicurezza su “chi siamo” ci viene data dai genitori. Infatti un bambino che non sia stato “gratificato” dai genitori, quando era necessario, si sentirà inadeguato e insicuro anche da adulto, è inevitabile, con reazioni a volte opposte tra loro. Insomma, non credo serva essere degli psicologi per capire che l’autostima ci proviene dai giudizi di chi stimiamo o di cui riconosciamo l’autorevolezza, ma se questa non arriva quando siamo da poco al mondo e non sappiamo come orientarci, ci sarà chi la elemosinerà in un modo o nell’altro anche da adulto, a volte con “ogni mezzo” a disposizione.

  10. 10
    rossana -

    Grazie per i contributi 8 e 9, che potranno essere utili a molti utenti.

    Comprendere l’altro è già in gran parte accettarlo nella sua diversità. Pur, magari, senza apprezzarne attitudini e temperamento.

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